Terza e ultima tappa del nostro itinerario in camper lungo il grande fiume, dalle sorgenti al mare. Approdiamo al mondo orizzontale del Delta, un paesaggio unico per il Bel Paese ma anche una risorsa europea - perché di questo si tratta - ancora non sfruttata a dovere. Al turista curioso di natura e cultura questa terra ha molto, moltissimo da dire: e proprio il primo autunno è tra i periodi ideali per andare a goderne le atmosfere, le risorse, i tesori.
Indice dell'itinerario

In camper, nella comoda area attrezzata di Ferrara, studiamo la mappa guardando a est. Una quarantina di chilometri tra i campi della grande bonifica e poi oltre la Romea è subito Delta. Una parola sola che ne riassume tante: valli salmastre, pialasse, saline e canali, lagune, canneti, barene e isole. Una declinazione quasi infinita, e a misurarne la distanza con le giogaie e le torbiere di quota del primissimo Po, nel lontano Piemonte, viene in mente che questo è un viaggio nella geografia ma anche nella storia. Soprattutto qui l’uomo ha infatti scavato, deviato, forgiato l’ambiente – ostile come sulle montagne del Cuneese ma in forma diversa – subendo le catastrofiche alluvioni, terrore delle genti padane, eppure riguadagnando ogni volta le posizioni.

Se oggi il turismo in quest’inizio di penisola tra Veneto ed Emilia Romagna ha una carta in più da giocare si chiama memoria. Ferrara certo ha mete da visitare che giustificherebbero un lungo soggiorno, ma voi portate il camper a curiosare fin negli angoli. Pomposa e Adria sono ben note agli appassionati d’arte e cultura, da affiancare però a Ca’ Cappello, agli ultimi ponti di barche, alle idrovore ormai spente di Ca’ Vendramin. A volte poi il passato ritorna, nasce di nuovo. Chi visitava Comacchio negli anni addietro scopriva non senza emozione le storie ancora recenti ma perdute della fabbrica delle anguille : la pesca e la lavorazione dei pesci, le geometrie diritte dei lavorieri, la guerra quotidiana dei poveri tra guardie e ladri, i semplici quadretti di vita familiare passavano davanti agli occhi come in un documentario in bianco e nero dell’Istituto Luce.

Oggi la rinascita della Manifattura dei Marinati è un segnale importante, di un mondo che può tornare grazie a nuove sensibilità.

Per il resto, e non lo scopriamo noi, questa è una palestra per il pleinair. E chi seguirà anche quest’ultimo invito a farsi condurre dal Po alla scoperta di una vera vacanza italiana non resterà certo deluso. Con la bici e magari la canoa al seguito, ma soprattutto con il gusto irrinunciabile a fare turismo in libertà, gli ultimi giorni verso l’Adriatico saranno la conferma di quelli che, dal Pian del Re in poi, li hanno preceduti in un viaggio straordinario.

Il mulino rinato

Il Castello Estense è il simbolo di Ferrara e dei suoi splendori di ieri e di oggi

Ferrara è una splendida, elegante città. Le ricorrenti mostre al Palazzo dei Diamanti offrono spesso lo spunto per tornare, e c’è sempre qualcosa ancora da visitare. In questo giro per noi è il turno di Palazzo Schifanoia con i magnifici affreschi della Sala dei Mesi, uno dei cicli più preziosi del Rinascimento, attribuiti a Cosmè Tura (1430-1495). E poi il Museo di Storia Naturale, quello archeologico con i reperti della necropoli di Spina, le collezioni dedicate a Boldini e De Pisis e, naturalmente, il massiccio Castello Estense ancora circondato dal fossato ne fanno una meta tra le più interessanti della grande pianura solcata dal Po. Attualmente chiuso per ristrutturazione è invece il museo dedicato a Michelangelo Antonioni, ricca e originale raccolta di fotografie di scena e sceneggiature, film e documentari, quadri opera del noto regista ferrarese.

Dalla città due proposte verdi riguardano l’oasi Lipu di Isola Bianca presso Pontelagoscuro, di cui abbiamo scritto nella puntata precedente, e un godibilissimo percorso ciclabile, denominato l’Anello d’Acqua: si tratta di un itinerario circolare da Ferrara a Ferrara, lungo 51 chilometri, che passa per il ponte sul Po di Volano e conduce lungo il canale di Burana e il Cavo Napoleonico, pedalando tra panorami agresti su una pianeggiante striscia di asfalto.

