Più che Biella

In soli 900 chilometri quadrati la piccola provincia di Biella racchiude così tanti punti di attrazione da sembrare quasi creata a tavolino per il turismo all’aria aperta.

Indice dell'itinerario

In ogni viaggio è difficile conciliare i diversi interessi di tutti i membri dell’equipaggio, soprattutto se si tratta di una coppia con figli al seguito. Eppure la provincia di Biella offre attrazioni per tutti i gusti. Per gli sportivi c’è una magnifica ippovia lunga 200 chilometri che partendo dal Centro Ippico San Giorgio di Cerrione porta in una settimana attraverso il suggestivo ambiente collinare della Serra tra vigne, laghi e santuari, arrivando fino a 1.500 metri di altitudine.

Un itinerario percorribile anche in mountain bike, come altri tracciati possibili per le due ruote, dai semplici sterrati ai percorsi più impegnativi. Per chi preferisce dedicarsi al trekking è disponibile la Grande Traversata del Biellese, un anello lungo 234 chilometri da effettuare in quindici giorni di cammino, volendo frazionabile in 57 tappe che vanno da 20 minuti a 3 ore. In alcuni tratti il percorso si sovrappone alla Via Francigena, il cui tracciato interessa la parte meridionale della provincia. Gli amanti della cultura avranno l’imbarazzo della scelta tra santuari, chiese romaniche e diciotto ecomusei. Per chi è a caccia di attività in- solite si va dalla ricerca dell’oro ai misteri massonici di Rosazza, mentre i buongustai potranno spaziare fra numerose specialità della gastronomia locale.

Dal telaio alla birra

Biella fa la parte del leone, con il centro parzialmente pedonale e i quartieri della lana come Cerruti, Rivetti e Piacenza ancora attivi e vitali. Ma anche con le fabbriche dismesse, divenute testimonianze di archeologia industriale o recuperate a nuova vita come la Città dell’arte della Fondazione Pistoletto. La lana ha storia antica nel Biellese: affonda le radici nel XVIII secolo e prosegue tuttora nonostante la crisi e la globalizzazione che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno profondamente segnato la città. Il centro si offre alla visita con le belle vie commerciali e la piazza su cui affaccia la cattedrale di Santo Stefano, dall’insolito porticato frontale in stile neogotico.

Il campanile è distaccato dal complesso, alle spalle del palazzo che affianca l’edificio sacro, perché un tempo l’antica chiesa risalente al XV-XVI secolo sorgeva al suo posto. L’attuale duomo venne edificato nel 1402 come Santa Maria in Piano (per distinguerla dalla Santa Maria in Montibus di Oropa) e subì le maggiori modifiche dal 1772, anno in cui Biella divenne sede vescovile. Nel 1872 la vecchia chiesa fu abbattuta salvando solo il campanile. Alle spalle della cat- tedrale si trova il gioiello architettonico del battistero, del- l’XI secolo, un mirabile esempio di stile romanico a dire il vero un po’ imprigionato tra gli edifici circostanti.

A due passi dal centro vi è la celebre Birreria Menabrea, con lo stabilimento e il ristorante che propone piatti tipici locali; da non mancare l’assaggio della birra cruda (non pastorizzata, molto leggera e praticamente introvabile fuori Biella) e dello sbirro, un formaggio artigianale realizzato con latte di razze bovine locali (pezzata rossa e bruna alpina) e aromatizzato alla birra ambrata. Una funicolare unisce il Piano, la parte bassa della città, al Piazzo, la zona alta che nel ’400 era sede dei prestigiosi palazzi della nobiltà ancora visibili soprattutto attorno a Piazza Cisterna. Verso il XVIII secolo i nobili preferirono trasferirsi al più comodo Piano, e così Piazzo vide un lento abbandono e l’arrivo dei primi flussi di migranti. Biella si trova quasi al centro geografico della sua provincia, perciò è facile immaginare una visita ad anello.

