La magnifica natura della Foresta Bavarese

Lasciate le statali e le autostrade lombarde, vi proponiamo una gita in camper più bici (e anche a piedi)
panorama-verso-monte-Lusen

Indice dell'itinerario

Ci sono luoghi che suscitano un’attrazione irresistibile, che una volta visitati non ti escono più dalla mente. Ogni viaggiatore ha i suoi, e uno dei nostri è il parco della Foresta Bavarese: un luogo dalla magia indimenticabile, che da sottile nostalgia si trasforma in un richiamo a cui non si può resistere.

Se oltre la Foresta Bavarese vuoi allargare il viaggio in tutta la Baviera, tra castelli e birrifici, segui il nostro itinerario!

La storia della Foresta Bavarese

Era il 1970 quando le fitte distese di faggio e di abete, le vaste torbiere e i laghi sovrastati dai monti Rachel, Lusen e Falkenstein furono messi sotto tutela dall’istituzione del primo parco nazionale della Germania, con l’esplicito intento di “lasciare la natura alla natura” secondo la lungimirante direttiva di Hans Einsenmann, all’epoca ministro bavarese dell’agricoltura e della silvicoltura.

centro-parco-Falkenstein_Stone-Age-Cave

Negli anni l’area protetta si è ampliata fino a raggiungere gli attuali 24.000 ettari: incendi, tempeste, piogge acide hanno colpito più volte il territorio, ma la strategia di lasciare alle dinamiche naturali il compito di ripristinare i danni si è rivelata vincente. Il continuo processo di rigenerazione che si compie nella penombra del fitto colonnato arboreo fa di questo parco un immenso laboratorio, un modello di gestione seguito con interesse crescente da molte altre realtà anche al di fuori dei confini nazionali.

I funghi che crescono sul tronco marcio di un vecchio gigante caduto, il muschio che lo ricopre, le giovani piante che si affrettano a prendere il suo posto lottando per un raggio di sole, le colonie d’insetti che si cibano del suo legno e che a loro volta diventano preda dei picchi e delle cince sono esempi di un ciclo vitale che va ininterrottamente in scena da migliaia di anni. Lo stesso spettacolo a cui si poteva assistere intorno al Mille, quando questa selva era ancora più estesa e pochi osavano addentrarvisi se non per necessità di cibo o di legname.

Più di 300 chilometri di tracciati percorribili a piedi, in bicicletta, con le ciaspole o gli sci da fondo offrono la possibilità di ammirare la varietà di ambienti del parco in ogni stagione, passando per brughiere e torbiere, boschi misti di abeti, pini e faggi sino alle cime più alte, il cui primato spetta al monte Rachel con i suoi 1.453 metri. Tuttavia, per provare la suggestione di questa natura basta una semplice passeggiata nel Tier-Friegelände del centro visite Lusen a Neuschönau, un’area faunistica il cui nome in italiano suona come “territorio degli animali in libertà”.

museo-storia-Foresta-Bavarese

Immaginate di camminare fra tronchi e rami da cui pendono licheni, su un tappeto di foglie cadute e di morbido muschio, respirando profumi portati dalla brezza… e fermandosi a guardare meglio, pur se alla giusta distanza, quel grande orso che si aggira fra gli alberi. Ampie zone del parco sono state delimitate per ospitare l’orso bruno, il lupo, la lince e il bisonte europeo, facendo attenzione a che ogni specie avesse l’ecosistema adatto e uno spazio vitale idoneo. Qualche purista potrebbe storcere il naso pensando che in fondo non si tratta che di un enorme zoo (o bioparco, per usare il termine oggi in voga), ma allora sarebbe auspicabile che tutti gli zoo si ispirassero a questo modello.

Gli animali nati in cattività anche parziale non potranno mai essere recuperati alla vita selvatica, eppure osservandoli attentamente si capisce che stanno bene e si notano comportamenti molto simili a quelli che avrebbero in natura. Le linci nella stagione degli amori si corteggiano, i lupi in branco lanciano il loro selvaggio ululato, gli orsi giocano con i loro piccoli e scavano nel terreno alla ricerca di tuberi o larve, e insieme ad essi troviamo cervi e martore, gufi reali e civette nane, solo per citare alcune delle decine di specie qui ospitate.

Non meno interessante è la visita all’adiacente Hans-Eisenmann-Haus dove, oltre alla possibilità di acquistare souvenir e libri sul parco e di informarsi sulle diverse escursioni, si può completare la conoscenza dell’ambiente naturale e delle sue dinamiche tramite plastici, filmati e strumenti multimediali. Per i bambini vengono inoltre organizzate, secondo la stagione, attività rivolte alla scoperta del bosco e dei suoi abitanti utilizzando metodi didattici innovativi e divertenti.

