Di qui passò Francesco

A piedi con lo zaino in spalla da Città di Castello a Spoleto seguendo un tratto della Via di Francesco, uno degli itinerari che ricalcano le tracce del santo di Assisi. Un moderno pellegrinaggio fra le dolci colline del Perugino, un’occasione per visitare a ritmo lento borghi e città dell’Umbria

Indice dell'itinerario

La natura dell’Italia centrale, con il verde delle foreste e il bianco delle rocce di calcare, è stata lo scenario attraverso cui si sono mossi i passi di una delle figure più affascinanti della storia medioevale: San Francesco d’Assisi. La leggenda si mescola alla storia nelle cronache scritte dai suoi discepoli, ma alcune idee di grande forza sono rimaste profondamente incise nella memoria di tutti. Il rifiuto della ricchezza e dello sfarzo, ma anche – e forse soprattutto – l’amore e il rispetto per la natura e per le sue creature; anche se, all’epoca di Francesco, foreste e montagne erano decisamente meno amichevoli e sicure da affrontare.

Ma non furono certo le difficoltà a frenare il santo: i suoi continui viaggi, oltre che attraverso l’Italia del Medioevo, l’avrebbero portato di là dal Mar Mediterraneo, in Egitto, e probabilmente perfino a Santiago de Compostela. “Quando Francesco con i suoi compagni raggiunse il numero di otto – scrive Chiara Frugoni nella sua Storia di Chiara e Francesco – poiché voleva dare il prima possibile seguito al mandato degli apostoli, decise di dividere il gruppo incoraggiandolo ad affrontare le difficoltà nello spirito del Vangelo: Andate, carissimi, a due a due per le varie parti del mondo e annunciate agli uomini la pace”.

inizio sentiero Eremo
inizio sentiero Eremo

I luoghi francescani più importanti segnano un tracciato che si snoda dalla scabra rupe del santuario della Verna, non lontano da Sansepolcro, verso Gubbio e Assisi, per poi proseguire attraverso le colline dell’Umbria verso i monasteri della valle di Rieti. Ognuno di questi luoghi ha avuto un’importanza fondamentale nella vicenda francescana, e soprattutto ogni complesso sacro conserva una parte dell’anima e della suggestione legata alle antiche vicende di Francesco. Per anni sono stati in molti a lavorare allo studio e alla realizzazione di un itinerario che unisse i luoghi del santo e oggi, nonostante alcune differenze di vedute, alcune varianti e qualche polemica, il percorso della Via di Francesco è una realtà. Segnalata, descritta e pronta per essere percorsa da chi ha voglia di trascorrere qualche giorno fatto di fatica, silenzio, concentrazione e panorami racchiusi dal verde.

«La Via è oramai una realtà ben visibile – spiega Gigi Bettin, che per conto della Regione Umbria lavora al completamento dell’itinerario e alla sua promozione – e stimiamo che siano circa 4.000 le persone che ne percorrono ogni anno il tratto più celebre, cioè quello che giunge ad Assisi». Soprattutto nei paesi e nelle cittadine più piccole, il costante transito di camminatori e pellegrini sta diventando la norma. «E questo, con l’apertura di nuove strutture ricettive e con l’abitudine e la simpatia degli abitanti al passaggio di questi strani turisti sudati e con lo zaino sulle spalle, è il segno che la Via di Francesco è divenuta una realtà tangibile» conclude Bettin.

A nord di Perugia

Sulla Via di Francesco non mancano bucoliche occasioni di sosta, come presso la pieve di Saddi
Sulla Via di Francesco non mancano bucoliche occasioni di sosta, come presso la pieve di Saddi

Anche se l’itinerario più logico – sia dal punto di vista storico sia da quello religioso – inizia sul piazzale panoramico del santuario della Verna, il nostro viaggio comincia poco più a sud, lasciando alle spalle le mura di Città di Castello in una mattina di settembre. La salita (lungo questa via il dislivello non manca di certo) inizia davanti alla chiesa di San Francesco, dove si può chiedere la credenziale che andrà corredata dai timbri dei vari luoghi dove decideremo di fare tappa strada facendo. Giunti sullo sterrato subito fuori dalla cittadina, una serie di saliscendi porta ad affacciarsi sulla strada provinciale della Baucca (dove si supera un bar-ristorante) che va lasciata dopo circa 2 chilometri e mezzo.

