Andalusia: la costa atlantica dei Parchi Naturali

Protetta dal parco del Doñana, la costa atlantica dell’Andalusia è un susseguirsi di preziose aree naturalistiche

Indice dell'itinerario

Dallo Stretto di Gibilterra alla foce del Guadalquivir, protetta dal parco del Doñana, la costa atlantica dell’Andalusia è un susseguirsi di preziose aree naturalistiche in perfetta sintonia con i modi e i mezzi della scoperta itinerante. Una Spagna in cui si respira già l’aria della vicinissima Africa, con decine di chilometri di dune costiere, lagune pulsanti di vita, assolati villaggi ed emozionanti incontri con gli animali: a cominciare dalle tante specie di uccelli che hanno scelto questo remoto lembo d’Europa come temporaneo rifugio lungo le rotte migratorie in cerca di climi più caldi. 

grifone in volo
grifone in volo

Comincia l’avventura in Andalusia

«Ho contato ben cinquanta nibbi bruni ieri dall’osservatorio!».

Il mio entusiasmo è palpabile: saltello da un piede all’altro, come un bimbo di fronte alle giostre. Il ricercatore della fondazione Migres di Algeciras mi guarda e sorridendo chiede comprensivo: «Prima volta nell’Estrecho in autunno?». Annuisco. «Da qui transitano ogni anno circa 40 milioni di uccelli – mi spiega – di cui ogni stagione almeno 300.000 grandi volatori e veleggiatori di grosse dimensioni, rari o in via d’estinzione altrove. Nei giorni favorevoli, soprattutto dopo un bel pomeriggio di bonaccia, possono facilmente radunarsi anche centocinquanta rapaci della stessa specie. A volte facciamo fatica a contarli!».

Lo Stretto di Gibilterra è un punto cruciale per il passaggio della maggior parte dei migratori d’Europa. Il braccio di mare, largo appena 14 chilometri, è il tratto più breve per raggiungere l’Africa ed è una tappa fondamentale sia per i piccoli passeracei, che non reggono a lunghi giorni di volo, sia per i grandi planatori, come i rapaci, che devono sfruttare le correnti ascensionali termiche, quasi assenti sul mare.

Città di Tarifa - targa in ceramica che illustra le specie di tonno presenti nelle acque intorno a Gibilterra.
Città di Tarifa – targa in ceramica che illustra le specie di
tonno presenti nelle acque intorno a Gibilterra.

Il Parque Natural del Estrecho protegge il loro transito dalla costa più mediterranea di Punta Carnero, appena a sud di Algeciras, sino al Faro Camarinal di Bolonia, passando per le coste ventose e selvagge dell’Atlantico di Tarifa tanto amate da surfisti e campeggiatori.

Passeggiando sui sentieri segnalati lungo le scogliere di Punta Oliveros o l’arenile di Playa de Los Lances, basta alzare gli occhi di tanto in tanto per veder volteggiare gli uccelli. I grifoni invece sono stanziali, tanto che alla Cueva del Moro si può fare un bel picnic, senza neppure scendere dal camper, proprio sotto i loro nidi sulla Sierra de La Plata. O magari ci si può dedicare a una giornata di free climbing sulla Loma de San Bartolomé a Betijuelo con gli avvoltoi che si fermano a guardarti, per niente intimiditi, dalla cima della falesia.

Parco del Doñana

Con un buon binocolo o un teleobiettivo, il birdwatching nei parchi costieri dell’Andalusia dà grandi soddisfazioni
Con un buon binocolo o un teleobiettivo, il birdwatching nei parchi costieri dell’Andalusia dà grandi soddisfazioni

Per non parlare del parco del Coto de Doñana, che inizia poco lontano e protegge più di 50.000 ettari: praticamente tutto il delta del Guadalquivir, il maggior fiume d’Andalusia, con una zona umida considerata la più grande e incontaminata d’Europa. L’universo biologico de las marismas (le zone umide equivalenti anche nel nome alla nostra maremma) attira un numero impressionante di trampolieri, anatidi e limicoli, più di 500.000 a stagione, con oltre 300 specie che scendono sin qui per ripararsi dal freddo dell’inverno nordico.

I 35 chilometri di dune costiere, la più ampia estensione del continente, e i cotos, gli appezzamenti sabbiosi coperti dalla pineta marittima, nascondono un tesoro preziosissimo: le ultime coppie libere di lince iberica o pardina, considerata una sottospecie della lince comune, che a stento sopravvive in altre parti d’Europa. Noi non siamo riusciti ad avvistarla, ma sta avendo successo il programma di reintroduzione e ripopolamento del felino, in corso dal 2005, da parte dell’ente parco.

Telecamere a circuito chiuso mostrano in diretta le immagini del centro di allevamento, con i piccoli che giocano, si azzuffano ed esplorano il territorio. Anche in mare lo Stretto registra ogni anno grandi spostamenti di pesci e cetacei, che sfruttano le forti correnti create dal diverso gradiente termico tra le fredde acque dell’Atlantico e quelle più calde e salate del Mediterraneo.

