Viaggio in Irlanda in camper, da Galway a Killerney

L’Irlanda è uno di quei paesi dove il viaggiatore in camper assapora di più il senso di libertà. Abbiamo noleggiato il camper e siamo andati a esplorare la costa occidentale da Galway a Killerney, sbarcando sulle isole di Inishmore e Skellig Michael. La sosta libera notturna dei camper è ben tollerata ma sulla strada abbiamo incontrato numerosi campeggi.
Promontorio sul mare

Indice dell'itinerario

Visitare l’Irlanda in camper è un ottimo modo per assaporarne a pieno l’atmosfera. A Galway sotto il Salmon Weir Bridge, scorre il Corrib River, dalle cui acque i salmoni risalgono a frotte la corrente. Pochi metri più in là, l’imponente cattedrale è da oltre mezzo secolo uno dei simboli della bella città irlandese, affacciata su un’ampia baia della costa occidentale e capoluogo dell’omonima contea. Vivace, multietnica e caratterizzata da un notevole fermento culturale – è sede universitaria e ospita festival internazionali come il Film Fleadh e l’International Arts Festival – Galway è una meta turistica particolarmente accattivante.

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Cattedrale di Galway

La visita a Galway

Visitarla è facile, basta camminare. I coloratissimi pub, la musica tradizionale, l’eccellente gastronomia con specialità di mare (non a caso vi si tiene ogni anno anche il festival internazionale delle ostriche), i numerosi negozi di souvenir e artigianato sono il tessuto di una città moderna che vanta però origini antiche.

Qui la storia parla attraverso le tracce della vecchia cinta muraria (con il suggestivo Spanish Arch affacciato sul fiume), il quattrocentesco Lynch’s Castle che oggi ospita una banca e la Saint Nicholas Church, risalente al 1320, la più grande chiesa medioevale d’Irlanda ancora aperta al culto. A ovest del porto, una lunga passeggiata conduce al sobborgo di Salthill, con belle spiagge, un parco acquatico e un campeggio sul mare.

Galway si trova sul tragitto della Wild Atlantic Way, l’itinerario stradale costiero segnalato più lungo del mondo: 2.500 chilometri di percorso che si snodano lungo tutto il litorale occidentale dell’isola, dal Donegal alla contea di Cork, fra distese erbose e selvagge scogliere, lunghissime spiagge e fari imponenti, antichi manieri e incantevoli borghi dalle tinte pastello.

Isole Aran, scorcio isola Inis Mor

Isole Aran: plasmate dal vento e dal mare

A proposito di emozioni, giusto all’imbocco della baia di Galway emergono allineate come sentinelle le sagome piatte e rocciose delle isole Aran: Inishmore, Inishmaan e la più piccola Inisheer, tre meraviglie geologiche modellate dalla furia incessante del vento e delle onde.

Inishmore, la maggiore e anche la più frequentata dal turismo, fu definita da James Joyce “l’isola santa che dorme come un grande squalo sulle acque grigie dell’Oceano Atlantico”. Si raggiunge in quaranta minuti di traghetto da Rossaveal oppure con un breve volo dal Connemara Regional Airport di Inverin, località situate a ovest di Galway. Comunque ci si arrivi, Inishmore è fatta per chi non disdegna camminare o pedalare (anche se si possono effettuare tour in minibus), senz’altro i modi migliori per apprezzarne la selvaggia bellezza fatta di paesaggi disegnati da secolari muretti di pietra, tranquille insenature e aspre pareti a picco sul mare, resti di antiche fortezze e di luoghi di culto.

Come la Saint Benan’s Church (Teampall Bhean’in in gaelico, lingua principale delle Aran), risalente al VII secolo e ritenuta una delle chiese più piccole d’Irlanda. Si trova su una collina panoramica che domina la baia di Killeany, dove si adagia il villaggio di Kilronan, punto d’arrivo dei traghetti e principale centro abitato dell’isola (che conta in tutto poco più di un migliaio di abitanti), dove hanno sede un ufficio turistico e alcuni noleggi di biciclette.

Isole Aran, Inishmore (Inis Mor) rovine St Benan’s Church

I forti dell’altro versante

Sul versante opposto di Inishmore, invece, dove il mare schiaffeggia incessante le imponenti scogliere, le rovine dei forti di Dún Aonghasa e Dún Dúchathair sono frammenti di preistoria affacciati sull’oceano, entrambi raggiungibili con tracciati ciclabili e semplici percorsi a piedi. Il primo, le cui mura semicircolari si ergono sul bordo di una falesia alta 91 metri, risale a oltre duemila anni fa ed è uno dei luoghi più visitati dell’isola; l’altro, meno frequentato e conosciuto anche come Black Fort, è altrettanto interessante e sorge su una punta rocciosa che s’infila nelle acque scure dell’Atlantico.

