Verde oltremare

I guasti di una disordinata valorizzazione balneare hanno in gran parte compromesso le buone sorti dello sviluppo turistico nel mezzogiorno d'Italia. Ma un'altra grande meta di natura può ora contrapporsi al mare nel loro rilancio, particolarmente in Calabria e in Basilicata. E' il Parco Nazionale del Pollino, dove PleinAir ha costruito una entusiasmante vacanza a misura di abitar viaggiando.

Indice dell'itinerario

Vent’anni fa la Calabria conobbe il suo momento di gloria: pareva la stella indiscussa del turismo, che scopriva allora il “profondo Sud” e la sua natura selvaggia. Il pleinair era allora il signore di questo nuovo boom, e proprio qui tanti scoprirono la bellezza della vacanza a contatto con la natura. Ma negli anni successivi la tendenza a realizzare ovunque e ad ogni costo grandi opere distrusse l’ambiente naturale marino, aggredito da una colata di cemento e di asfalto. Ma fortunatamente i vandali del turismo-affare hanno soltanto scalfito l’immenso patrimonio della regione. Patrimonio che risiede ancora quasi intatto nelle zone interne, difese oggi da un sistema di vincoli, e la cui esistenza può tornare a dar valore anche alle splendide aree costiere così maltrattate. Di ciò diamo conto in questo servizio, che propone una rivisitazione del turismo in Calabria invertendo le parti: non più le aree interne come appendice del turismo balneare, ma il mare come diversivo di un turismo vissuto nelle aree interne. E tra queste abbiamo scelto l’immenso Parco del Pollino, che si estende su tutti i lati rispetto al massiccio che gli dà il nome e ha inglobato verso sud il massiccio dell’Orsomarso, verso est parte del territorio lucano e verso nord la valle del Lao. Ed è proprio da questa valle che è iniziato il nostro viaggio di riscoperta.

La misteriosa valle del Lao
Il Lao è un fiume dalle caratteristiche alpine: le sue acque sono cristalline, fredde e abbondanti anche in estate, la corrente crea fantastici paesaggi scavati entro montagne selvagge. La valle alta incomincia a Laino Borgo dove il fiume, ancora accessibile, si infila in una spettacolosa gola irraggiungibile se non a Papasidero; la valle bassa inizia all’uscita delle gole, più o meno all’altezza della confluenza con l’Argentino, e si allarga in un paesaggio di primitiva bellezza. Lungo la strada incontriamo un curioso monumento religioso: il Santuario delle Cappelle (con ottimo parcheggio-natura) le quali riproducono in miniatura parte dei luoghi santi. E presso il santuario si può acquistare una guida dei luoghi, che aiuta a scoprirne sia le bellezze che l’organizzazione turistica.
Laino Borgo sorge sulla confluenza tra il Lao e lo Jannello. Anche quest’ultimo fiume presenta caratteri naturalistici e paesistici, valorizzati da un sentiero che partendo poco a monte del paese conduce ad una cascata. Conviene tuttavia scavalcare il paese e portarsi ad una base migliore presso la confluenza tra il Lao e lo Jannello. Anni fa esisteva una pittoresca frazione di Laino, detta Laino Castello, arrampicata su di un colle. Questo nucleo antico fu distrutto da un terremoto e gli abitanti furono trasferiti in una frazione omonima costruita ex novo poco distante (chiamata per questo Laino Castello Nuovo). Il vecchio centro è così diventato un’attrazione turistica, con un bel sentiero che sale penetrando un po’ nelle Gole del Lao (una deviazione permette di raggiungere un punto panoramico nelle vicinanze del Viadotto Italia), raggiunge le case nel punto più alto e scende attraversando tutto il vecchio paese, che si presenta come un suggestivo presepio. La passeggiata dura più di un’ora; il punto di partenza e di arrivo (buono anche per sostare in piena natura) si trova sulle sponde del Lao, sotto un ponte subito a valle di Laino Borgo, con belle spiaggette e la possibilità di una salutare rinfrescata. Il Lao è un classico del rafting e del canoismo da alte prestazioni: la discesa si può effettuare solo con guide esperte, ed anche così richiede una certa prestanza. Molti sportivi accorrono qui da tutta Italia.
Anche l’uscita da Laino verso Papasidero avviene tramite una strada diretta (5 km di leggera salita). Ma prima di Papasidero non si può mancare una deviazione alla Grotta del Romito. Si tratta di una grotta preistorica di grande interesse, munita di costose strutture di accoglienza ma del tutto abbandonata. La visita è così affidata alla cortesia del proprietario e custode. Scendiamo a valle, seguendo le indicazioni per Orsomarso e scoprendo un’altra strada non segnata. Ma prima di attraversare il ponte sul Lao, seguite la riva destra e dopo circa 4 km troverete una bella area per sostare sul fiume. Tirreno fuori stagione
Ci troviamo in uno dei tratti più belli delle coste calabresi: quello denominato Arco Magno. Il nome deriva da una spettacolare serie di formazioni rocciose, culminanti in un arco. Per gustare al meglio la zona, ma solo fuoristagione, conviene dirigersi verso Scalea. La cittadina si presenta abbastanza piacevole, con begli spazi sul mare attorno alla torre e un ampio, comodo parcheggio. Quindi ci dirigiamo verso San Nicola Arcella. Da questo paese si scende sul mare e si arriva in una splendida insenatura, con aree attrezzate e campeggio. Uno stupendo sentiero permette poi di raggiungere anche gli angoli apparentemente più inaccessibili offrendo una passeggiata entusiasmante, che si può prolungare fino a Praia a Mare. Anche questo centro, e particolarmente l’area antistante l’isola di Dino, merita una sosta in bassa stagione, quando gli spazi di parcheggio si sprecano. La speculazione ha lasciato cicatrici profonde, ma a giugno tutto ciò che resta di bello sarà a vostra disposizione.

