Un Parco sul Serio

Lasciate le statali e le autostrade lombarde: vi proponiamo una gita in camper più bici (e anche a piedi) lungo il corso pedemontano del Serio, fino alla confluenza nell’Adda. Un’area protetta quasi inaspettata da scoprire fra Bergamo e Cremona con il ritmo lento del turismo itinerante

Indice dell'itinerario

 

Confluiscono nel Po le acque dei fiumi di Lombardia che scendono dalle Alpi. Quasi tutti paralleli, a un certo punto del corso effettuano una grande curva: Ticino, Adda, Oglio, Mincio sono tutelati da parchi regionali e sono tutti interessanti, ciascuno per le proprie caratteristiche di paesaggio e di architetture dei vari centri che attraversano.

Il Serio non s’immette direttamente nel Grande Fiume, ma poco prima si affida all’Adda; e anche quella del Serio è un’area protetta nella sua parte di pianura, esattamente da Seriate – a est di Bergamo – fino a Montodine. La presenza di questi parchi, veri polmoni verdi, ha evitato che la speculazione edilizia invadesse ogni zona: abbiamo a disposizione vasti spazi per godere ancora oggi di una natura quasi incontaminata.

Istituito nel 1985 su una superficie di 7.750 ettari, il Parco del Serio si sviluppa lungo l’asse nord-sud per una lunghezza di circa 45 chilometri: la dimensione ideale per una combinazione di camper e bicicletta alla scoperta del territorio.  Il nostro viaggio inizia alle porte di Bergamo. Seriate ha origine romana; oggi è un trafficato centro industriale ma un aspetto ancora piacevole della cittadina è quello che si gode dal ponte sul fiume poco lontano dalla settecentesca parrocchiale del Redentore, con facciata neoclassica. Poco lontano troviamo la Villa Ambiveri, edificio seicentesco con un bel giardino. Il palazzo non è visitabile, ma ospita l’associazione Russia Cristiana: provando a rivolgersi a qualcuno di loro è possibile riuscire a vedere qualcosa, magari la grande biblioteca allestita all’interno. Per iniziare la visita del Parco bisogna portarsi verso il grande giardino cittadino e alla fine di questo, passando sotto la superstrada, si trova la sbarra che immette nello sterrato della bella pista ciclabile. Non lontano dal fiume pedaliamo sicuri e senza grande fatica grazie alla leggerissima pendenza. I piccoli prati che costeggiano le rive in questo primo tratto presentano una grande ricchezza, con piante adatte a vivere in un ambiente arido a causa del terreno ghiaioso; in primavera, durante la fioritura, è uno spettacolo. Brevi deviazioni portano quasi sul letto del fiume con ampie vedute di questo e delle montagne sullo sfondo, ma bisogna fare attenzione a non avvicinarsi troppo perché in alcuni tratti la sponda è stata erosa dall’acqua e si rischia di cadere.

Superata l’autostrada cessa il frastuono di auto e camion e si comincia a pedalare in una vera oasi dove regna il silenzio: si ode solo il sussurrare dell’acqua e il rumore delle nostre ruote sulla ghiaia. Seguendo la segnaletica che troviamo lungo la pista, con brevi deviazioni si possono visitare il castello di Cavernago e quello di Malpaga. Il primo, situato in un anonimo paese agricolo, è notevole anche se purtroppo non sempre aperto; il bel cortile settecentesco e gli ampi saloni affrescati vengono usati per cerimonie in grande stile. Più imponente è il castello di Malpaga, con torri e merlature da gran maniero, giunto quasi integro nella sua costruzione tardomedioevale. A causa di ristrutturazioni in corso non è stato possibile visitarlo; all’interno sono custoditi affreschi eseguiti da noti artisti, tra cui il Romanino, raffiguranti momenti particolari della vita del condottiero Bartolomeo Colleoni come la battaglia della Riccardina e la visita di re Cristiano di Danimarca, accolto con tutti gli onori a Malpaga il 22 marzo 1474, in una tappa del suo viaggio a Roma.  

