Algarve, felice nostalgia

Uccelli acquatici e frutti di mare, cittadelle medioevali e giardini fioriti, panorami solitari e vivaci paesi marinari: a zonzo in libertà sulla costa meridionale del Portogallo, tra la foce del Río Guadiana e il Cabo de São Vicente, dove le brezze dell’Atlantico stemperano la calura della vicina Africa

Indice dell'itinerario

Secondo la psicologia moderna, l’olfatto sarebbe il senso maggiormente collegato alla memoria. Quest’ipotesi, così facile da verificare nella vita quotidiana, mi viene in mente mentre percorriamo la Via do Infante de Sagres, la grande strada a scorrimento veloce dell’Algarve. Dal finestrino aperto entrano i mille profumi della primavera precoce di queste basse latitudini: l’aroma degli aranceti, delle ginestre già sbocciate a marzo, dell’onnipresente cisto bianco le cui foglie si coprono di un velo di olio essenziale ai primi caldi raggi di sole.

un azulejo storico nel centro di Faro
un azulejo storico nel centro di Faro

L’odore dolce dei fiori si mescola a quello pungente del timo e del rosmarino selvatico, con la nota balsamica dell’eucalipto e con l’esotico tocco della mimosa, del caprifoglio, dell’ibisco, della bouganvillea, fino al sentore di salmastro delle lagune e dei marismas. Chissà se è per questa forza dell’esperienza olfattiva che lo stato d’animo caratteristico del Portogallo è la saudade, la malinconia, la struggente passione della memoria. Cantata nel fado (dal latino fatum) e, oltreoceano, nella bossanova, la nostalgia ha però una connotazione molto più positiva rispetto alla parola italiana, tanto da avere la stessa radice di saud che significa saluto e salute. Quaggiù, al Fim do Mundo, sulla costa meridionale del Portogallo, il mare si ritira e avanza di nuovo per centinaia di metri, uno spettacolo inusuale per noi mediterranei. Nella laguna costiera del Parque da Ria Formosa, che si protende dal confine spagnolo a Lagos, il saliscendi delle onde regala ogni giorno un panorama diverso. Acqua e terra sono mescolate insieme in tutte le combinazioni possibili: paludi salmastre, stagni e acquitrini, insenature, calette, corridoi. Solo il cordone di dune dorate che protegge il parco dalla furia dell’Atlantico è all’apparenza immobile. All’interno della baia, ogni sei ore, la marea ridisegna canali, solleva isole, allaga saline, regala esplosioni di rosso e di verde alle spiagge, muove persino ingegnosi mulini che non hanno bisogno di vento.

Cacela Velha: una barca di fronte alla spiaggia
Cacela Velha: una barca di fronte alla spiaggia

Decide il caso, e con esso il lavoro dell’uomo: non ci sono pescatori sulla Ria, ma contadini del mare che, quando l’acqua si ritira, escono a raccogliere il loro tesoro sommerso. Il fango del delta nasconde infatti un tripudio di mariscos, e cioè cannolicchi, vongole, telline, tartufi di mare, fasolari, tutti dalle dimensioni davvero notevoli. E mariscar, ovvero spilluzzicare frutti di mare di fronte a una birra gelata, è un’usanza diffusa nel sud del Portogallo: lentamente, senza fretta, si assaggia, si gusta, si succhia il midollo e l’essenza del mare. Non un vero pasto, ma una maniera di chiacchierare e di godersi il porto, le onde, la brezza atlantica e il passeggio di donne dai tratti tanto africani da far dubitare delle coordinate geografiche. E’ un altro aspetto della saudade, quella malinconia che non ti abbandona mai: appena inghiottito un piccolo boccone, si ha già nostalgia del suo sapore.

polpi ad asciugare nel porticciolo di Olhão
polpi ad asciugare nel porticciolo di Olhão

A metà mattina, appena la marea permette il ritorno dei raccoglitori, le botteghe che vendono solo mitili sui lungomare di Villa Real, Tavira, Olhão, Faro, Lagos e Sagres mettono fuori i tavoli di legno e qualche sedia impagliata. Vecchi con la barba e l’aspetto di lupi di mare, giovani e belle mulatte dai vestiti succinti, ragazzini bruciati dal sole e pescatori di polpi coperti di rughe si siedono lungo la via, ciascuno iniziando a costruire il suo mucchietto di conchiglie vuote: sembra quasi che facciano a gara per innalzare la piramide più alta senza far cadere neanche un guscio. Inevitabilmente finiamo anche noi seduti di fronte a un cumulo disordinato di cocce, leccandoci le dita e ammirando l’oro incendiato del cielo che al tramonto si liquefa nei canali e negli stagni. Cerchiamo di imprimerci quest’immagine nella memoria per scoprire che domattina, al sorgere della marea, sarà diversa. E ne abbiamo già saudade.

