Pantelleria, ritorno al passito

Finita la stagione balneare, Pantelleria richiude l’uscio di casa per concentrarsi sulle attività tradizionali: la vendemmia anzitutto. E noi ci torniamo in camper, attratti dal celebre passito.

Indice dell'itinerario

Se le lusinghe di Bacco non lasciano indifferenti, il suggerimento è di programmare un viaggio a Pantelleria tra settembre e ottobre, quando viene lavorata l’uva Zibibbo, dolcissimo lascito della dominazione araba da cui stilla il passito, autentico nettare degli dei. Il periodo è perfetto per visitare l’isola in camper: non c’è affollamento, il che vuol dire strade poco transitate (rilievo non da poco conoscendone le dimensioni critiche), il clima mite favorisce le escursioni e rende piacevoli i bagni tanto in mare che nelle vasche termali della costa.

Un grappolo di uva zibibbo, da cui ha origine il celebre passito
Un grappolo di uva zibibbo, da cui ha origine il celebre passito

Dulcis in fundo, Pantelleria dispone di un’area di sosta per veicoli ricreazionali e tende, la prima e a quanto ci risulta ancora l’unica del genere: realizzata da circa cinque anni nella contrada Zinedi presso l’omonima azienda agrituristica è aperta da aprile a fine ottobre. Una settimana basta per farsi un’idea soddisfacente dell’isola, oltre che per innamorarsene come è già capitato a nomi eccellenti della mondanità, vedi lo stilista Giorgio Armani e l’attore Gerard Dépardieu. Se mai c’è un dubbio che osta il viaggio questo riguarda il costo dei traghetti, levitato negli ultimi due anni al punto da rendere più vantaggiosa la formula volo più alloggio e auto in affitto.

Ma vuoi mettere la libertà e le comodità dell’abitar viaggiando, specie se si hanno attrezzi sportivi, bambini o animali al seguito? Quale che sia la soluzione scelta, una volta giunti le cose essenziali da fare sono le stesse. Anzitutto il giro dell’isola, meglio se anche via mare, così da averne un ritratto complessivo. In secondo luogo le escursioni a piedi per apprezzarne le celebri caratteristiche. In terzo luogo l’incontro con le vigne e le cantine.

Le escursioni immancabili

Promontorio di Punta Spadillo con l’omonimo faro
Promontorio di Punta Spadillo con l’omonimo faro

Pantelleria è un’isola interamente vulcanica: la vegetazione spontanea e le coltivazioni l’hanno ammantata di verde, ma ovunque si cammina sulla lava e si convive con una incessante attività geotermica. Un primo emozionante impatto con la natura primordiale lo regala la costa nord.

Un breve sterrato conduce dalla Perimetrale al Faro e agli ammassi eruttivi di Punta Spadillo. Dal parcheggio inizia un bellissimo sentiero da poco sistemato che in vista del mare, toccando ruderi di costruzioni militari riadattati a belvedere, svelando insenature bianche di risacca e immergendosi a tratti nella macchia mediterranea, conduce in poco più di un’ora alla grande Cala dei Cinque Denti.

Il Laghetto delle Ondine
Il Laghetto delle Ondine

A metà percorso, una discesa piuttosto ripida tra i detriti lavici porta al Laghetto delle Ondine, una conca della scogliera dove il mare ristagna beato per la felicità dei bagnanti, mentre intorno s’azzuffa coi venti. Altrettanto emozionante è il contatto con il respiro della terra. Nei pressi di Rekhale, dalla strada interna che collega Khamma a Scauri, una deviazione verso il monte raggiunge un parcheggio e segnala la Favara Grande: un ammasso di pietre ai margini di una radura destinata al pascolo, dal quale fuoriescono nubi di vapore bollente che aleggiano a mezz’aria.

I contadini hanno imparato a condensarle con frasche e lamiere, ricavandone acqua preziosa per gli animali. Basta guardarsi intorno per scorgere altre più piccole fumarole, ma bisogna mettersi in marcia verso il ben visibile Passo del Vento per raggiungere quella che ha reso famosa la Grotta di Benikulà. Muretti a secco screziati di licheni, arbusti sempreverdi e fichi d’india accompagnano un sentiero di mezza costa affacciato sulla Valle del Monastero e il mare di Scauri: fino al cartello che invita a salire di qualche metro in un antro alle pendici della Montagna Grande.

Lì il vapore che filtra dalla roccia ha creato una sauna naturale frequentata già dai romani e ancora oggi molto apprezzata. Alla grotta si arriva più facilmente in circa venti minuti dal parcheggio di Vedinicolau, poco oltre Sibà, dove termina anche il sentiero proveniente dalla Favara e che nel nostro caso occorre ripercorrere per tornare al veicolo (due ore in tutto).