Ad Inishmore l’americano di sangue irlandese Robert Flaherty girò il suo celebre documentario L’uomo di Aran (1934), che mostrava la vita quotidiana di una comunità di pescatori in un ambiente duro e inospitale, scandita dalla fatica e dalla sfida con il mare a bordo dei curragh, tradizionali barche di legno ricoperte di pelle o tela incatramata. Da allora sono passati anni luce e quel mondo ovviamente non esiste più: oggi qui ci sono Internet e il turismo, e la costa d’Irlanda è a una manciata di minuti d’aereo; il fascino però è rimasto immutato, ed è quello di un luogo unico e davvero bello.

Isole Aran, escursione in bicicletta su isola di Inis Mor

Da Black Head a Kilfenora: un mondo di pietra

Il nostro viaggio prosegue sulla Wild Atlantic Way, che da Galway scende a sud lungo la costa frastagliata della baia toccando borghi pittoreschi come Kinvara – nei cui pressi si erge il cinquecentesco e molto visitato Dunguaire Castle – e Ballyvaughan per poi raggiungere il punto panoramico di Black Head. Qui l’Atlantico incontra le ultime propaggini rocciose del Burren, una vasta regione carsica che si espande su 250 chilometri quadrati nel nord-ovest della contea di Clare ed è caratterizzata da un ambiente brullo e apparentemente desolato, con estese formazioni calcaree solcate da profonde fenditure e disseminate di resti di antiche tombe, chiese e fortificazioni.

Parzialmente tutelato, a prima vista sembra un paesaggio privo di vita mentre le frequenti piogge che filtrano fra le fessure della pietra arenaria favoriscono lo sviluppo di una ricca varietà di flora (tra cui perfino alcune specie di orchidee); sotto la superficie si celano corsi d’acqua e il più esteso sistema di caverne di tutta l’Irlanda.

Per saperne di più basta proseguire lungo la costa e deviare poi all’interno verso il villaggio di Kilfenora: nel Burren Centre è allestito uno spazio museale che, attraverso un video introduttivo e la mostra di reperti archeologici, faunistici e geologici, racconta la storia e l’ecosistema della regione. La struttura, che include anche uno sportello di informazioni turistiche, una sala da tè e un negozio, organizza interessanti e facili escursioni guidate che possono essere richieste perfino in lingua italiana.

Kilfenora vanta i resti di una cattedrale del XII secolo e un’altissima concentrazione di croci d’altezza elevata: le maggiori sono la Doorty Cross (la più alta con i suoi quasi quattro metri, restaurata nel 2009 e sistemata fra le mura della chiesa) e la West Cross, che s’innalza solitaria in mezzo a un prato.

Cliffs oh Moher

Solo mezz’ora di strada ci separa da una delle attrazioni più famose d’Irlanda, un’autentica meraviglia della natura che richiama ogni anno oltre un milione di visitatori: le Cliffs of Moher, otto chilometri di maestose scogliere che precipitano a strapiombo sull’oceano da un’altezza di oltre duecento metri. Devono il loro nome a una fortificazione eretta nel I secolo avanti Cristo nella zona di Hag’s Head, demolita durante le guerre napoleoniche per realizzare una torretta di segnalazione.

Dal grande parcheggio si accede in pochi minuti al moderno centro visite, che utilizza energia geotermica e comprende un’area espositiva, un caffè panoramico e un negozio di souvenir. Con una breve passeggiata si sale sulla collina fino alla O’Brien’s Tower, fatta costruire nel 1835 dal sir che le dette il nome come punto d’osservazione per i turisti che già allora affollavano la zona: il panorama delle scogliere e delle isole Aran è superbo. Il selvaggio mondo verticale delle pareti rocciose, costeggiate da un facile percorso protetto, offre rifugio a una straordinaria colonia di uccelli marini: oltre trentamila coppie nidificanti di gabbiani tridattili, fulmari, pulcinella di mare, urie e gazze marine popolano queste falesie fra maggio e agosto.

Aran Inishmore (Inis Mor), ben visibile la fortezza Dun Aengus a picco sul mare

Le Kilkee Cliffs

Popolate da una ricca avifauna marina sono anche le pittoresche Kilkee Cliffs, scogliere che s’innalzano a sud dell’omonima cittadina dall’aspetto molto curato, incastonata nella baia orlata dalla bellissima spiaggia a ferro di cavallo e dotata di attrezzature turistiche di primo livello. Il comodo parcheggio di Bridges of Ross lungo la Wild Atlantic Way consente di lasciare il mezzo per una breve escursione lungo le scogliere, un tempo caratterizzate da ben tre archi naturali; oggi a sfidare l’oceano ne è rimasto solamente uno non visibile dalla strada.

