5 libri per il viaggiatore avventuroso

Ecco cinque libri che non devono mancare nella biblioteca dell’appassionato di viaggi ed escursioni
libri per il viaggiatore

Questi sono i cinque libri che secondo noi non possono mancare nella vostra biblioteca di viaggiatore. Con l’aggiunta di una citazione che potrebbe farvi venire voglia di leggerli.

Perché prima che con il corpo viaggiamo con la mente e un buon libro ci può anche far venire l’idea per una prossima avventura.

1. Sulla strada, Jack Kerouac

Il manifesto della beat generation, un viaggio sulle strade americane del dopoguerra senza una meta o un obiettivo precisi, se non quelli di trovare un senso alla propria esistenza. Un testo da leggere più volte, in diverse fasi della propria vita.

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“…dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo. Per andare dove, amico? Non lo so, ma dobbiamo andare… C’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce mai”.

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2. In Patagonia, Bruce Chatwin

Il libro nello zaino per una generazione di viaggiatori, dove si accostano fantasia e realtà, sulle tracce di un brontosauro e di un parente marinaio. E la Patagonia diventa un luogo dell’anima dove mettere alla prova la propria passione di viaggiatori.

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“Somigliano agli irrequieti uccelli migratori, che si sentono felici e intimamente calmi solo quando sono in movimento”.

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3. Un indovino mi disse, Tiziano Terzani

Nel 1976 un indovino cinese avverte il grande giornalista che nel 1993 correrà un gran rischio di morire in un incidente aereo. Diciassette anni dopo il corrispondente dello Spiegel dall’Asia, stanco e dubbioso sul senso della propria vita e del suo lavoro, ricorda la profezia e decide di farne un’occasione per scoprire il mondo, e se stesso, con occhi nuovi.

un indovino mi disse

“La profezia era la scusa. La verità è che uno a cinquantacinque anni ha una gran voglia di aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare il mondo con occhi nuovi, di rileggere i classici, di riscoprire che il sole sorge, che in cielo c’è la luna e che il tempo non è solo quello scandito dagli orologi. Questa era la mia occasione e non potevo lasciarmela scappare”.

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4. Tre uomini in barca (per tacer del cane), Jerome K. Jerome

L’idea del compassato autore britannico era quella di redigere una dotta guida turistica del Tamigi. Ma una volta che l’editore fece fuori tutte le digressioni storico-letterarie, rimase tutta una serie di spesso involontarie gag umoristiche che resero il libro uno dei più divertenti della storia. Mitici i racconti sull’ipocondria, sullo zio Podger che appende un quadro, sul fornelletto da campo o sul montaggio della tenda. Un capolavoro senza tempo da leggere e rileggere.

tre uomini in barca

“Ho sempre l’impressione di fare più di quanto non mi spetti, io. Non che sia nemico del lavoro, intendiamoci; adoro il lavoro: mi affascina. Sono capace di starmene per ore e ore a guardarlo. E mi piace tenermelo vicino: l’idea di sbarazzarmene, quasi mi spezza il cuore. E non ne ho mai di troppo; accumulare il lavoro è diventato quasi una passione, in me: il mio studio è talmente pieno di lavoro, ormai, che difficilmente si potrebbe trovare lo spazio per mettercene ancora. Tra poco, sarò costretto ad ampliare la casa. E con quanta cura custodisco il mio lavoro! Diamine, una parte del lavoro che ho presso di me si trova in mio possesso da anni e anni, e non c’è sopra nemmeno una ditata. Sono estremamente orgoglioso del mio lavoro; ogni tanto, lo tiro fuori e lo spolvero. Nessuno meglio di me tiene il proprio lavoro in perfetto stato di conservazione. Ma per quanto io sia avido di lavoro, mi piace essere giusto. Non ne chiedo più di quanto non me ne spetti. Senonché, mi capita di ottenerne senza richiederlo… così, almeno, mi sembra… ed è una cosa che mi preoccupa”.

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5. L’arte di viaggiare, Alain de Botton

Sì, viaggiare… ma perché? Il libro prova a fornire una risposta analizzando alcuni momenti emblematici del viaggio, in compagnia di scrittori, artisti e filosofi. Baudelaire, Hopper, Flaubert, Giobbe, Van Gogh divengono le guide per cercare di capire perché viaggiare renda così inspiegabilmente felici e scoprire magari che il segreto e nell’acquisire la capacità di osservare con occhi sempre nuovi anche realtà già conosciute.

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“Nessuno spostamento a centocinquanta chilometri l’ora ci renderà di un solo briciolo più forti, più felici o più saggi. Nel mondo sono sempre esistite più cose di quante gli uomini riuscissero a vedere, per quanto lentamente essi camminassero, e certo non le vedranno meglio andando più veloci. A contare realmente sono la vista e il pensiero, non la velocità. La corsa rapida non giova al proiettile; e il passo lento non nuoce di sicuro all’uomo, poiché, se è veramente tale, la sua gloria non starà nell’andare, ma nell’essere”.

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