Piacenza: una sosta, per piacere

Già in odor di Lombardia, centro strategico per i commerci, l’antica Placentia offre agli amanti dell’arte e dell’architettura più che validi motivi per una visita

Indice dell'itinerario

Se gradite le sorprese Piacenza è una di quelle che restano impresse. I viadotti, gli svincoli autostradali, gli snodi ferroviari e le anse del Po che la lambiscono a settentrione e che ne rimarcano l’eccezionale posizione strategica nel cuore della Pianura Padana, l’hanno in realtà ridotta a un deviatore geografico, un crocevia dal quale misurare i chilometri che mancano a Milano, a Brescia o a Torino. Eppure il centro storico è lì che ammicca con i suoi tesori da dietro la cortina delle vie di comunicazione. Le espansioni moderne se ne sono staccate soltanto a sud e sud-est seguendo la traccia della Via Emilia verso l’aperta campagna. Ma fino agli anni ’50 la città era ancora racchiusa nel vasto recinto delle mura cinquecentesche, ora circondate da viali che ne espongono a tratti gli antichi bastioni.

Uno dei due monumenti equestri dedicati ai Farnese in Piazza Cavalli
Uno dei due monumenti equestri dedicati ai Farnese in Piazza Cavalli

Perciò alla vecchia Piacenza è rimasta addosso una cert’aria casalinga, quel modo affabile un po’ rétro di accogliere gli ospiti nel salotto buono scusandosi del disordine. E che salotto! Ornato com’è dai lasciti di varie epoche, a cominciare dal quadrilatero della primitiva Placentia, la più antica colonia fondata dai Romani nel nord d’Italia, riconoscibile nella scacchiera delle costruzioni più centrali della città, sviluppatasi poi tutt’intorno in forma ellittica. Ben più visibili le eredità medioevali: da quelle romaniche e romanico-gotiche come ad esempio la basilica di Sant’Antonino e il duomo, a quelle gotico-lombarde come il Palazzo Civico, detto appunto Il Gotico, e la chiesa di San Francesco, fino ai monumenti del Rinascimento quali l’incompiuto Palazzo Farnese, il santuario della Madonna di Campagna e le tante dimore nobiliari.

Uno scorcio di Via Cavour
Uno scorcio di Via Cavour

Ce n’è di che stancare gli occhi; ma procediamo a ragion veduta. Lasciato il veicolo nel parcheggio di Viale Malta ci si immette a piedi su Corso Vittorio Emanuele, che taglia il centro storico nella direzione segnata dal decumano massimo e che – di vetrina in vetrina – conduce a Piazza Cavalli, già Piazza Grande (dove si trova anche l’ufficio turistico). È questo il cuore pulsante di Piacenza: vi troneggia Il Gotico, splendido esempio di architettura civile dell’alto Medioevo, e gli danno il nome due superbe statue equestri dei Farnese, opera di Francesco Mochi. Tra i fondali della piazza s’impongono il cosiddetto Palazzo del Governatore e, a est, la mole in laterizio, l’alta facciata a capanna e il bel portale della chiesa di San Francesco.

Uno scorcio del duomo
Uno scorcio del duomo

Proseguendo lungo il decumano ora coincidente con Via Cavour, una sequenza di aulici palazzetti s’interrompe al cospetto del grandioso complesso del Palazzo Farnese, opera a quattro mani di Francesco Paciotto e del Vignola, incompiuta reggia di quel Ducato di Parma e Piacenza che papa Paolo III Farnese aveva istituito ex novo per il figlio Pier Luigi, ma che trovò presto più adeguata capitale a Parma. Il complesso annette i resti della trecentesca Cittadella Viscontea, e ora è sede dei musei civici, inclusa una ricca Pinacoteca, ai quali non resta che dedicare il resto della mattinata.

Madonna di Campagna e Piazza del Duomo

Palazzo Farnese
Palazzo Farnese

Nel pomeriggio, se non si è esagerato con le specialità della cucina locale, altre due passeggiate possono svelarci il resto della città storica. La prima, attraverso il tessuto medioevale a ovest di Palazzo Farnese, ci porta al santuario rinascimentale della Madonna di Campagna edificato da Alessio Tramello nel 1528 e sontuosamente decorato all’interno  Lungo il percorso si ha modo di apprezzare diverse emergenze come altre due chiese opera dello stesso Tramello, San Sisto e Santo Sepolcro, o come la romanica Santa Eufemia, rimaneggiata a fine ‘800. Tornando poi verso Piazza dei Cavalli gli appassionati possono soffermarsi nel Museo di Storia Naturale di Via Taverna, allestito nel quattrocentesco Palazzo Scotti da Fombio.

Palazzo nobiliare
Palazzo nobiliare

La seconda passeggiata esplora gli isolati a est del decumano, mostrando subito Piazza del Duomo, un rettangolo di aiuole verdi disteso davanti alla notevole cattedrale romanico- gotica cui si affianca il palazzo vescovile di fattezze neoclassiche ma di origini medioevali; sul fronte opposto scorre un passaggio a portici sempre molto animato. Su uno slargo alberato della vicina Via Roma, reclama una visita la basilica romanica di San Savino camuffata all’esterno da un loggiato barocco. Poi per vicoli si ritorna alla base in tempo per visitare l’altra rilevante basilica romanica di Sant’Antonino, segnalata a distanza da una torre ottagonale.

Un particolare della Cittadella Viscontea
Un particolare della Cittadella Viscontea

Sullo slargo che incornicia il monumento prospetta anche il teatro municipale e a pochi passi, in un’ala del vecchio monastero di San Siro, sull’omonima via, s’apre la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, una delle più complete collezioni del Novecento italiano. Si conclude così una giornata di autentico trekking urbano, ma appena sufficiente per una toccata e fuga. Non resta che valutare un possibile prolungamento del soggiorno in città, magari aiutati dal calendario degli eventi o dal cartellone sempre ricco degli spettacoli di lirica. 

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