Tra stagni e lagune /1

La chiesa intitolata alla Vergine Madre a Castro Marim
La chiesa intitolata alla Vergine Madre a Castro Marim

Il bel borgo di Castro Marim è il primo che s’incontra passata la frontiera spagnola sul fiume Guadiana, attraversato da un ponte solo dai primi anni ‘90. Il castello fortificato che dette protezione a Fenici, Romani, Arabi e infine alla Corona spagnola resta a dimostrazione di quanto fosse importante il controllo del fiume per il dominio della zona, ed è anche un comodo riferimento per i camperisti visto che proprio ai piedi della fortezza si trova un parcheggio gratuito con tanto di scarico. La chiesa bianca dedicata alla Vergine Madre è invece l’immagine della Reconquista cristiana del ‘300. Assolutamente da non perdere il mercato del sabato, i cui banchi sono gestiti dalla folta comunità gitana locale che ancora utilizza cavalli e carrozzoni di legno per gli spostamenti.

Castro Marim
Castro Marim

Ripresa la marcia verso nord in direzione di Beja, subito dopo gli svincoli del Ponte Internacional do Guadiana si trovano le indicazioni per la Reserva Natural do Sapal, un’area protetta di circa 2.000 ettari di acquitrini salmastri e vecchie saline. Tra i canali e gli stagni si riproduce un numero incredibile di trampolieri, soprattutto garzette, pantane, pettegole, avocette e cavalieri d’Italia. Nei prati dove pascolano le greggi è facile avvistare aironi guardabuoi e cinerini, appollaiati sul dorso delle pecore. Nelle saline, dalla primavera all’estate, si scorgono le sagome buffe e inconfondibili dei fenicotteri rosa. Al centro visite del parco, con un’esposizione permanente su flora e fauna dell’area protetta e sulla produzione del sale, si possono reperire numerose informazioni utili sui sentieri. In fondo allo sterrato della vecchia salina si trova un comodo parcheggio dove pernottare, utile anche per l’avvistamento.

Tavira: il chiostro dell’ex Convento da Gracia
Tavira: il chiostro dell’ex Convento da Gracia

Scendendo lungo il Guadiana fin quasi all’oceano si raggiunge Vila Real de Santo António: prima della costruzione del ponte, era da qui che ci s’imbarcava sulle chiatte per attraversare il fiume. I parcheggi della zona sono tutti accessibili, anche di notte, e dalla pittoresca banchina partono i battelli per le escursioni di risalita del fiume sino ad Alcoutim, un’esperienza di tranquilla visita naturalistica. Verso la costa troviamo invece la Mata Nacional das Dunas Litorais, una pineta sopravvissuta all’urbanizzazione che circonda il Monte Gordo, attrezzata per escursioni e picnic.

Tra stagni e lagune /2

Le mura difensive di Cacela Velha
Le mura difensive di Cacela Velha

Proseguendo lungo la litoranea 125 s’incontra il borgo di Cacela Velha, piccola cittadella fortificata che ha conservato intatta la struttura medioevale, con le mura a proteggere le abitazioni e l’accesso alla laguna. Dalla piazzetta si gode di un superbo panorama sulle isole e sulla spiaggia, e anche in questo caso il parcheggio si presta bene alla sosta notturna. Tavira è una cittadina dal passato nobile e facoltoso che ancora si respira di fronte ai palazzi borghesi affacciati lungo i canali, sui ponti e nella piazza. Del castello restano solo le mura e le torri, ma all’interno c’è un bel giardino curato con tutte le piante endemiche oltre a quelle tropicali arrivate fin qui dalle ex colonie.

