In Belgio tra la Vallonia e le Fiandre in camper

In Belgio in camper, tra la Vallonia e le Fiandre tra eleganti palazzi fiamminghi ammirando stupende opere d’arte antiche accostate a originali installazioni moderne

Indice dell'itinerario

Bionde attraenti, rosse intriganti, brune da capogiro: in Belgio la scelta è davvero ampia. Ma no, non è il solito discorso sessista: il riferimento è alle birre! Sulla bevanda che rinfresca le estati di mezzo mondo ognuno di noi ha certamente le proprie preferenze, ma qui ci troviamo in un territorio che dispone di un campionario davvero vasto per sperimentare, confrontare… e comunque gustare. Ma attenzione, non è un gioco, tanto che la cultura della birra belga è stata iscritta dall’Unesco nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità. Ecco cosa vi proponiamo con il nostro giro in Belgio in camper!

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Mons, la città della Ducasse

Anch’essa presente nel ricco elenco stilato dalla zelante agenzia delle Nazioni Unite, la Ducasse è la festa più animata di Monscittà della Vallonia non distante dal confine francese. Chiamata anche Doudou – dall’orecchiabile motivo ripetuto ossessivamente durante i festeggiamenti – la celebrazione si svolge da più di seicentocinquant’anni e ha il culmine nella domenica della Santissima Trinità col combattimento del Lumeçon, allorché San Giorgio entra a cavallo nella Grand-Place per affrontare il Drago. Il gigantesco mostro verde, prima di essere colpito a morte, sfugge ripetutamente agli assalti rivolgendo la lunga coda verso il pubblico dal quale si innalzano centinaia di mani per afferrarla in un gesto di buon auspicio. La stessa atmosfera giocosa d’allora ha caratterizzato le poche ore trascorse in città alla quale però, questa volta, abbiamo dedicato tutta la nostra attenzione. Sull’ampia Grand-Place affaccia il prospetto del palazzo municipale.

Dal lato opposto il gran numero di bar con tavolini all’aperto è un invito a sedersi per ammirare con calma lo scenario che abbiamo di fronte. La nostra scelta ricade sul bar La Lorgnette poiché qui potremo provare la Bush Flambée, la nostra prima, insolita birra belga… che si rivela una fiammante sorpresa.
Si può dire che in ogni angolo di Mons si faccia musica; ciò è evidente addirittura nella Grand-Place, centralmente occupata da un palco sul quale si esibiscono ballerini di breakdance in gara tra loro. La scena è successivamente occupata dall’esibizione di coppie, formatesi casualmente tra il pubblico, che si cimentano in balli meno acrobatici senza però vincitori.

Lasciamo i bicchieri ormai vuoti e ci dirigiamo verso l’imponente facciata gotica del municipio. Costruito nel XV secolo, si distingue per il campanile che lo sovrasta, aggiunto agli inizi del Settecento. Sul portone d’ingresso è da notare la grande serratura a forma di castello mentre all’interno si possono visitare, su prenotazione, i grandi saloni decorati e arredati con copie dei mobili originali. Prima di entrare, però, è d’obbligo accarezzare con la mano sinistra la testa della scimmietta in ferro battuto posta accanto al portale: si avrà diritto – così ci viene detto! – ad un anno fortunato.

I monumenti di Mons

All’uscita, imboccando sulla sinistra la Rue de Nimy, giungiamo dinanzi alla chiesa di Santa Elisabetta nel cui interno si conservano le reliquie di San Giorgio. La piazzetta di fronte è abbellita dall’installazione The Passenger dell’artista Arne Quinze, inaugurata nel 2015, quando Mons fu Capitale europea della Cultura. Quella che vediamo è la seconda versione, riallestita dopo il collasso dell’opera prima; si tratta di un fitto incrocio di assi di legno colorate che sovrasta la strada per ottantacinque metri di lunghezza e sedici di altezza.

Ritorniamo sui nostri passi ripercorrendo l’intera facciata municipale alla cui estremità si trova il locale ufficio del turismo. Siamo diretti al Musée du Doudou dove, con l’ausilio di applicazioni multimediali, foto e filmati, si racconta la storia delle varie edizioni dell’annuale manifestazione.

Raggiungiamo la vicina collegiata di Sainte-Waudru, costruita tra il XV e il XVII secolo e consacrata alla patrona della città. La scalinata semicircolare introduce nell’ampia navata dove, tra architetture gotiche e preziosi intagli di legno, si trova il Tesoro della Santa. Al di sopra dell’altare maggiore, poggiata tra due colonne, è posta la cassa d’oro contenete le sue reliquie, trasportate durante la festa del Doudou su un carro decorato con cherubini esposto all’interno della chiesa.

