Il buio del tardo pomeriggio è rischiarato dal bagliore delle fiamme. Nei vicoli del centro storico e nelle piazzette, tra antichi palazzi dai bei portali si alzano fiamme vigorose, mentre uomini incappucciati portano a spalla il Cristo Morto, la Croce e altre statue dei Misteri. La Settimana Santa di Sessa Aurunca è una delle più intense dell’Italia meridionale, con riti quotidiani fra cui il più impressionante è quello del Venerdì. La processione dei Misteri ha probabilmente origini medioevali, quando la città aveva almeno dodici confraternite (oggi sono ridotte alla metà), ed è resa unica dalla presenza di un elemento ancestrale: il fuoco.
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Esce il Cristo
Una gran folla si concentra davanti alla chiesa di San Giovanni a Villa, lungo Via 4 Novembre, sul margine occidentale del centro abitato. Si innalza lo stendardo nero dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso e Monte dei Morti. poi si ode il suono di un corno. Quando la banda intona una marcia funebre, i Misteri iniziano a uscire dalla chiesa ìin lenta successione: Gesù nell’orto di Getsemani, la flagellazione di Gesù alla colonna, l’Ecce Homo con la corona di spine, la caduta sotto il peso della croce. Portate a spalla da alcuni uomini, le statue avanzano tra due file di incappucciati che reggono fiaccole. Dopo alcuni lunghi minuti esce anche la grande Croce con i simboli della Passione e infine il Cristo Morto adagiato su una pesante cassa di legno, anch’essa portata a spalla. Chiudono il corteo le statue delle Tre Marie.
Il movimento degli uomini e delle statue segue il ritmo lentissimo della marcia funebre: è la cunnulella, ossia la culla. Il corteo sfila sino a notte fonda. Le luci delle strade sono spente, ma a illuminare il cammino non c’è solo il bagliore delle fiaccole: nei vicoli e nelle piazze per tutto il pomeriggio sono stati accatastati legni secchi e fascine, appiccandovi il fuoco quando la banda ha intonato le prime note. Le fiamme si levano alte e colonne di fumo rossastro s’innalzano verso il cielo. La processione avanza lentissima, il grande crocifisso si staglia nella luce sfavillante dei falò, i cosiddetti carraciuni. Tre cantori fanno tappa davanti ai portoni e agli angoli delle strade, e avvicinandosi tra loro intonano il Miserere, un canto a tre voci maschili di antichissime origini, gelosamente custodito e tramandato dall’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso.
Nella piazza del duomo
Ma è davanti al duomo di San Francesco che la processione tocca uno dei momenti di maggior fascino: mentre le alte fiamme rischiarano la facciata porticata della chiesa il corteo si ferma, per poi riprendere lentamente il proprio percorso. Questa bella piazza è il luogo in cui si concentrano gli eventi più significativi della città, come le feste che vedono le straordinarie esibizioni del gruppo di sbandieratori, altro fiore all’occhiello della località campana. È il duomo, con il suo portico trecentesco ornato da bassorilievi, a chiudere il lato orientale della piazza.
L’edificio risale agli inizi del XII secolo ed è uno dei più pregevoli esempi del romanico italiano. L’interno è a tre navate, con un elegante pavimento musivo e numerose sculture originali; notevoli il pulpito, a destra della navata centrale, e un bellissimo bassorilievo raffigurante Giona e la balena posto nella navata di destra. La processione avanza, tornando negli stretti vicoli ancora rischiarati dalla luce dei falò. Ci vorranno alcune ore per percorrere le vie principali del centro secondo un itinerario che si ripete da secoli, e che si concluderà nella stessa chiesa in cui è iniziato. E sarà ormai notte fonda.
L’antica Suessa
Prima della conquista romana, avvenuta alla fine del IV secolo a.C., la città fu abitata dalla popolazione italica degli Aurunci che la chiamavano Suessa. Sotto il domino di Roma fu ribattezzata Suessa Aurunca e a partire dal 90 a.C. divenne municipium, conoscendo in seguito un discreto splendore come dimostra il grande teatro di epoca augustea (nelle immagini). Il complesso era attrezzato per poter essere parzialmente coperto e proteggere così il pubblico da pioggia e sole. Addossata alla collina, la cavea supera gli 80 metri di diametro e raggiunge un’altezza di 24 metri; lungo il suo perimetro, al di sotto del complesso di San Francesco, corre un lungo criptoportico.
Il sito è utilizzato ancora oggi, soprattutto nel periodo estivo, in occasione di eventi che coinvolgono anche altri teatri dell’alto Casertano. Suessa era anche sede di un importante tempio dedicato a Ercole, sul cui basamento sorse successivamente un forte divenuto poi castello ducale, che oggi ospita il museo archeologico.
Tesori del passato
La processione dei Misteri è un’ottima occasione per visitare Sessa Aurunca, che oltre al duomo vanta altre bellezze come le cupole maiolicate delle chiese e i portali realizzati con la scura pietra vulcanica scura del Roccamonfina. Sono esempi dell’eleganza conosciuta dalla città nei secoli passati. Sessa Aurunca però è ben più antica: in posizione ribassata rispetto al centro storico, affacciato in bella vista sulla vallata sottostante si trova il grande teatro romano. Addossato alla collina su cui sorge anche il convento di San Francesco merita una visita, dopo averlo ammirato dall’alto.
Molti pezzi provenienti dagli scavi condotti negli ultimi decenni nel teatro e in altri siti del circondario sono esposti nel Museo Archeologico, ospitato in alcune sale del castello recentemente restaurate. Il reperto più importante è una statua di Matidia Minore, cognata dell’imperatore Adriano e ricca possidente locale. Del resto basta uscire dal centro storico per scoprire le bellezze dei dintorni: un dolce paesaggio collinare, coltivato a olivi, s’inerpica a nord verso i rilievi dell’antico vulcano coperti di castagneti e giù, a sud e a ovest, si spinge fino alla vicina costa tirrenica.
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