Francia, temperamento vulcanico

Nel Massiccio Centrale, cuore selvaggio di Francia, l’Alvernia mette a disposizione del turista itinerante un territorio dalle infinite sfaccettature: disegnato dalle colate laviche ma generoso di verde e di acque, defilato dai grandi percorsi della storia ma ricco di vestigia millenarie. E con l’usuale dovizia di approdi all’aria aperta che rende questo paese una delle destinazioni più amate da chi viaggia con il veicolo ricreazionale

Indice dell'itinerario

Al cospetto di un paesaggio così dolce e al tempo stesso così eterogeneo, nemmeno la più fervida fantasia può immaginare quanti e quali sconvolgimenti abbiano interessato l’Alvernia nel corso del tempo: squassata da eruzioni e terremoti, poi modellata da ghiacci e impetuosi corsi d’acqua. Un processo durato milioni di anni e testimoniato dalla fascia occidentale di questa terra dalla morfologia complessa e affascinante in cui, su una dorsale di appena una cinquantina di chilometri, si snoda ciò che resta delle formazioni vulcaniche caratteristiche di questa regione della Francia.

Considerati ormai spenti, i mostri di lava lasciano però il dubbio che in fondo o meglio nel profondo siano solo addormentati, specialmente se si considera che il loro ultimo risveglio risale ad appena 7.000 anni fa. E’ difficile stabilire con esattezza quanti fossero: oggi se ne contano oltre cinquanta, dai più recenti Puys (databili a soli 100.000 anni fa) ai ben più vecchi Monts Dore (sino a tre milioni di anni fa), per finire con l’immensa e antichissima caldera dei Monts du Cantal (oltre dieci milioni di anni), ciò che resta del complesso vulcanico più grande d’Europa.

Si tratta di montagne differenti tra loro sia dal punto di vista geologico che per l’aspetto, caratterizzate dall’alternanza di vette coniche e di falesie profonde, costellate di laghi, fiumi e torrenti: e sono loro gli altri protagonisti di un territorio che proprio sull’acqua ha potuto costruire il suo sviluppo economico e sociale, tanto che già in epoca gallo-romana si sfruttavano le proprietà terapeutiche delle sorgenti attorno ai Puy-de-Dôme. Oggi l’Alvernia è la zona d’Europa più ricca di acque minerali, che hanno proprietà particolari perché arricchite e depurate dagli strati di sedimenti vulcanici.

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La natura impervia della regione ha da sempre costituito una sfida per l’uomo, che ha saputo districarsi in questi spazi selvaggi lasciando un patrimonio architettonico che suscita stupore proprio per le difficoltà con cui fu edificato. Basti pensare alla capillarità con la quale si diffuse lo stile romanico alla fine del X secolo, ma non è certo questo, come vedremo, l’unico tesoro artistico che si concede agli occhi del viaggiatore più attento e curioso. Per prima cosa, intanto, conviene dotarsi di una valida carta geografica inquadrando la posizione dell’Alvernia sulla mappa dell’Esagono e il percorso di avvicinamento, che da Torino raggiunge Lione e poi il naturale punto di partenza dell’itinerario, Clermont-Ferrand, capoluogo della regione e del dipartimento del Puy-de-Dôme.

Passeggiate in centro

Cuore pulsante dell’economia dell’Alvernia, Clermont-Ferrand può vantarsi di far muovere il mondo: da più di un secolo, infatti, qui si fabbricano gli pneumatici Michelin. Oltre al mitico Bibendum, il celebre omino fatto di camere d’aria, la città vanta i natali di personaggi come Vercingetorige, il condottiero gallico che si oppose all’invasione delle truppe di Roma, e Blaise Pascal, genio della scienza e della filosofia. Clermont-Ferrand oggi appare giovane e dinamica, e sembra voler dare continuità alla storia e alla tradizione grazie a una rinomata università politecnica e ai centri di ricerca industriali; anche per questo merita ben più di una visita superficiale.

