Le sorprese alla laguna delle gru a Gallocanta

Chi ama la campagna solitaria, in questo itinerario nell’altopiano aragonese in Spagna troverà pane per i suoi denti. Nella zona non sono presenti campeggi né aree attrezzate per i camper.
Un paio di gru

Indice dell'itinerario

Ogni inverno il vasto bacino della Riserva di Gallocanta diventa la casa di migliaia di gru. Per avvistarle bisogna munirsi di binocolo, stare in silenzio e rispettare le loro abitudini. Nella Reserva Natural de la Laguna de Gallocanta bisogna attivarsi ai loro orari, all’alba o al tramonto. È nelle prime e nelle ultime ore di luce del giorno che l’aria si riempie dei suoni dei loro richiami. Se li udite e non le vedete, uscite dal camper e guardate in alto: molto probabilmente stanno volando alte sopra le vostre teste.

Il periplo della laguna di Gallocanta, adatto anche a un camper, avviene perlopiù lungo stradine campestri

Il paese di Gallocanta

Il paese di Gallocanta è di per sé poco significativo, una manciata di case allineate lungo la strada immerse in un contesto tutto sommato insignificante, se si eccettuano i ruderi del castello di Berrueco che s’affacciano in cima a una collina; bisogna spostarsi di qualche decina di chilometri per imbattersi in attrattive quali le mura antiche di Daroca, i canyon del rio Piedra e del Mesa, il monastero di Piedra.

Ma il pulsare di vita che anima l’inverno di questo desolato altopiano è, questo sì, un vero spettacolo. Davanti al vociante assembramento dei voli crepuscolari di migliaia e migliaia di gru capirete perché la riserva di Gallocanta è considerata uno tra più straordinari santuari della natura del Vecchio Continente.

Volo delle gru al tramonto

Un lago salato

La riserva misura circa sette chilometri in lunghezza e due di larghezza, con la profondità media dell’acqua intorno ai settanta centimetri. Alimentata dalle precipitazioni e da acque sotterranee, la laguna è classificabile da salmastra a salina secondo il periodo dell’anno e il livello, che può variare di circa due metri. È un esempio di quel che i geologi definiscono bacino endoreico, cioè chiuso e senza emissari, per sua natura soggetto a fluttuazioni di estensione anche assai marcate: non di rado nella stagione estiva resta solo una crosta di sale.

Gru nella riserva di Gallocanta

L’importanza della laguna di Gallocanta è stata riconosciuta nel 1985, anno d’istituzione di una riserva di caccia cui seguirono via via altri riconoscimenti fino alla nascita dell’attuale area protetta da parte del governo regionale dell’Aragona.

I mesi freddi sono quelli buoni per venire qui, ma non sono tutti uguali. Tra novembre e dicembre passano e sostano a Gallocanta moltissime gru, in media tra trenta e i quarantamila. Però è il mese di febbraio a presentare i contingenti più impressionanti: tra settanta e ottantamila, soprattutto nell’ultima settimana del mese. Naturalmente si tratta di periodi dell’anno in cui le attività all’aria aperta devono sottostare a condizioni meteorologiche non sempre propizie, e l’altitudine del sito certo non aiuta. La neve qui è una presenza abituale e può rivestire il paesaggio di un’aura tutta speciale.

La visita alla riserva di Gallocanta

Come si visita la riserva? Tanto per cominciare, facendo una tappa propedeutica al centro visite (che qui si chiama Centro de Interpretación) alla periferia di Bello, il paesino che sorge sul versante meridionale della laguna. Un altro, grande e moderno, sorge a Gallocanta ma negli ultimi tempi le ristrettezze dei finanziamenti regionali non ne hanno talvolta consentito l’apertura (noi ad esempio agli inizi di quest’anno l’abbiamo trovato chiuso).

A Bello invece, proprio lungo la strada e a circa venti chilometri da Gallocanta, la struttura è piccola ma resta sempre aperta e offre una piccola esposizione tematica sulle gru, sulle loro migrazioni e sulla laguna. Vi troverete anche una pratica mappa con i percorsi e gli osservatori, nonché alcuni cannocchiali puntati alle finestre a disposizione dei visitatori.

