Inserite nell’area marina protetta più grande d’Europa, le Isole Egadi svelano particolari di un tempo che non c’è più: dai graffiti preistorici di Levanzo alla mattanza dei tonni a Favignana, passando per le memorie della battaglia navale che decise la Prima Guerra Punica, visitiamo luoghi dove scoprire molto più di qualche cala da sogno. Con il favore della bassa stagione
Indice dell'itinerario

Aià Mole… Aià Mole… la Cialoma, il ritmico coro dei tonnarotti, accompagna lo sforzo comune per sollevare la rete. Seguendo i comandi del rais, il maestro della mattanza, il coppu si stringe attorno al banco di tonni rossi, spingendoli verso la superficie e gli arpioni fatali con cui otto uomini li sollevano sulle imbarcazioni. Una pesca concitata e pericolosa, una tradizione di fatica e lavoro che a Favignana e alle Isole Egadi si è ripetuta praticamente invariata dal XV secolo fino agli anni ’80, quando la drammatica riduzione dei tonni, portati quasi all’estinzione, ha determinato la chiusura dell’attività.

Il canto intonato dai tonnarotti sarebbe di derivazione araba e costituirebbe un’invocazione d’aiuto ad Allah; secondo alcuni, invece, storpiato in dialetto sarebbe una bestemmia rivolta dai pescatori ai dominatori turchi. Se infatti è documentato lo sfruttamento della migrazione dei tonni in Sicilia sin dal Neolitico, intorno all’XI secolo furono gli Arabi a perfezionare la tecnica, esportandola in tutto il Mediterraneo come del resto dimostra l’uso del termine rais per il capomattanza e il fatto che dovesse essere straniero: probabilmente i discendenti dei dominatori mussulmani mantennero il controllo economico sulla tonnara anche per tutto il Medioevo, quando la pesca al tonno fece la fortuna dell’isola e della Chiesa, a cui venivano pagate le decime dei guadagni.

Pitture e foto d’epocanel museo dell’Ex Stabilimento Florio
Pitture e foto d’epocanel museo dell’Ex Stabilimento Florio

Come visitare le Isole Egadi in camper

Oggi l’Area Marina Protetta delle Egadi è la più grande del Mediterraneo: un mare cristallino, benedetto da correnti ricche di plancton che ripopolano i fondali di prateria di posidonia con gorgonie e coralli, tra cui nuotano ricciole, barracuda e corvine e si nascondono aragoste, cicale, cernie e murene. Nonostante le ridotte dimensioni, l’isola di Favignana non è affatto ostile al turismo itinerante.

Non ci sono limitazioni allo sbarco in camper a eccezione del mese di agosto, quando è richiesta una prenotazione in una struttura recettiva se si programma un soggiorno di poche notti, oppure un biglietto di ritorno che preveda una permanenza superiore a una settimana. Non vigono divieti di sosta o transito, ma in alcune località la dimensione delle strade, spesso sterrate, sconsiglia lo spostamento con il v.r.; la soluzione ideale è fare affidamento sul campeggio e scoprire l’isola con la bici, che si può noleggiare.

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Palazzo Florio a Favignana

Come visitare il centro storico di Favignana?

Sbarcati nella bella cittadina si può visitare il grazioso centro storico, che conserva il fascino del villaggio di pescatori unito all’eleganza delle residenze di mare; l’attività della pesca si scopre al Palazzo Florio, trasformato in centro visite, e nell’Ex Stabilimento Florio, che domina il porticciolo e la baia: attivo dalla metà dell’Ottocento sino agli anni ’80, è stato ristrutturato e aperto al pubblico la scorsa primavera. Oggi costituisce un bell’esempio di archeologia industriale e rappresenta uno dei più grandi musei della tonnara del Mediterraneo.

Favignana, il castello normanno
Favignana, il castello normanno

A piedi, con una passeggiata di circa un’ora per salire i 314 metri della vetta con dolci scalini, si può raggiungere il Forte Santa Caterina, antico castello normanno utilizzato come base militare fino a pochi decenni fa, da dove si gode un’ampia veduta su tutto l’arcipelago. Le strade di più comodo transito per il v.r., invece, sono quelle sui lati sud e ovest. La strada costiera di Mezzogiorno conduce a Cala Azzurra e al faro di Punta Marsala, con un breve sterrato finale che può essere utilizzato anche per il parcheggio.

Si deve invece procedere a piedi, lungo la stretta pista di terra, per arrivare alla famosa spiaggia del Bue Marino, sull’estremità orientale, sicuramente la più nota dell’isola. La strada asfaltata costeggia il Lido Burrone fino a Punta Sottile, dove è possibile parcheggiare per godere delle piccole spiaggette o per mettere in acqua il kayak ed esplorare la costa più selvaggia, non servita da strade, dall’isolotto del Preveto sino a Cala Rotonda.

