Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

digiuno intermittente

Il digiuno intermittente aiuta a preservare la memoria

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Rinunciare al cibo per un determinato arco di tempo, infatti, alleggerisce l’organismo dall’onere della digestione e del metabolismo, tra i processi vitali che richiedono più energia: risparmiandola, il fisico potrà, così, impiegarla in altri importanti scopi quali detossificare, rigenerare, riparare e rinnovare le cellule danneggiate con altre sane. Questo processo di autorinnovamento coinvolge anche l’espressione di geni legati alla longevità e alla salute del cervello e favorisce la memoria a lungo termine, come dimostrato da un recente studio del King’s College London. 

GENE DELLA LONGEVITA’ E NEURONI NUOVI
Più nel dettaglio, grazie a una sperimentazione su topini, i ricercatori sono riusciti ad associare la rinuncia al cibo per un dato arco di ore tra un pasto e un altro all’attivazione del Klotho, noto anche come il gene della longevità, nonché a una più intensa attività di produzione di nuovi neuroni (neurogenesi). Entrambi questi risultati sono da collegare a una migliore memoria a lungo termine e al contrasto del declino cognitivo. 

L’ESPERIMENTO
L’esperimento è consistito nel dividere i topini in tre gruppi ognuno dei quali ha seguito un diverso regime alimentare per tre mesi: il primo ha mangiato un giorno sì e un giorno no (digiuno intermittente); il secondo ha mangiato poco ogni giorno (restrizione calorica); il terzo, il gruppo di controllo, ha mangiato liberamente. Terminato il trimestre sperimentale tutti i topini sono stati sottoposti a test comportamentali per valutarne memoria e apprendimento e a test per misurare l’espressione dei geni. Tutti i test sono stati svolti 24 ore dopo la fine della sperimentazione e replicati dieci giorni dopo. In particolare, questa seconda tranche di test ha rilevato nei topini che avevano seguito il digiuno intermittente prestazioni mnemoniche migliori del 25% rispetto a quelli sottoposti a restrizione calorica e del 30% migliori rispetto a quelli che avevano mangiato liberamente. Ancora, il primo gruppo ha mostrato rispetto agli altri due una maggiore attività di neurogenesi, cioè di produzione di neuroni e di attivazione del Klotho che la determina, contribuendo a una maggiore conservazione della memoria a lungo termine, elemento essenziale per mantenere una buona performance mentale, nonostante l’invecchiamento.

ATTENZIONE AL FAI DA TE
Ecco, dunque, un’altra conferma per indurci a inserire nella nostra routine alimentare fasi di digiuno, non senza aver consultato prima il nostro medico, soprattutto se siamo diabetici, affetti da cancro o altre patologie che richiedono specifica attenzione medica. Chiunque avesse problematiche di salute dovrebbe accostarsi al digiuno in modo consapevole, scegliendo con l’aiuto di specialisti il metodo più appropriato e adeguato alla propria condizione.

IL DIGIUNO “SOSTENIBILE”
Vi sono, infatti, diverse possibilità di praticare il digiuno cosiddetto intermittente, cioè di alternare momenti nei quali si mangia ad altri durante i quali ci si limita a bere acqua, tisane, del brodo nutriente. Una delle tecniche più facili da applicare e sicure per tutti è quella 13/11 ad indicare 13 ore di digiuno su 24. Sembrano molte, ma basta cenare presto intorno alle 19.00, ad esempio, e non toccare cibo fino alle 8.00 del mattino dopo, approfittando delle ore di sonno. Una volta raggiunte le 13 ore di digiuno non sarà molto difficile portarle a 14 distanziando ulteriormente la cena e la successiva prima colazione. Se la cosa funziona ed è sostenibile possiamo spingerci fino alle 16 ore di digiuno o alle 24 rinunciando, per almeno una volta settimana, a mangiare tra il pranzo del giorno prima e quello del giorno dopo. Una volta presa dimestichezza con queste tecniche relativamente semplici si può tentare di “alzare il tiro” e arrivare fino a tre giorni di digiuno (o di una dieta che mima il digiuno) o più.

Dr.ssa Debora Rasio
Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.

FONTE: Dias, G.P., Murphy, T., Stangl, D. et al. Intermittent fasting enhances long-term memory consolidation, adult hippocampal neurogenesis, and expression of longevity gene Klotho. Mol Psychiatry 26, 6365–6379 (2021). https://doi.org/10.1038/s41380-021-01102-4