Camargue altoadriatica

Un itinerario tra acqua e terra nelle lagune del Friuli Venezia Giulia alla scoperta di ambienti naturali di raro fascino, fruibili anche e soprattutto in questa stagione. Un piccolo viaggio tra i voli degli uccelli selvatici, qui presenti in ben 317 specie, le luci dell’alba invernale, la magia di boschi e canneti. Per rinsaldare, tra vecchie storie di pescatori e progetti vincenti d’ingegneria ambientale, il legame che unisce uomo e territorio.

Indice dell'itinerario

Amate la natura d’inverno, quando il freddo semplifica il paesaggio e rende piacevoli quelle passeggiate in pianura impossibili durante l’afa estiva? L’Isola della Cona e più in generale il territorio delle foci dell’Isonzo rappresentano una delle zone di maggiore interesse naturalistico d’Italia: semplicemente perfetta per programmare un weekend in questa stagione, esplorando un territorio ricco di risorse ambientali oggi tutelate da riserve naturali.

Ci troviamo in Friuli Venezia Giulia, nell’area della costa adriatica compresa fra Trieste e le lagune venete. E basta una carta geografica o un’occhiata a Google Maps per capire chi è qui il protagonista indiscusso del paesaggio. Nato nelle Alpi Giulie in Slovenia a circa 1.100 metri di altitudine, dopo centoquaranta chilometri di corso l’Isonzo sbocca nel mare Adriatico dando vita, con i suoi accumuli di sabbie e limo, a una vera e propria isola, i cui terreni circondati da argini artificiali sono stati a lungo destinati all’agricoltura: l’Isola della Cona. Con i suoi stagni sempre affollati di uccelli selvatici, detti Ripristini, questo paradiso per il birdwatching e gli appassionati di fotografia naturalistica è uno dei pochi esempi in Italia di wilderness ricostruita secondo uno specifico progetto e grazie a cospicui interventi di ingegneria naturalistica.

Qui a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso venne ricreata un’area palustre di acqua dolce, utilizzando tanto l’acqua piovana che quella artesiana, per mantenere stagni in larga parte temporanei e almeno parzialmente pascolati. Il modello dichiarato era quello della francese Camargue, dove i bianchi cavalli di razza locale non solo sono presto diventati tra i beniamini dei numerosissimi visitatori ma con la loro azione di calpestio e pascolo partecipano alla gestione attiva del sito aiutando a conservarne la biodiversità. La realizzazione di tali interventi e, dopo il 1996, l’inserimento dell’area all’interno di una riserva naturale con il conseguente divieto di caccia portarono a un aumento della fauna ornitologica ben superiore alle più rosee previsioni.

il paesaggio dell’Isola della Cona con le Alpi Giulie sullo sfondo
il paesaggio dell’Isola della Cona con le
Alpi Giulie sullo sfondo

Non si trattò di un progetto di sola conservazione, ma di un piano integrato dove il ruolo della fruizione – e dunque del turismo naturalistico – era e rimane centrale. «Sul modello dei wetland centers inglesi abbiamo realizzato un moderno centro visite con museo naturalistico, un’area giochi per bambini e un punto ristoro con ampie vetrate sulle paludi dei Ripristini», racconta a PleinAir Fabio Perco, fra i promotori dell’intero progetto e oggi direttore scientifico della riserva.

Nel tempo di un pranzo, magari a base di lasagne al radicchio, la quantità e varietà di uccelli che si osserva al di là delle vetrate è davvero notevole: gabbiani corallini, chiurli maggiori, volpoche, marzaiole, canapiglie, oche selvatiche, alzavole, fischioni, piro-piro pancianera, falco di palude, poiana, airone bianco maggiore, garzetta, airone cenerino, codibugnolo, martin pescatore… Nella riserva vivono anche piccoli gruppi di cavalli Camargue allo stato brado, ai quali talvolta al pascolo si affiancano i bovini. Con i suoi 2.338 ettari di estensione – di cui 1.154 in mare – la Riserva Naturale delle Foci dell’Isonzo, che interessa gli ultimi quindici chilometri del corso del fiume, rappresenta il fiore all’occhiello della rete regionale di aree protette. La sua elevata biodiversità è legata a vari fattori, tra cui la particolare posizione geografica e la gestione attiva da parte dell’uomo.

