Dott.sa Debora Rasio

Medico, specialista in oncologia medica, ricercatrice presso la Sapienza Università di Roma, nutrizionista Rai, Mediaset e La7, autrice dei bestsellers “Death by Medicine” -Axios Press; “La dieta non dieta” -Mondadori- e il recente “La dieta per la vita” -Longanesi, vanta una notevole attività di ricerca anche all’estero – fra le collaborazioni quella con il Kimmel Cancer Center della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Proprio l’attività come oncologa e i suoi studi nel campo della biologia molecolare l’hanno portata a interessarsi di alimentazione come strumento per tutelare la salute

Allenarsi al mattino? Meglio a stomaco vuoto

Indice

Meglio allenarsi a stomaco pieno o fare colazione soltanto dopo? È uno dei dubbi ‘amletici’ di tutti coloro che coltivano la sana abitudine di praticare sport al mattino. Del resto anche in questa rubrica abbiamo più volte affrontato il tema di quanto sia importante non solo cosa si mangi, ma anche quando, data la capacità del giusto orario del pasto di incidere non poco sul metabolismo e la salute in generale. Ecco un nuovo studio inglese pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism ad avvalorare la tesi che sia meglio esercitarsi a stomaco vuoto perché si bruciano più grassi e si risponde meglio all’insulina con benefici per il cuore e il diabete. Per giungere a tale conclusione i ricercatori dell’Università di Bath e di Birmingham hanno osservato per sei settimane 30 volontari obesi o in sovrappeso che hanno condotto esattamente la stessa dieta, con stessi cibi e calorie, salvo alcuni fare colazione prima di una pedalata mattutina e altri dopo. Alla fine del periodo di osservazione coloro che si erano esercitati a digiuno avevano bruciato il doppio dei grassi rispetto agli altri.

AGGREDIRE LE SCORTE DI GRASSO
Secondo gli scienziati ciò è principalmente dovuto al fatto che esercitarsi senza aver più mangiato nulla dalla sera precedente costringe l’organismo ad attingere l’energia di cui ha bisogno dalle scorte di grasso presenti all’interno dei muscoli, una situazione che comporta la riduzione dei livelli d’insulina circolante: invece di bruciare quanto si è appena mangiato si brucia quanto accumulato in precedenza.

MA IL PESO NON CAMBIA
Ciononostante, trascorse le sei settimane tutti i volontari avevano perso esattamente lo stesso peso. Ma chi si era allenato digiuno aveva riportato benefici profondi e positivi per la salute, migliorando la capacità di rispondere all’insulina e di tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue. Il che equivale a una più efficace prevenzione del diabete e delle malattie cardiovascolari. Il tutto a conferma che il tempo dei pasti è importante quanto la qualità e che il peso in kg non è l’unico parametro per valutare l’efficacia di una dieta.

DIGIUNO BATTE INSULINA
Del resto il digiuno è una tecnica millenaria di salute, purificazione e rigenerazione e non è un caso che breakfast, la parola inglese per ‘colazione’, significhi nient’altro che spezzare (break) il digiuno (fast). Uno dei benefici più importanti dell’imparare a fare a meno del cibo per un dato arco di tempo è proprio la riduzione dell’insulino-resistenza, una condizione a rischio, preludio di diabete e altre malattie croniche – sia cardiovascolari che neurodegenerative – che chiunque abbia a cuore una vecchiaia serena e in salute dovrebbe prevenire e combattere. Quando il livello di glucosio nel sangue (quindi di zuccheri ingeriti anche attraverso i carboidrati raffinati) supera i livelli fisiologici le cellule “resistono” al segnale dell’insulina che chiede loro di far entrare il glucosio e trasformarlo in energia: tutto quello in eccesso è, pertanto, stipato dal fegato sotto forma di grasso. Intanto, per dare una scossa alle cellule “sorde” al segnale dell’insulina l’organismo ne produrrà altra ancora innescando un pericoloso circolo vizioso. E’ come avere tanta energia “bloccata” nel tessuto adiposo dove resterà fino al ricevimento del segnale giusto: una diminuzione dell’insulina. E uno dei metodi più efficaci per abbassare i livelli d’insulina (idealmente sotto il valore di 5 o 6 in un prelievo fatto al mattino) è digiunare e “utilizzare”, così, l’energia stoccata nel grasso.

DA BRUCIA ZUCCHERI A BRUCIA GRASSI
Digiunare, in sostanza, ci consente di passare dalla modalità “brucia zuccheri” a quella “brucia grassi” e questo concetto è molto importante da comprendere per sfatare il più comune e infondato falso mito sul digiuno: che affami. La differenza principale tra fame e digiuno è che nel primo caso il fisico trattiene grasso, nel secondo lo brucia. Pensate che dopo circa quattro giorni di digiuno, il metabolismo accelera del 10 percento per riuscire a utilizzare tutta quell’energia rimasta “bloccata” nel grasso. Ecco spiegato l’apparente paradosso per cui digiunando ci sentiamo più attivi ed energici: perché abbiamo forzato l’organismo ad attingere a scorte energetiche rimaste fino a quel momento inaccessibili.

 

FONTE: Lipid metabolism links nutrient-exercise timing to insulin sensitivity in men classified as overweight or obese. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2019; DOI: 10.1210/clinem/dgz104