Sulla penisola di Loop Head veniamo accolti dal gentile guardiano del faro costruito nel 1854: Tom McInerney ci accompagna in cima a godere una veduta che nelle giornate limpide spazia dalle Cliffs of Moher alle coste del Kerry. Gli amanti del birdwatching vorranno passeggiare lungo le scogliere per osservare fulmari, cormorani, urie e gazze marine che nel periodo estivo vengono a nidificare; chi invece cerca le curiosità può camminare fino alla punta estrema della penisola dove campeggia, formata con candide pietre, la parola EIRE. Una scritta gigantesca che durante la Seconda Guerra Mondiale indicava ai piloti l’ingresso nello spazio aereo neutrale irlandese.

Killarney, St. Mary’s Catheral

Killarney: il regno della natura

Puntando a sud in un paio d’ore si giunge a Killarney, vivace e importante località della contea del Kerry sulle sponde del Lough Leane. Per un giro in città è ideale il parcheggio che si apre davanti al quattrocentesco Ross Castle, una delle attrattive insieme alla cattedrale di Saint Mary. La più gettonata, però, è senza dubbio la splendida residenza vittoriana della Muckross House, realizzata nel XIX secolo e circondata dalla tenuta che ospita la ricostruzione nei minimi dettagli di un borgo rurale negli anni Trenta, con figuranti, laboratori artigiani, fattorie con animali e anche una scuola con tanto di severo insegnante alla cattedra.

Una vasta rete di sentieri percorribili a piedi e in bicicletta consente di vivere appieno la natura e scoprire i più incantevoli luoghi del Killarney National Park, il più antico d’Irlanda: nella rigogliosa foresta non sono rari incontri con la fauna selvatica, in particolare con i cervi che si lasciano osservare senza problemi. Fra i tanti percorsi, agevole è quello che porta in una decina di minuti dal parcheggio alla bella cascata di Torc, una delle icone del parco.

Lough Leane

Quasi un quarto dell’area protetta è occupato dall’insieme delle acque del Lough Leane (o Lower Lake), del Muckross Lake e dell’Upper Lake: oltre a costituire un pregevole ecosistema, questi bacini sono apprezzati dai visitatori per passeggiate ed escursioni in barca. Una veduta incomparabile dell’Upper Lake si ha dal belvedere di Ladies View lungo la N71 che, snodandosi tortuosamente a sud di Killarney e superando il panoramico passo di Moll’s Gap, raggiunge Kenmare dalla quale ritorniamo sulla Wild Atlantic Way seguendo la costa meridionale della penisola di Iveragh, la più estesa dell’Irlanda sud-occidentale.

Tra il verde della campagna e l’azzurro del mare si procede oltrepassando la graziosa e colorata cittadina di Sneem fino a Waterville, centro di villeggiatura rinomato e amato da Charlie Chaplin, come ricorda la statua posta a sua memoria sul curatissimo lungomare: vi si affacciano case variopinte e locali che offrono l’occasione per una sosta dedicata alle specialità locali.

Knightstown

A poco più di venti chilometri, raggiungibile con il comodo ponte da Portmagee, Valentia Island gode di un microclima che favorisce la presenza di una vegetazione rigogliosa, come quella dei rinomati giardini subtropicali della Glanleam House. Il suo principale centro è Knightstown, tranquilla e accogliente cittadina famosa per essere stata la base operativa per la posa del cavo telegrafico transoceanico (realizzata nel 1866).

Seguendo le indicazioni per la stazione radio – è opportuno prestare la massima attenzione alle condizioni della strada e alla scarsa segnaletica – si raggiunge il parcheggio dal quale il Tetrapod Trackway, un breve e accidentato sentiero, porta alle incredibili e rarissime tracce – risalenti a 385 milioni di anni fa – del tetrapode, il primitivo anfibio che durante il Devoniano iniziò a spingersi sulle terre emerse. Queste di Valentia Island, scoperte nel 1993 da uno studente di geologia, sono le più estese rispetto ai soli altri tre siti al mondo (uno in Scozia e due in Australia) dove sono state individuate simili tracce fossili.

L’anteprima di un altro luogo unico che questo lembo d’Irlanda regala la troviamo allo Skellig Experience Visitor Centre, appena prima di riattraversare il ponte per tornare sulla costa. Nel piccolo centro una serie di pannelli, plastici e reperti racconta la storia e la natura delle isole Skellig, due piccole piramidi di roccia in mezzo all’Atlantico.

