Viaggio in Sicilia: in camper da Palermo a Tusa

Dalla costa all’immediato entroterra fra Palermo e Tusa, un percorso straordinario da vivere passo dopo passo fra archeologia, arte, natura e cultura, grazie anche alla possibilità di contare su alcune valide strutture ricettive all’aria aperta

Indice dell'itinerario

La Sicilia è un serbatoio infinito di possibili itinerari per chi viaggia in camper. Borghi che sono stati set di film indimenticabili, cale da sogno, rovine che testimoniano il passaggio di antiche civiltà. La costa tirrenica da Palermo a Tusa svela un patrimonio artistico pazzesco. Ma se non vuoi fare una vacanza troppo sbilanciata sulla storia e sull’arte, puoi concederti una nuotata nel mare cristallino dell’Isola delle Femmine.

Per arrivare in Sicilia in camper il modo più semplice è senza dubbio il traghetto. Approfitta degli sconti del PLEINAIRCLUB per prenotare la traversata via mare fino a Palermo.

Il primo tratto di costa che s’incontra una volta sbarcati è la riserva di Capo Gallo. Dall’altra parte le propaggini di Capo Zafferano. Poco più a oriente, questo balcone naturale si affaccia sulla piana di Termini Imerese. Qui negli anni ’70 la scarsa lungimiranza politica ha seppellito con l’industria pesante l’immenso tesoro culturale dell’antica Himera. Oggi si cerca di recuperare il tempo perduto. Partendo proprio dalla riscoperta di quell’ultima colonia greca che fu tra i più estesi e floridi insediamenti dell’antichità.

Il nostro itinerario in Sicilia in camper da Palermo a Tusa si può concentrare in poche ma significative tappe:

Isola delle Femmine
Isola delle Femmine

L’Isola delle Femmine

Lo sbarco nel capoluogo è già un bel tuffo nella Sicilia più gioiosa e pittoresca. Ci danno il benvenuto i carrettini traboccanti di pesci, frutta e verdura fermi quasi a ogni angolo di strada. Il suono dell’abbannìo, il vociare incessante degli ambulanti riecheggia lungo le vie caotiche.

Facciamo rotta verso Isola delle Femmine, piccolo comune sul mare a una quindicina di chilometri a nord-ovest della città. Sull’origine del nome aleggiano varie leggende. Secondo una di queste (come testimoniato da Plinio il Giovane) l’isoletta prospiciente la terraferma sarebbe stata un luogo di esilio per sole donne.

Più probabilmente il toponimo deriva invece da insula fimi, cioè isola di Eufemio da Messina, generale bizantino governatore della provincia di Palermo. Oppure, più semplicemente da fimis, trascrizione latina del termine arabo fim, che indicava l’imboccatura naturale di circa mezzo chilometro tra l’isolotto e la terraferma.

Sicilia-Isola delle Femmine-porticciolo-barche
Isola delle Femmine

Dal 1997 è una riserva naturale orientata gestita dalla Lipu e dal 2003 fa parte dell’area marina protetta di Capo Gallo – Isola delle Femmine. Un paradiso per appassionati di birdwatching e turismo attivo. Assai gradevole anche il borgo di Isola, con il piccolo porto attorno al quale pulsa la vita del paese. Questo è abbracciato all’antica tonnara di Fimi, attiva già nel XII secolo. Sia la torre “di dentro”, sul lungomare, che quella “di fuori”, posta al centro dell’isolotto, erano punti nodali del complesso sistema di avvistamento costiero. Esso fu messo a punto da architetti del ‘400, tra i quali il fiorentino Camillo Camilliani. Opere che nei secoli XV e XVI salvarono innumerevoli volte la popolazione locale dalle incursioni saracene.

Isola è un punto di partenza comodo e tranquillo per visitare Palermo. I collegamenti in autobus sono frequenti, e in alternativa si può imboccare l’autostrada A29 o la storica e panoramica statale 113. Quest’ultima fu un glorioso circuito di classiche automobilistiche come la Targa Florio, il Giro di Sicilia e la Mille Miglia.