Da Ghisalba a Mozzanica

la Rotonda di San Lorenzo a Ghisalba
la Rotonda di San Lorenzo a Ghisalba

La pista ci porta ora a Ghisalba, un centro molto più grande dei due precedenti. L’imponente Rotonda di San Lorenzo è resa ancora più maestosa dalle quattordici colonne del pronao e dal grande timpano; merita una visita anche il santuario della Beata Vergine della Consolazione, poco lontano, edificato verso la fine del XV secolo in seguito all’apparizione della Madonna: per l’occasione il preesistente fabbricato in stile romanico lombardo venne trasformato all’interno con ricche decorazioni barocche. A questo punto si può proseguire per Martinengo con la pista in sterrato, ma dopo aver fatto circa un chilometro di strada provinciale asfaltata (seguire le indicazioni della pista dei Castelli Bergamaschi) ci hanno sconsigliato di seguire il percorso sul lato destro del fiume, più impervio e adatto a mountain bike. Ci spostiamo dunque in camper a Martinengo, dove il punto sosta di Via della Casella è aperto ai v.r. solo in occasione di particolari eventi; su tutto il territorio comunale – come del resto a Seriate – vige il divieto di sosta per i camper.

il castello di Martinengo
il castello di Martinengo

All’ufficio turistico ci suggeriscono tuttavia un posto dove fermarsi per la notte: è sufficiente chiedere il permesso ai frati, sempre ben disposti, per sostare nel parcheggio privato presso il monastero dell’Incoronata, un gioiello di fine ‘400 a un chilometro circa dal centro. Piazza Maggiore è il cuore del borgo, dove affacciano il palazzo comunale e il neoclassico ospedale. Poco prima di varcare la Porta Garibaldi avevamo notato la Casa del Capitano, del 1467, di cui rimangono solo la torre e uno scalone all’interno. Un breve giro ci permette di visitare il castello dei Colleoni, la chiesa di Sant’Agata, gli eleganti portici e la torre dell’orologio, di origine medioevale. Poco più distante, il Filandone è un tipico esempio di archeologia industriale dove il regista Ermanno Olmi girò alcune scene del film L’albero degli zoccoli, vincitore della Palma d’Oro al festival di Cannes nel 1978. È il momento di tornare a rilassarsi pedalando nel parco lungo il fiume e per raggiungerlo ci portiamo in Via Trento. Un chilometro esatto e siamo dove inizia lo sterrato che porta alla pista e al greto; c’è l’indicazione del parcheggio accessibile solo in bici o a piedi. Una volta raggiunta la pista ci dirigiamo verso sud, ma dopo un paio di chilometri il fiume l’ha inghiottita ed è necessario effettuare alcune deviazioni, a tratti nei campi, con il fondo malmesso e impantanato in caso di pioggia. Superato questo tratto – di un chilometro circa – il percorso riprende con un sentierino e poi si allarga fino al bivio per Romano, sede del parco che stiamo visitando; c’è ancora qualche tratto dove il fiume ha insidiato il tracciato, ma si riesce a passare. Proseguiamo imboccando una deviazione sulla sinistra poco prima di incrociare il ponte stradale e quello ferroviario; è un po’ lunga, ma Romano di Lombardia val bene qualche pedalata in più. L’assetto urbanistico del centro storico tradisce ancora oggi l’origine romana, con gli assi del cardo e del decumano, mentre la duplice cinta di fossati medioevali costituisce oggi due anelli viari. Delle quattro torri che consentivano l’accesso al borgo ne rimane una sola, quella rivolta verso Brescia; quasi intatto è il castello visconteo al quale si accede da un ponte fisso che sostituisce il ponte levatoio; all’interno troviamo la biblioteca comunale e la sede del Parco del Serio, dove due esperti giovani impiegati possono fornire idee oltre che utile materiale illustrativo.

la chiesa di Santa Maria Assunta a Romano di Lombardia
la chiesa di Santa Maria Assunta
a Romano di Lombardia

Piazza Roma è il cuore della cittadina, su cui affacciano la settecentesca parrocchiale di Santa Maria Assunta e il Palazzo della Comunità, di origine medioevale e trasformato in seguito dai Veneziani. Tornando al fiume si può visitare l’orto botanico, non lontano dalla pista, prima di incominciare a pedalare ancora verso sud. Superati i due ponti sopra citati si prosegue aggirando la sbarra che impedisce il transito alle auto. Il letto del fiume è ampio e si vedono i primi pescatori e, con la bella stagione, qualche bagnante. A tratti la pista si riduce a uno stretto sentiero pieno di sassi e pedalare è più faticoso. Il progresso è in agguato: il ponte della nuova autostrada che unirà Milano a Brescia ci appare come uno sfregio, un’enorme ferita nella natura. Ma dobbiamo passare oltre e ritrovare il sentiero, che prosegue verso sud fino al prossimo ponte che conduce a Mozzanica, dove la bellezza del fiume, l’attraversamento di un boschetto e un piccolo lago formatosi con l’estrazione della terra ci hanno già fatto dimenticare tutto. A questo punto si può superare il ponte e risalire un tratto fino al ponte per Romano e non oltre, perché più avanti non c’è la possibilità di andare verso Martinengo.