Dall’animata Place de Jaude, dove si arriva facilmente con un avveniristico e silenzioso tram su gomma, è piacevole risalire le viuzze del centro storico tra enoteche e pasticcerie, fino all’imponente cattedrale costruita con la scura pietra lavica di Volvic, raro esempio alverniate di architettura neogotica portato a termine nel XIX secolo dal discusso Eugène Viollet-le-Duc. Nulla però in confronto alla splendida basilica di Notre-Dame-du-Port, dell’XI secolo, con l’esterno dai delicati ricami di arenaria e l’interno restaurato secondo le più recenti teorie, che tendono a ripristinare i colori leggeri delle pitture murali originarie. Straordinario il colonnato del deambulatorio, sul quale spiccano capitelli finemente lavorati, caratteristica delle chiese di pellegrinaggio: da qui transitavano infatti coloro che erano diretti verso San Giacomo di Compostella. La chiesa è una delle cinque basiliche romaniche dette majeures, assieme a quelle di Saint-Saturnin, Issoire, Saint-Nectaire e Orcival.

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Saint-Saturnin è una delle più significative testimonianze del romanico in Alvernia, tanto da essere tappa di un apposito itinerario tematico.

Tra edifici moderni e rinascimentali tornano i motivi del sottosuolo e dell’acqua: alle cantine e ai magazzini del formaggio scavati nel tufo si alternano decine di fontane d’ogni epoca. Interessante anche il sobborgo di Montferrand, anche se non adeguatamente valorizzato, che mostra eleganti case in legno e hôtel particulier racchiusi in una singolare pianta urbanistica, oltre a un ricco museo di belle arti. Da non mancare infine una rapida visita alla vicina Aventure Michelin, un’esposizione recentemente realizzata nei vecchi stabilimenti in cui si può scoprire la sto- ria della multinazionale.

Da qui è facile e conveniente uscire a ovest di Clermont-Ferrand, seguendo le indicazioni per Limoges e l’A89, in direzione del cono vulcanico che segna l’orizzonte della città con la sua inquietante presenza. Il Puy-de-Dôme (1.465 m), caratteristica sagoma basaltica coperta di verde, è il più famoso vulcano della regione e un sito nazionale protetto, ma la sommità del cratere non è più raggiungibile come un tempo tramite la tortuosa strada a pedaggio poiché, nell’ambito di un progetto di conservazione ambientale, si sta costruendo un’ecologica ferrovia a cremagliera, la cosiddetta Panoramique des Dômes, che verrà aperta nell’estate del 2012. Attualmente, quindi, è necessario salire in vetta a piedi per godere dello straordinario panorama sul Parc Naturel Régional des Volcans d’Auvergne: lo Chemin des Muletiers è il sentiero che si stacca dal Col de Ceyssat.

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Il cratere del vulcano spento di Lemptégy.

Dal parcheggio sulla RD68, il dislivello di circa 350 metri si può superare in meno di un’ora. Un assaggio più turistico e immediato può essere il vicino Volcan de Lemptégy, un paesaggio lunare dove l’esplorazione del cratere silente da millenni è agevole per tutti, a piedi o in trenino; ma per rivivere virtualmente il fantastico mondo del vulcanesimo è stato creato appositamente nelle vicinanze (non senza grandi polemiche sull’effettiva utilità e sull’impatto ambientale) il parco a tema Vulcania.

Qui, tra divertimento e scoperta, in spettacolari spazi ludici e didattici viene spiegata la dinamica dei vulcani attraverso emozionanti effetti speciali: ecco quindi il pavimento che trema e il magma che scorre sotto i piedi, l’eruzione tra fiamme e fumi, il grande cratere e il geyser, il viaggio al centro della Terra e la fuga di animali preistorici, vapori e schizzi d’acqua. Un’esperienza entusiasmante (anche se dal costo abbastanza sostenuto) per cui mettere in conto anche un’intera giornata.