Di nuovo lontani dall’asfalto, si sale con leggeri tornanti fino a incontrare nuovamente una provinciale e raggiungere le poche case di Collevecchio, dove si trova un’azienda agrituristica con bed&breakfast. La seconda tappa inizia da questo punto con una lunga e piacevole camminata in collina, con una breve sosta alla pieve di Saddi (che d’estate è aperta dalle 15 in poi). Prima di giungere al termine della giornata di cammino, un paio di erti saliscendi portano ai piedi di Pietralunga: il paese è ripidissimo e ha al centro la pieve di Santa Maria. Il terzo giorno lungo la via dedicata a San Francesco inizia con la discesa dal borgo e prosegue con una salita che conduce a un piccolo colle e alle vicine case di San Benedetto.

Altra discesa al fondovalle e ovvia salita a seguire, stavolta tra i pini e con un bel panorama che si apre di quando in quando. Arrivati ad affacciarsi sulla valle dove in lontananza sorge Gubbio, si scende decisamente e si attraversa con cautela la provinciale. L’ultimo tratto verso Gubbio può essere meno piacevole, attraverso la pianura priva d’ombra, ma la meta giustifica la perseveranza del camminatore Se si decide di visitare il centro storico della città (reso celebre dalle avventure televisive del prete detective Don Matteo) una buona idea può essere quella di lasciare lo zaino in pianura, invece che trasportarlo per le stradine ripidissime che conducono in Piazza Grande.

Da Gubbio a Valfabbrica

La chiesa della Vittorina è costruita dove il santo serafico incontrò il lupo di Gubbio
La chiesa della Vittorina è costruita dove il santo serafico incontrò il lupo di Gubbio

“Vestito di cenci, colui che un tempo si adornava di abiti purpurei, se ne va per una selva, cantando le lodi di Dio… Finalmente arriva ad un monastero, dove rimane parecchi giorni a far da sguattero di cucina… ma non trovando pietà e neppure qualche vecchio abito, riparte, non per sdegno, ma per necessità, e si porta nella città di Gubbio”. Le cronache francescane parlano in molte occasioni dei viaggi – ovviamente a piedi – affrontati dal santo.

Uno dei tratti più importanti e simbolici della Via di Francesco è quello che conduce ad Assisi su un percorso che sorprende per il suo isolamento e il suo ombroso silenzio. Lasciato il centro di Gubbio e superata la chiesetta di Santa Maria della Vittoria, dove i primi frati si insediarono nel 1213, si sale verso il Monte Salce fino a che una lunga camminata conduce al solitario eremo di San Pietro in Vigneto, ornato di dipinti che richiamano la spiritualità orientale di Monte Athos. Qualche tavolino e un rubinetto d’acqua consolano il camminatore che rischia di rimanere deluso dalla difficoltà di accesso all’antica struttura. Una discesa verso la chiesa di Caprignone, seguita da una salita abbastanza decisa, portano davanti al castello di Biscina, affacciato sull’invaso artificiale del Lago del Chiascio.

Il maniero, purtroppo abbandonato dopo qualche intervento di restauro, si trova in una posizione eccezionale sulla valle sottostante; di fronte si nota la sagoma del castello di Giomici, che è stato trasformato in un piacevole bed & breakfast. Durante questa escursione la scarsità di fonti d’acqua può essere un problema, anche se l’amministrazione regionale sta lavorando al ripristino di una ventina di punti d’approvvigionamento lungo l’intero itinerario. La camminata seguente inizia con una lenta discesa a fianco del lago, seguita da una salita che porta alla cappella di Sambuco e più avanti ai ruderi della pieve di Coccorano. Raggiunto il corso del Chiascio con una discesa, lo si costeggia fino ad arrivare, con l’ultima perfida salita della giornata, al centro di Valfabbrica.