Orsomarso e la valle dell’Argentino
Torniamo all’interno verso Orsomarso per scoprirvi un ambiente di grande bellezza. Per rendere l’idea, nel bel mezzo della valle del fiume Argentino si direbbe di essere sulle Alpi: acque tumultuose, cristalline e gelide, aspre vette, verde intenso. E invece ci si trova in Calabria, a cento metri sul livello del mare e ad appena una dozzina di chilometri dalla costa. La cornice panoramica nella quale si inserisce il paese è straordinaria. Le vecchie case sono adagiate sulle pendici della montagna circondate da picchi vertiginosi, e dominate dalla Torre dell’Orologio, arroccata su di una guglia rocciosa proprio sopra la piazzetta centrale. Salendo in cima si raggiunge una terrazza panoramica. Si può sostare tranquillamente nell’ampio parcheggio asfaltato alla base del centro storico e in quello sterrato tra gli alberi, poco più a valle, sul fiume e di fronte al ristorante La Costa (ottima cucina tipica).
In piena stagione la valle dell’Argentino è preclusa alle auto, mentre in bassa stagione si può percorrere anche con il camper un comodo sterrato per circa 3 km fino ad un ristorantino nel bosco, segnalato con il nome di “Green Valley”, dove si può parcheggiare e sostare in pace. Il gestore affitta anche mountain bike in paese e, nei periodi più caldi, realizza piscina naturale sul fiume per chi ha il coraggio di tuffarsi.
Da qui si può raggiungere facilmente una bella cascata, oppure proseguire fino ad un rifugio della Forestale (altri 3 km), dal quale si può salire negli angoli più suggestivi dell’alta valle, fino a raggiungere i primi esemplari di pini loricati. Ma le zone alte sono più facilmente accessibili dal versante opposto, come vedremo.
Al confronto si presenta in tono minore la più accessibile (e frequentata) valle del fiume Abatemarco che scorre parallelo all’Argentino, anch’esso ricco di acque limpide e fresche ma meno impetuose, e fiancheggiato per circa 15 km da una strada asfaltata. Punti notevoli sono l’ingresso nella valle, con le suggestive rovine di un castello, l’area attrezzata “Abatemarco” dopo 7 km e l’area attrezzata “Acque sulfuree” dopo altri 3 km. Da qui il paesaggio diviene più spettacolare ma la strada, dopo altri 5 km, si perde nel nulla.

Nel cuore del Parco
Per raggiungere direttamente da Orsomarso il cuore del Pollino c’è un’altra comoda strada (malgrado qualche tratto in forte pendenza) che si collega a Campo Tenese. Saliti sull’omonimo altopiano troverete un bel laghetto artificiale circondato da giardini attrezzati e da parcheggi, ideali per sostare in pace. Da qui si potrebbe raggiungere la costa ionica, ma noi suggeriamo invece di partire proprio per l’esplorazione del Pollino, magari dopo una breve digressione per visitare il caratteristico centro di Morano Calabro. Si tratta di imboccare subito la strada che sale al Piano Ruggio e al ben attrezzato e gestito rifugio De Gasperi. Entriamo così nel versante lucano. Una facile passeggiata di una mezz’ora porta dal Piano Ruggio a un belvedere panoramico su tutta la piana sottostante e sul mare. Dopo di che, conviene spostare il camper ed esplorare il fantastico mondo dei “piani”. Si tratta di tappe brevi, ma che non possono essere mancate. Salite innanzi tutto sul Colle dell’Impiso: da lì un facile sentiero ben visibile sale e poi scende verso uno di questi piani (il Piano Vacquarro): prima però conviene salire (in non più di una ventina di minuti) su di un colle panoramico detto Timpone di Mezzo dal quale si apre una vista ineguagliabile. Poi scendete, attraversate il Piano Vacquarro e risalite un fresco ruscello finché volete, ma senza esagerare, perché il Piano di Pollino, con i pini loricati, si raggiunge meglio per altra via. Tornati al camper, potete poi trasferirvi in pochi minuti presso il bellissimo Piano Visitone (con rifugio-ristorante). Uno degli aspetti più sorprendenti del Parco è che non occorre salire di tanto per trovare acque, boschi e gole. Ne avremo la conferma scendendo dai piani verso San Severino e la valle del Sinni. Nei pressi della confluenza tra i fiumi Frido e Peschiera troveremo un ambiente attrezzato per il tempo libero nella natura: si tratta del Bosco Magnano, raggiungibile dal rifugio omonimo. Un sentiero precluso alle auto sale nel bosco e poi si adagia lungo il Peschiera, addentrandosi in un ambiente caratterizzato da dense ombre. Molte le possibilità per rinfrescarsi nelle limpide acque del fiume, raggiungibile anche direttamente dal rifugio per un altro sentiero. Dopo di che scendete sulla Sinnica (S.S. 653) e risalite a Noepoli dirigendovi poi a Terranova. Qui potete sostare in una bella piazzola panoramica sulla sinistra 400 metri dopo aver superato l’abitato.

