Alta Val Pusteria: valgono un patrimonio

Nella maestosa cornice dolomitica dell’Alta Val Pusteria, tra storie di guerra, emozioni dell’arte e piaceri della vacanza, la magnifica natura di due parchi tra i più preziosi delle Alpi regala indimenticabili occasioni all’escursionismo invernale con gli sci da fondo e le ciaspole.

Indice dell'itinerario

Un tiepido sole fa capolino tra gli alberi e disegna strane forme sul manto nevoso che ricopre il sottobosco. La Valle di Landro, splendida nella sua veste invernale, segna il confine tra due parchi naturali: quello di Fanes- Sennes-Braies, una delle aree protette più grandi e selvagge dell’Alto Adige, e quello delle Dolomiti di Sesto, che si estende verso est e include le Tre Cime di Lavaredo, magnifici monumenti naturali e simbolo di quei Monti Pallidi dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Chissà quanta emozione avrà provato l’alpinista viennese Paul Grohmann quando, con la guida alpina Franz Innerkofler e Peter Salcher, conquistò per primo i 2.999 metri della Cima Grande nel 1869. L’impresa fu replicata nel 1933 dal triestino Emilio Comici assieme ai fratelli cortinesi Angelo e Giuseppe Dimai, salendo però dalla difficilissima parete nord (alta 800 metri e fino ad allora inviolata) e guadagnandosi un posto d’onore nella storia dell’alpinismo. Ma questi luoghi sono legati anche alle memorie della Grande Guerra che qui ebbe fra il 1915 e il 1917 uno dei suoi tragici palcoscenici. Il cimitero militare del Monte Piana, immerso nel bosco quasi a metà strada fra Dobbiaco e Cortina d’Ampezzo, custodisce i resti di 1.259 soldati di varie nazionalità caduti nella cosiddetta Guerra Bianca. Con un lungo salto all’indietro nel tempo si risale a milioni di anni fa, quando al posto delle montagne c’era il mare: dove ora crescono alberi e funghi un tempo abbondavano coralli, alghe e molluschi. Così com’è curioso che la storia delle Dolomiti sia cominciata ufficialmente nello stesso anno della Rivoluzione Francese, quel 1789 che vide il geologo ed esploratore Déodat de Dolomieu, francese pure lui, aggirarsi fra i monti del Tirolo e raccogliere incuriosito campioni di roccia più chiara, fino allora sconosciuta al mondo scientifico, che avrebbe poi preso in suo onore il nome di dolomia.

Un crocevia strategico

La parrocchiale di San Giovanni Battista a Dobbiaco
La parrocchiale di San Giovanni Battista a Dobbiaco

