Correva l’anno 1817 quando Stendhal uscì stordito dalla basilica di Santa Croce di Firenze, che già dieci anni prima Ugo Foscolo aveva cantato nel carme Dei sepolcri, ispirato dai monumenti funebri di Machiavelli, Michelangelo e Galileo. Scrisse il romanziere del Delfinato: “Immerso nella contemplazione della bellezza sublime, la vedevo da vicino, la toccavo, per così dire. Ero arrivato a quel punto d’emozione in cui si incontrano le sensazioni celestiali (…). Avevo il cuore imbizzarrito, la vita mi si esauriva dentro, camminavo con la paura di cadere”.
E chi non ha pensato di poter percepire i sintomi della sindrome di Stendhal di fronte a uno dei capolavori degli Uffizi o visitando le straordinarie chiese e gli eleganti palazzi di Firenze? Chi non ha avuto un sussulto affacciandosi sulla cupola del Brunelleschi dal campanile di Giotto, o ben più in basso sulle torbide acque dell’Arno da quell’impareggiabile scavalco da una sponda all’altra ch’è Ponte Vecchio – un ponte con le case sopra?
In compagnia di Venezia, Roma e Pompei, il capoluogo toscano fu meta irrinunciabile del Grand Tour. E anche oggi, da ovunque arrivino, difficilmente i turisti mancano una tappa gigliata (il che genera un grave ma irrimediabile difetto: il sovraffollamento).

Un grande parco della cultura
Nonostante gli interventi urbanistici ottocenteschi, che hanno in parte compromesso l’antico tessuto urbano, il suo centro storico continua a mostrare un carattere unitario tra Medioevo e Rinascimento. Questo per il visitatore rappresenta un indubbio vantaggio. Intanto perché Firenze si scopre a piedi, e poi perché ci si sente abbracciati in un’atmosfera senza fratture temporali, spostandosi da un luogo all’altro come in un grande parco della cultura e del divertimento. Solo che al posto della ruota panoramica, per dire, c’è il Giardino di Boboli.
L’itinerario che descriviamo, a partire dall’area di sosta camper di gran lunga più comoda della città, inanella le possibili mete principali di un itinerario. Vi si può dedicare anche solo lo spazio di un weekend, ma a volerlo percorrere tutto necessita di alcuni giorni in più. Sono innumerevoli, del resto, le mete non citate e tuttavia di assoluto interesse.

L’Oltrarno
Dalla comoda area di sosta camper di Via del Gelsomino, percorrendo a piedi in un quarto d’ora il Viale del Poggio Imperiale, si raggiunge Porta Romana. Primo a incontrarsi è il Giardino di Boboli, un luogo magnifico e sorprendentemente tranquillo dove tra prati curati, laghetti, sculture e architetture raffinate ci ha colpito in particolare la Grotta del Buontalenti, con decorazioni di gusto manierista: apre solo in determinati orari, dunque è meglio informarsi all’ingresso.

Il piazzale d’accesso principale è dominato dal monumentale Palazzo Pitti. Al primo e secondo piano, la Galleria palatina e quella d’arte moderna sono in pratica una ricchissima quadreria con pareti letteralmente tappezzate di piccoli e grandi capolavori. Tra un Raffaello di qua e un Caravaggio di là, un Rubens di qua e un Guercino di là, vi girerà quasi subito la testa: ma questo è solo l’inizio, siete a Firenze!
A breve distanza (in realtà siamo appena passati davanti al suo ingresso, in Via Romana 17) si trova un’altra delle più importanti istituzioni culturali cittadine e cioè il Museo di storia naturale La Specola. Il suo nucleo più antico è rappresentato dal Giardino dei Semplici, un orto botanico voluto nel 1545 da Cosimo I de’ Medici per studiare e coltivare piante medicinali. È davvero interessante aggirarsi tra le collezioni di zoologia, mineralogia e di cere anatomiche prodotte tra la fine del Seicento e la metà dell’Ottocento, ma per farlo bisognerà pazientare parecchio: il museo è interessato da interventi di ristrutturazione, e la riapertura è prevista nel corso del 2021.