Qui trovano un habitat ideale numerose specie di pesci, anfibi, rettili, mammiferi (notevole l’abbondanza di caprioli, da sorprendere all’alba nei campi; ma vivono qui anche scoiattoli, cinghiali, volpi, tassi, donnole, lepri e molti altri), anche se la classe maggiormente rappresentativa è quella degli uccelli. L’identikit della riserva parla di ben 317 specie su circa 500 dell’avifauna italiana: numeri da primato che garantiscono in ogni stagione incontri piacevoli e sorprendenti. Riguardo alla varietà, aprile è il mese che probabilmente offre il record annuale, garantendo potenzialmente la presenza anche di 180 specie differenti. Quanto ai numeri assoluti delle presenze, invece, è proprio novembre il mese in cui le zone umide della riserva offrono ai visitatori lo spettacolo di migliaia e migliaia di uccelli: solo tra i non passeriformi (e quindi contando oche, aironi, limicoli, anatre, cormorani e così via) i contingenti censiti giungono a superare le 50.000 unità. Un motivo in più per impugnare il binocolo e mettersi in cammino.

Alle foci dell’Isonzo

la sala pranzo del punto ristoro presso la Riserva Naturale Foci dell’Isonzo
la sala pranzo del punto ristoro presso la Riserva
Naturale Foci dell’Isonzo

Dal centro visite della Riserva Naturale delle Foci dell’Isonzo ci si avvia a piedi lungo il tracciato segnalato in direzione degli osservatori, tutti affacciati sull’acqua della palude e contraddistinti da un nome. S’incontrano in successione il Piro-piro, la Pavoncella, il Cavaliere d’Italia e così via. Il cammino è agevole, lungo un sentiero ben tracciato che necessita di essere percorso con gli stivali solo nelle giornate più piovose dell’anno: per il resto basta un paio di scarpe comode. Ciascun osservatorio dispone di feritoie solitamente a diverse altezze e quindi adatte a grandi e piccini: è importante accedervi rispettando il silenzio ed evitando assolutamente di sporgere il braccio ma anche solo le dita della mano dalle aperture, magari per indicare gli animali più interessanti che a quel punto si darebbero a una fuga precipitosa.

Di recente l’osservatorio del Piro-piro è stato ampliato poiché la collinetta di argilla prospiciente è stata colonizzata dai gruccioni, i coloratissimi uccelli che ogni primavera arrivano dall’Africa per raggiungere le aree di nidificazione: un motivo in più per i fotografi naturalisti, ai quali la riserva mostra sempre un occhio di riguardo (è stato realizzato pure un utilissimo decalogo di comportamento), di tornare a visitare questi luoghi nella bella stagione.

escursione in motonave
escursione in motonave

Oltre l’osservatorio della Pavoncella una deviazione segnalata a sinistra conduce, dopo un breve rettilineo nel bosco, all’osservatorio della Marinetta. Si tratta di un edificio seminterrato e a tre piani, realizzato secondo la tipologia esterna dei casoni lagunari, vale a dire in legno e con la copertura in canna. Dal piano inferiore, impermeabilizzato e dotato di robusti cristalli, è possibile osservare a pelo d’acqua una risorgiva ricostruita per mezzo di un pozzo artesiano. Al piano superiore si apre una vasta sala munita di vetrate panoramiche da cui osservare e fotografare gli uccelli in volo. Nello spazio appena sotto il tetto, infine, si può ammirare un panorama che spazia dalla città di Trieste al suo golfo, alla quinta innevata (per molti mesi all’anno) delle Alpi e Prealpi Giulie. Dalla Marinetta, per una porta laterale, si può normalmente proseguire il percorso del sentiero ad anello che conduce più avanti agli altri osservatori (più piccoli e adatti in particolare alla fotografia naturalistica) del Capriolo e della Volpe; infine, poco prima della diga, una nuova svolta del tracciato attraverso splendidi prati allagati e canneti porta al capanno della Girigola e di nuovo al centro visite.