A questo punto, mappa alla mano, siamo pronti per partire in camper per l’esplorazione.

Gli assembramenti di gru presso le aree di dormitorio offrono uno spettacolo reso particolarmente suggestivo dai colori del tramonto

L’itinerario per il birdwatching

È utile sapere che ci sono stradine sterrate da seguire, ma se la stagione non è troppo piovosa non avremo nessun problema a percorrerle col nostro mezzo, con la consueta prudenza da adottare quando si guida su fondo non regolare. L’intero itinerario è segnalato da piccole frecce verdi, mentre ogni deviazione dov’è vietato inoltrarsi ha un piccolo cartello che ne segnala la percorribilità ai soli mezzi agricoli. Il frequente passaggio dei fuoristrada bianchi dei guardaparco, d’altronde, è un ulteriore deterrente per chi non ama seguire le regole.

Il giro merita non tanto per gli osservatori, quasi inutili (vista la distanza dall’acqua, si possono tranquillamente e più comodamente compiere le osservazioni al loro esterno), ma per il percorso che si snoda lungo campi solitari offrendo scorci sempre diversi. Oltre alle gru è facile avvistare altri animali quali ad esempio pavoncelle, avocette, nibbi bruni, corvi imperiali, pernici rosse, grifoni, albanelle reali. Frequentano l’area anche volpi, caprioli e cinghiali.

Cinghiale in una bufera di neve

Il giro a bordo del camper

Tornati a Gallocanta si lascia il veicolo presso il parcheggio del centro visita. Una dritta stradina scende verso un osservatorio giusto in riva alla laguna: ottime possibilità di avvistamento dell’avifauna, e anche il posto giusto per fotografare magnifici tramonti. Tornati al parcheggio non si riprende la strada principale ma – subito a sinistra, con le spalle al centro visite – la stradina che scende in direzione dell’osservatorio de Los Aguanares. Tenendosi sempre ai margini del paese, con la laguna sulla sinistra, dopo una piccola discesa verso sinistra si giunge prima a uno spiazzo con alcuni vecchi silos e poi, dopo alcune centinaia di metri, all’osservatorio.

Siamo all’estremità settentrionale della laguna, e la postazione è consigliata all’alba per osservare i gruppi di gru che lasciano lo specchio d’acqua per spostarsi verso i campi. Ripresa la stradina, sempre con un occhio alle frecce verdi, una breve salita conduce alla sommità d’una collina dove sorge l’Ermita del Buen Acuerdo, piccola chiesa con attigua corte e croce devozionale in pietra: un luogo magnifico per una sosta e per ammirare dall’alto la conca che ospita la laguna, circondata da brulli rilievi.

Gli osservatori delle Gru

La Ermita e Los Ojos

A un primo osservatorio in pietra (de La Ermita) ne segue un altro, quello de Los Ojos, da dove sbirciare su un bel canneto ombreggiato da alcuni alberi, da queste parti un’autentica rarità. Un lungo serpeggiare tra i campi porta in vista di Las Cuerlas, minuscolo centro abitato sul versante occidentale della riserva.

La Reguera

Ma noi proseguiamo lungo il percorso verde fino al bell’osservatorio de La Reguera che in realtà è una torretta. Una rampa di gradini, infatti, porta la vista ad allargarsi verso nord e l’angolo di laguna che abbiamo appena costeggiato. Trovandosi quassù poco prima dell’ora del tramonto (in novembre, ad esempio, tra le 17 e le 18) si può voler assistere allo spettacolo degli enormi assembramenti di gru che piovono letteralmente dal cielo per andare a radunarsi nelle aree di dormitorio.

Dopo un altro zigzag nel nulla eccoci di nuovo sull’asfalto, con gran sollievo delle sospensioni e delle stoviglie che nei ripostigli qualche rumore, beh sì, l’avranno fatto. Siamo a Bello, dove un silos altissimo è stato trasformato in albergo.