Non ci rimane che raggiungere il Beffroi, ovvero la torre campanaria civica, eretto nel XVII secolo. Un comodo ascensore permette di raggiungere la cima, alta ottantasette metri, dove osservare i tetti della città ed ammirare l’estro – riconosciuto dall’Unesco, neanche a dirlo – dei carillonneurs nel suonare quarantanove campane; nel parco alle sue spalle la millenaria cappella di San Callisto ospita un museo dedicato al castello comitale che sorgeva proprio qui.

Leuven, la capitale del malto

Leuven è la città della Stella Artois, etichetta nata nel Natale del 1926 e oggi marchio internazionale. L’esistenza di questo grande gruppo industriale non esclude di trovare le più disparate birre artigianali, tanto che Leuven è detta la capitale mondiale della birra.

In città colpisce immediatamente la presenza di giovani in bici che nelle aree pedonali sfrecciano acrobaticamente tra la folla dei passanti: siamo in un importante centro universitario, una città di circa novantamila abitanti ai quali durante l’anno accademico si aggiungono oltre venticinquemila studenti, con conseguente richiesta di posti letto: una domanda che verrà soddisfatta grazie ai nuovi moduli abitativi intorno alla stazione ferroviaria e in costruzione nei pressi dell’area portuale del fiume Dyle, spazi sfruttati recuperando i birrifici dismessi.

Così, mentre girovaghiamo tra i moderni e colorati condomini di Sint-Maartensdal, ci imbattiamo casualmente in uno strano laboratorio proprio alle spalle di un vecchio stabilimento della Stella Artois. È l’officina di Pieter Janssens, designer e costruttore di fantascientifiche scenografie teatrali, cinematografiche e televisive del quale ammiriamo alcune opere.

Il centro storico di Leuven

Continuiamo a seguire il fiume, sulle cui rive un tempo sorgevano più di quaranta birrifici, per raggiungere il Piccolo Beghinaggio. Ormai proprietà privata, le piccole case in mattoncini erano abitate dalle donne a servizio nella vicina abbazia di San Gertrude, il cui campanile domina le restanti trenta dimore in stile fiammingo.

Le tranquille strade cittadine ci conducono al Grote Markt, la piazza su cui si concentrano i monumenti più significativi della città. Siamo abbagliati dalla bellezza del palazzo comunale, le cui facciate gotiche sono ornate su più livelli da un più di duecento statue aggiunte nel 1850 e raffiguranti personalità dell’epoca. L’edificio fu eretto alla metà del Quattrocento e il suo ultimo architetto, Matheus de Layens, firmò anche l’adiacente Tafelrond, la Tavola Rotonda: demolito e ricostruito come teatro ai primi del XIX secolo, bombardato durante la Prima Guerra Mondiale e nuovamente innalzato negli anni Venti, oggi ospita un albergo e un ristorante.

Di fronte abbiamo l’abside della stupenda collegiata di San Pietro; il portale del transetto è sormontato dalla statua dorata di Meester Jan intento a percuotere una campana per segnare le ore. Tra le importanti opere d’arte racchiuse all’interno possiamo ammirare il Trittico dell’Ultima Cena di Dirk Bouts e lo stupefacente pulpito ligneo su cui è scolpita la raffigurazione della conversione di San Norberto.

Perché Leuven è la capitale delle birre?

Ma è giunto il momento di approfondire la conoscenza delle ragioni per cui Leuven è la capitale della birra e perciò ci spostiamo al vicinissimo Oude Markt, soprannominato il bar più lungo del mondo. L’antica e lunga piazza è affollata su entrambi i lati da tavolini e sedie che invadono anche la sede stradale, già occupata da un ammasso di bici lasciate quasi alla rinfusa dagli avventori. Ci affidiamo al caso e consumiamo la nostra Vedette Extra, una bionda lager, accanto a De Kotmadam, la statua in bronzo di una donna seduta in panchina dedicata a tutte le signore che un tempo offrivano alloggio agli studenti.

Approfittiamo della vicinanza per far visita all’M Leuven, un museo che custodisce una collezione di cinquantaduemila opere accostando dipinti quattrocenteschi lavori di artisti fiamminghi a installazioni di arte contemporanea in un mix che già si intuisce dall’esterno, osservando il grande portale colonnato che dà accesso alla moderna costruzione.

Ci dirigiamo ora verso il Grande Beghinaggio senza tralasciare la visita alla magnifica Biblioteca Universitaria che incontriamo lungo il cammino. Questo luogo di cultura è stato distrutto dalle fiamme durante le due guerre mondiali con l’immancabile perdita di preziosi volumi. Ricostruito dopo l’ultimo evento bellico secondo le planimetrie originali, oggi vanta la disponibilità di un milione e mezzo di libri consultabili nella grande sala di lettura.

