Lapponia, ai confini del freddo

Dove la Finlandia si confonde con la Svezia e la Norvegia: un luogo in cui i confini voluti dagli uomini si perdono nel sibilo del vento, e più nulla può fermare il desiderio di libertà da respirare a pieni polmoni.

Indice dell'itinerario

A prima vista potrebbe sembrare solo un sogno, per di più un po’ azzardato. Nel pieno dell’inverno, quando freddo e umidità danno i brividi anche solo guardando fuori dalla finestra, non è un affar semplice prendersi del tempo e scegliere di partire. Soprattutto se si decide di non andare a crogiolarsi nei mari del Sud, bensì a riempirsi i polmoni e lo spirito d’aria tanto cristallina quanto ghiacciata, a percepire il profumo pulito della neve fresca, a restare muti e smarriti di fronte alla silenziosa esplosione di un’aurora boreale. O a sentirsi liberi, come poche volte accade nella vita, alla guida di una muta di husky in corsa sopra laghi gelati. La Finlandia settentrionale è il territorio dove tutto ciò accade ogni giorno, durante un inverno che inizia a novembre e si conclude ad aprile inoltrato.

Enontekio-nei dintorni di Hetta
Enontekio-nei dintorni di Hetta

Oltre il Circolo Polare Artico le città svaniscono, i villaggi si diradano e gli alberi diventano immobili statue di ghiaccio. Ma se il vostro sogno è sentirvi ai confini dello spazio e, per certi versi, anche del tempo, allora dovete andare là, dove la Finlandia si confonde con la Svezia e la Norvegia, dove i confini voluti dagli uomini si perdono nel sibilo del vento e più nulla può fermare il desiderio di libertà da respirare a pieni polmoni. La nostra meta, Enontekiö, si trova al 68° parallelo nord nel versante occidentale del paese, e sarà la base di partenza di un viaggio a stretto contatto con la natura, a volte difficile, altre volte estrema, ma sempre affascinante. Per arrivarci si deve volare a Helsinki e poi, con un vettore interno, spingersi fino al capoluogo dell’omonima municipalità.

Il braccio verso occidente

Enontekio-aurora boreale vista dal monte Jehkas
Enontekio-aurora boreale vista dal monte Jehkas

L’aereo rulla fino al terminal, un semplice capannone in legno. Scendiamo a piedi la scaletta e ci incamminiamo verso l’ingresso indossando soltanto una felpa e una giacca a vento, ma non sentiamo freddo. Ci ricrediamo subito: il termometro collocato poco prima dell’accesso al terminal indica che la temperatura è intorno ai -18° C. Potere della mancanza di umidità. Il villaggio è a 10 chilometri di distanza e ne approfittiamo per chiedere a Helina Hutton, la nostra guida, notizie su questi luoghi. Ci dice: «Enontekiö è in realtà il nome di tutto il territorio, l’area che noi familiarmente chiamiamo Käsivarsi, cioè braccio. Se immaginate la Finlandia come una signora in abito lungo, noterete che protende un braccio verso occidente.

Enontekio-Hettahuskies
Enontekio-Hettahuskies

Tutto questo è Enontekiö». Il paese si chiama Hetta, ma è più noto col nome della municipalità. Qui vivono 800 persone che hanno imparato a essere autosufficienti poiché la città più vicina è Rovaniemi, a 320 chilometri di distanza. Il villaggio si affaccia sull’Ounasjarvi, un lago stretto e lungo, un tempo di fondamentale importanza per gli spostamenti della popolazione Sami, che qui rappresenta poco meno del 20 per cento sul totale degli abitanti. Per comprenderne gli aspetti peculiari visitiamo il Fell Lapland Natura Centre, che consente di avvicinarsi alla complessa cultura dei Sami. Ancora oggi l’allevamento delle renne, che è la loro principale attività, costituisce una voce fondamentale nell’economia della zona e della Lapponia in generale.