Tavira: la piazza principale
Tavira: la piazza principale

A fianco l’imponente chiesa di Santa Maria, con begli azulejos e statue lignee. Appena fuori dall’abitato si possono seguire le indicazioni per Pedras d’el Rei e Praia do Barril, poco prima del borghetto di Santa Luzia, dove un comodo parcheggio sfruttabile anche per la notte consente l’accesso all’Ilha de Tavira, a piedi o con il trenino, per visitare un’antica tonnara. Olhão, che si incontra proseguendo verso ovest, è il luogo di pesca per eccellenza, che ha conservato uno spirito algarvio non contaminato dal turismo. Nonostante le difficoltà di sosta, vale la pena fermarsi lungo la via per gustare i migliori frutti di mare e le uova di polpo essiccate, una prelibatezza che i pescatori conservano di solito per le loro famiglie: solo al mercato mattutino, chiedendo il giorno prima, se ne può trovare qualche pane.

Un camminamento nel Parque Natural da Ria Formosa
Un camminamento nel Parque Natural da Ria Formosa

La città è anche la sede del Parque Natural da Ria Formosa il cui centro di educazione ambientale, indicato subito dietro la ferrovia e la Quinta do Marim, merita la visita. I sentieri dell’oasi, ben introdotti dalla cartellonistica, accompagnano lungo i diversi ambienti tra le fioriture profumatissime di fresie, tamerici e orchidee o la fuga velocissima di un camaleonte, che quando è immobile si fatica a notare. Nella zona umida subito dopo il centro di accoglienza, dotato di un piccolo museo delle imbarcazioni e di numerosi pannelli informativi su flora e fauna, c’è il cosiddetto stagno della rana balia, un simpatico anfibio che trasporta le sue uova sulla schiena. Dalla torre si gode una splendida vista sulla laguna e sui nidi di cicogna. Passando sulla bella spiaggia, dove sono conservate alcune vecchie imbarcazioni di legno, si arriva alla peschiera dotata di mulino a marea, dove nelle prime ore del mattino i più fortunati potranno avvistare una coppia di lontre a caccia di crostacei e molluschi. L’itinerario prosegue tra camminamenti mascherati e capanni di avvistamento affacciati sulle vecchie saline. dove proliferano cicogne, aironi e cavalieri d’Italia, e sullo stagno d’acqua dolce nel quale si riproducono alcune coppie di pollo sultano – il simbolo del parco – e una coppia di aquile pescatrici.

Tavira: il ponte romano sul fiume Gilão
Tavira: il ponte romano sul fiume Gilão

Il sentiero costeggia scavi archeologici di epoca romana e arriva all’allevamento del cão de água o cane da acqua (vedi approfondimento).
Si termina con la visita alla villa di João Lúcio Pousão Pereira, un amato e apprezzato poeta che era nato ad Olhão nel 1880 e vi morì prematuramente di febbre spagnola nel 1918.

Intorno al capoluogo

Il Convento de Nossa Senhora da Assumpção ospita il Museu Municipal di Faro
Il Convento de Nossa Senhora da Assumpção ospita il Museu Municipal di Faro

Ormai siamo a pochi chilometri da Faro, che si presenta come uno scrigno di tesori architettonici. Dalle numerose porte si accede al nucleo storico dominato dal castello, ma da non perdere sono soprattutto le chiesine disseminate fra le case. Appena più imponente la cattedrale, la cui costruzione risale al XIII secolo ma che subì diversi rifacimenti; al suo interno conserva diverse opere di pregio, tra cui un bell’organo settecentesco. Il Museu de Arqueologia, con vari ritrovamenti d’epoca romana, è allestito all’interno di un convento con un chiostro incantevole, né possono sfuggire gli edifici candidi del municipio, del palazzo episcopale e del seminario, tutti ornati da alberi d’arancio fioriti.

Faro: cattedrale di origine duecentesca
Faro: cattedrale di origine duecentesca

Il Palácio de Estoi è il monumento più famoso della città, una splendida villa ottocentesca con giardino. E’ però fuori dalle mura che si trova il pezzo forte del capoluogo algarvio: le isole delle laguna. Dal porticciolo alle spalle della fortezza parte un’escursione in battello che permette di esplorare i canali, gli acquitrini e le spiagge mentre una guida illustra (in portoghese, inglese, francese o spagnolo) i segreti delle maree e la vita dell’avifauna del parco. Tra stormi di cormorani che pescano incredibilmente vicini si sbarca a Ilha Deserta, un paradiso dove all’uomo non è concesso pernottare e dove la Caretta caretta, la tartaruga marina in pericolo d’estinzione, viene a nidificare.