La nostra piacevole passeggiata continua per poco più di un chilometro prima di raggiungere, sulla Schapenstraat, il duecentesco Groot Begijnhof. Le donne che vi vissero – fino a buona parte del Novecento! – non erano suore ma avevano fatto voto di castità e obbedienza e si dedicavano all’insegnamento e alla cura dei malati. Alla fine del XX secolo le abitazioni che furono acquistate dall’Università Cattolica e questo silenzioso complesso di caseggiati, eretti perlopiù nel XVII secolo con i classici mattoncini rossi, rimpolpa la lista dei patrimoni dell’umanità stilata dall’Unesco.

Mechelen, la città dell’integrazione

Mechelen, Malines in francese, convivono pacificamente centoventotto nazionalità che rappresentano il trenta per cento dell’intera popolazione. Questa comunità di circa ottantacinquemila abitanti anima un centro che può essere visitato in un’unica giornata poiché i suoi monumenti più importanti sono quasi tutti concentrati nelle immediate vicinanze della Piazza del Mercato Grande. Dopo aver fortunatamente trovato parcheggio di fianco alla stazione ferroviaria, per raggiungere il Groot Markt imbocchiamo dapprima la Graaf van Egmontstraat e poi la Bruul, la principale strada dello shopping.

La vasta area mercatale è circondata completamente da antichi edifici in stile fiammingo tra i quali emerge per importanza il complesso trecentesco della Stadthuis, con il palazzo municipale affiancato dalla sobrietà del Mercato dei Tessuti e dall’elaborata eleganza del Palazzo del Gran Consiglio. Di fronte, dietro sei palazzi che sembrano disegnati, svetta la cattedrale di San Rombaldo, sovrastata dalla maestosa torre del 1452 (dobbiamo specificare che è patrimonio Unesco?): salendo più di cinquecento gradini si raggiunge la sua cima, a novantasette metri, da dove si gode una veduta davvero panoramica.

In uno dei tanti bar della piazza facciamo una pausa, utile per ritemprarci dopo la faticosa scalata, naturalmente in compagnia di una birra d’abbazia. È sabato, appuntamento col mercato settimanale che colma ogni spazio libero con i banchi. Piante, fiori, abbigliamento e prodotti gastronomici tra i quali tanti dolciumi: oltre ai famosi gaufres abbiamo apprezzato i cioccolatini artigianali di Neuhaus (al civico 39 della piazza), un cognome a ricordo dell’antenato Casanova, come sostiene il titolare. Lasciamo il mercato e imbocchiamo la Befferstraat per raggiungere il rinascimentale palazzo di Margherita d’Austria la quale, divenuta governatrice dei Paesi Bassi nel 1507, fece di Mechelen un grande centro culturale, un importante riferimento per artisti e scienziati dell’epoca. Le sue originali strutture racchiudono un elegante giardino e gareggiano in bellezza col palazzo van Busleyden, un’antica dimora divenuta oggi museo del folklore.

Nel nostro trekking urbano non può mancare una tappa alla chiesa di San Giovanni per ammirare L’adorazione dei Magi, capolavoro di Pieter Paul Rubens, prima di transitare tra le case del piccolo beghinaggio e continuare a perderci tra i vicoli storici. Finalmente raggiungiamo una meta ambita, l’antico birrificio Het Anker, ormai divenuto una grande azienda che può offrire ai suoi clienti ospitalità, ristorazione e, naturalmente, un ottimo boccale di birra. Nell’ampio campionario che è possibile degustare non è da mancare la famosa Gouden Carolus, miscelata all’origine col whisky! Con un passo non più fermo, ma tenendo sempre l’alta torre della cattedrale come riferimento, ci incamminiamo verso l’ormai lontano parcheggio. Casualmente ci troviamo a costeggiare il fiume Dyle e attraversare la piccola piazza del Vismarkt, circondata da una serie di canali sui quali si affacciano moderne abitazioni.

Giungiamo in prossimità del Ponte Grande, il Grootbrug, dal quale osserviamo le tre abitazioni più antiche della città. Da qui, nonostante la stanchezza, deviamo sulla IJzerenleen che ci conduce nell’antica piazza del pesce, con le sue fontanelle a tema, chiusa dall’edificio del vecchio municipio, ora sede dell’ufficio turistico… ed ecco che ci affacciamo ancora una volta sul Grote Markt. Una birra?   

Testo e foto di Emilio Dati

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