Vino e Cammino

A zonzo tra i vigneti e le cantine della Rioja, che hanno reso celebre in tutto il mondo la piccola comunità autonoma della Spagna settentrionale. Con il v.r. ma anche con la bicicletta, da utilizzare sulle Vías Verdes ricavate dai vecchi tracciati ferroviari. E magari a piedi, percorrendo uno dei tratti più agevoli del lungo itinerario verso Santiago di Compostella.

Indice dell'itinerario

Un italiano non avvezzo a muoversi nell’entroterra spagnolo rimarrà sorpreso nello scoprirne la vastità degli orizzonti: man mano che ci si allontana dalla costa mediterranea il paesaggio sembra come dilatarsi, mentre l’autostrada sfiora Saragozza, si porta nella valle dell’Ebro e inizia la sua lunga risalita verso l’Atlantico. Il nostro itinerario si svolge in quel tratto compreso tra le montagne della Sonsierra Riojana a nord e quelle della Sierra Cebollera a sud, dove inizia la vasta regione di Castilla y León, la terra che ha ispirato poeti del calibro di Antonio Machado. Siamo nella Rioja, provincia iberica assai nota per i suoi vini, il cui capoluogo è la cittadina di Logroño in cui si concentra circa la metà della popolazione di questo territorio. Punto d’incontro di storici assi viari – basti citare il Cammino di Santiago – la città appare moderna e graziosa, con il vivace Paseo del Espolón e le stradine circostanti frequentate da residenti e turisti che specialmente di sera si attardano tra copas y tapas, brindisi e spuntini. Lasciando per un attimo i larghi viali scanditi da aiuole e giardini, vale la pena fare una visita alla concattedrale di Santa María de La Redonda, edificata nel XVI secolo su un edificio preesistente, alla romanico-gotica San Bartolomé o alla chiesa templare di Santa Maria del Palacio, risalente al XII secolo. Ma è il monumentale ponte sull’Ebro a ricordarci che proprio grazie al fiume il nome di questa terra è divenuta famosa nel mondo: il segreto del vino riojano, prodotto da oltre duecentocinquanta cantine, sta infatti nella natura dei terreni, composti in buona misura dai sedimenti fluviali e dai detriti del versante meridionale della Sonsierra. Queste montagne calcaree si distaccano in modo assai netto dalle rosse colline di arenaria che caratterizzano il resto della regione, mentre sul fondovalle i ciottoli misti a sedimento più fine offrono un ottimo drenaggio, ideale per la vite. A completare il quadro ci sono le caratteristiche climatiche con inverni miti, primavere calde e autunni piovosi. Ne consegue che l’intera valle dell’Ebro è ricoperta da filari praticamente senza soluzione di continuità. A pochi chilometri dalla città visitiamo una cantina davvero sorprendente, le Bodegas Juan Alcorta. Arrivati di buon’ora, in tempo per la prima visita del giorno, percorriamo il viale d’accesso che attraversa un ampio vigneto alla sommità di una collina. La struttura, notevole esempio di architettura rurale contemporanea, cela i suoi segreti nei sotterranei: il reparto produzione è attrezzato con enormi silos in acciaio per una capacità complessiva di 30 milioni di litri, ma a lasciarci senza fiato è la sezione destinata all’invecchiamento, con 70.000 botti di rovere e 6 milioni di bottiglie. Ovviamente ripartiamo non prima di aver degustato tre o quattro vini e aver caricato nel gavone del camper due casse di tinto, che abbiamo acquistato a un prezzo decisamente conveniente rispetto alla qualità del prodotto.