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Geologia virtuale nel parco tematico Vulcania, che illustra
la formazione del suolo e del paesaggio con avvincenti installazioni

Il nostro itinerario nel Puy-de-Dôme potrebbe scendere direttamente verso il massiccio del Sancy più a sud, ma è consigliabile ripiegare verso Clermont-Ferrand per notare come i centri limitrofi siano ottimi punti di partenza per facili passeggiate panoramiche sui Puys. E’ il caso del sentiero che sale al Plateau de Gergovie, sulle tracce della sconfitta che i Galli di Vercingetorige inflissero alle legioni di Cesare nel 52 a.C. E per rilassarsi dopo la camminata niente di meglio di una tappa a Royat: la cittadina ospita il Royatonic, un centre thermoludique sotto una maestosa cupola di 2.400 metri quadrati, tra geyser e suoni, colori e profumi, piscine calde e fredde scavate nella roccia.

Poco a sud del capoluogo, con una breve deviazione dalla A75 si raggiunge Saint-Saturnin, uno dei quattro plus beaux villages de France del Puys-de-Dôme insieme a Mont-peyroux, Saint-Floret e Usson. Arroccato su una colata lavica, il borgo medioevale domina le gole della Monne con il castello del XIII secolo che ospitò Caterina de’ Medici e Marguerite de Valois. Ma il suo gioiello è la chiesa romanica dalla facciata policroma, in arenaria bionda e pietra di Volvic, con il campanile ottagonale perfettamente conservato: gli interni sobri con pitture e capitelli a foglie anticipano l’arrivo dello stile gotico in Alvernia.

Da qui una buona strada attraverso un paesaggio verde contornato da rocce prosegue per il Lac d’Aydat, il più grande lago vulcanico d’Alvernia, originato 8.000 anni fa da un’eruzione. Proseguendo invece verso sud, merita assolutamente una sosta Issoire per l’abbazia di Saint-Austremoine, esemplare modello di architettura romanica:

non priva di singolari influenze regionali, evidenziate nel coro piramidale da motivi bizantini e zodiacali (con tredici segni), la chiesa sfoggia un interno con capitelli finemente decorati in forte ma gradevole contrasto con le pitture più moderne.

Da qui l’itinerario supera l’arroccato villaggio di Saint-Floret e si addentra a ovest nel massiccio del Sancy, domi- nato da tre vette che superano i 1.800 metri (il Puy de Sancy, che ne conta 1.886, è la cima più alta del Massiccio Centrale). Un paradiso in ogni stagione per gli amanti dello sport e delle passeggiate, con ben 650 chilometri di sentieri segnalati e un comprensorio sciistico che offre 85 chilometri di piste d’ogni livello. Punti di riferimento della zona sono le cittadine di Besse-et-Saint-Anastaise e Le Mont-Dore, dall’ambiente urbano e sociale completamente diverso.

La prima, ai piedi della stazione invernale di Super Besse, conserva una pittoresca struttura medioevale con costruzioni in pietra basaltica e un dedalo di stradine dove scorre lenta un’esistenza ancora scandita dai ritmi della campagna. Non a caso è uno dei maggiori centri di produzione del formaggio, e sul vicino Lac Pavin si celebra ogni estate la spettacolare transumanza della Vergine Nera, in occasione del passaggio delle mandrie.

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Geometrie bicolori nella chiesa di Mont-Dore

Appena più in basso, le spiagge e le innumerevoli possibilità di sosta del Lac Chambon costituiscono invece una rilassante pausa nella natura per tutta la famiglia, a meno che non si preferisca l’aria frizzante e aristocratica di Le Mont-Dore, stazione termale in stile Belle Époque un tempo frequentata da personaggi come Honoré de Balzac, George Sand e Marcel Proust. Situata alle sorgenti della Dordogna, la città è punto di partenza per escursioni e sport invernali nel maestoso massiccio del Sancy: alcune delle passeggiate più facili e panoramiche partono dalla stazione della centenaria Funiculaire du Capucin.

