Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Basta qualche ora al giorno di digiuno per perdere peso

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Trascorrere una parte della giornata in totale digiuno aiuta a perdere peso, migliora l’insulino-resistenza e riduce lo stress ossidativo-infiammatorio.  Lo conferma uno studio statunitense da poco pubblicato su Cell Metabolism che si aggiunge alla già ampia letteratura scientifica relativa alle proprietà benefiche del digiuno come momento rigenerante dell’organismo che, finalmente “sollevato” dall’impegno di metabolizzare il cibo, può concentrarsi a svolgere le sue funzioni riparative. Ma se l’idea di affrontare intere giornate senza mangiare può spaventare e far desistere anche dal solo tentativo, scopriamo ora che la sfida è più semplice di quanto si possa immaginare.

DA 18 A 20 ORE SENZA MANGIARE
Più nel dettaglio lo studio ha messo a confronto tre gruppi di persone: il primo sottoposto a una dieta che permetteva di mangiare solo entro un periodo ristretto di quattro ore al giorno, tra le 13.00 e le 17.00, e digiunare le restanti 20 ore; il secondo che poteva mangiare in un periodo di 6 ore, tra le 13.00 e le 19.00, e digiunare le restanti 18 ore; il terzo gruppo di controllo, invece, che poteva mangiare quando voleva. Ai partecipanti di entrambi i gruppi sottoposti a digiuno è stato permesso di assumere qualunque cibo desiderassero senza badare a quantità o qualità durante le 4 o 6 ore di “feeding” e di limitarsi a bere esclusivamente acqua o bevande prive di calorie nelle restanti ore di digiuno. Ai membri del gruppo di controllo, infine, è stato chiesto di mangiare e fare attività fisica come sempre. La sperimentazione è durata dieci settimane durante le quali oltre al peso sono state misurate l’insulino-resistenza, lo stress ossidativo, la pressione sanguigna, il colesterolo Ldl e Hdl, i trigliceridi e i markers dell’infiammazione.

SI RIDUCE L’APPORTO GIORNALIERO DI CALORIE
Dai dati così raccolti è emerso che i membri dei due gruppi sottoposti al digiuno hanno ridotto spontaneamente l’apporto giornaliero di calorie di circa 550 kcal e perso circa il 3% del loro peso corporeo. Il tutto senza sforzi particolari, se non quello di mangiare secondo lo schema sopra descritto. Rispetto al gruppo di controllo, poi, nei due che hanno digiunato sia l’insulino-resistenza sia lo stress ossidativo sono diminuiti, mentre sono rimasti sostanzialmente invariati gli altri valori presi in esame indicativi della salute cardiovascolare. Altro elemento d’interesse è che non è stata riscontrata una significativa differenza tra i miglioramenti di chi aveva digiunato 20 ore rispetto a chi ne aveva digiunate 18.

MINIMO SFORZO, MASSIMO BENEFICIO
Da qui, l’ennesima prova che inserire almeno qualche giorno di digiuno “sostenibile” nella propria routine è utile a perdere peso e controllare quello stress ossidativo-infiammatorio che è alla base di tutte le malattie dell’invecchiamento, soprattutto per coloro che non riescono ad aderire a diete complesse basate su un conteggio scrupoloso delle calorie.

 

FONTE
Effects of 4- and 6-h Time-Restricted Feeding on Weight and Cardiometabolic Health: A Randomized Controlled Trial in Adults with Obesity. Cell Metabolism, 2020; DOI: 10.1016/j.cmet.2020.06.018

 

Dr.ssa Debora Rasio
Laureata in medicina e chirurgia e specialista in oncologia, direttore del master di II livello in Medicina Integrata presso l’Università Telematica San Raffaele di Roma, autrice del bestseller Mondadori “La Dieta Non Dieta”, Debora Rasio vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute.