Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Microbioma, l'universo inesplorato in ognuno di noi

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Sappiamo che fibra, vitamine, antiossidanti, fermenti lattici sono tutti nutrienti amici dell’intestino. Ma muoversi per queste macro categorie non basta a cogliere la complessa interazione tra ciò che mangiamo e ciò che accade nella flora batterica intestinale. Lo ha esplicitato un recente studio dell’università del Minnesota dimostrando che cibi molto simili da un punto di vista nutrizionale possono avere effetti molto differenti sul microbioma, la popolazione di miliardi di batteri “buoni” perno del nostro apparato digerente.

Le tabelle nutritive che siamo abituati a interpellare sono, infatti, concepite per l’uomo, non per per i batteri e poco sappiamo di come un dato alimento incida sul microbioma, giorno dopo giorno, persona per persona. Per provare a scoprirlo i ricercatori hanno esaminato i campioni delle feci prelevati ogni giorno, per 17 giorni, a un gruppo di 34 adulti in salute ai quali è stato chiesto di tenere un diario accurato di tutto quanto mangiato e bevuto durante il periodo di osservazione.

STESSO CIBO, DIVERSI BATTERI
Grazie a uno speciale test (shotgun metagenomic) è stato possibile ricostruire nel dettaglio come la flora intestinale di ogni partecipante cambiasse di giorno in giorno a seconda di cosa ingerito potendo, così, stabilire una correlazione tra i mutamenti alimentari e quelli del microbioma. Conoscere queste interazioni significa poter incidere a livello personalizzato sulla flora intestinale per trattare le malattie legate a una sua disfunzione: difficoltà a perdere peso, problemi cardiovascolari, basse difese immunitarie, allergie, malattie autoimmuni.

D’altra parte, il tentativo di generalizzare questi dati è stato pressoché vano: su 109 interazioni simili tra cibo e batteri rilevate in almeno due persone del campione, solo otto valevano anche per più di due. In un partecipante, mangiare una particolare verdura ha fatto sì che un determinato gruppo di batteri si moltiplicasse velocemente. In un’altra persona quella stessa verdura eliminava lo stesso gruppo di batteri! I ricercatori hanno potuto tracciare accurati profili personali, ma non associare a determinate categorie di nutrienti degli specifici ceppi batterici: anche mangiando le stesse cose la flora intestinale di ognuno di noi resta diversa dall’altra.

CENTINAIA DI SOSTANZE SCONOSCIUTE
Provando, a questo punto, a considerare non il solo contenuto nutrizionale, ma il modo in cui i cibi interagissero tra loro sono emerse correlazioni molto più strette. Ad esempio, diversi tipi di verdure a foglia verde come spinaci e cavoli hanno esercitato un’influenza simile sulla flora batterica, mentre carote e pomodori – pur avendo un profilo nutrizionale assimilabile – hanno mostrato impatti anche molto diversi. Insomma, se sappiamo tutto dei nutrienti e quanto mangiamo ci è molto a cuore, ad esempio, l’apporto di vitamine o di grassi saturi, i microbi del nostro intestino sembrerebbero più interessati ad altre centinaia di sostanze sconosciute e non schedate presenti nel cibo.

UN’ALTRA SMENTITA…
Un altro dato singolare è emerso da due partecipanti allo studio che hanno consumato pressoché esclusivamente una bevanda sostitutiva del pasto diffusa negli USA. Il loro microbiota ha mostrato cambiamenti giornalieri smentendo la certezza diffusa che una dieta monotona stabilizzi l’intestino.

LA NUOVA FRONTIERA
Da tutte queste diverse evidenze deduciamo che limitarsi a considerare semplici categorie di nutrienti come fibra, grassi e zuccheri non basti a capire come il microbioma risponde a ciò che mangiamo. Oltre al cibo in sé, vi sono numerosi fattori che determinano mutamenti della flora batterica, molti dei quali ci restano ignoti. Se negli ultimi anni la ricerca ha compiuto passi da gigante nell’affermare il ruolo chiave per la salute generale di un microbioma sano, la nuova frontiera è ora stabilire in che modo ciò avvenga, così da poter sfruttare queste conoscenze contro le malattie.

 

FONTE: Cell Host & Microbe, Johnson et al.: “Daily longitudinal sampling reveals personalized diet-microbiome associations.” https://www.cell.com/cell-host-microbe/fulltext/S1931-3128(19)30250-1