Enontekio-nei dintorni di Hetta
Enontekio-nei dintorni di Hetta

In questa stagione i recinti dove gli animali vengono radunati sono vuoti e in lontananza appaiono come steccati senza ordine. In realtà si tratta di un ingegnoso sistema di recinzioni comunicanti sempre più piccole dove gli animali, dopo i periodi di pascolo libero, prima dell’inverno vengono radunati per la marchiatura e il riconoscimento. La visita a un allevatore è sempre interessante, perché sentire da un Sami come si svolge il loro lavoro non è cosa di tutti i giorni. Se poi l’uomo è disposto ad accompagnarci sui tunturi dove gli animali pascolano in libertà, allora l’esperienza diventa un’avventura indimenticabile. Si parte al mattino presto, quando è ancora buio e la temperatura può raggiungere i -25° C. L’allevatore carica una grande quantità di foraggio sulla motoslitta e poi si dirige verso l’area dove sa di trovare i suoi animali. Lì lo sparge sulla neve, affinché le renne non siano costrette ad ammassarsi per prendere il cibo.

D’inverno le mandrie di renne vengono lasciate pascolare liberamente nei tunturi
D’inverno le mandrie di renne vengono lasciate pascolare
liberamente nei tunturi

Lo spettacolo offerto da centinaia e centinaia di capi disseminati fra le colline è fantastico. Si ritorna la sera, quando è già buio da tempo. In realtà da queste parti a dicembre e gennaio il sole praticamente non sorge; a febbraio c’è luce dalle 10 alle 15, ma già marzo regala undici ore di luce al giorno. La notte, tuttavia, non è mai completamente oscura e il candore della neve permette di muoversi anche se il cielo è coperto. Poi c’è l’aurora boreale, l’incantevole luminescenza che incendia il cielo artico nelle notti serene. Ed ecco che anche svegliarsi alle due del mattino, dopo una giornata intensa, diventa un’emozione se guardando fuori dalla finestra si vedono evanescenti nastri di luce che attraversano il cielo come a mostrare arcane vie verso misteriose destinazioni celesti.

Il musher e gli husky

Enontekio-Kilpisjarvi-nei pressi del rifugio Saarijarvi
Enontekio-Kilpisjarvi-nei pressi del rifugio Saarijarvi

In un posto dove la neve è presente sette mesi l’anno, la gente ha imparato a considerarla una risorsa e non certo un fastidio. Spostarsi d’inverno è molto più facile che in estate. I fiumi e i laghi non sono più ostacoli da superare con lunghe deviazioni della strada, perché una volta gelati diventano una comoda scorciatoia. Quando la neve cancella ogni asperità, sentieri sconnessi e quasi impraticabili si trasformano in confortevoli vie per raggiungere facilmente anche le località più impervie. I mezzi per muoversi sulla neve sono i più disparati: sci da fondo, ciaspole, slittini, motoslitte e slitte trainate da cani; da queste parti, al visitatore è offerta la possibilità di provarli tutti. Noi cominciamo visitando la Hetta Huskies Farm, a 3 chilometri da Enontekiö.

Rifugio Saarijarvi, preparativi prima della partenza
Rifugio Saarijarvi, preparativi prima della partenza

Qui si allevano e preparano i cani da slitta sia per i trekking di uno o più giorni che per le competizioni. Assistiamo a quella che per gli addetti è una normale giornata di lavoro e restiamo sorpresi nel constatare quanto sia impegnativo occuparsi dell’addestramento. Impariamo a riconoscere le razze, il diverso comportamento degli animali, come vengono alimentati e, cosa fondamentale, come regolarsi una volta che ci si troverà a condurre una slitta trainata da una muta. Così, il mattino successivo siamo pronti per un itinerario di due giorni nella superba natura dell’artico finlandese. Per prima cosa aiutiamo il musher, la nostra guida, a imbragare i cani che verranno poi disposti lungo la linea di tiro. Gli animali hanno una gran voglia di correre sulla neve e collaborano all’operazione. Quando siamo pronti alla partenza, in piedi sulla parte posteriore dei pattini, abbaiano in modo furioso.

Appena liberato il freno che trattiene la slitta, partono con uno strattone e basta lasciarli correre perché torni il silenzio; l’unico suono che percepiamo è il fruscio della slitta sulla neve e il soffio del vento. Nei tratti pianeggianti, come sul lago ghiacciato, sono loro a fare tutto il lavoro procedendo a ritmo sostenuto. Quando si entra nei sentieri che salgono sulle colline innevate, occorre scendere dalla slitta e spingerla per aiutarli. L’itinerario che stiamo percorrendo è adatto a tutti, ma la fatica si sente nelle gambe e nel respiro. Quando finalmente inizia la discesa risaliamo sui pattini, trattenendo i cani che in caso contrario si lancerebbero come fulmini in una galoppata che non riusciremmo a controllare.