La Serra – Castel Roppolo Viverone

All’estremo sud, a circa 25 chilometri, è situato il Lago di Viverone, d’estate meta di sport acquatici, che dal 2011 è patrimonio Unesco per la presenza di siti preistorici palafitticoli. Poco a nord-est sorge il piccolo Lago di Bertignano, di origine intermorenica, sul fondo del quale nel secolo scorso furono rinvenute due antichissime piroghe. Spostandosi a ovest di circa nove chilometri ecco Magnano, noto per la magnifica chiesa romanica di San Secondo Magno, dell’XI secolo, e per la presenza nelle vicinanze della comunità monastica di Bose del priore Enzo Bianchi. Proseguendo per circa 7 chilometri a nord si raggiunge la Riserva Naturale Speciale della Bessa, dove è possibile provare l’emozione della ricerca dell’oro grazie a un’associazione locale. Nel I e II secolo a.C. in questa zona vi era una miniera a cielo aperto che gli antichi Romani depredarono sfruttando la manodopera della locale popolazione dei Victimuli. Per lungo tempo il metodo di lavoro consistette nello spostare le pietre più grosse e lavare la sabbia fine.

Il risultato oggi è la riserva della Bessa, un ambiente quasi lunare formato da cumuli e cumuli di pietre su cui, dopo quasi duemila anni, la vegetazione comincia timidamente a riprendere il sopravvento. Una passeggiata in questo insolito panorama è immancabile. Quattro chilometri a ovest si trova Sala Biellese con il Rifugio degli Asinelli, una Onlus che ospita oltre cento esemplari per lo più salvati da maltrattamenti. È possibile visitare il luogo e partecipare ai grooming days, occasioni in cui si ha un contatto ravvicinato con gli animali. Gli appassionati di esoterismo potranno chiedere il permesso di effettuare una passeggiata nel vicino boschetto, che nasconde misteriosi cunicoli e fontane decorate con strani simboli di cui non si conosce il significato. Ancora in direzione nord, a circa 15 chilometri, è situato il Santuario di Graglia, del XVII secolo, che custodisce all’interno un crocifisso ligneo del Settecento e un maestoso organo del 1839.

Tra fede e misteri

Una deviazione di circa 17 chilometri porta sulla strada che collega Graglia a Oropa, dove si erge la Trappa di Sordevolo, un imponente edificio in pietra a cinque piani costruito nei boschi a 1.000 metri di quota e con una strana storia alle spalle. Di proprietà degli Ambrosetti, famiglia di industriali della lana, rappresenta dal XVIII secolo un vero enigma: cosa voleva farne il pro- prietario? Una fabbrica, una cascina, un edificio religioso? Risulta infatti un po’ sovradimensionato rispetto al luogo in cui si trova. Per breve tempo venne utilizzato dai frati trappisti a cui deve il nome, mentre oggi, parzialmente restaurato, fa parte della Rete Museale del Biellese e funziona come una sorta di rifugio offrendo pasti e posti letto. Siamo vicini a Sordevolo, località nota soprattutto per la rievocazione storica della Passione, messa in scena dal 1861 in un vasto anfiteatro capace di ospitare tremila persone. L’evento si ripete ogni cinque anni e da generazio- ni vede la partecipazione di tutto il paese, con oltre sette- cento persone fra attori e tecnici. Il prossimo appuntamento è fissato per il 2015, nel frattempo si può optare per una visita all’interessante Museo della Passione. Ci si sposta di tre chilometri a nord-est e si arriva a Pollone, porta del Parco della Burcina, il polmone verde della città con tranquilli sentieri da percorrere fra alberi e fioriture. L’origine risale alla metà dell’800 quando la famiglia Piacenza, imprenditrice della lana, cominciò ad acquistare terreni e a piantare alberi ed essenze. Straordinaria è la conca colma di rododendri che quando fioriscono a giugno creano una macchia colorata visibile anche dalla balconata panoramica di Piazzo, nel centro di Biella.