Acqua calda e fredda

Una sosta nelle vicinanze del porticciolo di Gadir
Una sosta nelle vicinanze del porticciolo di Gadir

Chi alla sauna preferisce il bagno caldo può immergersi nella piscina termale in riva al mare di Gadir. Per arrivare al sognante porticciolo si scendono gli stretti tornanti dal bivio della Perimetrale. Ci si trova quasi sempre spazio per parcheggiare; si percorre tutto il molo verso sud e si arriva alla piscina che ha tre diverse vasche a temperatura crescente, tutte di libero accesso.

Risalendo tonificati alla strada maestra e percorrendo in senso orario pochi altri chilometri, di nuovo un bivio e una discesa in picchiata svelano il fascino sottile del vecchio borgo di pescatori a Cala Tramontana. Poco più in là s’incontra Cala Levante, racchiusa tra Punta Faraglione e la celeberrima Roccia dell’Elefante, ove scranni di pietra consentono di stendersi al sole e di bagnarsi, benché in acque piuttosto fredde.

Volendo rifarsi con un bagno vero basta proseguire sulla Perimetrale fino all’imbocco dello stradone (presto stretto e sterrato) della Balata dei Turchi. Si chiama così una delle rare zone balneari dell’isola: una serie di insenature rocciose che si susseguono a filo d’acqua al termine di una passeggiata di circa mezz’ora e alla base di un’impressionante china che precipita dalla Cuddia (cratere) Attalora. La strada di accesso, infatti, è più indicata per mezzi a tutta trazione: conviene approfittare dello slargo iniziale per lasciare il veicolo e proseguire a piedi, tra belle viste sulla costa e sul faro di Punta li Marsi.

Le terrazze coltivate che da Scauri scendono ripide verso il mare
Le terrazze coltivate che da Scauri scendono ripide verso il mare

Non appena il sole che s’appresta al tramonto si nasconde dietro la china, è il segno che bisogna tornare alla base, pronti però per l’ultima emozione della giornata. Dal bivio di Balata la Perimetrale comincia a tagliare la china, antica colata vulcanica ora colonizzata dalla macchia, salendo al giro di boa dell’isola detto Salto della Vecchia.

Ma mentre sale si restringe paurosamente, come se temesse il precipizio, finché un’edicola bianca non la consegna alle mete più tranquille del versante meridionale. Non resta che dirigersi su Scauri e da qui imboccare la nuova comoda strada interna per San Vito e per l’areoporto, che in breve ci restituisce a Zinedi.

Dammusi, Venere e altre cosucce

La Piana di Ghirlanda, punteggiata da antichi dammusi
La Piana di Ghirlanda, punteggiata da antichi dammusi

Resterà a lungo un mistero per i sociologi il motivo per cui le zone balneari siano ovunque oggetto dell’attrazione più insana e distruttiva della civiltà contemporanea. Non sfugge alla regola Pantelleria, che deve molto della sua immagine alle abitazioni tradizionali, i dammusi, altro lascito della dominazione araba e ora feticcio ispiratore di seconde e terze case.

Per ammirarne di autentici occorre passeggiare per le contrade dell’interno come Sibà, Bugeber, Khamma, Tracino oppure in zone da sempre rurali come la Valle Monastero o la Piana di Ghirlanda. Anche altri motivi d’interesse che volgono nell’entroterra sembra non facciano eccessivi guai.

Alcune tombe ipogee d’epoca bizantina nella Piana di Ghirlanda
Alcune tombe ipogee d’epoca bizantina nella Piana di Ghirlanda

Così una breve puntata al lago vulcanico Specchio di Venere, che si trova a poca distanza dall’area di sosta di Zinedi ed è una delle mete più tipiche di Pantelleria, è ancora oggi un tuffo nell’alba del mondo tra sentore di zolfo, sabbie mobili e polle di fango bollente. Si torna indietro di millenni anche scoprendo – all’ombra di un boschetto – alcune tombe ipogee d’epoca bizantina, lungo la strada da Tracino a Rekhale. O individuando nei campi di lava a sud del capoluogo alcuni sesi, abitazioni preistoriche simili ai nuraghe, in silenzioso quanto loquace abbandono.

Il bicchiere della staffa

Radura della Favara Grande
Radura della Favara Grande

La vendemmia a Pantelleria si compie di solito verso la fine agosto, ma allo zibibbo viene riservato un trattamento particolare. Ancora per tutto il mese di settembre alcuni produttori lasciano che l’uva appassisca sulla sua pianta, tenuta bassa a cespuglio. Altri invece preferiscono far indorare i grappoli distesi al sole su stuoie o graticci. Tant’è, proprio alla fine di settembre gli acini sono disidratati e zuccherosi al punto giusto per la spremitura e il travaso nelle botti d’invecchiamento.