Finlandia-Enontekio-Kilpisjarvi
Finlandia-Enontekio-Kilpisjarvi

Dopo alcune ore giungiamo alla capanna che sarà la nostra casa per la notte. È una semplice struttura in legno divisa in due parti, una delle quali è gratuita per chiunque si fermi a dormire. Si tratta di una stanza capace di ospitare fino a venti persone, fornita di una stufa e un piano in legno su cui riposare con il sacco a pelo. L’altra, di uguale misura, è attrezzata per una decina di escursionisti e dotata anche di materassi e fornello a gas. Per entrare occorre essere in possesso della chiave, che ha un costo di circa 10 euro a persona. Le regole di utilizzo sono semplici ma categoriche: si lascia l’ambiente pulito, la stufa spenta e la legna pronta per i prossimi visitatori.

Nella parte pubblica la precedenza spetta agli sciatori, ai musher e agli scalatori. Il primo che arriva sarà anche il primo a dover lasciare la branda libera all’ultimo arrivato se il rifugio si riempie, in quanto avrà già goduto di un periodo di riposo. Noi occupiamo la parte riservata, dopo avere sfamato i cani e averli sistemati all’esterno. Ceniamo con renna affumicata, patate cotte nella cenere, funghi e salame d’alce, il tutto accompagnato dall’immancabile caffè lungo. Prima di dormire usciamo a goderci lo spettacolo della notte artica: il cielo è un’esplosione di stelle, così luminose e brillanti da lasciare stupefatti. Il mattino seguente usciamo per verificare il tempo, che si presenta stupendo e con il termometro che indica -26° C. Ci attrezziamo con le apposite tute e andiamo a scoprire l’ambiente circostante. Camminiamo verso la sommità dei tunturi e da lì scorgiamo in lontananza un enorme branco di renne.

Occorrerà oltre un’ora per avvicinarci quanto basta per scattare qualche foto. Il senso di libertà è inebriante, perché ovunque vaghino i nostri occhi nulla si frappone tra loro e l’infinito universo bianco che è intorno a noi. Poi giunge il momento di ripartire, per tornare sui sentieri che ci riporteranno all’allevamento dei cani da slitta. Il giorno dopo Helina ci propone di andare alla scoperta di un’altra formazione caratteristica del paesaggio finlandese. Per farlo ci serviremo delle ciaspole. Dopo un briefing su come usare le moderne racchette da neve fornite dall’Hetta Hiihtomaa Ski Resort, inizia la passeggiata, dapprima in piano e poi in salita, in un bosco fittamente alberato.

trekking con le racchette da neve
trekking con le racchette da neve

È un percorso facile, alla portata di tutti, che ci permette di entrare a contatto con la natura artica invernale. La guida ci mostra le tracce lasciate da vari tipi di animali e saliamo lentamente, spesso abbandonando il sentiero peraltro appena abbozzato, per camminare sulla neve fresca e abbreviare il percorso. Helina ci spiega le differenze nel paesaggio e i diversi modi di indicarli: i tunturi sono le alture prive di vegetazione, i vaara le collinette alberate, ed è proprio qui che stiamo avanzando con le ciaspole. Giunti in cima, nonostante le poche centinaia di metri di altitudine abbiamo di fronte un panorama di ampi spazi; chi ritiene che la neve renda tutto uniforme dovrebbe arrivare fin qui per ricredersi. Ritorniamo alla base, dove ci attende una deliziosa zuppa di renna e pesce bianco con salsa di funghi, purè di patate e pane lappone tradizionale.

Sino ai tre confini

Kilpisjärvi è un remoto villaggio di frontiera, non a caso chiamato the three borders point
Kilpisjärvi è un remoto villaggio di frontiera, non a caso
chiamato the three borders point

La tappa successiva si trova a due ore d’auto da Enontekiö. Kilpisjärvi è l’ultimo villaggio finlandese prima della frontiera con la Norvegia, distante 5 chilometri, ma per arrivare si percorre la strada che si snoda sul confine con la Svezia. È facile comprendere perché venga chiamato the three borders point, tanto che vengono organizzate escursioni in motoslitta nel luogo esatto in cui i tre confini convergono. Qui vivono stabilmente 120 persone, che sanno di trovarsi in un luogo davvero remoto. L’ospedale più vicino è a Tromsø, in Norvegia, distante 160 chilometri; per restare in Finlandia c’è Rovaniemi, a 5 ore d’auto.

