Nonostante la vicinanza delle montagne (guardando a settentrione si vede anche il Corno Grande), il paese di Castelli offre un’atmosfera collinare: sorge infatti a 500 metri di quota, al centro di un paesaggio agricolo punteggiato da casali e interrotto da calanchi argillosi. Fu proprio la presenza dei calanchi e dell’argilla, insieme a quella dell’acqua per impastarla e della legna per alimentare i forni, ad attirare a Castelli nell’Alto Medioevo una comunità di Benedettini provenienti da San Vincenzo al Volturno. I monaci fondarono l’abbazia di San Salvatore e iniziarono la produzione della ceramica, che ebbe il suo periodo più fecondo tra il XV e il XVII secolo.
Alle scuole dei Grue, dei Fuina, dei Gentili, dei Cappelletti si devono piatti, brocche e mattonelle di notevole bellezza: le loro opere, commissionate da tutte le corti d’Europa, sono oggi esposte in musei come il Metropolitan di New York, il Louvre di Parigi, il British di Londra e il Bargello di Firenze. Il terremoto che nell’aprile 2009 ha sconvolto l’Abruzzo ha lasciato ferite evidenti anche a Castelli, ma il fascino del suo centro è ugualmente tangibile. Sulla piazza si affaccia la parrocchiale di San Giovanni Battista che conserva un portale del 1601; l’interno custodisce una pala d’altare in ceramica realizzata nel 1647 da Federico Grue e una statua lignea del XIII secolo. Nel centro del borgo e sulla strada di accesso s’affacciano numerosi atelier dove è possibile acquistare piatti, vasi e altri oggetti.
Museo della Ceramica e il Fondo della Salsa
Le raccolte del Museo della Ceramica, dopo tre anni di chiusura a causa del sisma, sono ora esposte nel Palazzo Municipale dell’Artigianato, che un tempo ospitava una fabbrica di maioliche; vi si possono ammirare varie opere dei più noti artisti locali e due pannelli allestiti con una parte dei mattoni maiolicati provenienti dai soffitti della chiesa rurale di San Donato, risalenti al 1615. Per raggiungere quest’ultima occorre seguire la strada che sale verso Rigopiano: dopo un chilometro si stacca a sinistra la breve e ripida stradina (consigliata solo a veicoli poco ingombranti) che porta alla chiesetta. Tornati alla strada principale, si sale ancora fino all’ex convento francescano del San Salvatore, antica sede del sopra citato Museo della Ceramica.
Nei pressi si può visitare l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “F. A. Grue”, dove studiano ragazzi e ragazze del paese, con la sua raccolta internazionale d’arte ceramica contemporanea: in un suggestivo presepe accanto al Bambinello, a Giuseppe e a Maria compare anche un astronauta.
Per completare la visita di Castelli ci si può concedere una passeggiata a piedi verso il Fondo della Salsa, la conca dominata dalla parete Nord del Camicia, una muraglia di roccia friabilissima alta 1.200 metri e larga quattro chilometri. La sua prima salita, compiuta nel 1934 da due “Aquilotti” di Pietracamela, è stata uno dei più grandi exploit dell’alpinismo abruzzese. Il sentiero inizia a 770 metri di quota da una curva a sinistra nel bosco, poco oltre la frazione di San Salvatore. A piedi si segue una carrareccia, indicata dai segnavia del CAI, che sale nella faggeta, scavalca una selletta e scende verso il Fosso Leomogna che si attraversa nei pressi della Fonte dei Signori. Al di là del fosso superando un tratto ripido si sale al monumento che ricorda l’alpinista Piergiorgio De Paulis, caduto nel 1974 durante la prima salita invernale della parete. Siamo a 1.150 metri di quota, al margine della conca del Fondo della Salsa.
Da qui la muraglia rocciosa della Nord, affiancata da speroni rocciosi secondari, offre uno spettacolo mozzafiato. Le frequenti cadute di sassi sconsigliano di avvicinarsi ulteriormente. Tra andata e ritorno l’escursione richiede meno di due ore. Tornati alla strada, si può proseguire sulla via che attraversa le faggete dominate dal Camicia e dal Dente del Lupo, fino ai pascoli di Rigopiano