Occorrono almeno due anni perché l’aroma e il gusto tipici maturino a dovere, e questa è una delle regole del disciplinare di produzione che tutte le cantine dell’isola rispettano. Alcune di queste sono facilmente raggiungibili, e se si arriva in un momento di pausa della lavorazione se ne può effettuare la visita guidata. Altra regola inderogabile del disciplinare è che il passito di Pantelleria DOC deve essere ricavato unicamente da uve coltivate sull’isola. Perciò, dove un tempo le viti coprivano oltre cinquemila ettari contro i circa duemila attuali, si vanno moltiplicando le vigne di nuovo impianto, che ridisegnano il paesaggio specialmente lungo costa, come si può ben vedere facendo il giro in barca.

Da terra le coltivazioni più estese si ammirano sui rilievi di Khamma e Tracino, lungo la Piana di Ghirlanda, verdissima e fertile valle vulcanica alle pendici del Monte Gibele detta non a caso il giardino di Pantelleria, e nella zona orientale della Valle Monastero, lussureggiante depressione nel territorio di Scauri. A Khamma in particolare vinifica Donnafugata, una delle più blasonate cantine siciliane: il suo passito Ben Ryé ha recentemente fatto incetta di premi internazionali. A suggerire una sosta nei terreni dell’azienda c’è un motivo in più. Tra i filari infatti viene conservato e si può visitare un antico orto pantesco restaurato dal FAI: un alto recinto circolare di pietra che protegge da vento e salsedine piante da frutto e ortaggi.

Al “pellegrinaggio” di… vino occorre dedicare tutta una giornata se non qualcosa in più, tenendo conto delle seguenti coordinate. Partendo dall’area di sosta di Zinedi s’imbocca la Perimetrale verso destra, si sale a Khamma e Tracino, si attraversa la piana di Ghirlanda, si scollina verso Rekhale, si entra nella Valle Monastero, si risale a Scauri e si torna alla base per la strada interna che già conosciamo. Prosit!

Segui il perimetro

Strada Perimetrale
Strada Perimetrale

Una strada anulare di circa quaranta chilometri, detta appunto Perimetrale, percorre tutta la costa di Pantelleria. Arrivando in camper, come di solito al mattino presto, il consiglio è di percorrerla subito, sia per prendere confidenza con lo stato della viabilità, sia per orientarsi nella scelta delle prossime destinazioni. Del resto è la strada che disimpegna tutte le località dell’isola drenando le vie interne generalmente più anguste. E l’escursione da sola vale uno spettacolo come pochi altri. Attenzione però, non si tratta di un raccordo autostradale: in alcuni tratti la carreggiata non supera i quattro metri di larghezza, i passaggi pericolosi abbondano, mentre le possibilità di sosta lungo il tragitto sono assai scarse.

Se il traghetto fa scalo a Pantelleria è preferibile il percorso in senso orario. Se invece il vento impone l’attracco nel porto di Scauri, risulta più comodo quello antiorario. In ogni caso il terminal naturale della ricognizione è Pantelleria città, dove rifornirsi, ricevere informazioni turistiche e magari prenotare un giro dell’isola in barca. Il bivio più utile per raggiungere l’agricampeggio Zinedi, situato in un’area panoramica nelle vicinanze dell’aeroporto, si trova lungo la Perimetrale a circa cinque chilometri dal capoluogo, in direzione di Punta Spadillo.

Pand… elleria

Panda a Pantelleria
Panda a Pantelleria

Ci piacerebbe che i dirigenti Fiat e i pubblicitari incaricati di promuovere la Panda trascorressero una vacanza di lavoro a Pantelleria. Ne ricaverebbero motivazioni decisamente più probanti dei messaggi tra l’ermetico e l’emetico che non si vergognano di propinarci in tv.

L’utilitaria Fiat è infatti l’automobile di gran lunga la più diffusa sull’isola: se ne vedono di tutte le serie e di ogni colore, a due o a quattro ruote motrici, transitare per le strade interne che sono a volte così strette da non lasciare incrociare due veicoli. Per questa evidentissima ragione e per la collaudata affidabilità della vettura, la Panda viene direttamente inclusa nei pacchetti turistici.

Arrivi con l’aereo e l’agenzia te ne fa trovare una in affitto pronta per i tuoi comodi. Arrivi con la nave e sul lungomare del capoluogo puoi noleggiarne subito un’altra. Cosicché non c’è meta, né parcheggio né punto panoramico dove il piccolo cavallo di latta non arrivi.

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