I locali amano chiedere ai visitatori: «Sapete qual è il luogo in cui si registrano più nascite?». Di fronte all’ovvio no, rispondono sorridendo: «Le automobili con le quali si trasportano le puerpere all’ospedale». Tutto ciò non deve però far pensare a un villaggio di poche case; molti cottage e bed&breakfast sono a disposizione dei tantissimi appassionati di sport invernali e dei turisti che arrivano quassù per approfittare di una natura tanto selvaggia quanto emozionante. Noi ad esempio alloggiamo in una comoda baita a due piani sulla riva di un laghetto che in questa stagione appare come una piccola radura bianca fra gli alberi ricoperti di neve.

Monte Saana sacro per il popolo sami
Monte Saana sacro per il popolo sami

Dalla finestra si ammira un monte che sovrasta in altezza le colline: è Saana, la montagna sacra del popolo Sami, brulla e misteriosa. Supera di poco i 1.000 metri, ma in un territorio essenzialmente pianeggiante questa è già una vetta importante (vedi il riquadro La terra dei giganti a pag.104). A differenza di quanto accaduto a Enonteikö, dove lo spettacolo dell’aurora boreale è stato casuale, a Kilpisjärvi si organizzano vere e proprie escursioni notturne per ammirare il fenomeno. Da queste parti sono almeno duecento le notti in cui il cielo s’illumina e vale la pena spostarsi nei luoghi dove lo spettacolo appare più facilmente fruibile, come la vetta dei tunturi. L’organizzazione è perfetta: ci vengono fornite tute termiche altamente tecniche, scarponi adeguati alla basse temperature, muffole e caschi. Una volta seduti sulle slitte, siamo ulteriormente protetti dalle pelli di renna. La notte è splendida e le stelle illuminano il percorso come non si riesce a credere alle nostre latitudini meridionali.

Un’alba spettacolare nelle vicinanze di Kilpisjärvi durante l’escursione con le motoslitte
Un’alba spettacolare nelle vicinanze di Kilpisjärvi durante l’escursione con le motoslitte

Attraversiamo laghi ghiacciati, corriamo su sentieri nascosti fra i boschi, poi iniziamo la salita dei tunturi. Giunti sulla vetta, ci aspetta una minuscola capanna dove la guida accende una semplice stufa e in breve la temperatura diventa gradevole. Caffè, tè e biscotti fatti a mano allietano l’attesa, che non è lunga. Solitamente la maggiore attività dell’aurora boreale si ha fra le 22 e le 2 del mattino, anche se non è una regola ferrea. Verso le 23 lo spettacolo ha inizio. Il cielo si accende e le forme che appaiono in lento movimento sono le più disparate: colonne, raggi, larghe bande o straordinari archi mutano forma e colore in un silenzioso quanto dirompente fenomeno naturale. Restiamo muti a goderci la meraviglia; nessuno parla, nessuno applaude, nel rispetto della tradizione che considera di cattivo auspicio disturbare gli spiriti del cielo anch’essi in contemplazione. Quando un paio d’ore dopo ritorniamo al nostro cottage, il cielo non ha ancora del tutto

smesso di brillare. Se l’esperienza del tour notturno in motoslitta è stata affascinante, di uguale interesse si prospetta quella diurna alla volta del punto dove i tre confini s’incontrano. Ripetiamo il rito della vestizione e si parte. Le motoslitte corrono veloci sul lago in direzione ovest, in un deserto bianco che scintilla alla luce del sole in una stupenda giornata invernale. Il viaggio è piuttosto lungo, interrotto da qualche sosta per rifocillarci. Superato uno stretto fiume ghiacciato, si sale fra gli alberi lungo sentieri che solo la perizia della guida riesce a individuare.

La meta non è altro che un tumulo giallo in mezzo al ghiaccio; in realtà si trova sulla riva di un lago che in questa stagione non si riesce a identificare. Come ogni luogo simbolico, non è quello che vediamo ad emozionarci ma l’atmosfera surreale che ispira. C’è stato un tempo in cui si è dovuto lottare e morire per difendere l’immaginaria barriera rappresentata da un confine. Oggi non è più così e ciò fa pensare che qualcosa di buono l’uomo è riuscito a farlo. Saliamo sulla sommità di questo tronco di cono e ci abbandoniamo al rito comune: è curioso avere un piede in Svezia, l’altro in Norvegia e… la testa in Finlandia 

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