Le orche, ad esempio, che con i quaranta esemplari residenti sono la colonia più numerosa e stabile del mare nostrum, seguono gli spostamenti del pregiato tonno rosso, che dalle coste di Cádiz rientra attraverso le Colonne d’Ercole in primavera per uscirne di nuovo in autunno.

Flora spontanea
Flora spontanea

Il Parco de los Marismas y Brenas

L’ultimo tratto di litorale protetto di Cádiz, nel versante atlantico tra Barbate e Capo Trafalgar, nel parco de los Marismas y Brenas, è la zona migliore dove scoprire i misteri dell’almadraba, cioè l’antica tecnica per la pesca del tonno, che prende il nome dal metodo arabo ma pare fosse già utilizzata dai Romani. E già che ci si trova in un’oasi naturalistica, si può sbirciare tra i cespugli delle falesie costiere dell’Acantilato o sulle lunghe spiagge del Jarillo per provare a scovare il simpatico ibis eremita: il buffo uccello nero dal becco rosso, in pericolo critico d’estinzione con meno di trecento coppie in Marocco, qui è presente in libertà e soprattutto con un cospicuo numero di esemplari reintrodotti dal 2007.

Dopo lo scempio cementizio della Costa Brava e della Costa del Sol, che ha snaturato circa 2.000 chilometri di litorale iberico, l’estremità sud-occidentale della penisola regala un susseguirsi di aree protette e paesaggi di grande interesse, rifugio di animali rari o curiosi… e di un gran numero di campeggiatori, che qui trovano molte opportunità di soggiorno all’aria aperta.

Parque Natural del Estrecho

La duna di Valdevaqueros, circondata dal verde dei boschi e della macchia
La duna di Valdevaqueros, circondata dal verde dei boschi e della macchia

Sulla statale N340 tra Algeciras e Tarifa, al chilometro 96, il Centro de Visitantes Huerta Grande del Parque Natural del Estrecho offre informazioni sulla collocazione dei capanni di avvistamento e sui numerosi sentieri segnalati. Purtroppo è situato in una posizione davvero scomoda, che richiede un’inversione di marcia, ed è dotato di un posteggio minuscolo: consigliamo quindi di lasciare il veicolo nei pressi dell’abitato e di scendere a piedi. In alternativa si può utilizzare, una ventina di chilometri più avanti, il punto informativo di Torre de la Peña lungo la Playa de los Lances, subito dopo Tarifa.

La statua di Sancho IV, uno dei protagonisti della Reconquista, presso il castello di Tarifa
La statua di Sancho IV, uno dei protagonisti della Reconquista, presso il castello di Tarifa

La visita alla cittadina, molto frequentata da camperisti e surfisti, non presenta difficoltà di parcheggio negli spazi a pagamento lungo la via principale, dove si trova l’ufficio turistico, oppure proseguendo verso l’istmo su cui si erge la fortezza dell’Isla di Tarifa, purtroppo non accessibile al pubblico (attenzione però alle manovre con i veicoli ingombranti).

camper autoallestito in sosta lungo il litorale
camper autoallestito in sosta lungo il litorale

Oltre a Los Lances, sulla litoranea per Cádiz si incontrano l’Ensenada de Los Vaqueros e Punta Paloma, tutte mete molto apprezzate da chi ama le onde, il vento e le belle dune di sabbia. Oltretutto, senza nemmeno troppa pazienza o fortuna, qui si possono avvistare cicogne nere e bianche, nibbi reali e bruni, il candido biancone che si nutre solo di serpenti, il piccolo falco pecchiaiolo, decine di esemplari di capovaccaio, il più elegante degli avvoltoi, e quella che qui chiamano aguililla calzada, cioè l’aquila minore, assai rara in Italia.

Tra il sito archeologico e la Sierra de la Plata

Appena la statale si allontana dal mare, poco oltre il bivio per la necropoli di Algarabes (una delle più importanti dell’Andalusia ma purtroppo in pessimo stato di conservazione), una strada militare conduce ai villaggi di Betijuelo e San Bartolomé, splendidi esempi dell’architettura tradizionale. Oltre ad essere due siti rinomati per le arrampicate, offrono l’accesso ai sentieri panoramici per Paloma Alta e La Loma, affioramenti di arenaria con vista spettacolare sulla costa, circondati da foreste di eucalipti dal fascino selvaggio, segnalati e con tanto di parcheggio. A Baelo Claudia in epoca imperiale sorse una ricchissima colonia romana che commerciava il tonno.

Il sito archeologico di Baelo Claudia
Il sito archeologico di Baelo Claudia

Per visitare il sito archeologico, ad ingresso gratuito e con ampio parcheggio, si devono seguire le indicazioni per Bolonia, sulla provinciale CA8202. Questo borghetto di pescatori vale la deviazione anche per la sua famosa duna, una montagna di sabbia dorata alta ben 38 metri. Superato l’insediamento romano, si prosegue verso la Sierra de la Plata, importante sito di nidificazione dei rapaci e punto di osservazione, con un piccolo parcheggio a ripagare delle molte curve. Lungo il tragitto si trova anche il piazzale di partenza del sentiero per il faro del Camarinal, che segna la fine del parco dell’Estrecho.