Per Via Mazzetta, Via Sant’Agostino e Via Santa Monaca raggiungiamo la chiesa di Santa Maria del Carmine. Mai si intuirebbe dalla facciata grezza e anonima che al suo interno si possa visitare la Cappella Brancacci, il cui ciclo di affreschi firmato da Masolino e Masaccio negli anni Venti del Quattrocento e completato da Filippino Lippi sessant’anni più tardi rappresenta una pietra miliare per la pittura rinascimentale.
Ci portiamo in riva all’Arno nei pressi del Ponte alla Carraia, il cui nome suggerisce il fatto che era destinato al passaggio dei mezzi pesanti: più volte ricostruito fino al Cinquecento, fu fatto saltare in aria dai nazisti nel 1944 come tutti gli altri ponti di Firenze ad eccezione del Ponte Vecchio. Raggiungiamo così l’unico che si salvò da quella barbarie, millenario simbolo d’unione, una sorta di centro commerciale medioevale suddiviso in una doppia fila di botteghe orafe interrotte al centro dalle tre iconiche arcate dove si ammira la veduta del fiume… o si sgomita per un selfie.

Gli Uffizi, una collezione strepitosa
Ad attenderci sull’altra sponda ci sono il cuore del centro storico e l’appuntamento con una tappa impegnativa a dir poco. Sotto il severo porticato vasariano della Galleria degli Uffizi, una delle pinacoteche più importanti del mondo, è inutile presentarsi a caso; e anche giungendo all’apertura, cioè alle 8.15, la fila d’ingresso già condanna a un’ora di attesa. È quindi consigliabile prenotare la visita con largo anticipo: con il biglietto elettronico ci si presenta all’ingresso, si ritira il tagliando cartaceo e si accede con priorità a questo tempio dell’arte.
La collezione è semplicemente strepitosa e va gustata con calma, apprezzando il rinnovato allestimento di parte delle sale come quelle dove sono collocate il Tondo Doni di Michelangelo, la Medusa di Caravaggio, la Primavera e la Venere di Botticelli. Gli Uffizi offrono un’esperienza che lascia esausti ma sicuramente entusiasti del concentrato di bellezza (è stupenda perfino la terrazza del bar in fondo al piano superiore) che sfila dinanzi agli occhi.

Piazza della Signoria
Raggiungere Piazza della Signoria è questione di un attimo. Il movimentato spazio cinto da palazzi storici e denso di monumenti è un altro déjà-vu. Dominata dalla mole austera di Palazzo Vecchio, sede del governo locale da secoli, vanta un’esposizione di statue unica al mondo: oltre alle copie del Marzocco e di Giuditta e Oloferne di Donatello, sostituite per evitarne il deterioramento così come per il celeberrimo David di Michelangelo, espone nella Loggia dei Lanzi capolavori di varie epoche tra cui spiccano il bronzeo Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini nonché i marmi di Giambologna che raffigurano Ercole e il centauro Nesso e il Ratto delle Sabine e diverse sculture romane, la più significativa delle quali è probabilmente il bel gruppo che rappresenta Menelao che sorregge il corpo di Patroclo.
Ad elevare, se possibile, il livello artistico della piazza contribuiscono anche la cinquecentesca Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati e la gigantesca fusione che rappresenta Cosimo I in sella a un destriero, opera ancora una volta del Giambologna.

Continuiamo questa nostra passeggiata nella storia dell’arte in Via del Proconsolo, al Museo Nazionale del Bargello. «Sono contenta che sia menzionato questo luogo, che è uno dei musei più stupefacenti di Firenze, e a mio parere di tutto il mondo. È il tempio della scultura del Rinascimento» dice la dottoressa Eleonora Tartarini, guida turistica nazionale autorizzata, che da molti anni ormai concentra il suo studio e il suo lavoro sulla città toscana.
«Suggerisco sempre di dedicare qualche ora alla visita del Bargello, dove si può vedere un Michelangelo un po’ diverso e soprattutto si può ammirare quello che possiamo definire il luogo principe per conoscere la produzione di Donatello: lo spettacolare primo piano del palazzo potrebbe quasi rappresentare un museo monografico. Tutto un programma!». E infatti ci si trova di fronte a diversi lavori dell’artista fiorentino, tra cui il magnifico David di bronzo. Una tappa imperdibile anche per i tesori dei Della Robbia, del Verrocchio, di Matteo Civitali, e poi vedrete… si tratta di un luogo davvero unico, e certamente meno frequentato di altre mete turistiche cittadine.
Piazza di Santa Croce