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Linee rigorose nelle chiese di Orcival

Poco più a valle, sulle sponde del fiume, La Bourboule ripropone gli stessi temi ma in un contesto urbano più tradizionale e mette a disposizione un’eccellente area attrezzata per camper dalla quale partire alla scoperta dei dintorni. Di nuovo verso nord, Orcival è un villaggio dai tetti di ardesia sperduto nella verde vallata del Sioulet, stretta fra le catene del Sancy e dei Puys: lo domina la basilica di Notre-Dame-des-Fers, ultima delle cinque grandi chiese romaniche d’Alvernia. La tradizione vuole che per costruirla sia stato deviato il corso del fiume e intagliata la montagna, quasi a sancire una vittoria della fede sulla potenza della natura; tra le ricche decorazioni, l’edificio in andesite custodisce la preziosa statua della Vergine d’Orcival, una Madonna Nera che risale al XII secolo.

Romanico e formaggi

Il dipartimento di Cantal ci fa gli onori di casa con il bacino artificiale ricavato da uno sbarramento della Dordogna che nei pressi di Lanobre circonda lo scenografico Château de Val, del XV secolo: ben arroccato su un isolotto roccioso, a bacino pieno lo si raggiunge esclusivamente tramite una stretta diga pedonale. Dotato di eleganti torrioni rotondi, mostra all’interno signorili ambienti rinascimentali. La fin troppo tranquilla piazzetta del villaggio sfoggia invece un’altra preziosa chiesa romanica, con decorazioni dai classici motivi alverniati.

A valle dello sbarramento, Bort-les-Orgues (qui abbiamo sconfinato nel dipartimento della Corrèze, nel Limousin) è dominata da una serie di impressionanti colonne vulcaniche: alte fino a 100 metri, si susseguono per un paio di chilometri come canne d’organo e risuonano se vengono percosse. La strada corre veloce fino a Mauriac, importante centro economico in cui la basilica romanica dalla pregevole facciata scolpita conserva una delle Madonne Nere più venerate d’Alvernia, Notre-Dame-des-Miracles.

Il Cantal offre paesaggi montani di grande impatto, caratterizzati da aspre valli glaciali che celano tradizioni e ambienti rurali inalterati dal tempo, come la lavorazione dei  formaggi e l’allevamento dei bovini. Siamo in ciò che resta del più grande vulcano d’Europa, un’immensa caldera di circa 70 chilometri di circonferenza: quattordici circuiti segnalati all’interno del parco permettono di scoprirne le ricchezze.

Se si ha tempo si può raggiungere Salers deviando dalla D922 e passando per una bella e tortuosa strada regolamentata da senso unico alternato a orario. Attraverso Trizac, Riom-ès-Montagnes, Apchon, Cheylade e verso Dienne è un susseguirsi di case in basalto dai tetti di lauze (tipica tegola ricavata dalle rocce), chiese romaniche con i clocher-peigne (i campanili a vela integrati nella facciata), cascate, campi di genziana gialla e valichi panoramici.

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Uno scorcio della piazza di Salers rende evidente il motivo per cui è classificato come uno dei più bei villaggi di Francia.

Salers è una cittadina dal florido passato, che mostra un singolare impianto urbanistico fatto di mura di cinta e case signorili e che consente di immergersi in un mondo antico, tra stradine misteriose e fontane, tavoli all’aperto e balconi fioriti. Non a caso figura anch’essa nella lista dei plus beaux villages de France insieme alla vicina Tournemire. Salers è un’ideale base di partenza per escursioni sui monti del Cantal, ma anche un luogo in cui apprezzare le rinomate specialità locali: carne dell’omonima mucca rossa, ancora formaggi e liquore di genziana.

Aurillac, dinamico capoluogo del dipartimento, mostra uno stridente contrasto fra il centro storico, con edifici di pregio ma talvolta un po’ trascurati, e una periferia segnata dalla speculazione edilizia. Capitale europea dell’ombrello, la sua posizione ha favorito non solo i commerci ma anche il passaggio dei pellegrini verso Compostella; nel mese di agosto vi si svolge un importante festival del teatro di strada, con compagnie e pubblico che arrivano da ogni parte del mondo.