Una novità rispetto alla nostra visita di qualche anno fa è il centro visite Falkenstein a Ludwigsthal, dove la moderna e accogliente struttura informativa della Haus zur Wildnis, dotata di aree ludiche per i più giovani, libreria e sala per la proiezione stereoscopica di filmati sulla selva, ci introduce in un’altra bella area faunistica. Oltre alla lince e al lupo, i cui branchi sono osservabili grazie a un suggestivo camminamento coperto in legno, qui sono ospitati rari esemplari di cavalli selvatici e bovini molto simili all’uro, il bue primigenio che fu la principale fonte di sostentamento degli uomini del Paleolitico. La Steinzeithöhle o Stone Age Cave, realistica ricostruzione delle grotte di Chauvet nel sud della Francia, ci riporta all’era degli antichi cacciatori che disegnarono sulle pareti di pietra, con incredibile vivacità e dinamismo, i ritratti delle loro prede.

A spasso tra le fronde

Un’altra grande novità del parco, immersa nel folto proprio accanto al Tier-Friegelände del centro visite Lusen, è l’incredibile struttura del Baumwipfelpfad o Tree Top Walk, la più lunga passeggiata del mondo tra le cime degli alberi, come viene orgogliosamente sottolineato. E i numeri sono da record: il percorso di 1.300 metri si conclude con una spettacolare rampa a chiocciola lunga mezzo chilometro, che porta fino a 44 metri d’altezza, e il tutto è accessibile anche ai disabili. Vanto di quest’opera non è solo l’originale e armonioso inserimento nell’ambiente, ma anche il suo estremo valore didattico: lungo il tragitto, a un’altezza che varia dagli 8 ai 25 metri, stazioni a tema illustrano le specie arboree, i meccanismi di rigenerazione della foresta, le interazioni fra animali e piante e tanti altri aspetti che fanno di questo itinerario un eccezionale museo di storia naturale a cielo aperto.

La rampa elicoidale al termine del percorso, racchiusa in un’imponente struttura a forma d’uovo, si snoda intorno a tre vetusti e giganteschi alberi che raggiungono i 38 metri di altezza, e la salita ci consente di scoprire da un punto di vista altrimenti impossibile da raggiungere la parte più alta del bosco, quasi fossimo scoiattoli che si arrampicano sui tronchi. Giunti sulla piattaforma alla sommità, si apre il grandioso scenario della fitta selva vestita dei colori autunnali e già imbiancata dalla prima neve che, senza soluzione di continuità, si estende circondando i monti Lusen e Rachel fino all’orizzonte, ben oltre i confini con la Repubblica Ceca. Ancora vent’anni fa qui correva la tristemente famosa Cortina di Ferro, un simbolo della Guerra Fredda che tuttavia, per uno di quei paradossi della storia, ha indirettamente contribuito a salvaguardare questo patrimonio naturale.

Non solo boschi

Oltre a custodire uno degli ultimi grandi polmoni verdi d’Europa, questa parte della Bassa Baviera ha molto da offrire anche dal punto di vista culturale. Diversi musei, organizzati e gestiti con la proverbiale precisione teutonica, testimoniano e raccontano la storia e le tradizioni della regione.

A Freyung, cittadina termale poco a sud di Neuschönau, lo Schloß Wolfstein ospita lo Jagd und Fischereimuseum (museo della caccia e della pesca) e la Galerie Wolfstein (una collezione d’arte appartenente al distretto amministrativo della Baviera). Questo bel palazzo del ‘200, voluto dal vescovo di Passau Wolfker von Erla, fu usato come base militare, centro amministrativo e casa di caccia. Oggi è adibito a spazio museale: al piano d’entrata si sviluppa la mostra permanente di pitture e sculture realizzate da noti artisti bavaresi, cechi e austriaci, mentre i due piani superiori sono dedicati alla storia della caccia e della pesca, con descrizione di habitat forestali e zone umide, esposizione di animali imbalsamati, acquari, strumenti e attrezzi vari di ieri e di oggi.

A una ventina di chilometri di distanza, invece, il villaggio di Sankt Oswald è una meta irrinunciabile per chi vuole sapere tutto, ma proprio tutto, sulla selva bavarese. Vi si trova infatti il bellissimo Waldgeschichtliches Museum (museo della storia della foresta), recentemente ristrutturato e dotato di moderni strumenti di comunicazione visiva con tecniche digitali nonché di pannelli informativi in tre lingue (tedesco, ceco e inglese) che illustrano la storia, la formazione e l’evoluzione dell’ambiente boschivo in tutti i suoi aspetti: dal meccanismo di erosione dei ghiacciai alla nascita di valli e montagne, dai mutamenti climatici alla formazione delle paludi, dalle varie tipologie di flora e fauna alle attività umane. I suoi tre piani – uno dei quali è ancora in fase di completamento e sarà pronto entro l’inizio del 2012 – sono attraversati da un grande albero con scala a chiocciola all’interno, molto amato dai bambini, con un gigantesco nido sulla cima dove ci si affaccia a mo’ di balcone.