Dopo l’epopea dell’alpinismo eroico, i grandi viaggiatori dell’epoca vittoriana e due guerre mondiali, oggi le Dolomiti sono meta di un crescente afflusso turistico che incide in maniera determinante nelle economie locali e richiede una sempre più attenta gestione del territorio: e in questo contesto l’Alta Pusteria, o Hochpustertal, gioca un ruolo importante. Nel territorio dei comuni di Sesto, San Candido, Dobbiaco, Villabassa e Braies, cultura e tradizioni di matrice austriaca sono ancora molto forti. Qui nel 1871 fu inaugurata la linea ferroviaria tra Maribor (nell’attuale Slovenia) e Fortezza, che favorì lo sviluppo turistico ed economico della valle rendendola una frequentata meta di villeggiatura dell’alta società austro-ungarica e di altri paesi europei. Nel 1921 entrò in scena il famoso trenino delle Dolomiti, che sferragliò su e giù per le montagne fino al 1964 collegando Calalzo di Cadore, Cortina e Dobbiaco. Oggi parte di quel tracciato è utilizzata come percorso ciclabile nella stagione estiva e pista di fondo d’inverno, ma ancora adesso è possibile giungere in Val Pusteria con il treno che va da Fortezza a San Candido e prosegue fino a Lienz, in Austria. Il turismo invernale è uno dei punti di forza della valle, considerata un vero e proprio Eldorado per lo sci di fondo. L’Alta Pusteria offre agli appassionati oltre 200 chilometri di piste per passo classico e pattinato, adatte a principianti ed esperti, che si sviluppano in uno scenario fra i più belli di tutte le Alpi. A disposizione dei patiti della discesa, invece, ci sono gli impianti ubicati nelle zone di Sesto e San Candido, con piste di varie difficoltà e scuola sci. Per non parlare poi degli svariati itinerari per escursioni con le ciaspole e di attrazioni d’altro genere: centri ricchi di storia, musei, negozi di artigianato e un’eccellente gastronomia tipica sono il degno contorno alle attività sportive legate alla neve. Dobbiaco (Toblach), a quota 1.256 metri, conta poco più di 3.000 abitanti ed è il cuore dell’Alta Pusteria, sullo lo spartiacque tra il fiume Drava, che nasce poco a est del paese e scorre verso il Danubio, e quello del Rienza, che  dalle Tre Cime di Lavaredo scende lungo la Valle di Landro per poi confluire nell’Isarco, affluente dell’Adige. L’abitato, di origini molto antiche, per la sua posizione strategica divenne ben presto un luogo di sosta e di passaggio per i viaggiatori provenienti dall’Oriente e per quelli che dal Tirolo si recavano a Venezia. L’imperatore Massimiliano I d’Austria vi trascorse lunghi periodi fra il 1508 e il 1511, durante la guerra fra gli Asburgo e la Serenissima Repubblica per il controllo della cosiddetta Via Regia che attraverso il Brennero, la Pusteria e il Cadore portava dall’Europa centrale e dai possedimenti asburgici al mare, accesso importantissimo a fini commerciali e politici. Col tempo, grazie soprattutto all’arrivo della ferrovia, Dobbiaco diventò una rinomata località di vacanza, molto apprezzata anche da personaggi dell’arte e della cultura fra cui il grande compositore Gustav Mahler, che passò le estati dal 1908 al 1910 al maso Trenker, in località Carbonin Vecchia. Il maestro boemo trovò fra questi monti l’ispirazione per creare la Nona e la Decima Sinfonia (incompiuta), nonché il celebre Das Lied von der Erde, il Canto della Terra. Una statua del musicista si trova nella piazza principale del centro storico, a pochi passi dalla splendida parrocchiale di San Giovanni Battista, considerata la più importante opera barocca della Val Pusteria. La chiesa fu costruita tra il 1764 e il 1774 sotto la direzione dell’architetto locale Rudolph Schraffl sui resti di una precedente chiesa gotica e custodisce pregevoli sculture di Johann Perger e affreschi di Franz Anton Zeiller. Solo in seguito, nel 1804, fu aggiunto il campanile come struttura distaccata. Dall’altra parte della strada statale della Pusteria si trova la parte nuova di Dobbiaco, sorta agli inizi del ‘900 nella zona della stazione ferroviaria e dello storico Grand Hotel, inaugurato nel 1878 e divenuto ben presto punto di riferimento per turisti facoltosi, aristocratici e teste coronate di mezza Europa. Durante la Grande Guerra l’albergo fu utilizzato come ospedale militare, e il passare degli anni e alterne vicende ne decretarono la chiusura; oggi è una struttura polivalente che comprende un centro culturale di cui fanno parte il modernissimo auditorium intitolato a Mahler, un ostello della gioventù, una caffetteria, una scuola di musica, un laboratorio didattico con attività per bambini e un bel centro visite che illustra ambiente, flora e fauna dei parchi naturali delle Dolomiti di Sesto e di Fanes- Sennes-Braies.

Meridiana di roccia

Dobbiaco: la Nordic Arena, nuovo stadio del fondo realizzato di recente
Dobbiaco: la Nordic Arena, nuovo stadio del fondo realizzato di recente

Per lo sci nordico Dobbiaco rappresenta una delle località più famose dell’area tirolese nonchè lo snodo in cui convergono tutte le piste che hanno origine dagli altri comuni dell’Alta Pusteria e da Cortina. La splendida Nordic Arena, nuovo stadio del fondo realizzato recentemente, è il punto di partenza di due famose gare internazionali, la Pustertaler Ski Marathon e la Granfondo Dobbiaco-Cortina, che ogni inverno vedono gareggiare centinaia di atleti che provengono da diversi paesi europei. Ma non è necessario essere sciatori provetti per godere appieno di questo magnifico sport: è sufficiente seguire lo splendido tracciato che si inerpica dolcemente nella Valle di Landro e, dopo aver costeggiato il Lago di Dobbiaco, conduce in una quindicina di chilometri alla piana ghiacciata del Lago di Landro, a 1.428 metri di altitudine, un po’ prima del quale si apre tra le montagne una finestra che regala la vista impagabile delle Tre Cime di Lavaredo. I più allenati possono proseguire fino a Cortina, scivolando al cospetto delle vette dolomitiche fra cui spicca la mole imponente del Monte Cristallo (3.221 m), e completare così il tragitto totale di 30 chilometri. Per tornare indietro si possono utilizzare i pullman che collegano la località ampezzana con Dobbiaco. Altrettanto emozionante è il percorso dell’incontaminata Val Fiscalina, inserita nel parco delle Dolomiti di Sesto, che fra prati innevati e boschi di larici si snoda verso le montagne della famosa Meridiana di Sesto, altrimenti detta l’orologio più grande del mondo. Si tratta di un insieme di cinque vette dolomitiche, Cima Nove, Cime Dieci, Cima Undici, Cime Dodici e Cima Una, i cui nomi derivano dalla posizione del sole rispetto alle ore del giorno. A nostro avviso il modo migliore di approcciare la valle è partire dal parcheggio gratuito alla base della funivia per il Monte Elmo, in località San Vito (1.300 m), frazione del comune di Sesto. Basta attraversare la strada e il ponte sul torrente Rio Sesto, affluente della Drava, per incontrare la pista di fondo che porta alla frazione di Moso e si addentra nella Val Fiscalina fino al rifugio Fondo Valle (1.548 m), situato ai piedi della Cima Una. Lo scenario è tra i più suggestivi delle Dolomiti e il silenzio delle montagne innevate è interrotto solo dallo scampanellio delle slitte trainate dai cavalli che scarrozzano i turisti su e giù per la valle.

