Virtù capitale

Nella metropoli catalana, oggi fibrillante di vitalità, il Novecento dell'arte ha lasciato molte delle sue cose migliori: colore, genio, fantasia. Una meta da non perdere e, per chi c'è stato, da rivedere per misurare i tanti cambiamenti.

Indice dell'itinerario

“Barcelona, posa’t guapa”, fatti bella. Quando dopo la morte di Franco, nel 1975, fu coniato questo slogan per coinvolgere la popolazione nell’opera di rinnovamento, la città ne aveva davvero bisogno. Le facciate dei palazzi-capolavoro del modernismo non splendevano più, interi quartieri come il Poble Nou erano abbandonati al degrado, binari morti e fabbriche in rovina impedivano l’accesso alle spiagge. Madrid, eterna rivale, primeggiava indiscussa. Il riscatto partì soprattutto con le Olimpiadi del ’92, è da poco passato un decennio. Oggi il caso Barcellona è studiato nelle scuole di architettura di tutto il mondo. In un pugno di anni, un’anonima metropoli portuale si è trasformata in una capitale di scintillante vitalità, estro, energia. E in una meta turistica d’importanza internazionale.
Visitare Barcellona è una gioia per gli occhi e il palato, almeno. Ma anche un problema per il camper e i trasporti. Entrare al volante in città si può, ma semmai conviene giusto per visitare aree periferiche come ad esempio – noi l’abbiamo fatto – quella del Montjuïc. Per il resto va lasciato al sicuro in campeggio… ma dove? In assenza di una sistemazione davvero comoda e centrale, non resta che scegliere tra le soluzioni possibili (vedi approfondimento) e affidarsi ai trasporti pubblici. Bus, metro e pullman turistici d’altronde coprono a rete ogni esigenza possibile di spostamento; piuttosto resta da sbrogliare la matassa delle possibilità e anche qui tentiamo qualche suggerimento dettato dall’esperienza diretta.
Per il resto c’è la città. La sua atmosfera cosmopolita ma intensamente spagnola (pardon, catalana), le ramblas, i grandi musei e le tante meraviglie dell’arte, tra cui primeggiano quelle di Antoni Gaudí (1852-1926). E’ l’esuberante architetto, non c’è dubbio, il nume tutelare di Barcellona da quando – a inizio Novecento – iniziò a stupirla con le sue bizzarre invenzioni di pietra. Un patronato artistico e spirituale che non si attenua, visto che le pagine culturali dei quotidiani spagnoli ancora ospitano animati dibattiti su come (e se) debbano proseguire i cantieri infiniti della Sagrada Familia. E visto che la Curia di Barcellona, giusto in questi mesi, ha aperto il processo di beatificazione per rendere giustizia alla sua fede, definita ascetica ed eroica .
Ma Gaudí è in buona compagnia, dei grandi maestri cui sono dedicati musei straordinari (Picasso, Miró, Tapies) e pure di altri architetti, stavolta contemporanei, che ancora stanno plasmando la città presente e futura: Oriol Bohigas (Villaggio Olimpico), Santiago Calatrava, Gae Aulenti (Museu d’Art), Jean Nouvel (Torre de Aguas, subito ribattezzata Il Fallo ). Tra il Barri Gótic e Grácia, assaggiando tapas o il pesce dei ristorantini di Barceloneta, salendo e scendendo per le stazioni del metro, una cosa è certa: se ne andranno dense e affaticate tutte le giornate che vorrete dedicare alla visita.

PleinAir 368 – marzo 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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