In alternativa o successivamente, dalla Marinetta è possibile tornare sui propri passi fino al sentiero principale e qui svoltare a sinistra per il segnalato Sentiero del Mondo Unito. Dopo un tratto più lungo fra boschetti ripariali e poi radure aperte, eccoci all’osservatorio del Biancospino, in posizione rialzata sull’argine. Più avanti infine si arriva all’ultimo e più estremo di tutti, al margine della zona delle barene dove la terra e il mare si incontrano in un paesaggio unico e rarefatto: l’osservatorio del Cioss.

Le altre riserve naturali

Un villaggio di casoni nella Riserva Naturale Foci dello Stella
Un villaggio di casoni nella Riserva Naturale Foci dello Stella

Se quella delle Foci dell’Isonzo rappresenta il principale motivo d’attrazione del nostro itinerario, altre aree protette nella medesima fascia costiera meritano una visita. La Riserva Naturale della Valle Canavata è posta al margine orientale della Laguna di Grado, poco più a occidente di quella della Cona. Barene e isolotti sono colonizzati dalla vegetazione tipica di questi ambienti (dal limonio ai giunchi e alla salicornia), e piccoli boschi di pioppi e salici si alternano a canneti e agli specchi d’acqua salmastra. La riserva ospita una colonia di airone rosso e una di gabbiano reale, oltre ad altre 269 specie di uccelli presenti durante tutto l’anno.

Il centro visite si trova nella frazione di Fossalon e da lì due sentieri conducono ad altrettanti osservatori. Ancora di maggiore interesse, e di poco distanti, sono le riserve che caratterizzano il territorio di Marano Lagunare, antico centro di pescatori dove valli (dal latino vallum, argine) un tempo utilizzate per l’allevamento dei pesci offrono oggi con gli adiacenti canneti un rifugio ideale a una ricchissima avifauna selvatica.

una scolaresca lungo gli appositi camminamenti nella Valle Canal Novo
una scolaresca lungo gli appositi camminamenti nella Valle Canal Novo

Assieme a quella adiacente di Grado, la Laguna di Marano si estende per un’area di 16.000 ettari tra le foci del Tagliamento e quelle dell’Isonzo ed è una delle più estese zone umide italiane. La presenza dei fiumi della bassa pianura friulana le garantisce un copioso afflusso di acque dolci, contribuendo all’arricchimento della biodiversità. Sono due le aree protette che tutelano una porzione di questo vasto territorio. La Riserva Naturale della Valle Canal Novo si estende per circa 121 ettari a ridosso del paese di Marano Lagunare; la gestione è rivolta alla conservazione di questo delicato habitat, ma anche alla ricerca scientifica e all’educazione ambientale.

Dopo aver parcheggiato il proprio veicolo, dall’ingresso segnalato della riserva si visita la valle camminando su apposite passerelle in legno dove, tra i canneti, non è difficile scorgere e fotografare numerose specie tra cui anatre, aironi e cigni. Si visitano pure alcuni casoni adibiti a centri didattici e punti sosta. Il Cason Ristoro è un punto di riferimento per sosta, ristoro, servizi e richiesta informazioni. Al suo interno trovano posto a sedere comitive fino a 60 persone, che possono così consumare al caldo e al riparo (o al fresco e all’ombra a seconda della stagione) il loro pranzo al sacco. Volendo c’è anche la possibilità, su prenotazione, di pranzare in modo semplice gustando qualche piatto locale: il casone è infatti dotato di bar e cucina.

All’interno si possono inoltre richiedere ulteriori informazioni come pure acquistare del materiale didattico o divulgativo. Adiacente alla valle si estende per ben 1.377 ettari la Riserva Naturale Regionale Foci del Fiume Stella, visitabile unicamente a bordo di una motonave. L’escursione dura qualche ora e comprende la sosta per il pranzo presso un singolare gruppo di casoni in mezzo alle valli, dove grazie al bravo capitano Adriano Zentilin si apprendono piacevolmente le incredibili storie di questa comunità di pescatori lagunari che fino a pochi decenni fa viveva la propria esistenza in condizioni del tutto particolari. Un passato che, a guardare i ragazzi delle scolaresche che frequentano il luogo, oggi sembra remoto: e invece era solo ieri. 

Testo e foto di Giulio Ielardi

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