Duomo di Monreale
Duomo di Monreale

Mondello

Superata la frazione di Sferracavallo è d’obbligo una digressione a Mondello, suggestivo borgo marinaro ai piedi della Riserva Naturale Orientata del Monte Pellegrino. Affondare un morso in una iris fritta, gustoso bombolone ripieno di ricotta, è uno dei piaceri della vita che qui non bisogna lasciarsi sfuggire. La spiaggia si presenta con lo storico stabilimento balneare in stile liberty su palafitta. Le temperature miti e l’acqua turchese offrono un irresistibile invito a fare un tuffo. Sullo sfondo domina il Monte Pellegrino, la montagna di Palermo che dal 1996 è area protetta e meta di trekker e cicloturisti. In cima si erge il Santuario di Santa Rosalia, patrona della città dal 1624. quando le venne attribuito il miracolo di aver salvato la popolazione da una pestilenza.

Duomo di Monreale, interno
Duomo di Monreale, interno

Monreale

Fede, cultura e tradizioni sono assai vive anche a Monreale, nell’entroterra occidentale di Palermo. La città è celebre per il duomo con l’annesso chiostro fatto costruire tra il 1172 e il 1176 dal re normanno Guglielmo II. Il complesso è uno scrigno di tesori d’arte con influenze architettoniche diverse, da quella normanna a quella araba. L’interno è tappezzato da poco meno di ottomila metri quadrati di finissimi mosaici a lamina d’oro, con raffigurazioni che narrano la storia del cristianesimo. Al centro dell’abside domina il grande Cristo Pantocratore. Questa figura è tipica dell’arte bizantina e comune ad altre testimonianze arabo-normanne della Sicilia. Come, ad esempio, la Cappella Palatina di Palermo, la cattedrale di Cefalù (di cui parliamo più avanti) e il duomo di Messina.

Solunto

Il nostro viaggio in Sicilia in camper prosegue verso est. Dopo una quindicina di chilometri d’autostrada, all’altezza di Casteldaccia, si imbocca l’uscita per Porticello e per l’insediamento archeologico di Solunto, ai piedi del Monte Catalfano. Insieme a Mozia e Panormo (l’odierna Palermo) questo fu uno dei centri fondati dai Fenici in Sicilia tra l’VIII e il VII secolo a.C. La città ellenistica si sviluppava su ampi terrazzamenti. L’ impianto urbanistico è simile a quello di Tindari, Morgantina, Taormina e Alesa (di cui parliamo più avanti).

Area archeologica di Solunto, l'agorà
Area archeologica di Solunto, l’agorà

Passeggiando fra le sue vestigia s’intuisce facilmente la vivacità culturale, sociale e commerciale del centro. Esso fu poi conquistato dall’esercito romano nel 254 a.C. durante la prima guerra punica. Fu l’evento iniziale di un declino che, un paio di secoli più tardi, avrebbe portato al progressivo abbandono della città. L’accesso lungo la maestosa Via dell’Agorà, in parte ancora lastricata, è la testimonianza più viva dell’epoca d’oro di Solunto. Qui sorgevano quartieri popolari, di commercianti e piccoli artigiani. Ma anche ricche dimore come la casa di Leda, la casa delle Maschere e quella delle Ghirlande. Sono ancora visibili splendide pavimentazioni a mosaico e decorazioni murali.

Himera

Himera, i resti del Tempio della Vittoria
Himera, i resti del Tempio della Vittoria

Da Solunto scendiamo verso Santa Flavia per riprendere la statale 113 in direzione Messina e imboccare l’autostrada A19 ad Altavilla Milicia. Una trentina di chilometri e si raggiunge l’uscita di Buonfornello. Siamo nel cuore della storica piana di Himera che, nel 480 a.C. fu teatro dell’epica battaglia tra gli eserciti siracusani, agrigentini e imeresi contro i barbari cartaginesi. Una battaglia giunta al culmine di un lungo periodo in cui Himera, fondata nel 648 a.C. da greci di varia provenienza, era cresciuta rapidamente assumendo un ruolo centrale negli equilibri politici della Sicilia centrosettentrionale.

«Di questa intensa pagina di storia che segnò una dura sconfitta dei Cartaginesi la piana è ricchissima di testimonianze che concordano in pieno con le narrazioni di Diodoro Siculo» racconta Francesca Spatafora della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo e direttore del Parco Archeologico di Himera. «Nel corso di quattro anni di scavi è stata portata alla luce la più vasta necropoli della Sicilia, che documenta i ripetuti e accesi scontri con gli eserciti fenici».