Faro: neogotica biblioteca dalle variopinte decorazioni
Faro: neogotica biblioteca dalle variopinte decorazioni

Per consolarsi, fichi secchi, mandorle e liquore artigianale allietano il ritorno. Se si decide di raggiungere la Praia de Faro, sull’omonima isola, non bisogna farsi scoraggiare dal cartello di divieto d’accesso che si riferisce solo ai veicoli di peso superiore ai 35 quintali: svoltando a sinistra si trova un’area de campismo, ovvero un punto sosta attrezzato. Non va commesso invece l’errore di svoltare a destra, perché la strada senza uscita rende impraticabile la manovra.

Paesaggi atlantici

Lagos: la mastodontica porta d’ingresso alla città
Lagos: la mastodontica porta d’ingresso alla città

La scorrevole A22, a quattro corsie, corre parallela alla costa ma a qualche chilometro nell’interno. Aggiriamo così la cittadina di Albufeira per ridiscendere sull’Atlantico presso la chiesa di Nossa Senhora da Rocha, splendidamente eretta sulla falesia, che richiama un gran numero di visitatori soprattutto in alta stagione. Ancora più a occidente, merita la fatica per raggiungerlo su strade piuttosto strette il Cabo Carvoeiro, con il suo bel faro.

Quasi allo sbocco del fiume Arade si trova il pittoresco borgo di Ferragudo, con un comodo e centrale parcheggio ideale per la visita, che non può mancare la vicina Praia da Rocha. Da qui, superate le brutte urbanizzazioni di Portimão, ancora un breve tratto sulla superstrada e si raggiunge Lagos, cittadina portuale che fu presidio difensivo dei Romani, degli Arabi e di re Alfonso III: non per caso i bastioni del Forte do Pau de Bandeira caratterizzano il centro storico. Seguendo la panoramica strada costiera che porta a Burgau e oltrepassato il grazioso borgo di Luz, dalla spiaggia di Cabanas parte un itinerario escursionistico per la punta, la spiaggia e la fortezza di Almádena.

Una spiaggia di Lagos nei pressi di Punta de la Piedade
Una spiaggia di Lagos nei pressi di Punta de la Piedade

Continuando lungo la falesia e poi su uno sterrato si arriva all’incantevole spiaggia di Boca do Rio, e ancora sulla scogliera si raggiunge con un’escursione di una ventina di minuti il villaggio marinaro di Salema, piuttosto rimodernato per accogliere il turismo ma poco adatto al passaggio e alla sosta di veicoli ingombranti. In un’altra mezz’ora di cammino sulla falesia si può infine arrivare alla spiaggia di Zavial. Ripreso il veicolo, la rotabile conduce a Sagres, la cui fortaleza mantiene un fascino inalterato. La città è la famosa sede della scuola di Enrico il Navigatore: da qui partivano le caravelle che varcavano le Colonne d’Ercole alla scoperta dell’ignoto.

Un piazzale panoramico molto accogliente permette di esplorare la scogliera e di trascorrere la notte cullati dai versi dei gabbiani, che rientrano al porto seguendo i pescherecci. Sulla Ponta de Sagres, il promontorio che i Romani consacrarono a Saturno, si ammira l’oceano da un punto di vista privilegiato: è lo stesso degli intrepidi algarvios che sfidano la gravità pescando dall’alto dei faraglioni del Cabo de São Vicente, sporgendosi per controllare il galleggiante con acrobazie da cardiopalma.

Un pescatore sfida le vertigini sporgendosi da una falesia di Cabo de São Vicente
Un pescatore sfida
le vertigini sporgendosi da una falesia di Cabo de São Vicente

Se si guarda con attenzione abituando gli occhi alla nebbia di salsedine sollevata dal vento, si possono individuare sulla parete le corde con cui questi spericolati acrobati della pesca si arrampicano sulla cresta. I sentieri salgono sulle falesie che si alzano fino agli oltre 150 metri della Torre de Aspa, il punto più elevato dell’altopiano, per poi scendere nelle valli dove si trovano spiaggette sorprendenti. E chi, come noi, ama i panorami selvaggi non rimarrà deluso da un viaggio in Algarve, dove l’indimenticabile odore dell’oceano darà l’ultimo tocco al quadro della memoria. 

Testo di Federica Botta – Foto di Alessandro De Rossi

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