Favignana: la sosta prima di un’immersione
Favignana: la sosta prima di un’immersione

Con il tunnel di Scindo Passo si può raggiungere il versante occidentale della Montagna Grande: da qui la strada provinciale di Favignana conduce ai litorali meno popolosi di Cala Grande, Pozzo Ponente e Punta Sottile, dove l’omonimo faro purtroppo non è visitabile. Solo i piccoli furgonati disposti a subire qualche riga sulla carrozzeria possono accedere alla bella Cala Rotonda per una via stretta, chiusa da muri a secco e rovi; in alternativa vi si può arrivare dal campeggio con una pedalata di dieci chilometri.

Svoltando a destra sulla Strada dei Faraglioni si imbocca in pochi chilometri l’ampio sterrato per Punta Faraglione, che offre una soluzione di sosta per visitare la Grotta delle Uccerie e immergersi a Cala Trapanisa, punto d’accesso via terra per un’escursione subacquea: a sinistra al Faraglione (attenzione alle correnti), a destra alla Grotta degli Innamorati. Il litorale settentrionale – dalla cittadina a Cala Rossa – non è ideale per l’accesso di un v.r., ma è una bella passeggiata su due ruote che permette di visitare le cave di tufo e le grotte dell’area archeologica di San Nicola.

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Da Favignana a Levanzo

Riprese durante un’immersione nell’area marina protetta

«Da quando mi sono trasferito da Palermo a Levanzo ho risolto un grande problema della vita» scherza Giuseppe Pisciotta, la nostra guida per le immersioni sulla più piccola delle Egadi. «Trovo sempre parcheggio!». Facile a dirsi su un’isola dove non ci sono strade asfaltate e il Capodanno si festeggia tutti insieme in piazza… al massimo in quaranta persone, cioè tutta la popolazione residente nel periodo invernale. Giuseppe è un esempio vivente del successo dell’Area Marina Protetta delle Egadi. Campione di pesca subacquea, era convinto che il suo amato sport non avesse conseguenze negative per l’ambiente marino. «Continuavo a immergermi in questo paradiso, popolato da un’incredibile varietà di pesci, e non credevo di fare danni.

Flora acquatica ripresa durante un’immersione nell’area marina protetta
Flora acquatica ripresa durante un’immersione nell’area marina protetta

Poi, quando sono arrivate le restrizioni del parco, ho iniziato a nuotare anche altrove… e ho trovato il deserto: il mare era ancora tale solo nelle isole Egadi, perché era protetto! Così ho deciso che non avrei ucciso più un pesce e che avrei condiviso questa meraviglia con il maggior numero di persone possibile, per far capire quanto è bello e fragile il nostro Mediterraneo». Da allora è diventato accompagnatore e istruttore subacqueo, fondando un centro diving riconosciuto e autorizzato dal Parco.

Le immersioni

L’area marina delle Isole Egadi è la più grande estensione di mare protetto di Europa e del Mediterraneo. Tutela un patrimonio eccezionale: una prateria di Posidonia Oceanica che si estende da Trapani sino a Marettimo su un plateau da cui si innalzano le isole e lo scoglio Formica. Sui suoi fondali, che da millenni attirano i tonni in migrazione per la riproduzione, si affollano ancora cernie, corvine, tordi, murene, polpi e aragoste. Le correnti sono seguite da ricciole, dentici, barracuda e lampughe a caccia. Nei suoi cieli volano berte e uccelli delle tempeste; nel 2013 è stata accertata persino la presenza della foca monaca.

Fauna acquatica ripresa durante un’immersione nell’area marina protetta
Fauna acquatica ripresa durante un’immersione nell’area marina protetta

Le scogliere rocciose ospitano alcune rarità altrove a rischio d’estinzione e qui, invece, a portata d’incontro: l’Astroides calycularis, meglio conosciuta come margherita di mare, ricopre le pareti con il suo bellissimo tappeto arancione e si può ammirare anche con maschera e boccaglio. Più in profondità, boschi di Paramunicea clavata (la gorgonia rossa, così in diminuzione nel Mediterraneo) aspettano i sub che si immergono oltre i 25 metri, mentre decine di esemplari di Pinna nobilis ritagliano i loro spazi tra la Posidonia. In epoca preistorica, durante le grandi glaciazioni, le isole Egadi erano collegate alla Sicilia da una grande pianura.

I tesori di Levanzo e Favignana

Levanzo, alcune pitture rupestri nella Grotta del Genovese
Levanzo, alcune pitture rupestri nella Grotta del Genovese

Sotto le dolci vette di Levanzo e Favignana, oggi non più alte di 300 metri, cervi, bovini e cavalli selvatici sfamavano i cacciatori che abitavano le cavità calcaree della zona; e proprio nella cosiddetta Grotta del Genovese, scoperta nel 1949, lasciarono impresse straordinarie raffigurazioni parietali. In questo antro di formazione carsica si possono ammirare graffiti risalenti a 12.000 anni fa; le pitture sono invece databili a 6.000 anni fa, quando Levanzo era già un’isola: con l’aumento del livello del mare, la pianura venne sommersa e si trasformò nella grande piattaforma di Posidonia mentre sulle pareti della grotta rimaste all’asciutto appaiono le rappresentazioni di tonni e delfini.