Sono tre in particolare i momenti che segnarono la gloria e il tramonto definitivo di Himera. Il primo è la grande battaglia del 480 a.C., con la sonora sconfitta dei Cartaginesi. La seconda è la costruzione del maestoso Tempio della Vittoria (di cui oggi sono visibili impianto e basamento. Il terzo è la rivincita che l’esercito fenicio si prese nel 409 a.C. decretando la fine della città.

Sicilia-Himera, una terracotta custodita nel vicino Antiquarium
Himera, una terracotta custodita nel vicino Antiquarium

Fra i ritrovamenti più significativi vi sono nove fosse comuni dove furono sepolti i soldati morti in battaglia, ma anche venticinque cavalli cui fu reso questo onore in seguito alla vittoria sui Cartaginesi. Diversi reperti sono esposti nell’Antiquarium che si trova a due passi dalle rovine della città alta e almeno altri diecimila sono catalogati e custoditi in una ventina di container dislocati nel campo base.

Cefalù

Sicilia-Cefalù-borgo antico dall'alto-mare
Una veduta dall’alto sul borgo antico di Cefalù

Con gli occhi ancora colmi di tante meraviglie riprendiamo la statale 113 alla volta della costa di Finale di Póllina e Capo Raisigerbi, punto ideale per partire alla scoperta del Parco delle Madonie e di Cefalù. All’orizzonte si staglia il grande promontorio a forma di testone a cui deve il nome (dal greco kephaloidion), frequentato fin dall’epoca preistorica come rifugio. L’escursione in cima alla montagna, raggiungibile con una scalinata e un sentiero in circa un’ora è una delle cose da non perdere. Il consiglio è di evitare le ore più calde, portare acqua e indossare scarponcini da trekking)

Non soltanto per la vista sul borgo medioevale e la costa tirrenica che si gode dai 300 metri d’altezza della rupe, ma anche per l’opportunità di visitare diverse testimonianze storiche e archeologiche. Ad esempio la cinta muraria di tipo megalitico, risalente a un insediamento di età preellenica, il coevo Tempio di Diana e la Rocca di Cefalù del dominio bizantino.

Sicilia-Cefalù-una classica triscele in ceramica
una classica triscele in ceramica

Ma è nel corso dei tre secoli di dominazione normanna, a partire dall’XI secolo, che la città conobbe il massimo splendore artistico e culturale. Di quell’epoca rimangono il delizioso impianto urbanistico e monumenti unici. A metà del centralissimo Corso Ruggero si apre Piazza Duomo, dominata dalla cattedrale del 1131. Fu lo stesso re Ruggero II a chiamare i maestri bizantini per realizzare l’immenso mosaico absidale che raffigura il Cristo Pantocratore, simile a quello di Monreale. Annesso alla basilica il chiostro con colonne binate e capitelli tutti diversi.

Da Piazza Duomo si scende verso il mare in Via Mandralisca dove si trova l’omonimo museo che, tra i tanti reperti archeologici e opere d’arte, custodisce anche il celebre quanto enigmatico Ritratto d’uomo – ignoto marinaio di Antonello da Messina, dipinto qualche anno prima dell’altro Ritratto d’uomo oggi esposto alla National Gallery di Londra. Proseguendo si sbuca in via Vittorio Emanuele, nei pressi dello splendido lavatoio di età normanna, per poi risalire verso il centrale Corso Ruggero e percorrere viuzze colorate dai variopinti oggetti dell’artigianato locale. Cefalù non è soltanto storia. Il comune rientra fra i quindici del Parco Naturale Regionale delle Madonie, area protetta che custodisce circa la metà delle specie vegetali siciliane. È meta per trekking, mountain bike e passeggiate a cavallo lungo le decine di sentieri tracciati fra i monti, e non mancano incantevoli borghi tutti da visitare.

