Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Depressione e infiammazione cronica

Indice

È un killer silenzioso perché non produce dolore pur arrecando danni alla salute anche irreversibili, contribuendo almeno a sette delle dieci principali cause di morte oggi riconosciute. Parliamo dell’infiammazione cronica che si prolunga e si accentua nel tempo alimentata dagli scorretti stili di vita dilaganti alle nostre latitudini. A differenza dell’infiammazione acuta, che rappresenta una limitata risposta del sistema immunitario a un trauma specifico, quella cronica non si spegne e si dirama nel corpo attaccando le cellule sane, i vasi sanguigni e i tessuti. Ecco perché la scienza medica si concentra sempre più sullo studio dell’infiammazione cronica del cervello come causa di problemi cognitivi, malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer, oltre che la stessa depressione.

IL CERVELLO SULLA DIFENSIVA

Allergie, asma, malattie autoimmuni, infezioni croniche, coliti, dermatiti, artriti, sinusiti: possono essere tutte sintomo di uno stato d’infiammazione. Allo stesso modo le cellule di un cervello infiammato producono meno energia e la mente si offusca, la chiarezza di ragionamento diminuisce e possono presentarsi perdita di memoria e altri disturbi dell’umore. È in questo contesto che si va avvalorando in medicina la connessione tra infiammazione del cervello e depressione, laddove era sempre prevalsa la tesi per cui questa malattia fosse legata a una disfunzione chimica dell’apparato cerebrale riconducibile a bassi livelli di serotonina e dopamina, gli ormoni notoriamente legati al buonumore. Proprio a correggere queste carenze puntano i più diffusi farmaci antidepressivi prescritti a milioni di persone con effetti apprezzabili solo su una ridotta parte di esse. Ciò fa riconsiderare come causa della depressione una teoria emersa negli anni ’80, quella delle chitochine. Si tratta di particolari molecole che svolgono il ruolo di messaggeri del sistema immunitario: alcune spengono l’infiammazione, altre le accendono. Quest’ultime, in particolare, infiammano il cervello distruggendo i tessuti e alterandone le funzioni contribuendo allo sviluppo di depressione, ansia, disordini bipolari, schizofrenia. Tutte malattie che sempre più sono riconsiderate come effetti dell’infiammazione invece che legate a soli squilibri ormonali.

IL SISTEMA IMMUNITARIO DEL CERVELLO

Ma in che modo il sistema immunitario del cervello innesca l’infiammazione? Lo fa attraverso le microglia, cellule che compongono il 50% del peso del cervello e rappresentano la prima linea di difesa del sistema nervoso centrale. Esse, di fatto, impediscono a scorie e altri agenti esterni patogeni di passare attraverso la barriera che avvolge e protegge il cervello, proprio come fosse un “sorvegliato speciale” rispetto al resto dell’organismo. Quando, però, una microglia accende l’infiammazione per difesa, non sarà più in grado di spegnerla e continuerà a produrla per il resto della sua vita spingendo, a sua volta, altre microglia ad infiammarsi in un pericoloso effetto domino.

L’INFIAMMAZIONE: UNA DIFESA CHE PUÒ RITORCERSI CONTRO

Una dieta ricca di carboidrati raffinati; il diabete; la scarsa attività fisica; lo stress cronico; problemi al cuore; l’asma; traumi cranici; l’abuso di droghe; la sovraesposizione a fattori inquinanti o chimici; i disturbi digestivi. Sono tutti fattori che minano la barriera protettiva del cervello e che – qualora riescano a violarla – attivano la microglia. Il che è positivo perché, come detto, significa che stanno scattando meccanismi di difesa. Ma è anche fondamentale evitare che questi processi vadano fuori controllo scatenando uno stato infiammatorio continuo e controproducente.

LA PREVENZIONE INIZIA A TAVOLA: NO ALLO ZUCCHERO

Come spesso accade, i comportamenti virtuosi per la salute iniziano a tavola.

Vale anche per il cervello il cui nemico principale è lo zucchero: ne aumenta l’infiammazione, interferisce nella comunicazione tra cellule finendo con il danneggiarle. Non è un caso che l’Alzheimer sia chiamato anche il diabete del cervello. Evitare alimenti troppo zuccherati è la prima regola di salute per il cervello. L’altra è ridurre quanto più possibile l’uso di farine bianche e raffinate preferendo sempre alimenti a basso valore glicemico. Particolarmente indicati a prevenire l’infiammazione sono poi cibi come l’olio extravergine di oliva con il suo pieno di vitamine e grassi buoni, pesci quali salmone, merluzzo e sardine ricchi di preziosi omega-3 e la frutta secca oleosa in genere: noci, mandorle nocciole & co. Buoni grassi che completano una dieta fondata su frutta e verdura – da consumare anche cruda – erbe aromatiche e spezie – immancabile la curcuma, la più anti-infiammatoria fra tutte – cereali integrali e legumi. E proteine anche animali, unica fonte di vitamina B12 così importante per il buon funzionamento del cervello. Perché la longevità in salute va costruita giorno dopo giorno a partire dalle scelte che compiamo a tavola passando per il movimento e le relazioni con gli altri, immancabili pilastri di sostegno del nostro benessere.