Pieralba Merlo non è un nome nuovo per i lettori di PleinAir: grande viaggiatrice, ha compiuto numerose avventure insieme al marito Felice a bordo del loro camper. L’ultima è stata alla scoperta della terra dei vampiri, la Romania.
Road Map della Romania in camper:

- 1° GIORNO: Viaggio da Loano a Latisana. 530 chilometri
- 2° GIORNO: Tappa attraverso la Slovenia su autostrada con pernottamento vicino al lago Balaton in Ungheria. 300 chilometri
- 3° GIORNO: Arrivo in Romania e prua puntata verso Timişoara. 450 chilometri
- 4° e 5° GIORNO: Visita alla teutonica Sighişoara e a Cluj Napoca, caratterizzati da bellissimi palazzi. 155 chilometri
- 6° e 7° GIORNO: La verde regione di Maramureș tra i suoi tesori vanta il Cimitero Vesel a Săpânţa. 200 chilometri
- 8° e 9° GIORNO: Giornate dedicate alla visita al monastero di Bârsana e ai monasteri dipinti nella regione della Bucovina. 370 chilometri
- 10° GIORNO: Si fa rotta su Sibiu, l’antica capitale della Transilvania, e Alba Iulia, che riserva soprese anche per il palato. 430 chilometri
- 11° e 12° GIORNO: Si approda nella terra dei vampiri tra Brașov, Sinaia e i castelli della Transilvania. 450 chilometri
- 13° e 14° GIORNO: Il Palazzo della Cultura di Iași vale la lunga tappa per raggiungerla. 400 chilometri
- 15° GIORNO: Si scende verso l’antica città di Galați, importante porto sul Danubio. 220 chilometri
- 16°-23° GIORNO: Laboratorio didattico a Tulcea con i ragazzi della Associazione Italiana in Romania. 85 chilometri
- 24° e 25° GIORNO: Gita sul delta del Danubio e visita alle città di Histria e di Costanza. 140 chilometri
- 26° e 27° GIORNO: Si ritorna verso Timişoara, passando per Craiova, questa volta con l’intenzione di visitare la città che all’andata era stata solo una tappa di passaggio. 800 chilometri
- 28° GIORNO: Si passa nuovamente per l’Ungheria – in particolare si fa tappa a Pécs, percorrendo la strada verso casa. 340 chilometri
- 29° GIORNO: Si punta verso la capitale slovena, Lubiana, il cui bel centro offre un buon motivo per fermarsi per la notte. 390 chilometri
- 30° GIORNO: Le grotte di Postumia sono il giusto pretesto per allungare di un giorno il viaggio e per visitare un luogo davvero spettacolare. 110 chilometri
- 31° e 32° GIORNO: A Milano si trascorre l’ultima notte di vacanza, prima di puntare − l’indomani − la prua verso Loano. 600 chilometri

Colorate pagine di storia
La regione della Bucovina è celebre per suoi monasteri dipinti, tutelati dall’Unesco quali Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Quelli che si incontrano percorrendo il circuito turistico principale sono una decina, ma se si ha l’intraprendenza di uscire dalle rotte maggiormente battute se ne scoprono molti altri nei boschi, vicino ai corsi d’acqua o nei piccoli villaggi.
Ne visitiamo sei: Moldovia, Sucevita, Humor, Voronet, Putna e Arbore; il settimo, Bârsana, si trova già nella regione Maramure‚ ed è il più vasto di tutti, caratterizzato da una grande chiesa in legno, dalle fondamenta al tetto, circondata da fiori e da edifici dal tetto molto particolari e da un piccolo cimitero posto su un’altura a cui si accede da un portale in legno scolpito.
Questi edifici religiosi sono solitamente circondati da un parco e da giardini con rose, ancora fiorite a settembre quando arriviamo noi. Lo stile decorativo è coerente per tutti: pareti, esterne e interne, completamente dipinte. I fondatori di questi monasteri furono, tra il XV e XVI secolo, principi e boiari, decisi ad affermare la resistenza cristiano-ortodossa nei confronti della fede musulmana sempre più popolare grazie all’espansione turca. Per tutelarsi invece dagli attacchi non spirituali ma fisici, quasi tutti questi edifici vennero poi cinti di mura con torri di guardia, come piccole cittadelle fortificate.

All’epoca l’analfabetismo era largamente diffuso e le pareti dipinte rappresentavano un’opportunità di rendere i racconti biblici accessibili a tutti: affreschi illustrano i personaggi di Adamo ed Eva, del Cristo Pantocratore, Madonne e Angeli, i santi tra la gioia dei beati, il precipitare nell’inferno dei dannati, crocifissioni, incoronazioni di regnanti, pellegrinaggi e battaglie, e tanto altro. Spesso nei monasteri sono custodite anche le tombe di personaggi illustri, oltre un piccolo cimitero a ridosso delle mura.
Di legno e di allegria
Attraversiamo la regione del Maramures, a nord-ovest della Transilvania, al confine con l’Ucraina. Boschi si susseguono a pascoli con greggi di pecore, villaggi di case in legno e fattorie sono disseminati su prati cosparsi di covoni di fieno alti più di tre metri.

Sono i primi di settembre e lo sfalcio dell’erba è stato fatto a fine agosto; ora i contadini si adoperano a rastrellare per formare i cumuli. Al limitare del prato il carretto, insieme al paziente cavallo, li attende per riportarli a casa. Ci fermiamo per la notte in uno dei pochi i campeggi della zona, nei pressi di una vetusta chiesa in legno a fianco della quale ne è in costruzione una nuova.
È qui che conosciamo Vasile. Dopo essere stato sette anni in Italia è tornato a casa e ha messo su famiglia. Ora sta costruendo, con quattro compagni, la chiesa nuova interamente in legno: ci lavorano già da due anni e ne saranno necessari altrettanti per finirla.