Sicilia-Castelnuovo-chiesa e borgo dall'alto
Il borgo di Castelnuovo è una porta d’ingresso al Parco Naturale Regionale delle Madonie

Castelbuono

Da Cefalù, percorrendo verso est la statale 113, si raggiunge l’innesto con la statale 286 per la vicina Castelbuono. Siamo nella bizantina Ypsigro, che dal 1316 cominciò a svilupparsi attorno al “castello del buon aere” voluto dal conte Francesco I Ventimiglia. La stratificazione di interventi architettonici di epoche e stili diversi rende il maniero, oggi sede di un museo, unico nel suo genere. All’ultimo piano si può visitare la meravigliosa Cappella Palatina, ornata di finissimi stucchi dei fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta, tra i massimi esponenti del barocco siciliano.

Appena fuori dalla piazza del castello, superato l’arco di Sant’Anna, si segue il corso cittadino fino alla centrale Piazza Margherita dominata dalla Matrice Vecchia, chiesa del XIV secolo in stile romanico-gotico costruita su un tempio pagano dedicato al culto del dio Sole. Nel presbiterio troneggia il polittico del 1520 dedicato al poema della redenzione e attribuito prima ad Antonello di Saliba, parente e allievo di Antonello da Messina, e poi a Pietro Ruzzolone, definito il Raffaello siciliano.

Sicilia-Castelbuono-la cripta affrescata della chiesa della Matrice Vecchia
La cripta affrescata della chiesa della Matrice Vecchia

Nelle navate sono esposti affreschi del ‘300, una Madonna del Gagini e un ciborio in marmo del 1494 opera di mastro Giorgio da Milano. Assai suggestiva anche la cripta interamente ornata con affreschi medioevali, rinascimentali e barocchi dedicati alla vita di Gesù. Prima di ripartire conviene gustare la famosa colomba alla manna che il maestro pasticciere Nicola Fiasconaro ha portato tra i Guinness dei Primati e, nel 2007, a bordo dello shuttle Discovery diretto alla stazione spaziale internazionale. Manna dallo spazio, verrebbe da dire, perché Castelbuono e Póllina (dove si trova anche un museo etno-antropologico della manna) sono i principali luoghi di produzione e raccolta di questa linfa dolcissima ricavata dal frassino e utilizzata sia in cucina che in campo cosmetico e farmaceutico.

La Chiesa Madre di Pollina conserva pregevoli opere tra cui il bassorilievo raffigurante la Madonna della Grazia di Antonello Gagini.
La Chiesa Madre di Pollina

Pollina è un balcone naturale a 700 metri d’altezza affacciato sulla costa cefaludese; un moderno cammino di ronda cinge lo sperone roccioso su cui è abbarbicato il paese offrendo una vista impareggiabile sul vallone che si tuffa nel mare di Raisigerbi. Il borgo è uno scrigno d’arte e architettura popolare medioevale: la Chiesa Madre custodisce diverse opere di pregio tra cui la Madonna della Grazia, un bassorilievo in marmo realizzato da Antonello Gagini nel 1514. Il versante sud-ovest ospita il belvedere con lo scenografico teatro Pietrarosa, struttura all’aperto realizzata nel 1979 sullo stile del teatro greco, dominata dalla torre quadrata e dalle rovine del castello, già di proprietà della casata Ventimiglia.

Memorie puniche

La cinquecentesca Chiesa Madre di Tusa è affiancata dalla torre civica di età medioevale
La cinquecentesca Chiesa Madre di Tusa è affiancata dalla torre civica di età medioevale

Le ultime tappe del nostro itinerario ci portano una ventina di chilometri più avanti nel comune di Tusa, il più occidentale della provincia messinese. Percorrendo la statale 113 si raggiunge rapidamente la frazione di Castel di Tusa, borgo marinaro raccolto attorno al castello di San Giorgio, fatto costruire nel XIII secolo dai Ventimiglia. Diodoro Siculo narra che a otto stadi dalla costa (circa un chilometro e mezzo) sorgeva Alesa Arconidea, città siculo-greca fondata nel 403 a.C. dal tiranno di Herbita (probabilmente l’attuale Nicosia, in provincia di Enna).

Sicilia-il Calvario di Tusa dall'alto
il Calvario di Tusa

Alesa

Nel 263 a.C., pochi mesi dopo l’inizio della I guerra punica, Alesa fu la prima città siciliana a dichiararsi alleata di Roma: una felice intuizione ricompensata con libertà e immunità tributaria. Per Alesa cominciò un periodo assai florido, tanto da avere un proprio senato, magistrati e il privilegio di coniare monete in argento e bronzo.