Seguendo invece il Borgo dei Greci si raggiunge l’ampia Piazza di Santa Croce, teatro in tempi antichi di quelle singolari partite di pallone oggi rievocate nel mese di giugno nella seguitissima manifestazione del calcio storico. Straordinaria espressione quattrocentesca di stile gotico, l’enorme basilica che offre il toponimo è al suo interno un ricco museo dove spiccano gli affreschi a firma di Giotto aventi per oggetto le Storie di San Francesco e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, nelle cappelle Bardi e Peruzzi. E pure, nella sacrestia, il grande Crocifisso di Cimabue segnato per sempre dai danni dell’alluvione del 1966.
Come scrivevamo all’inizio di questo servizio, Santa Croce ospita tombe e cenotafi di illustri personaggi: e oltre alle spoglie di Niccolò Machiavelli, Michelangelo Buonarroti e Galileo Galilei potrete rendere omaggio a quelle del drammaturgo astigiano Vittorio Alfieri, del presbitero pietrasantino Eugenio Barsanti (inventore del motore a scoppio), del cembalaro padovano Bartolomeo Cristofori (ideatore del fortepiano) e del famosissimo compositore d’opera lirica Gioachino Rossini.
In alto fino agli angeli
Percorrendo la Via dei Calzaiuoli ammiriamo le eleganti trifore gotiche della chiesa di Orsanmichele e quindi sbuchiamo in Piazza del Duomo, dove subito lo sguardo corre alla cima del formidabile campanile di Giotto. Non c’è ascensore per guadagnarsi l’imperdibile veduta dall’alto di Firenze (siamo a più di ottanta metri su una torre finita di erigere nel 1359!), ma circa quattrocento gradini da salire a piedi con soste ai terrazzi intermedi per riprender fiato. Anche qui vorrete arrivare all’orario di apertura e avendo già acquistato l’ingresso, altrimenti andrà messa in conto una lunga fila.

Il biglietto cumulativo è indispensabile per accedere alla cattedrale di Santa Maria in Fiore, alla sua stupenda cupola progettata da Filippo Brunelleschi (per la quale la prenotazione della visita è obbligatoria) e al vicino Museo dell’Opera del Duomo, che nel bell’allestimento del 2015 ospita la più antica delle tre monumentali porte del vicino Battistero, realizzata niente meno che da Andrea Pisano, e la rinomata Porta del Paradiso, i cui rilievi d’oro si devono a Lorenzo Ghiberti. Almeno qualche parola va spesa sulla cupola, la più grande del mondo in muratura con i suoi quarantacinque metri di diametro per cinquantacinque d’altezza, un vero capolavoro d’architettura che ancora oggi desta dibattiti sulle modalità con cui fu eretta dato che per certo fu innalzata senza l’ausilio delle centine.
Piazza di Madonna degli Aldobrandini
Ancora pochi passi e siamo in Piazza di Madonna degli Aldobrandini, dove ci si reca per l’ingresso a un altro imperdibile polo culturale: il complesso di San Lorenzo. Si trovano qui le famose cappelle medicee; nella Sagrestia Nuova Michelangelo realizzò i sepolcri monumentali di Giuliano de’ Medici e di suo nipote Lorenzo. Nella basilica si trova invece la Sagrestia Vecchia, capolavoro quattrocentesco anch’esso a firma del Brunelleschi. Del complesso fa parte anche la Biblioteca laurenziana, con chiostro, lunga sala di lettura con banchi e soffitti lignei e una bizzarra scala disegnata da Michelangelo. Da qui si può procedere verso la stazione, dove la chiesa di Santa Maria Novella è custode di tanti capolavori; e ne basterebbe uno per recarsi a Firenze per visitarla, cioè l’intensa Trinità di Masaccio.

Palazzo Medici Riccardi
Non dista molto il Palazzo Medici Riccardi, che nella Cappella dei Magi celebra con lo splendore degli affreschi di Benozzo Gozzoli la ricchezza della famiglia nel Quattrocento. Giungiamo quindi alla Galleria dell’Accademia: anche qui le torme di turisti sono in agguato, e a calamitare la loro attenzione ci sono i Prigioni di Michelangelo ma soprattutto l’originale del suo celeberrimo David, di fronte al quale non potrete non impietrirvi per la maestosa e sublime bellezza.
Da ultimo, di questo giro in città che ovviamente coglie solo gli spunti principali lasciando ai lettori il piacere di scoprirne i tanti altri, abbiamo lasciato qualcosa di speciale. È il convento di San Marco, che nelle forme attuali risale al Quattrocento e che a lungo ospitò una comunità domenicana. Sistemate su tre lati al primo piano del chiostro di Sant’Antonino si trovano le piccole celle, ciascuna decorata da un affresco del Beato Angelico, con l’aggiunta dell’Annunciazione nel corridoio: opere di commovente bellezza in un’atmosfera piena di fascino. E dopo aver visitato questo luogo fatto di angeli dipinti e silenzi monacali perfino l’aria di Firenze, davvero, non vi parrà più la stessa.
Testo e foto di Giulio Ielardi
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