La storia nel bicchiere
La tradizione vitivinicola della Rioja ha radici antiche, come abbiamo modo di scoprire visitando i dintorni del piccolo paese di Ábalos, una trentina di chilometri a nord-ovest di Logroño. In sella alle nostre bici percorriamo alcune stradine di campagna fino a raggiungere testimonianze preistoriche, come una necropoli presso la Eremita di Santa María de la Piscina, e poi i lagares, cavità scavate nell’arenaria nelle quali veniva effettuata in passato la pigiatura dell’uva. Alcuni contadini del posto ci spiegano che il vino veniva prodotto in questo modo fino a pochi decenni fa; le vigne erano sorvegliate utilizzando minuscole abitazioni chiamate chozos o guardaviñas, di cui restano begli esemplari qua e là nelle campagne. A Briones, poco lontano, visitiamo il singolare e sfarzoso Museo de la Cultura del Vino realizzato dalla famiglia Vivanco, che conserva una cospicua raccolta di opere d’arte legate a questo tema, mentre all’esterno il Jardín de Baco ospita centinaia di vitigni provenienti da tutto il mondo. Sugli ampi meandri dell’Ebro, incisi negli stessi depositi fluviali, la cittadina di San Vicente de la Sonsierra spicca invece per un magnifico ponte medioevale, per la cinta muraria e per le numerose testimonianze architettoniche e archeologiche dei dintorni, che vanno dalla preistoria al Medioevo.
Ancora ai vini e alle peculiarità del paesaggio naturale della Rioja è dedicata un’altra tappa, questa volta a sud di Logroño, lungo la statale N111 che risale la valle del Río Iregua. Una breve deviazione ci porta a Albelda de Iregua, dove visitiamo la Bodega Vinicola Real con la sua bella cantina attrezzata anche per la ristorazione. Tornati sulla strada principale e superati i piccoli centri di Islallana, Castañares de las Cuevas e Panzares, giungiamo nella zona della Reserva Nacional de Cameros, dove i sedimenti depositati dal fiume hanno formato alti spessori poi cementatisi in roccia, che è stata a sua volta reincisa dall’erosione andando a formare alte pareti in un paesaggio di profonda suggestione, dominato dai toni del rosso e dell’ocra.

Piccolo pellegrinaggio
Risaliti in prossimità del capoluogo andiamo ora ad imboccare la N120, una delle direttrici stradali più importanti di Spagna. La sua fama si deve al fatto che, collegando Logroño con la città galiziana di Vigo, corre parallela e in qualche caso coincide con il Cammino di Santiago. L’itinerario di pellegrinaggio più noto e frequentato d’Europa, e forse del mondo, attraversa la parte settentrionale della provincia dal confine con la Navarra a quello con la Castilla y León: il tratto riojano è di circa 60 chilometri, che vengono solitamente coperti in due o tre tappe, e i camminatori meno allenati possono prendere confidenza con l’itinerario compostellano percorrendo proprio questa parte, tra bei centri storici e dolci paesaggi in cui le distanze non sono eccessive e i dislivelli poco significativi.
Seguendo la N120 giungiamo rapidamente a Navarrete, nata nel Medioevo proprio sul Cammino, e poco più avanti a Nájera, che si presenta con le sue vecchie case strette tra il Río Najerilla e una rossa parete di roccia. Nel 1367 la cittadina fu teatro di una delle tante battaglie della Guerra dei Cent’Anni, ma è conosciuta soprattutto per il Monasterio de Santa María La Real nella cui chiesa gotica, risalente al XV secolo, sono ospitate le tombe di molti sovrani di Castilla y León e di Navarra.
Santo Domingo de la Calzada, nostra ultima meta tra vino e Cammino, è un’altra località assai conosciuta dai pellegrini, e non per caso il nome della cittadina si deve al fatto che la via fu pavimentata (appunto calzada) proprio per agevolare il transito dei fedeli diretti a Compostella. Nella bella cattedrale, il canto del gallo che riecheggia sotto le alte navate ricorda una delle leggende più famose dell’itinerario di San Giacomo: non si tratta di animali entrati accidentalmente in chiesa, ma di due galli in carne e ossa tenuti in una gabbia a ricordare un miracolo avvenuto nel Medioevo. Si narra di una famiglia di pellegrini il cui figlio fu condannato all’impiccagione per un delitto che non aveva commesso, ma quando i genitori tornarono da Santiago qualche settimana dopo, ritrovarono il ragazzo appeso all’albero e ancora vivo perché sorretto dall’apostolo Giacomo in persona. Recatisi dal giudice a raccontare l’accaduto, lo trovarono seduto a tavola e il magistrato, giustamente scettico, disse: «Vostro figlio è vivo come lo sono questi due polli nel mio piatto». Detto fatto, i volatili si ricoprirono di penne e si misero a cantare un sonoro chicchirichì.
Da Santo Domingo il passo è breve per riprendere la via del ritorno: in poche decine di chilometri ci portiamo nuovamente a Logroño e di qui sull’autostrada, che percorreremo a ritroso lungo la valle dell’Ebro fino a ritrovare il Mediterraneo e la strada di casa.

PleinAir 434 – settembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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