La parte cremonese

Confluenza del Serio nell’Adda
Confluenza del Serio nell’Adda

Entriamo in provincia di Cremona e ci portiamo fra Ricengo e Pianengo per visitare una riserva naturale; noi preferiamo la sponda sinistra perché offre la possibilità di vedere anche due laghetti oltre al fiume; questa volta lasciamo a riposo la bici per camminare un paio d’ore. Sulla strada principale di Ricengo c’è anche la bella Villa Ghisetti Giavarina. Un comodo parcheggio si trova vicino alla segnaletica per il fiume e l’area protetta; anche qui c’era un divieto di sosta, ma chiedendo il permesso ci è stato consentito di sostare anche la notte. Nella Riserva Naturale Palata Menasciutto non ci sono indicazioni: si va per tentativi, chiedendo informazioni a pescatori e contadini. Ci s’inoltra prima in un pioppeto, poi in un boschetto di salice bianco e di ontano nero; non manchiamo di vedere un martin pescatore e una rana di Lataste. Una volta raggiunta la palata (dove c’è la cascata), proseguendo lungo l’argine si arriva al laghetto dei Riflessi, formatosi in una cava abbandonata e profondo ben 25 metri: vi notiamo parecchi gamberi rossi. A soli 6 chilometri da Ricengo, Crema è raggiungibile in bici per una strada secondaria oppure con il proprio mezzo; neanche qui ci sono aree di sosta e l’unico posto in cui si può pernottare, ci dicono alla Pro Loco, è il parcheggio della piscina, un po’ isolato e abbastanza lontano dal centro. La città ha molto da offrire al visitatore. Le sue origini sono avvolte nel mistero: la tradizione – priva di fondamenti storici – la farebbe risalire al 570, ma la sua esistenza è ufficialmente confermata dai documenti solo a partire dal 1047. Nel 1160 l’imperatore Federico Barbarossa la rase al suolo dopo un lungo assedio; fu durante i tre secoli e mezzo di dominio veneto, dal 1449 al 1794, che Crema ebbe un periodo di stabilità politica e sviluppo economico, durante il quale sorsero i più importanti monumenti. L’elegante Via Mazzini ci porta in Piazza del Duomo, punto di partenza della nostra visita e cuore del centro storico. La cattedrale conserva nella cripta gli antichi resti della chiesa distrutta dalle truppe imperiali; su tali rovine fu costruito in stile gotico lombardo l’attuale edificio, iniziato nel 1284 e ultimato nel 1341. Nell’area della piazza troviamo il Torrazzo, la Torre Guelfa – su cui fa bella mostra di sé il leone di San Marco, emblema della dominazione veneziana – e il palazzo comunale con gli eleganti portici. Allargando il giro troviamo ancora chiese e palazzi interessanti; l’ex convento di Sant’Agostino, con bellissimi chiostri, oggi ospita il Museo Civico.

la rinascimentale basilica di Santa Maria della Croce a Crema
la rinascimentale
basilica di Santa Maria della Croce a Crema

Se Crema da sola varrebbe un itinerario lungo il Parco del Serio, la chiesa di Santa Maria della Croce varrebbe una visita a Crema: si tratta di uno dei monumenti più belli del Rinascimento lombardo, circolare all’esterno e ottagonale all’interno, arricchito da tele cinquecentesche e affreschi barocchi. È situata fuori dal centro, ma Crema è una città amica delle biciclette e sono infatti numerose le piste cittadine ed extraurbane; purtroppo ne manca una che segua il corso del fiume. Ci rechiamo così con il nostro v.r. a Montodine, dove finisce l’area protetta regionale; il paese non è attrezzato per escursioni in bici, se non per una bella pedalata nel Bosco della Marchesana. Venendo da Crema con la statale 591, prima del ponte sul fiume c’è un parcheggio davanti all’oratorio Don Bosco: conviene fermarsi qui perché il sentiero lungo il corso d’acqua parte nelle vicinanze ed è molto bello per un chilometro fino alla centrale idrica che impedisce di proseguire oltre. In questo tratto la piccola valle scavata dal fiume offre angoli molto belli di natura sino alla foce, che si trova a pochi chilometri di distanza. Non siamo più nel Parco del Serio: entriamo nel Parco Regionale Adda Sud per assistere allo spettacolo dei due fiumi che si abbracciano. Ci portiamo a Bocca Serio, che non è un vero paese ma una grande azienda agricola con poche case. Si parcheggia prima di immettersi nella stradina che porta ai casolari; conviene chiedere il permesso e informarsi sulla direzione da prendere, perché può capitare di trovare il cancello chiuso. Oltrepassato l’argine si arriva dritti alla confluenza, un’oasi di pace che offre a tanti uccelli un ambiente paradisiaco. E a noi un ultimo respiro di natura prima di ritrovare la strada che ci porterà a casa. 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio