Rinascimento umbro

Un weekend di primavera nell’Alta Valle del Tevere ha il respiro della natura, i richiami della storia e gli stimoli della modernità. Da Città di Castello a Umbertide si scoprono borghi di antica bellezza, si cammina fra pievi e santuari, e pochi passi separano le memorie longobarde da un protagonista del Novecento come Alberto Burri.

Indice dell'itinerario

Umbertide, lo sterrato che segue il corso del Tevere
Umbertide, lo sterrato che segue il corso del Tevere

Nella sua corsa di oltre 400 chilometri dall’Appennino Romagnolo al Tirreno laziale, il Tevere s’insinua per un breve tratto nella Toscana aretina per poi solcare l’Umbria in tutta la sua interezza. Qui, nel territorio dell’Alta Valle del Tevere (o Valtiberina) compreso fra Città di Castello e Umbertide, il paesaggio è caratterizzato da pittoreschi borghi medioevali, antiche pievi e abbazie circondate da boschi. Un tempo terra di confine e teatro di aspre contese tra Perugia, Arezzo e Montefeltro, è oggi un luogo assai piacevole, ricco di storia, arte e tradizioni artigianali, dove la vita scorre tranquilla come l’antico fiume che si snoda fra le colline e le distese di campi coltivati. E a proposito di agricoltura, nella zona è particolarmente sviluppata la produzione del tabacco, introdotta alla fine del XVI secolo dal prelato Nicolò Tornabuoni e poi diffusasi su ampia scala nell’800.

Un felice maniero

Il Duomo di Città di Castello
Il Duomo di Città di Castello

Il centro più importante di quest’angolo di Umbria è Città di Castello, l’antica Tifernum Tiberinum, a forte impronta rinascimentale e che a dispetto del nome non ha alcuna fortezza. L’origine dell’attuale toponimo risale all’arrivo dei Longobardi nel VI secolo, quando l’ex insediamento romano diventa Castrum Felicitatis (fortificazione della felicità) per poi assumere la denominazione di Civitas Castelli al tempo dei Comuni.

Il punto di partenza ideale per visitare la cittadina è il grande parcheggio gratuito di Piazzale Ferri (facilmente raggiungibile imboccando Viale Nazario Sauro), che include un’area camper ed è a due passi dalle antiche mura che perimetrano l’abitato. Un comodo accesso fornito di scale mobili porta in un attimo ai Giardini del Cassero, un piccolo parco oltre il quale ci si trova in Piazza Gabriotti – chiamata dai locali Piazza de’ Sotto – su cui si affacciano il duomo, il palazzo comunale e la torre civica. Il primo fu costruito fra il 1494 e il 1529 sul sito di una precedente cattedrale eretta nel 1032 in onore dei santi Florido e Amanzio, patroni di Città di Castello.

Una veduta di Città di Castello
Una veduta di Città di Castello

Tra le numerose opere d’arte custodite al suo interno si annoverano gli affreschi del pittore romano Marco Benefial e del toscano Nicolò Circignani detto il Pomarancio, mentre nella cripta sono conservate le reliquie dei santi patroni, che contribuirono a ricostruire la città dopo l’assedio dei Goti nel 542. Da non perdere una visita all’interessante museo diocesano, ubicato nelle sale della vecchia canonica, che ospita pregevoli dipinti come il Cristo in Gloria di Rosso Fiorentino e la Madonna col Bambino e San Giovannino del Pinturicchio. Di grande rilevanza è il Tesoro di Canoscio, una raccolta di venticinque oggetti sacri di epoca paleocristiana, tutti risalenti al VI secolo e rinvenuti nel 1935 presso il vicino santuario.

Attiguo alla cattedrale svetta l’imponente campanile cilindrico (alto 43,50 metri), uno dei simboli cittadini e raro esempio di struttura a pianta circolare, costruito tra l’XI e il XIII secolo. Il palazzo comunale è uno degli edifici pubblici più importanti dell’Umbria, realizzato nella prima metà del ‘300 su progetto dell’architetto Angelo da Orvieto. Proprio di fronte s’innalza la sagoma squadrata della torre civica, o Torre del Vescovo, da poco restituita ai tifernati dopo un lungo lavoro di consolidamento delle fondamenta. Datata fra il XIII e il XIV secolo, divenne un simbolo del potere comunale e fu usata a lungo come prigione. A pochissima distanza, su Corso Cavour, la tipografia Grifani Donati rappresenta un pezzo di storia della città, vantando una tradizione secolare nell’arte della stampa. Fondata nel 1799, l’azienda è tuttora in attività ed è anche un’interessante realtà museale dove si possono ammirare all’opera i vecchi macchinari.