Ma la pista ciclabile per eccellenza da queste parti, per l’appunto, è la Destra Po: tre o quattro giorni a pedalare in una esaltante full immersion da Ferrara al mare. E’ l’appuntamento che ci diamo per la prossima visita da queste parti, ma intanto ne gustiamo un assaggio dalle parti di Ro.Tra Francolino e Pescara la strada carrabile percorre il vero e proprio argine del grande fiume lungo un tratto splendidamente panoramico ma breve, purtroppo, assai breve.

Tra le tradizioni del Delta il Mulino San Michele da poco allestito a Ro e regolarmente funzionante
Tra le tradizioni del Delta il Mulino San Michele da poco allestito a Ro e regolarmente funzionante

Non resta che tornar giù fino a Ro, che sarebbe un paesino come un altro della Bassa se non fosse che dal giugno dell’anno scorso ospita un mulino sul fiume, il San Michele. Ricostruito com’era, col tetto di cannuccia palustre e la struttura in legno, galleggia sulle acque del Po come un tempo capitava a tanti analoghi impianti. Nel 1873 – ha scritto il quotidiano La Repubblica nel paginone dedicato all’occasione, che avevamo conservato – sui fiumi del solo Ferrarese se ne contavano 173; sul Po l’ultimo venne distrutto da un bombardamento nel 1944 e oggi non ce n’è più nessuno.

Come a Revere nel Mantovano (si veda di nuovo la puntata precedente), così a Ro il mulino è tornato: il Comune ha sfruttato un finanziamento comunitario per rifare la chiatta, attraccata a una sponda, e la ruota (l’ulà) che sfruttando la corrente del fiume aziona la macina oggi come ai tempi di Riccardo Bacchelli, l’autore di quella grande saga familiare che è Il mulino del Po. Ai visitatori incantati spiega e mostra tutto Leonardo Baraldi, il simpatico gestore del vicino e provvidenziale punto ristoro all’ombra del ponte (bar, spuntini con pane preparato con la farina del mulino e noleggio bici). Tra l’altro, prima di arrivare al fiume, al di qua dell’argine c’è anche un’area di sosta per camper segnalata e tranquilla. E la Destra Po, alta sulla pianura, tira dritto come la più invitante delle traiettorie ad uso esclusivo delle dueruote.

Finis terrae

Il Giardino Botanico di Porto Caleri

Dopo Ro il primo ponte sul fiume è quello in ferro di Ariano, dove sponde verdeggianti accompagnano il nastro d’acqua del Po di Goro. Ci siamo. Ormai in odor d’Adriatico, a Serravalle il corso principale ha deviato verso nord con una poderosa doppia ansa, abbracciando la cosiddetta Isola d’Ariano, e da qui al mare vi si affiancano come in un puzzle l’Isola della Donzella e l’Isola di Polesine.

In camper si raggiunge finalmente la Romea, via secolare di pellegrinaggi e traffici commerciali. La cuspide del Delta vero e proprio scegliamo di esplorarla da nord, così saliamo fin dopo Rosolina per raggiungere, sul lembo estremo verso il mare, Porto Caleri. Qui il Corpo Forestale del Veneto ha realizzato un bel giardino botanico, i cui percorsi si ramificano tra i cespugli della macchia mediterranea: in un’area di 24 ettari tre sentieri consentono una visita agli ambienti della pineta, della duna e della laguna, dove sono presenti circa 220 specie vegetali diverse. Unico neo per chi si muove in questa stagione è l’apertura limitata da aprile a settembre.

Tornati sui propri passi, un paio di chilometri prima della Romea una deviazione sulla sinistra introduce al surreale percorso della Via delle Valli, una strada di servizio (liberamente percorribile) dell’Ente Sviluppo Agricolo del Veneto che s’inoltra per chilometri nel paesaggio delle valli da pesca. Qui l’assembramento dell’avifauna, in particolare durante i mesi invernali, è non di rado impressionante. Lo sbocco della via è sull’argine sinistro del Po di Levante, quasi giunto alla foce dove sull’Isola di Albarella sorge la settecentesca Ca’ Tiepolo, sede prestigiosa di mostre ed altri eventi culturali.

Il Museo Etnografico di Cà Cappello
Il Museo Etnografico di Cà Cappello

Per seguire la sponda opposta del Po occorre tornare alla Romea, sempre lungo il ramo di Levante, e svoltare a sinistra poco dopo il ponte. Alla segnalata Ca’ Cappello sorge il bel Museo della Corte ospitato in caratteristici casoni, con raccolte etnografiche e naturalistiche. In fondo alla via, giunti a Porto Levante, ancora una stradina da finis terrae s’insinua nella laguna con ampie svolte fino a Scanarello e al successivo ramo del Po di Maistra verso la Ca’ Pisani, un’area attrezzata con alcuni percorsi-natura e osservatori, e più avanti il paese di pescatori di Pila.