Il museo della pesca al tonno al parco della Breña
Il museo della pesca al tonno al parco della Breña

Parque Natural de La Breña y Marismas

Rientrando sulla N340, le tappe successive sono Zahara de Los Atunes, cittadina che vive di pesca com’è evidente dal nome, e Barbate, porta d’accesso al Parque Natural de La Breña y Marismas. Nei pressi del porto, il centro visite e il museo della tonnara offrono possibilità di parcheggio per intraprendere la facile escursione sul sentiero dell’Acantilado, che dalla Playa de la Hierbabuena costeggia il mare e conduce alla Torre del Tajo (cercate le sorgenti d’acqua potabile sulla falesia) per poi salire nella pineta.

Passerella sulle scogliere del Cabo García
Passerella sulle scogliere del Cabo García

Seguendo con il veicolo la A2233 per Los Caños de Meca, invece, si può deviare per El Palomar de La Breña, la più grande colombaia dell’Andalusia, dove venivano allevati fino a 10.000 piccioni per il guano, la carne, le piume e persino le comunicazioni con le colonie d’oltremare. Per evitare i 3 chilometri di sterrato è utile lasciare il mezzo a San Ambrosio.

La colombaia a Brena in cui si allevavano migliaia di piccioni
La colombaia a Brena in cui si allevavano migliaia di piccioni

Tornati sulla costa, l’accesso al famoso faro di Cabo de Trafalgar, tra Los Caños de Meca e Zahora, non è dei più facili: bisogna fare attenzione a trovare i cartelli e altrettanto impegnativo può essere il parcheggio a causa del gran numero di auto e furgoni. E’ preferibile quindi lasciare il camper in paese e continuare a piedi (circa 2 chilometri e mezzo fra andata e ritorno).

Il faro di Cabo Trafalgar, così chiamato dopo la celebre battaglia
Il faro di Cabo Trafalgar, così chiamato dopo la celebre battaglia

Cádiz

Dal capo si può scegliere se proseguire su strade secondarie o tornare sulla statale, che diventa a scorrimento veloce a Chiclana e fino a Cádiz. All’ingresso in città una lunga fila di moderni alberghi non lascia intuire la piacevolezza del centro storico dalle stradine lastricate, ma i camperisti non trovano buona accoglienza: molti parcheggi sono vietati, persino quello della stazione, dove però si può concordare con il custode una sosta diurna.

Una folta vegetazione orla molte spiagge, come quella del Castillejo
Una folta vegetazione orla molte spiagge, come quella del
Castillejo

Rimane libero il posteggio del porto, facendo però attenzione a non lasciare oggetti in vista. La natura torna a dominare al Parque Nacional de Doñana, che inizia una cinquantina di chilometri più a nord: è l’ultimo tratto del Guadalquivir, secondo fiume spagnolo per lunghezza, a segnarne il confine sud-orientale. Per accedere all’area protetta bisogna però salire fino a Siviglia e da qui aggirare il parco sul lato settentrionale fino agli ingressi poiché, a tutela di questo composito e delicato ambiente, non esistono ponti e strade che attraversino l’ampio delta lagunare.

Camminamenti in legno nel parco del Doñana, presso El Acebuche
Camminamenti in legno nel parco del Doñana, presso El Acebuche

Raggiunto il capoluogo dell’Andalusia con la AP4, si prosegue dunque sulla A49 in direzione di Huelva e si lascia l’autostrada allo svincolo 48 per Bollullos Par del Contado, continuando per Almonte e El Rocío. I 16 chilometri che separano il pittoresco borgo della Ermita de la Virgen dal mare sono un susseguirsi di dune, pineta e centri visita accoglienti, con comodi parcheggi e numerose passerelle da cui si osservano gli animali.

I centri visita sulla costa

Centro visite di La Rocina
Centro visite di La Rocina

I primi due punti informativi si trovano appena fuori del paese, a La Rocina e al Palacio del Acebrón, e consentono di effettuare divertenti e non troppo lunghe escursioni su palafitte; il centro visite più grande, che comprende uno spazio dedicato alla lince, si trova a El Acebuche, con un sentiero nella pineta di circa 6 chilometri e molti capanni di avvistamento, mentre l’ultimo è a Matalascañas, nei pressi del parco marino, dove iniziano la lunga spiaggia vergine e i 35 chilometri di dune verso la foce del Guadalquivir, con i percorsi escursionistici peatonal dunar e di Cuesta Maneli.

nidi su un campanile
nidi su un campanile

A chiudere il viaggio, non è mancato un incontro decisamente curioso. Più goffo di una lontra, più snello di una nutria e più lento di una martora, un buffo animale è comparso sul sentiero mettendo in mostra la sua strana coda, simile a una mazza irsuta che termina con un ciuffo di pelo. Abbiamo dovuto aspettare di rientrare al centro visite per capire che si trattava di un meloncillo, l’unica razza europea di mangusta, cugina di quella che in India viene tenuta nelle case per stanare e mangiare i serpenti. Ed è stata solo una delle tante occasioni in cui la natura dell’Andalusia ha saputo davvero stupirci.

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