Ballinskelligs

Per raggiungerle e vivere un’indimenticabile esperienza ci s’imbarca da Portmagee, o in alternativa da Ballinskelligs, l’accogliente e pittoresca cittadina che rappresenta la tappa finale del nostro viaggio. È qui che ci ritroviamo ad ascoltare le ballate tradizionali suonate dal vivo ricordando le emozioni vissute: sorseggiamo una Guinness seduti a un tavolo del Moorings in compagna del suo simpatico gestore, assai incuriosito dalla nostra presenza. È difficile immaginare un modo migliore per concludere la nostra esperienza lungo la fantastica Wild Atlantic Way. Anche questo è Irlanda.

Knightstown, Valentia Island antico bar nel centro del paese

Oltre il tempo e lo spazio

Il senso di attesa che pervade noi e una manciata di occasionali compagni di viaggio, mentre solchiamo le onde dell’oceano, stimola uno stato di eccitazione. Tutt’intorno, una miriade di pulcinella di mare, urie, gazze marine, berte e gabbiani che volteggiano e lanciano i loro richiami durante le loro battute di pesca. I continui tuffi delle sule, che veloci come frecce, si gettano da decine di metri con traiettorie verticali nell’Atlantico per catturare le prede individuate con la loro acuta vista, i veloci voli a pelo d’acqua fino a toccare con la punta delle ali le increspature del mare, sono il biglietto da visita con cui ci accolgono le Skellig Islands: un luogo di bellezza primordiale dove vivere pienamente il senso dell’avventura.

Little Skellig

Little Skellig, la più piccola delle due isole, è considerata uno dei seabird sanctuary più importanti al mondo: vanta la seconda più popolosa colonia di riproduzione di sula bassana (circa 27.000 coppie). Non è possibile sbarcarvi, ma anche dalla barca lo spettacolo di migliaia di candidi uccelli che come fiocchi di neve si posano su ogni centimetro delle ripide scogliere è indimenticabile.

Alla base dell’isolotto una piccola colonia di foche ci osserva pigramente mentre lo circumnavighiamo diretti verso l’isola più grande, Skellig Michael, dove natura e misticismo s’incrociano nello straordinario monastero altomedioevale che si trova sulla cima. Nessuna struttura, nessun manufatto – a parte il faro, realizzato nel 1826 – disturbano la sacralità di questo luogo. Anche l’approdo è ridotto all’essenziale, giusto lo spazio per far accostare le barche e far scendere i visitatori, che in tutto non possono essere più di un centinaio al giorno e concentrati nelle tre ore in cui è possibile l’accesso.

Il motivo di tale restrizione è la tutela dell’avifauna: oltre a gabbiani tridattili, fulmari, urie e gazze marine, una vasta colonia di simpatici pulcinella di mare occupa l’intera isola. Ogni piccola zolla erbosa che ricopre la solida roccia dell’isola è crivellata dalle tane dei pulcinella che, contrariamente agli altri uccelli, nidificano sottoterra e arrivano anche a contendere ai conigli selvatici il possesso delle tane. Piccoli clown dall’andamento teneramente goffo sulla terraferma, sono abili nuotatori e terribili predatori dei piccoli pesci, che non è raro vedere perfettamente allineati a decine nel loro variopinto becco al ritorno dalla pesca.

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Skellig Michael, percorso verso l’antico monastero

La salita verso l’apice dell’isola (217 m) lungo i cinquecento impervi gradini di pietra – sconsigliata a chi soffre di vertigini – è un susseguirsi di spettacolari panorami, accompagnati dalla costante presenza dei pennuti impegnati nelle loro attività. A realizzare questa scalinata su quella che George Bernard Shaw descrisse come “parte del nostro mondo dei sogni” furono i monaci che più di quattordici secoli fa eressero le spartane celle di pietra sulla cima dell’isola, un luogo perfetto per trovarsi in estrema solitudine e sentirsi vicini a Dio.

Scampato alle razzie vichinghe e sopravvissuto all’abbandono, questo minuscolo sito – costituito da sei semplici costruzioni a forma di alveare (clochain), due oratori a forma di barca rovesciata e un cimitero con una grande pietra dall’abbozzata forma di croce – è una delle più preziose testimonianze di architettura paleocristiana, ovviamente iscritto dall’Unesco nell’elenco dei patrimoni dell’umanità. Un luogo così unico ed estremo che il regista J. J. Abrams lo ha scelto per le scene finali dell’ultimo capitolo della saga di Star Wars (Il risveglio della Forza), definendolo “al di là del tempo e dello spazio”.

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