Di buon mattino salutiamo lui e i suoi compagni: sono già sul tetto a inchiodare travi. Poco più avanti ci lasciamo sorprendere dal Cimitero Vesel, detto cimitero allegro, a Sapânta. Si sviluppa attorno a una bellissima chiesa, tutta dipinta, ed è fatto di croci azzurre e blu con dipinto che ritrae il defunto intento nel suo lavoro e una breve descrizione che narra la storia della sua vita.
Dai Tedeschi ai Daci
La regione Sassone, in territorio transilvano, è stata colonizzata tra il XII e il XIII da popolazioni di origine germanica: infatti il profilo di Sighisoara e la sua cittadella regalano l’illusione di essere in Baviera.

Una visita alla chiesa di Biertan ci introduce ai numerosi edifici sacri fortificati disseminati che i Sassoni costruirono per difendersi dalle scorrerie dei Turchi. Circondate da mura, con torri di guardia e abitazioni, sono dotate di pozzo per l’acqua e magazzini di provviste si poteva resistere.
Poco oltre, nel cuore della Romania, incontriamo la città di Alba Iulia. Oltre a un bellissimo monastero ortodosso e vestigia romane, un ristorante ricavato all’interno delle mura del fossato delizia il nostro palato con una specialità del luogo: una pagnottella svuotata e riempita con una zuppa di fagioli e carne; e le abbondanti porzioni di dolci sono la degna conclusione del nostro lauto pasto.

L’antica capitale della Transilvania e importante centro per l’etnia Rom, Sibiu, è circondata da piccoli villaggi con file di casette ai lati della strada con piccoli carretti trainati da un cavallo, mentre alla porta si affacciano donne dalle lunghe gonne fiorate.
Cluj-Napoca
Cluj-Napoca invece ci incanta con i suoi bellissimi palazzi d’epoca e piazze moderne. Facciamo poi rotta su Brasov, nel cuore dei Carpazi, a pochi chilometri da cui si trovano Bran e il castello di Dracula. Qui ci troviamo letteralmente immersi nella leggenda: infatti dormiamo nel campeggio Vampire dove i paletti che delimitavano le piazzole sono a forma di V con una rossa goccia di sangue dipinta.

Più a sud attraversiamo numerosi paesini con storia e tradizioni prima di approdare a Sinaia, una delle più belle stazioni sciistiche della Romania, coronata da monti che superano i duemila metri. C’è uno scenografico castello, un monastero e il casinò.
Puntiamo poi a nord-est, verso il confine con la Moldavia, per visitare la bellissima città di Iasi. Il Palazzo della Cultura sembra uscito da una fiaba e affaccia su un lungo viale dove sorgono tre chiese: una ortodossa, una cristiana e una riformata. Più a sud Galati, grande porto sul Danubio, fondata già nel V secolo avanti Cristo dai Geto-Daci.

Scendendo verso il delta del Danubio ammiriamo immensi campi di mais e girasoli. Incontriamo anche una zona vinicola e facciamo una sosta presso al cantina Crama Vij‚soara. Inutile dire che non resistiamo e acquistiamo dell’ottimo vino bianco e del rosé. Dopo essere ripartiti scopriamo attraverso un’applicazione sullo smartphone che questa cantina ha vinto numerosi premi, di cui uno proprio in Italia nel 2018.
Scendendo verso il mare
A Tulcea abbiamo appuntamento con quaranta scolari che frequentano un campus organizzato dall’Associazione Italiana in Romania (RO.AS.IT). Avevo conosciuto la presidente, Ioana Grosaru, l’anno precedente a Ia‚si in occasione di un festival internazionale di danze e le avevo parlato delle mie fiabe così mi ha invitata a intrattenere i ragazzi e le ragazze con racconti ed esercizi di scrittura in italiano. Trascorriamo una settimana tra studio, gite e svago.

A Tulcea il Danubio si divide in tre bracci e prosegue ancora per un centinaio di chilometri formando laghi, stagni e canali prima di incontrare il Mar Nero. La superfice del delta è di oltre settecentomila ettari, quasi tutti in territorio rumeno.
Grazie a un permesso speciale trascorriamo, a bordo di un catamarano, un pomeriggio tra uccelli, piante e ninfee: i ragazzi sono davvero elettrizzati da questa bella esperienza tanto che gli insegnanti faticavano a tenerli a bada. Anche per noi è una vera sorpresa: era prevedibile, essendo Patrimonio dell’Umanità, cionondimeno ne rimaniamo estasiati.
L’Histria

Sempre in gruppo visitiamo Histria, in particolare l’interessante museo etnografico con reperti greci e romani e l’area archeologica ancora cinta da possenti mura. La città venne fondata intorno al 650 avanti Cristo da mercanti e contadini greci e conquistata in seguito dai romani. Poi, più a sud, ci spingiamo fino a Costanza, principale porto di Romania all’epoca greco-romana, che oggi attrae turisti in gran numero.

Si fa per noi l’ora di tornare verso la nostra Liguria, così puntiamo la prua verso l’ultima tappa, Timisoara: l’immensa Piazza Vittoria, ammantata da un tappeto di fiori che la fa sembrare teatro di una perenne infiorata, è chiusa da un’imponente cattedrale ortodossa. Volutamente lasciamo Bucarest, la capitale, per la prossima volta: e ci sarà una prossima volta perché i ragazzi già ci mancano, e le idee per il laboratori didattici degli anni a venire già ci frullano per la testa.
Nonna Alba e Nonno Felice
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