Una veduta di Città di Castello
Una veduta di Città di Castello

La grande Piazza Matteotti (Piazza de’ Sopra), sulla quale affaccia l’imponente Palazzo del Podestà, è invece il cuore sociale del borgo. Nel cortile interno dell’adiacente Palazzo Bufalini, costruito su progetto del Vignola tra la fine del ‘500 e la metà del ‘700, si trovano l’ufficio turistico e la particolare esposizione dell’artigiano Silvio Bambini – detto Bibi – una collezione di botteghe e ambienti in miniatura che rappresentano la vita di un tempo nell’Alta Valle del Tevere. Qualche metro più in là, il museo laboratorio della tela umbra è un appassionante viaggio nella storia della tessitura tradizionale: vi si possono ammirare tovaglie, merletti a fuselli, coperte, tappeti, nonché antichi telai ancora oggi usati per la lavorazione dei tessuti.

Opere d’altro genere sono raccolte nella pinacoteca comunale, nel Palazzo Vitelli alla Cannoniera, imponente dimora rinascimentale con la splendida facciata decorata da graffiti del Gherardi su disegno del Vasari. Il museo, che ospita anche mostre temporanee, custodisce capolavori di artisti del calibro di Raffaello, Signorelli, Ghirlandaio, Pomarancio, Ghiberti e Della Robbia. Parlando invece di arte moderna, nelle immediate vicinanze del sontuoso Palazzo Vitelli a Sant’Egidio (altra reggia della Signoria dei Vitelli, che governarono la città fra il XV e il XVI secolo e l’arricchirono di edifici rinascimentali), Palazzo Albizzini è una delle due sedi che conservano le opere più significative del famoso artista tifernate Alberto Burri; la seconda è ubicata negli ex Seccatoi del Tabacco, un po’ fuori dal centro.

Esterno degli ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello
Esterno degli ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello

Completa questa straordinaria offerta museale il Centro delle Tradizioni Popolari, a un paio di chilometri dalla città in località Garavelle, che attraverso ambienti, oggetti, mobili e attrezzi d’epoca offre uno spaccato della vita rurale del passato.

Un’oasi di spiritualità

Il santuario della Madonna di Belvedere
Il santuario della Madonna di Belvedere

La storia di questi luoghi porta il segno di un’intensa vita religiosa: oltre al duomo e alle altre chiese di San Francesco e San Domenico, entrambe del XIV secolo, nelle vicinanze del borgo troviamo splendidi santuari immersi nel verde. Un esempio è quello della Madonna di Belvedere. Risalente alla seconda metà del ‘600, si trova ad appena cinque chilometri da Città di Castello in direzione di Fano e spicca in posizione panoramica in mezzo ai boschi. L’interno presenta numerosi stucchi e decorazioni, oltre alle statue dei patroni della città.

Santuario di Canoscio
Santuario di Canoscio

Più recente il santuario di Canoscio, eretto a metà ‘800 in cima all’omonimo colle e dedicato alla Madonna del Transito, la cui immagine dipinta si può ammirare all’interno della chiesa. Lungo la strada tortuosa che vi sale dall’abitato di Trestina s’incontra l’antica pieve dei santi Cosma e Damiano, edificata nel XII secolo sui resti di una più antica chiesa del VI secolo e dichiarata patrimonio nazionale (per visitarla rivolgersi al santuario).

Villa Montesca
Villa Montesca

E a proposito di pace e tranquillità, nei pressi di Città di Castello c’è la splendida Villa Montesca, imponente edificio di fine ‘800 immerso in un grande parco di alberi secolari e piante esotiche dove si può passeggiare liberamente. La struttura, facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni per il camping La Montesca (deviazione che sale a sinistra dalla strada verso Arezzo, poco dopo il ponte sul Tevere), è sede di un importante centro di formazione e ricerca. Una ventina di chilometri verso est, invece, sperduta fra le colline dell’Appennino si erge la pieve di Saddi, una delle chiese più antiche e di maggior rilevanza del territorio tifernate. Edificata nell’XI secolo, secondo la tradizione sarebbe sorta nel luogo del martirio di San Crescenziano, primo evangelizzatore dell’Alta Valle del Tevere e decapitato nel 303 sotto l’impero di Diocleziano. Tra le sue mura, che ospitano vari affreschi di pittori locali, si respira un’atmosfera di forte spiritualità. Da qui la strada prosegue verso Pietralunga, ma il fondo si presenta per lunghi tratti sterrato e molto sconnesso, decisamente sconsigliato ai camper.