Tra chiese e musei

L’abitato di Sesto dalla pista per il fondo che si sviluppa ai piedi del paese
L’abitato di Sesto dalla pista per il fondo che si sviluppa ai piedi del paese

Tra i più famosi centri turistici dell’intera Val Pusteria, Sesto (Sexten) divenne italiano dopo la divisione del Tirolo nel 1920, nonostante si trovi ad est della linea di spartiacque di Dobbiaco, che avrebbe dovuto essere usata come criterio per tracciare i confini. Di origini sicuramente precedenti all’anno Mille, il borgo era già allora conosciuto come Sexta (forse dal latino hora sexta, corrispondente al mezzogiorno) e in seguito il toponimo fu esteso a tutta la valle. Il luogo ha dato i natali a un’intera stirpe di guide alpine, quella degli Innerkofler, che nella seconda metà dell’ 800 furono protagonisti di molte imprese legate alla storia dell’alpinismo. Un nome su tutti quello di Sepp, autore di numerose prime ascensioni, che nel 1890 conquistò la parete nord della Cima Piccola di Lavaredo, quindi si arruolò volontario nella Grande Guerra e morì in combattimento nel 1915 sul Monte Paterno. Il conflitto causò gravi danni al paese e molte vittime: i bombardamenti non risparmiarono nemmeno la chiesa di San Pietro e Paolo, risalente al 1824 e oggi ben restaurata, che custodisce due pale del pittore veneziano Cosroe Dusi e diversi affreschi dell’artista tirolese Alfred Stolz. La danza dei morti, dipinto che sormonta l’ingresso dell’attiguo cimitero, è invece opera del fratello Rudolf Stolz, al quale è dedicato un bel museo nel centro del paese. Da Sesto la pista di fondo proveniente dalla Val Fiscalina scende verso San Candido (Innichen), altra gemma del Tirolo posizionata alla confluenza del Rio Sesto con il primo tratto della Drava. Intorno al X secolo a.C. l’area fu colonizzata dagli Illiri, pastori e allevatori di bestiame, quindi dai Celti, e nel 15 a.C. entrò a far parte dell’Impero Romano. Poi arrivarono i Baiuvari e con essi la fondazione, nell’anno 769, del monastero dei benedettini da parte del duca Tassilo III, evento che rappresenta la nascita di San Candido. In seguito il convento venne trasformato in collegiata, costruita fra il XII e il XIII secolo (anche qui la torre campanaria sorse più tardi, intorno al 1320), e rappresenta tuttora il più importante esempio di stile romanico del Tirolo. Al suo interno custodisce opere del pittore Michael Pacher, uno dei più grandi artisti del tardo gotico, nonché uno splendido affresco della cupola raffigurante la storia della creazione, risalente alla metà del ‘200 e di autore ignoto. A pochi passi dall’imponente struttura, che include un bel museo aperto però solo d’estate, s’innalza l’inconfondibile campanile cilindrico della parrocchiale di San Michele, anch’essa risalente al periodo romanico ma completamente ridisegnata a metà del ‘700, tanto da diventare un piccolo gioiello barocco con gli stupendi gli affreschi della volta ad opera di Christoph Anton Mayr. Sempre nella zona pedonale, in una piazzetta interna con accesso da Via Rainer, c’è il piccolo ma interessante museo Dolomythos, dove reperti fossili, rocce, illustrazioni e filmati raccontano la storia e il mito delle montagne che tutto il mondo ci invidia. A San Candido passa inoltre la cosiddetta Pista del Sole, un tracciato di una ventina di chilometri per i fondisti che solca tutta l’Alta Pusteria da Villabassa a Prato alla Drava, presso il confine con l’Austria, da dove prosegue per altri 33 chilometri sulla pista internazionale che arriva a Lienz. In un’atmosfera più tranquilla rispetto alla vivace San Candido, il borgo di Villabassa (Niederdorf) è adagiato in bella posizione assolata a ovest di Dobbiaco. Questo paesino di 1.500 anime è uno dei più antichi centri turistici di tutta la valle, frequentato sin dal XVIII secolo per via delle numerose sorgenti termali della zona e in seguito, complice la presenza della ferrovia, anche per il crescente interesse alpinistico suscitato dalle montagne circostanti. Tutto ciò fece pure la fortuna di qualche albergatore, come la leggendaria Emma Hellenstainer, il cui hotel Aquila Nera (oggi hotel Emma) divenne nella seconda metà dell‘800 il punto di riferimento per una prestigiosa clientela internazionale. La storia della vocazione turistica dell’Alta Pusteria, con ampi spazi dedicati anche alla costruzione della ferrovia e all’alpinismo, è molto ben raccontata nell’interessantissimo Museo del Turismo, ospitato dalla Haus Wassermann, nel centro dell’abitato. Residenza storica della nobile casata dei von Kurz fin dal XV secolo, nel 1801 offrì rifugio all’arciduchessa d’Austria Maria Elisabetta, detta la Buona Lisetta, in fuga dai francesi. Nel 1812 fu venduto e cambiò diversi proprietari, finché nel 1892 fu acquistato dalla famiglia Wassermann che vi aprì un caffè pasticceria e nel corso degli anni vi raccolse una ricca collezione di mobili, oggetti e documenti che costituiscono gran parte del museo.