Tra Assisi e Foligno

Assisi
Assisi

La tappa che conduce ad Assisi è una delle più evocative e particolari, sia per l’importanza della meta sia per il suo inizio, prima in salita fino ai segnali di un agriturismo e poi lungo il fondo di una valle stretta, buia e silenziosa, che sale nel fitto del bosco. Raggiunta una strada asfaltata s’inizia a scendere, mentre da lontano fanno capolino su una cresta le sagome della basilica e della rocca di Assisi. Dopo qualche saliscendi si raggiunge l’asfalto che corre nella valle ai piedi della città e si supera un ponte con un antico ospedale appena restaurato. Poi inizia l’ultima salita, sulla costa, che di colpo termina davanti alle mura e si trasforma nella discesa urbana che in breve s’affaccia davanti alla mole della basilica di San Francesco. Qui il ritorno alla civiltà può essere quasi sconcertante: attorno alla grande chiesa bianca si aggira infatti a ogni ora una folla di turisti e pellegrini e il brusio davanti agli affreschi che narrano la vita del santo può risultare fastidioso per chi si è abituato alla pace dei boschi dell’Umbria.

Anche se Assisi è una splendida meta e costituisce il fulcro dell’intero percorso, l’itinerario della Via di Francesco non termina certo qui, ma prosegue verso sud fino ai confini con il Lazio. Primo passo in questa direzione è il notissimo Eremo delle Carceri, che si raggiunge a piedi uscendo dalla Porta Perlici e salendo con decisione fino alle Mandrie e alla quiete dell’antica costruzione, che fu tanto amata da Francesco e dai suoi primi discepoli. La mattina presto, oppure sul far della sera, questo è uno dei luoghi più suggestivi del nostro viaggio, con la tranquillità del Monte Subasio non turbata dall’arrivo di gruppi numerosi di turisti o studenti. Sempre seguendo le pendici della montagna, fra sentieri e strade sterrate si raggiunge Spello, da dove una camminata non particolarmente affascinante conduce alle porte di Foligno. In questo tratto è stato individuato un percorso a mezza costa che elimina alcune delle salite sul Monte Subasio, e che dovrebbe essere segnalato per mezzo di tabelle e segnali a vernice nel corso dei prossimi mesi.

Fino a Spoleto

Per raggiungere il centro storico di Trevi bisogna ovviamente salire, anche se va detto che non si tratta di una sgroppata troppo faticosa. Lasciata la cittadina, la via verso Poreta non è lunga ma richiede di superare poco meno di 500 metri di dislivello (motivo per cui spesso la tappa viene spezzata in due). Il paesaggio è dominato dagli olivi e s’incontra un eremo francescano seguito dal castello di Campello, segnalato a distanza dalle mura di pietra bianca che segnano il profilo del colle. Anche il prossimo spostamento inizia in salita per poi diventare pianeggiante e terminare in discesa, dopo aver superato il castello di Eggi. Appena raggiunta Spoleto visitiamo la basilica di San Salvatore: imponente e severa, nel 2011 l’antichissima chiesa (VIII secolo) è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco grazie alla sua importanza nella storia dell’architettura longobarda.

Anche la rocca richiede una lunga salita dal fondovalle, che può essere però affrontata utilizzando i bus che collegano la stazione ferroviaria con il centro. Dalla quieta piazza, dominata dalla mole bianca della splendida cattedrale di Santa Maria Assunta, si scorge lontana Città di Castello, proprio come doveva apparire ai viaggiatori medioevali che, per giungere ai confini della Toscana di oggi, dovevano mettere in preventivo più di una settimana di viaggio. L’itinerario segnalato della Via di Francesco non termina qui, ma si dirige prima verso Ceselli, poi ad Arrone e Piediluco, oramai a poca distanza dal monastero di Greccio, nella valle reatina, mentre una deviazione permette di raggiungere la Cascata delle Marmore, Terni e Stroncone: molti passi ancora da percorrere sulle tracce di antichi itinerari. 

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