Per raggiungere il piccolo paese conviene perciò ripercorrere il tragitto dell’andata e al primo bivio proseguire a destra. Arroccato a 565 metri di altezza e circondato da boschi, Pietralunga è un tipico borgo medioevale, con il suo dedalo di viuzze e i resti del castello longobardo dell’VIII secolo dall’imponente torre pentagonale che s’innalza sulla piazza principale. Qui si trovano anche il palazzo comunale, fatto costruire alla fine del ‘400 da monsignor Giulio Vitelli, e la pieve di Santa Maria databile tra il VII e l’VIII secolo, la cui facciata è stata modificata ai primi del ‘900 e ospita all’interno un affresco di Raffaellino dal Colle raffigurante il martirio di San Sebastiano. Sul retro della parrocchiale, a pochi passi dal campanile realizzato nel 1933 si può vedere l’antico portale romanico (oggi murato) che un tempo era l’ingresso principale della chiesa. In alto a destra è leggibile una scritta in caratteri gotici che ricorda il crollo della pieve, avvenuto nel 1279, e la sua tempestiva ricostruzione.

I resti del castello longobardo di Pietralunga
I resti del castello longobardo di Pietralunga

Nella vicina Piazzetta Principe Amedeo, cuore del vecchio borgo, si affaccia il Palazzo dell’Orologio, la cui torre campanaria scandisce il tempo dei pietralunghesi dal 1761. Il paese, famoso per la raccolta del tartufo e la coltivazione della tipica patata bianca, è inserito in un ambiente collinare ricoperto da estese foreste demaniali dove non mancano interessanti itinerari escursionistici di varia lunghezza e difficoltà.

Poco distante dall’abitato, una bella strada sale in mezzo ai boschi verso l’Oasi di Candeleto, un migliaio di ettari di area protetta compresa fra le valli dei torrenti Carpina e Carpineta, dove vive una ricca fauna costituita da cinghiali, caprioli, tassi e uccelli come il gheppio, la poiana e il picchio muratore. Imboccando una breve sterrata sulla sinistra si arriva al centro di educazione ambientale e al museo ornitologico, un piccolo gioiello che ospita circa trecento esemplari fra uccelli e mammiferi tipici dell’Appennino umbro-marchigiano. Da qui si possono effettuare varie escursioni fra cui quella sul sentiero natura, un interessante e semplice anello di tre chilometri e mezzo che attraversa uno splendido ambiente boscoso di querce e conifere, solcato da profonde forre e fornito di tabelle didattiche sull’ecosistema del luogo.

Nel borgo di Braccio

Uno scorcio del borgo di Montone
Uno scorcio del borgo di Montone

Una ventina di chilometri di strada panoramica separano Pietralunga da Montone, delizioso centro circondato da possenti mura, risalente alla fine del primo millennio e famoso per aver dato i natali a Braccio da Montone (Andrea Fortebracci), uno dei più grandi condottieri medioevali. È piacevole girovagare senza fretta nella quiete delle sue viuzze, godendosi il silenzio e scoprendo man mano piccoli e grandi tesori. Come il complesso museale di San Francesco, che include la splendida chiesa trecentesca con un portale d’ingresso del ‘500, nel cui interno si possono ancora ammirare gli affreschi di Bartolomeo Caporali, un coro ligneo del XV secolo e il bancone intarsiato dei Magistrati, realizzato nel 1505.

L’annessa pinacoteca conserva diverse opere d’arte, fra cui la Madonna della Misericordia, un gonfalone dipinto dal Caporali nel 1482 e un gruppo duecentesco di statue lignee della Deposizione. Della struttura fa parte anche il museo etnografico Il Tamburo Parlante, che nelle sale dell’ex convento raccoglie oltre seicento manufatti provenienti dall’Africa orientale. Da qui una breve scalinata scende verso Piazza Fortebraccio, dove si affacciano la torre dell’orologio, il palazzo comunale e l’antica chiesa di Santa Croce, oggi sconsacrata e sede dell’ufficio postale. In Via Roma, invece, al civico 7 si trova la residenza della famiglia Fortebracci (oggi è un albergo), mentre continuando a salire ci s’imbatte in un altro capolavoro di architettura religiosa: la collegiata. Questa magnifica chiesa, originaria del XIV secolo, fu ampliata e restaurata nella seconda metà del ‘600 assumendo le sembianze attuali. All’interno conserva opere di pregio, come la volta affrescata da Giovanni Parenti nella prima metà del ‘700 che rappresenta i dodici apostoli in adorazione, una Madonna del Rosario con Bambino del pittore tifernate Chialli e l’Ultima Cena del fiammingo Denijs Calvaert, datata 1611.