Santuario di Oropa
Santuario di Oropa

Proseguendo nel nostro cerchio in senso antiorario attorno al capoluogo, in 10 chilometri si arriva al Santuario di Oropa, meta di pellegrinaggio dal lontano 1200, anche se la tradizione lo fa addirittura risalire al IV secolo. L’edificio attuale è databile fra il XVII e il XVIII secolo e la cupola è così grandiosa che la si può ammirare in lontananza già da Biella. Consigliamo di effettuare la cosiddetta Passeggiata dei Preti, che parte dalla chiesa superiore e si addentra con pendenza quasi nulla in una magnifica faggeta. I più sportivi potranno prolungare l’escursione fino a raggiungere i pascoli sui fianchi del Monte Cucco lungo un bellissimo sentiero panoramico e quindi scendere al Santuario di San Giovanni d’Andorno (300 metri di dislivello, circa 7 chilometri solo andata). Nelle vicinanze dell’edificio sacro si trova l’Oropa Adventure Park, dove scalare alberi e compiere vere e proprie evoluzioni in assoluta sicurezza. Nei pressi c’è inoltre la stazione di partenza delle funivie di Oropa, che salgono ai 1.900 metri di altitudine del Lago Mucrone, punto di partenza per numerose escursioni. A 3 chilometri ecco Rosazza, meta immancabile per gli amanti dell’esoterismo e del mistero. Federico Rosazza, imprenditore della lana, ricostruì praticamente tutto il paese secondo le proprie idee architettoniche e filosofiche. Ecco allora simboli massonici fare capolino qua e là, e bizzarre architetture realizzate per volere del suo amico Giuseppe Maffei, che non era architetto ma medium e riceveva istruzioni durante sedute spiritiche.

Rosazza
Rosazza

Da Rosazza a Trivero si snodano i 26 chilometri della Panoramica Zegna, voluta da Ermenegildo Zegna per avvicinare i propri operai alla montagna. Questo percorso porta ad attraversare la zona più montana del Biellese: l’Oasi Zegna, una parte della quale è tuttora quasi incon- taminata e offre moltissime passeggiate a portata anche di baby trekker e – nel periodo invernale – piste da sci a misura di famiglia. Da queste parti trovò rifugiò il predicatore Fra Dolcino in fuga dall’Inquisizione, poi ucciso sul rogo nel 1307 con l’accusa di eresia. Dopo un lungo oblio la sua figura è tornata alla ribalta dopo la pubblicazione de Il nome della rosa di Umberto Eco.

Si comincia a chiudere il cerchio attorno a Biella puntando per 15 chilometri verso sud e la zona dei vigneti, con Lessona e Masserano, per arrivare in altri 10 chilometri alla Riserva Naturale delle Baragge, una sorta di savana suggestiva soprattutto in autunno quando i colori si accendono di rosso. Passiamo per Ricetto di Candelo, a soli 6 chilometri da Biella, un centro medioevale del XIII secolo, l’ideale per tranquille passeggiate magari in occasione di una delle numerose iniziative che di consueto ospita. In realtà non si tratta di un borgo abitato ma di un insieme di magazzini cinti da mura di protezione, mantenutosi così perfettamente conservato da sembrare di trovarsi sul set di un film in costume. Uno degli edifici ospita l’Ecomuseo della Vitinicoltura che fa parte della Rete Museale del Biellese. Si racconta che un signorotto locale tentò di costruirsi una dimora privata all’interno della cinta: a furor di popolo dovette accontentarsi di avere le chiavi a disposizione presso la sede del Comune, come il resto della popolazione. Un esempio di democrazia ante litteram e un invito a visitare un borgo che ha una lunga tradizione di accoglienza verso gli amanti dell’abitar viaggiando. 

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