Gli amanti della natura e della tranquillità possono spingersi fino all’estremità meridionale della regione alla scoperta della Châtaigneraie, un vasto territorio che come suggerisce il nome è da sempre regno incontrastato dei castagni: i piccoli centri medioevali di Maurs-la-Jolie, Mourjou, Montsalvy e Marcolès offrono rilassanti situazioni di sosta in una cornice di foreste e preziosi edifici religiosi, con le botteghe in cui trovare i prodotti tipici derivati dalla lavorazione del frutto.

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Bottega d’epoca a Murat.

La strada che risale verso nord attraverso le gole della Cère e sovrastata dalle cime del Cantal conduce velocemente a Murat, paesino dalle case in pietra grigia ai piedi del Rocher Bonnevie, un roccione basaltico sormontato da una gigantesca statua della Vergine. Il culto mariano è sottolineato da un’altra Madonna Nera, che qui è custodita nella pregevole chiesa di Notre-Dame-des-Oliviers.

La N122 prosegue per Massiac costeggiando le gole dell’Alagnon, ma si può allungare l’itinerario passando per Roffiac, con un comodo parcheggio davanti all’ennesima chiesa a clocher-peigne, e Saint-Flour. L’austera e scura cattedrale gotica ha grandi torri quadrate e un interno sobrio e slanciato con un grande crocifisso in legno del XIV secolo circa, denominato Beau Dieu Noir. Dalla cittadina si parte per escursioni nelle gole della Truyère, tra bacini d’acqua e castelli (notevole quello di Alleuze). Da ammirare anche l’ardito Viaduc de Garabit, il grande ponte ferroviario che consacrò l’ingegnere Gustave Eiffel.

Ancora più a sud, la piccola Chaudes-Aigues mette a disposizione un centro termale ludico-terapeutico con le acque più calde d’Europa (fino a 80°C): già note ai Romani, sono distribuite anche nelle abitazioni tramite il circuito idrico cittadino. Ritornando verso Massiac, si può ripiegare per la stretta ma agevole D909 (e fare una sosta nel grazioso borghetto di Neussargues-Moissac), guadagnando l’estremità settentrionale delle gole dell’Alagnon e ritrovandosi alle porte del dipartimento dell’Haute-Loire.

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Lac Bouchete

Vie di pellegrinaggio

In Alta Loira ci accoglie la minuscola Blesle, dove dieci secoli di storia hanno lasciato vestigia di grande spicco: dall’antica abbazia ai torrioni, dalle case a pans de bois (le strutture di travi in legno) ai portali scolpiti. E’ un piccolo assaggio di quello che ci aspetta a Brioude, dove la bella area attrezzata per veicoli ricreazionali (c’è posto a volontà anche per le caravan), situata a valle, è dominata dalla più grande chiesa romanica d’Alvernia. La basilica di Saint-Julien mostra all’esterno la policromia delle pietre, all’interno gli effetti della luce diffusa dalle vetrate contemporanee lungo le navate dai preziosi affreschi: un intervento di recupero e valorizzazione criticabile sotto certi aspetti, ma comunque affascinante.

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La basilica di Saint-Julien a Brioude, la più grande d’Alvernia, che un moderno restauro ha dotato di singolari vetrate policrome.

Non meno importante il piccolissimo borgo di Lavaudieu, a una manciata di chilometri, con la sua abbazia romanica il cui eccezionale chiostro è l’unico in Alvernia ad essere scampato alle distruzioni rivoluzionarie. Da qui una strada scorrevole raggiunge Le Puy-en-Velay passando per Chavaniac-Lafayette, con il castello del famoso generale, ma è preferibile risalire il corso dell’Allier attraverso un territorio aspro dove si fondono natura e arte: la strada è stretta e tortuosa, ma ne vale assolutamente la pena. La cittadina di Lavoûte-Chilhac sembra una lunga penisola, circondata com’è dalla stretta ansa del fiume: le alte case a picco sull’acqua fronteggiano il monastero cluniacense che racchiude la chiesa di Sainte-Croix, in un quadro davvero unico di verde e di tranquillità. Il vicino borgo medioevale di Chilhac è costruito su una sorta di promontorio basaltico a canne d’organo, dal quale si può cogliere un bel panorama.