È qui che due volte l’anno, il Lunedì dell’Angelo e la penultima domenica d’agosto, viene esposta la Sacra Spina, conservata nell’attiguo convento delle clarisse e che secondo la tradizione è una delle spine che trafissero il capo di Gesù (fu donata alla popolazione da Carlo Fortebracci, che l’aveva ricevuta dai Veneziani con i quali aveva combattuto e sconfitto i Turchi). Poco distante, nel Parco delle Rimembranze spiccano le rovine della rocca di Braccio, distrutta nel 1478 su ordine di Papa Sisto IV e oggi utilizzata per spettacoli e concerti. Ancora tutta d’un pezzo è invece la rocca d’Aries (non visitabile), forse dell’anno Mille, che svetta su un colle a pochi chilometri da Montone e fu probabilmente la prima fortezza della zona. Nella campagna intorno all’abitato si trovano la chiesa della Madonna delle Grazie, sorta dove un tempo veniva venerata un‘edicola della Vergine, e l’antica pieve di San Gregorio, costruita intorno all’anno Mille in stile romanico-bizantino e oggi inglobata in un complesso rurale.

Umbertide, la chiesa gotica di San Francesco
Umbertide, la chiesa gotica di San Francesco

La vicina Umbertide, cittadina più a sud dell’Alta Valle del Tevere, fu un importante insediamento sul fiume per gli scambi commerciali fra Umbri ed Etruschi. Distrutta dai Goti intorno al VI secolo, venne ricostruita nell’- VIII secolo e conosciuta per un migliaio di anni col nome di Fratta, prima di acquisire l’attuale toponimo dopo l’annessione al Regno d’Italia. Il paese, che ha subito gravi danni durante l’ultima guerra, vanta comunque un patrimonio architettonico e culturale di tutto rispetto. Un esempio è l’imponente rocca, risalente alla seconda metà del XIV secolo, che domina il piccolo centro storico ed è oggi sede d’importanti esposizioni di arte contemporanea. Giusto di fronte, oltre il torrente Reggia che confluisce nel Tevere, si erge la massiccia struttura ottagonale della Collegiata, della seconda metà del ‘500, che conserva all’interno un’Ascensione del Pomarancio.

Umbertide, case affacciate sul Tevere
Umbertide, case affacciate sul Tevere

A pochi passi dalla grande Piazza Matteotti e dal seicentesco Palazzo del Comune, il campanile di San Giovanni (originario del XIII secolo e restaurato nel 1994) è tutto ciò che resta dell’omonima chiesa demolita nell’800. È stata invece restituita alla cittadinanza, dopo un lungo lavoro di restauro, la parrocchiale di Santa Maria della Pietà del 1486, ornata sulla lunetta del portale da un affresco del Pinturicchio.

E a proposito di chiese, sulla lunga Piazza San Francesco se ne affacciano ben tre. La prima che s’incontra venendo da Via Gabriotti è quella di Santa Croce, che raccoglie capolavori quali la Deposizione di Luca Signorelli e la Madonna con il Bambino in gloria fra angeli e santi del Pomarancio, proveniente dall’attigua chiesa gotica di San Francesco, edificata alla fine del XIII secolo e considerata la più antica di Umbertide. L’ultima, dedicata a San Bernardino, è sorta come oratorio nella prima metà del ‘400: in questo luogo il santo avrebbe fondato nel 1426 la Congregazione del Buon Gesù. A pochi passi scorre il Tevere, lungo il quale si sviluppa verso nord un bel percorso ciclabile che dopo circa tre chilometri si allontana dal fiume e riporta a Montone.

L‘abbazia di San Salvatore di Montecorona
L‘abbazia di San Salvatore di Montecorona

Nei dintorni non mancano fortezze e santuari, come l’imponente castello di Civitella Ranieri (visitabile solo all’esterno) e la splendida abbazia di San Salvatore di Montecorona. Ad appena quattro chilometri dal paese, è un autentico gioiello di architettura religiosa e uno dei più importanti monasteri benedettini della regione. Risalente all’XI secolo e fondata secondo la tradizione da San Romualdo, include una magnifica cripta divisa in cinque navate con capitelli romanici e un affresco del ‘300. Una strada inizialmente asfaltata e poi in buona parte sterrata sale da qui all’eremo di Montecorona (705 m), costruito nel XVI secolo e immerso nei boschi, dove vive una piccola comunità di monaci di clausura. A questo punto si può scegliere fra tornare a casa o proseguire nella scoperta della verde Umbria. Siamo a un tiro di schioppo da Gubbio, Perugia e il Trasimeno: perché non approfittarne? 

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