Il museo dispone di una sala cinema, ospita esposizioni e lavora in stretta collaborazione con scuole e università, fornendo agli studenti l’occasione di effettuare ricerche e preparare tesi di laurea. Poco distante, circondata dal verde, la parrocchiale di Sankt Oswald è parte di un ex monastero benedettino trecentesco che andò distrutto in un incendio nel 1876: l’attuale chiesa, in cui si conserva un bell’organo, fu ricostruita sei anni più tardi. L’atmosfera autunnale rende ancora più affascinanti questi villaggi che spuntano nella campagna avvolta dalla bruma o imbiancata dalle prime nevi. In quest’angolo di Baviera, dove l’uomo ha dovuto adattarsi a una natura severa e al clima rigido, circa settecento anni fa nacque e si sviluppò una fiorente produzione di vetro, favorita dalla grande disponibilità di legname e di sabbie di silicio. Un’attività che continua ancora oggi, tramandata di generazione in generazione, dando vita a opere di artigianato artistico famose in tutto il mondo e realizzate con la tradizionale tecnica della soffiatura, risalente a oltre duemila anni fa.

La nascita del vetro, probabilmente conosciuto fin dall’Età del Bronzo, pare sia avvenuta in Mesopotamia nella vasta zona fra il Tigri e l’Eufrate, ricca di sabbia di quarzo. Nel mondo antico il vetro ricopriva un ruolo molto importante, e nelle culture orientali era un simbolo di ricchezza e di prestigio. Smalti per ceramica, perline colorate e imitazioni di pietre preziose furono i primi prodotti a essere creati con il vetro, mentre a partire dal XVI secolo a.C. ebbe inizio la produzione di piccoli vasi. Poi, nel I secolo a.C., la scoperta rivoluzionaria della tecnica del vetro soffiato aprì nuove possibilità per la diffusione della cristalleria e gli oggetti prodotti divennero ben presto d’uso comune: dall’area del Mediterraneo commercianti, artigiani e viaggiatori contribuirono a diffondere quest’attività in tutto il mondo antico.

A Frauenau, pochi chilometri a nord di Sankt Oswald, lo splendido Glasmuseum ripercorre appunto la storia dell’arte vetraria dalle origini ai giorni nostri. Sorto nel 1975 come piccolo museo comunale, è stato completamente ricostruito grazie a finanziamenti della Commissione Europea e di istituzioni private e inaugurato nel giugno 2005. La struttura, dove sono custoditi lavori in vetro di varie epoche provenienti da diverse parti del mondo e opere di artisti di fama internazionale, è suddivisa in diverse aree che convergono verso una sezione centrale in cui si trova la ricostruzione di una vetreria con tanto di fornace, attrezzi e strumenti moderni e del passato, oltre a documenti, immagini e filmati che illustrano la vita quotidiana degli operai e delle loro famiglie dall’inizio del ‘900 a oggi.

Nei dintorni del museo, invece, si sviluppa un’interessante mostra permanente all’aperto, i Gläserne Gärten o giardini di vetro, ventuno opere d’arte da ammirare con una piacevole passeggiata. A poca distanza svetta il campanile della parrocchiale, meritevole di una visita per la ricchezza di affreschi e stucchi che ne fanno una delle più belle chiese della Baviera orientale. Frauenau, come la vicina Zwiesel, fa parte dell’itinerario turistico conosciuto come Glaßstraße o strada del vetro, un percorso tematico di 250 chilometri che va da Neustadt a Passau e che include musei, gallerie, spazi commerciali e laboratori artigianali dove i visitatori possono osservare i maestri vetrai al lavoro.

Si avvicina il momento del ritorno a casa, ma prima di partire ci rifugiamo ancora un po’ nella grande e silenziosa foresta: è giusto salutarla come si deve, come si fa con una vecchia amica a cui siamo legati da un rapporto speciale. Il sottobosco imbiancato da una breve nevicata ha un fascino fiabesco e ci aspettiamo di veder sbucare qualche gnomo da un momento all’altro… e qualcosa si muove! Ed ecco uno scoiattolo paffuto che fa capolino da un enorme tronco ricoperto di muschio, regalandoci un’ultima dolcissima emozione.

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