Storicamente fra le più importanti della regione per i commerci e i pellegrinaggi, Langeac è dominata invece dal vulcano Saint Roch che ha fornito la pietra giallo-ocra per la costruzione della collegiata di Saint-Gal, raro esempio di arte gotica nella zona. Come già visto altrove, anche questo paese si presta come base di partenza per passeggiate, grazie alla ferrovia turistica delle Gorges de l’Allier.

Ancora su una roccia basaltica è costruito il monastero romanico che domina Chanteuges, assolutamente da non perdere: è consigliabile raggiungerlo a piedi dopo aver parcheggiato il camper nel centro abitato lungo il fiume. Il vicino villaggio di Saint-Arcons d’Allier, posto su uno sperone eroso dall’acqua e abitato fin dal Neolitico, è stato oggetto di un sapiente intervento di recupero. Poco più avanti, mimetizzata tra la riva e le falesie vulcaniche, la cappella di Sainte-Marie-des-Chazes si specchia nel fiume: la posizione non chiarisce però il motivo della sua costruzione, forse legata alla volontà degli abati di Chazes di essere sepolti nella pace di Dio ma anche della natura.

La strada prosegue stretta fra gole di granito e belle vedute verso Prades e Monistrol d’Allier: il passaggio dei pellegrini in cammino verso Santiago era un tempo controllato dalla vicina sentinella di Rochegude, con la cappella dedicata a San Giacomo che domina il burrone nel punto più stretto, mentre i viaggiatori di oggi in camper faranno meglio a ripiegare verso Le Puy o eventualmente risalire l’Allier con il treno turistico denominato Cevenol. Dalla più comoda N88 è facile compiere una puntata alle cascate della Baume e soprattutto al Lac de Bouchet, le cui acque limpidissime occupano il fondo di un antico cratere: se ne può percorrere in meno di un’ora la circonferenza quasi perfetta, segnata dal verde di pini e abeti.

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Eccezionali scenari di pietra nella parte meridionale dell’Alvernia: la cappella di Saint Michel a Le-Puy-en-Velay, uno sperone basaltico nei dintorni di Prades e un panorama del castello di Arlempdes.

Ci si può spingere ancora più a sud per godere di piacevoli situazioni di sosta come a Pradelles o nella vicina Saint-Paul-de-Tartas e soprattutto per scoprire il primo castello della neonata Loira, ad Arlempdes. Costruito su un altro sperone in mezzo a un paesaggio caratterizzato da colate di basalto, il villaggio mostra una bella chiesa romanica a clocher-peigne e una croce in pietra del XV secolo.

Un motivo religioso che non manca mai e che trova la sua esaltazione a Le Puy-en-Velay, dove ha inizio quella Via Podiensis che nei secoli ha visto il passaggio di migliaia di pellegrini: una spiritualità che la cittadina evidenzia già in lontananza con le ardite costruzioni della Chapelle de Saint-Michel, eretta su un vero e proprio picco, e della grande statua di Notre-Dame de France, che svetta sul Rocher Corneille. Ma soprattutto con la cattedrale, edificata alla sommità di un’altura in un linguaggio romanico influenzato da tendenze bizantine, carolinge e moresche. La si raggiunge inerpicandosi per le vie acciottolate del centro storico, tra botteghe di libri, merletti e lenticchie: oltre allo splendido chiostro, fra tanti tesori la chiesa custodisce la Madonna Nera più venerata dell’Alvernia.

Chi ha ancora una riserva di energia potrà salire in cima al Rocher Corneille per godere un entusiasmante panorama di Le Puy-en-Velay, che chiude il nostro itinerario attraverso una delle zone più impervie del Massiccio Centrale. Per tutti, in ogni caso, l’Alvernia resta un magico puzzle da comporre all’insegna della libertà e della fantasia.

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