Il centro visite

Poco più avanti ecco il centro visite della riserva, che conosciamo già; anche questo è un ottimo punto per fermarsi in osservazione al tramonto o all’alba e lasciarsi sorvolare dalla teoria interminabile degli stormi in entrata o in uscita da questo singolare aeroporto. Sul bordo della laguna si scorgono tre piccoli e chiari edifici in legno raggiungibili solo con specifica autorizzazione.

Si tratta di alcuni dei capanni espressamente dedicati ai fotografi, a tal punto richiesti dagli appassionati di tutta Europa che vanno prenotati con molti mesi di anticipo.

Canizar

Superato il centro visite, attenzione al bivio che si trova più avanti per una stradina sterrata a sinistra. È lei che ci condurrà alla seconda e ultima torretta sopraelevata, l’osservatorio del Canizar. Per raggiungerlo si deve lasciare il mezzo e percorrere l’ultimo breve tratto a piedi; da qui si domina bene il settore lagunare meridionale.

Infine non resta che percorrere il tratto di sterrata sul lato orientale e cioè tra il Canizar e Gallocanta: gli ultimi raggi di sole e i riflessi sull’acqua in controluce sono da non perdere e le gru stazionano spesso a migliaia nei campi circostanti prima degli involi serali.

Un formidabile migratore

La gru cenerina (Grus grus) è un uccello appartenente alla famiglia dei Gruiformi. Raggiunge e supera i due metri di apertura alare, come e più di un’aquila reale, e pesa da cinque a sei chilogrammi e oltre. Si nutre soprattutto di sostanze vegetali come semi, frutti, radici e rizomi. In volo si distingue facilmente dai più piccoli ma simili aironi per via della posizione del collo, tenuto ben diritto anziché ricurvo.

Questi uccelli non trascorrono l’anno nello stesso luogo ma, essendo di abitudini migratorie, nidificano nel Nord Europa e Asia mentre durante i mesi più freddi scelgono aree più a sud come il Nord Africa e, in Europa, la Spagna. Tra le regioni della penisola iberica dov’è maggiore la loro presenza nei mesi invernali vi sono l’Estremadura e l’Aragona.

L’interno di uno dei capanni dedicati ai fotografi naturalisti

A tu per tu con le Gru

Per fotografare le gru a Gallocanta, considerati i numeri da primato della popolazione che sverna presso la riserva naturale, è sufficiente seguire alcuni accorgimenti come quelli descritti nel testo, cioè visitare la laguna nelle prime o nelle ultime ore del giorno.

Ogni punto lungo il suo perimetro, e in particolare alle sue estremità settentrionale e meridionale, offrirà magnifiche opportunità di riprendere gli stormi di uccelli in volo. Ben diverso fotografare gli animali posati a terra oppure in acqua. Nonostante la presenza costante dell’uomo in queste campagne, perennemente solcate da trattori e altri mezzi agricoli talvolta di dimensioni considerevoli, questi uccelli mantengono una grande diffidenza.

Come fotografarle

Inutile, oltre che sbagliato, tentare improbabili avvicinamenti a piedi in campo aperto: inevitabilmente faremo involare le gru, costringendole a un dispendio delle preziose energie necessarie a superare i rigori della stagione.

Qualcosa si riesce a ottenere restando in camper, con un po’ di fortuna e fotografando dal finestrino, ma per fare sul serio bisogna nascondersi in uno dei capanni appositamente collocati sul limitare della laguna. Si tratta di strutture organizzate direttamente dall’autorità regionale, organo gestore della riserva: gli uffici vanno contattati con almeno cinque o sei mesi di anticipo.

Ogni capanno ospita al massimo due persone, che devono pagare anticipatamente 15 euro a testa e – fattore determinante per non allarmare gli animali – sono obbligati ad entrare prima dell’alba e andar via dopo il tramonto. Dodici ore con temperature a cavallo dello zero, senza poter mai uscire ma neppure alzarsi in piedi (non c’è altezza sufficiente), sono un’esperienza riservata ai più motivati.

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