A spasso in una fiaba

Il vicino comune di Braies (Prags), nell’omonima valle, conta meno di 700 abitanti ed è il più piccolo dell’Alta Pusteria. Oltre che su strada, d’inverno è raggiungibile con un facile tracciato di fondo di 5 chilometri che da Villabassa sale a Braies di Fuori e alla frazione di Ferrara (1.222 m), dove si sviluppa un altro breve circuito di 3 chilometri e mezzo. Da qui è possibile sciare fino a Ponticello (1.494 m), da dove una rotabile asfaltata – ma troppo stretta e tortuosa per i veicoli ricreazionali – prosegue fino a Prato Piazza, splendido altopiano a quasi 2.000 metri di quota con un anello di fondo di 6 chilometri e panorama sulle Tre Cime. Un’altra strada e un’altra pista, invece, salgono dal borgo di Ferrara attraverso il villaggio di San Vito, con bella chiesetta del ‘300, e proseguono fino alle acque ghiacciate del Lago di Braies, gioiello incastonato fra le vette dolomitiche a quasi 1.500 metri di altitudine. A pochi passi dal parcheggio sorge l’omonimo e storico hotel, inaugurato nel 1899, che ebbe fra i tanti ospiti illustri anche l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria, poi assassinato nel famoso attentato di Sarajevo del 1914 che fu il pretesto della Prima Guerra Mondiale. Nel 1945, invece, soggiornarono nell’albergo decine di importanti prigionieri di guerra di varie nazionalità, fra cui l’ex cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg e l’ex primo ministro francese Leon Blum, liberati dai campi di concentramento tedeschi: una targa con i loro nomi si trova nella vicina chiesetta ai margini del bosco, risalente ai primi del ‘900, dove si celebrava la messa per gli ospiti dell’hotel. Dalla zona partono splendidi itinerari per le escursioni con le ciaspole, come quello facile e molto panoramico che costeggia il versante occidentale del lago sull’Alta Via n. 1 delle Dolomiti e poi sale, al cospetto dell’imponente Croda del Becco, seguendo il sentiero n. 19 verso la Val Foresta. Dopo un’oretta di passeggiata in un paesaggio da fiaba si raggiunge la Grünwald Hütte o Malga Foresta (1.590 m) dove il percorso si divide per proseguire verso mete molto più impegnative, come il Passo Croce e i rifugi Biella e Sennes, tutti al di sopra dei 2.000 metri. Come ci ricordano le tabelle informative, siamo nel parco naturale Fanes- Sennes-Braies, nel cuore dei Monti Pallidi. Qui, nel magico silenzio delle montagne più belle del mondo, con un po’ di fortuna si riesce a percepire la presenza di gnomi, fate e folletti, che pare si aggirino tra questi boschi incantati. Sono loro i veri guardiani di questo paradiso: e lo proteggeranno, come sussurrano antiche leggende, finché il mare non se lo riprenderà. 

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