Lo schema urbanistico presenta parte della cinta muraria, resti dei principali edifici pubblici, di abitazioni patrizie e la splendida agorà affacciata a est sulla vallata del fiume Tusa. Gli scavi, tuttora in corso, hanno portato alla luce migliaia di reperti, molti dei quali esposti nell’Antiquarium all’ingresso del sito. Altri, come la statua del pretore romano Caio Claudio Pulcro, sono invece custoditi nel Museo Antiquarium Badia a Tusa, località a una manciata di chilometri dall’area archeologica.

Tusa, la moderna Alesa

In seguito al terribile terremoto dell’856 la popolazione si rifugiò su un’altura naturalmente fortificata, situata un paio di chilometri a sud-ovest. Il borgo in stile medioevale testimonia le dominazioni normanne, dei Ventimiglia e il tentativo di intromissione del dominio angioino ricacciato dai moti popolari dei Vespri siciliani.

Due reperti dell’antica Alesa al Museo Antiquarium Badia: un mosaico e la statua di Caio Romano Pulcro
Due reperti dell’antica Alesa al Museo Antiquarium Badia: un mosaico e la statua di Caio Romano Pulcro

Notevole la presenza di chiese ed edifici religiosi costruiti a partire dal ‘500, scrigno di tesori d’arte e storia custoditi anche dalle cinque confraternite cittadine. Varcato l’Arco della Porta, ingresso sud della parte alta del paese, ci si imbatte nella Chiesa Matrice (XVI secolo) con accanto la torre civica eretta quattro secoli prima. Proseguendo lungo la centralissima Via Alesina si arriva al belvedere che domina la vallata occidentale e permette di ammirare in tutta la sua particolarità il Calvario, struttura a forma di cuore che da cinque secoli ospita scenografiche drammatizzazioni della Passione di Cristo. Un’ultima emozione donata da questa terra di Sicilia dove la storia è spirito e la cultura è anima, in una fusione di impareggiabile intensità.

La sosta camper

La Playa
La Playa

Per la sosta camper in questo itinerario puoi fare base nei seguenti campeggi alcuni dei quali convenzionati con il PLEINAIRCLUB.

La Playa

La Playa è un campeggio ideale per visitare Palermo e dintorni, ma anche per godersi un periodo di relax tra mare, cultura e natura. Immerso tra gli ulivi, è prospiciente il litorale di Isola delle Femmine, ben servito da stabilimenti balneari; dedicata a coppie e famiglie con bambini alla ricerca della tranquillità, la struttura è un comodo punto di partenza per escursioni alla scoperta delle attrazioni del territorio. Il campeggio dispone di case mobili per nuclei fino a cinque persone.

Rais Gerbi
Rais Gerbi

Rais Gerby

Il campeggio Rais Gerbi si trova direttamente sul mare, all’ingresso ovest di Finale di Pollina, offrendo una comoda base per partire alla scoperta dei centri del Parco Naturale delle Madonie. Immerso nella pineta, è la combinazione ideale sia per la famiglia che desidera relax e tranquillità sia per chi cerca occasioni di divertimento e possibilità di dedicarsi a varie attività sportive: oltre alla piscina gli ospiti hanno a disposizione campi da tennis, calcetto, pallavolo. A soli 300 metri si trova anche un maneggio. L’apertura è annuale, e da ottobre a marzo sono disponibili offerte speciali per il soggiorno in bungalow e case mobili.

Lo Scoglio
Lo Scoglio

Lo Scoglio

Un‘area di sosta che si trova a Castel di Tusa. La struttura regala tranquillità e comfort, uniti a un pizzico di piacevole sobrietà, sono i punti di forza di questa struttura posta direttamente sul mare e baricentrica rispetto ai principali luoghi d’attrazione della zona. Aperto dal 1° aprile al 30 settembre, l’area di sosta offre ampie piazzole con vista sul mare per un soggiorno all’insegna del pieno relax nella natura; in alternativa sono disponibili anche camere, miniappartamenti e case vacanza. Tra i servizi offerti la piscina e la spiaggia di pertinenza, oltre alla possibilità di sistemazione anche per famiglie numerose.

testo e foto di Marco Giovenco

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