Capo Grosso a Levanzo
Capo Grosso a Levanzo

Il mare delle isole Egadi restò un luogo ricco e molto ambito. In epoca romana l’isola era destinata non solo alla pesca dei tonni, ma anche alla produzione del prezioso garum, la salsa di acciughe che faceva impazzire i buongustai del Foro. A Cala Minnola sono state scavate dagli archeologi particolari formazioni che servivano alla sua fermentazione. Ma le scoperte più importanti riguardano il conflitto per il dominio sul Mar Mediterraneo: i subacquei hanno portato alla luce numerosi reperti di navi romane e cartaginesi, perché proprio qui si svolse la grande battaglia che decise la Prima Guerra Punica.

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Levanzo, il sentiero che conduce a Capo Grosso
Levanzo, il sentiero che conduce a Capo Grosso

Visita di Levanzo

Non ci sono divieti per il trasferimento e lo sbarco di camper sulla piccola Levanzo, ma è una scelta che va ponderata con attenzione e che comunque praticabile solo nella bassa stagione: le strade non sono asfaltate e il parcheggio del porto è destinato ai veicoli di prossimo imbarco. L’unica stretta sterrata segue il litorale roccioso chiusa tra la staccionata e la scogliera, raggiunge Cala Fredda e il sentiero di accesso per Cala Minnola, quindi sale al centro dell’isola raggiungendo il piccolo piazzale dell’antica Villa Florio, oggi in abbandono.

La pista procede sino all’unico parcheggio esistente fuori dai terreni privati, all’inizio della strada piastrellata per la Grotta del Genovese. I veicoli di piccole dimensioni possono affrontare la salita, ripida e resa disagevole dai rami bassi dei pini, per raggiungere il secondo parcheggio panoramico, ma devono far attenzione a lasciare lo spazio di manovra ai fuoristrada turistici; proseguendo si arriva al sentiero di accesso per Cala Tramontana e più avanti il faro di Capo Grosso, dove si trovano piccoli slarghi di terra battuta.

Levanzo, una delle grotte di Cala Tramontana
Levanzo, una delle grotte di Cala Tramontana

Consigliamo invece la visita a piedi in giornata, che si può completare con un’escursione di snorkeling o un’immersione subacquea sui fondali ben preservati di Levanzo (la disposizione delle coste permette di trovare quasi sempre un sito riparato dal vento e dai marosi, oltre che non affollato). L’isola dispone di una buona rete di sentieri: in circa due ore si raggiunge la Grotta del Genovese, in tre ore Cala Tramontana e in meno di quattro ore il faro (il trekking non è difficile, ma non dimenticate una scorta d’acqua. Per chi non vuole sudare, dallo sbarco dei traghetti in meno di mezz’ora di cammino quasi pianeggiante si raggiungono la spiaggetta del Faraglione o l’insenatura di Cala Minnola.

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Favignana in kayak

Favignana in kayak
Favignana in kayak

Dallo scivolo in cemento del versante occidentale di Punta Sottile, aperto a tutti, l’isolotto del Preveto si raggiunge in poco più di mezz’ora di pagaiata. È un incantevole scoglio con una spiaggia rivolta verso le falesie del promontorio di Scindo Passo, dove è possibile sbarcare sotto una nuvola di gabbiani nidificanti. Non ci sono approdi sull’isola Galeotta, poco distante, ma vale la pena effettuarne il periplo per godere dei fondali rocciosi ricchi di fauna.

In un’ora di remata sottocosta si superano alcune piccole spiagge raggiungibili solo dal mare e si trova Isola Galera, talmente vicina alla terraferma da sembrare quasi un promontorio riparatissimo dalle onde e dal vento. Superando il piccolo Scoglio delle Correnti è necessaria quasi un’altra ora – senza approdi sulla scogliera ripida – per entrare a Cala Rotonda.

Cave e giardini

Ex cave di Calcarenile
Ex cave di Calcarenile

La calcarenite, una roccia chiara e facilmente lavorabile, fu estratta per le costruzioni sin dall’epoca romana. Con il tufo delle Egadi – come viene chiamato dai residenti delle isole – si costruirono le preziose decorazioni barocche dei portali di mezza Sicilia. Alcune delle cave a cielo aperto sulla scogliera hanno creato piacevoli piscine dove fare il bagno; altre restano come grotte misteriose da esplorare; alcune, infine, sono state trasformate in abitazioni private.

Giardini dell’Impossibile di Villa Margherita

I Giardini dell’Impossibile di Villa Margherita sono un esempio unico di riqualificazione: realizzati in trent’anni di lavoro da Gabriella Campo, consistono in 20.000 metri quadrati di parco ipogeo e 30.000 di giardino botanico dove ibischi, palme, fiori tropicali e flora autoctona crescono rigogliosi fra gallerie e grotte.

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