Fatto dietrofront e di nuovo sulla Romea per superare il grande Po di Venezia, svoltando ancora si attraversano vastissimi campi fino a Porto Tolle. Poco prima del paese è impossibile ignorare la svettante ciminiera di Ca’ Vendramin, oggi interessante Museo della Bonifica ma che dal 1903 al 1969 costituì il principale complesso idrovoro per la bonifica meccanica dell’Isola di Ariano: con oggetti e macchinari racconta di una lotta secolare con l’acqua che non appartiene soltanto al passato. Sono sufficienti due chiacchiere con i residenti, qui al Delta, per scoprire che basta scavare per una cantina o un box e ritrovarseli in breve allagati.

L’arrivo al mare

In pagaie nei pressi di Cà Mello
In pagaie nei pressi di Cà Mello

Dopo Porto Tolle si punta verso il vastissimo bacino della Sacca degli Scardovari, con possibile deviazione all’interno verso Ca’ Mello: anch’essa riadattata a ristoro, è la base per una visita a piedi o in bici all’attigua oasi naturale in cui nidificano garzette e nitticore.

Di nuovo in camper si costeggia quindi per intero il bordo degli Scardovari, fra le reti stese ad asciugare e le baracche in legno dei pescatori. Come nella vicina Sacca di Goro, qui l’attività che va per la maggiore è l’allevamento di vongole e cozze che ha portato, in queste terre a lungo diseredate, autentici fiumi di denaro (si parla di 50 o 60 milioni di euro all’anno). L’abbondanza di nutrienti dei fondali sabbiosi rende spettacolare la crescita dei molluschi, e così i residenti si contendono la laguna a colpi di recinzioni e sorveglianza via radar. Il ponte di barche che collega Santa Giulia a Gorino Veneto, invece, è rimasto una vivida cartolina dal passato al pari di quello immediatamente successivo tra Gorino Veneto e Gorino Ferrarese (quest’ultimo è a pagamento, con tariffa di 2,60 euro per il camper): sotto il peso delle ruote, le assi di legno che poggiano sugli scafi fanno un rumore sinistro che però delizia i turisti di passaggio.  A Gorino Ferrarese – e siamo ormai a svariate centinaia di chilometri e ponti e luoghi e facce d’Italia da quell’innocua cascatella tra le brecce del Monviso – il nostro viaggio lungo il Po sarebbe giunto al termine.

Il castello di Mesola ospita un bel centro visite del Parco del Delta emiliano-romagnolo
Il castello di Mesola ospita un bel centro visite del Parco del Delta emiliano-romagnolo

Per il brindisi d’arrivo si può scegliere tra l’area camper dentro al porto, piccola ma quanto mai calata nell’atmosfera terracquea del luogo, e la locanda La Lanterna ricavata nei locali del faro (trasporto in barca dal paese, tel. 336 363322; ci sarebbe anche una pista ciclabile dal porto, ma le difficoltà di manutenzione non la rendono sempre praticabile ed è meglio informarsi una volta sul posto).

Dal faro, l’Adriatico con la candida spuma della sua risacca sembra assediare un luogo dal fascino irresistibile. A chi vuole però concludere l’esplorazione del Delta consigliamo vivamente di giungere almeno fino a Comacchio. Mesola, subito sulla Romea, merita la sosta non foss’altro per il massiccio castello (che ospita anche un interessante centro visite del Parco del Delta), per l’area di sosta camper ma soprattutto per lo splendido Boscone che si estende a sud dell’abitato, prezioso relitto dell’antica foresta litoranea. A Pomposa l’omonima abbazia, il faro della Romea , offre tesori d’arte tra i più preziosi della regione, mentre al Lido di Volano si può esplorare in canoa la foce di uno dei rami più meridionali del Po, in realtà l’Idrovora Ferrarese.

Quanto a Comacchio, promossa sul campo piccola capitale del Delta grazie anche al parco, chi come noi la conosce già potrà ben tornarci per ammirare le più recenti attrazioni: soprattutto il Museo della Nave Romana, o meglio del suo carico, e la Manifattura dei Marinati con la splendida Sala Fuochi, dalla copertura a capriate lignee, dove in dodici camini le anguille venivano e da qualche anno vengono di nuovo cotte allo spiedo sul fuoco di legna. E tra un assaggio e l’altro il mondo del fiume torna a vivere.

Comacchio-Pesca-anguille
The traditional eel festival is takin place in Comacchio. Eel are fished in old way in the valley and ready to sell.

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