I paesi albanesi e il versante ionico
Da Terranova rientriamo in Calabria per un primo approccio con il mondo delle comunità albanesi. Il primo centro abitato, ancora in Basilicata, è San Paolo, veramente grazioso, dove le donne indossano i costumi caratteristici anche nella vita di ogni giorno. Un piccolo museo (vedi PleinAir n. 305) viene aperto a richiesta: non è soltanto un’esposizione di oggetti, ma la descrizione di un’economia di cui pochi conoscono i caratteri. Più spettacolare e turistico il successivo paese di Oriolo, oggetto anche di alcuni ingiustificati interventi di “valorizzazione”: ad esempio, uno strano teatro all’aperto in stile romano.
Ed eccoci sulla costa ionica, nei pressi di uno dei centri che ha migliorato la qualità della sua offerta: Marina di Amendolara. Il paese appare più curato e l’abitato è arretrato rispetto alla costa, occupata invece da una bella area verde attrezzata, con un viale ornato di palme e possibilità di parcheggio. La costa presenta spiagge ciottolose con un po’ di macchia ornata di oleandri. Oltre Amendolara Marina è da segnalare la vicina torre di Capo Spulico, sito assai suggestivo e ottimo per la sosta (possibile anche nel campeggio “Le Vele”, molto semplice). Meno interessante il centro di Roseto che si fa notare solo per il castello, ristrutturato a ristorante.
A questo punto possiamo di nuovo concederci un soggiorno sul mare. I posti migliori si trovano nel territorio di Corigliano. Troviamo qui un tratto di costa (quella di Sibari) caratterizzato da spiagge sabbiose, macchia rigogliosa e fitte pinete, oltre che da un sereno entroterra agricolo costellato da paesi pittoreschi. L’ambiente così descritto non ha la bellezza spettacolare della costa tirrenica, ma non ne ha neppure il degrado, se si eccettuano due cattedrali nel deserto costituite dal porto di Sibari (utilizzabile giusto come area di sosta) e dalla lottizzazione di Laghi di Sibari.
Tra queste due strutture c’è invece un tratto di costa attrezzato molto positivamente, con due campeggi confortevoli e di caratteristiche complementari: il Thurium, del tipo esteso, attrezzato e con animazione, e l’Onda Azzurra, del tipo raccolto e familiare. In entrambi l’accoglienza è ottima. Non a caso citiamo queste strutture, perché l’esplorazione del versante ionico del Parco del Pollino comprende due zone ben distinte: a settentrione e assai vicino al mare, i bacini del Raganello e del Caldenelle con le loro gole; a occidente, più lontano, il versante meridionale del massiccio dell’Orsomarso. La prima zona può dunque essere esplorata più proficuamente con escursioni giornaliere, avendo così modo di godersi il mare e anche di approfittare di qualche guida resa disponibile dai campeggi, mentre l’altra si presta molto meglio ad uno spostamento in camper con pernottamenti in loco. Le Gole del Raganello si possono esplorare dal basso e dall’alto. La prima di queste escursioni muove dalla statale 92 che dal mare porta a Civita. Ad un certo punto si arriva a un ponte che scavalca il torrente. Lasciate il mezzo e, a piedi o in bici, portatevi sul greto del torrente in riva destra. Entrerete in breve nelle gole, in un punto molto suggestivo, dove queste si possono risalire per un po’ fino ad arrivare sotto il Ponte del Diavolo. A questo punto tornate al vostro mezzo e portatevi a Civita, da dove potete calare sulle gole nello stesso punto (il Ponte del Diavolo) che è uno dei più famosi e visitati. Civita è un altro paese albanese molto vivo e pittoresco, con un interessante museo, notevole per il fatto di essere una struttura tesa a conservare la storia e la cultura di quel popolo più che ad esporre oggetti. Da Civita potete poi salire al Monte Moschereto, lungo una strada che presenta punti panoramici e un’area picnic. Per accedere alla parte alta delle gole occorre invece risalire la valle del Caldenelle, torrente che presenta una gola spettacolosa a Cerchiara. Da Cerchiara si sale a San Lorenzo Bellizzi e da qui una strada stretta scende a precipizio sull’imbocco delle gole. Se siete in camper fermatevi in tempo perché poi potreste avere serie difficoltà a girarvi e risalire. Qui le acque sono pulite, dato che non ci sono abitati a monte, e si può scendere e fare torrentismo discendendo la gola con l’aiuto di un’attrezzatura a patto di essere almeno in tre. Prima di abbandonare la zona sono infine d’obbligo due deviazioni. Anzitutto la visita al pittoresco santuario della Madonna dell’Armi, che si raggiunge attraversando un’area naturalisticamente assai pregevole ed anche ben attrezzata per l’uso turistico. In secondo luogo, l’escursione alla nota Grotta delle Ninfe: qui sgorga una sorgente di acque calde sulfuree che alimentano una piscina termale realizzata all’uscita della grotta stessa.

L’altra faccia dell’Orsomarso
A questo punto abbandoniamo il mare e dopo una visita al borgo di Corigliano imbocchiamo la statale 534 verso Lungro. E’ questo un centro albanese dal quale, secondo alcune guide, si può salire sulla montagna attraverso una nuova strada asfaltata, oppure tramite la sterrata che passa per Acquaformosa. In realtà si tratta di strade strette, ripide e pericolose sia in salita che in discesa. Andate invece a visitare il grazioso e ristrutturato paese di Altomonte e poi dirigetevi verso Saracena, paese isolato tra i monti, con un bel centro storico ben tenuto e con un’estesa parte moderna ricca e industriosa. Da qui infatti parte una strada molto bella che in circa 20 km conduce al punto più bello di tutto il massiccio: il Piano di Novacco. Qui troviamo un’area ideale per il campeggio libero praticato soprattutto da gruppi giovanili.
Da qui parte una splendida passeggiata che si sviluppa lungo un facile sentiero in falsopiano e che in circa 7 km raggiunge una casa forestale con il laghetto di Tavolara, dove si trova una delle sorgenti dell’Argentino. Lungo tutto il percorso si incontrano freschi ruscelli che vanno poi a confluire nel fiume. La ricchezza di acque e di verde, l’immersione in una natura incontaminata e la singolarità dei luoghi sono entusiasmanti. E la gita diviene ancora più piacevole se effettuata in bicicletta.
Lungo la strada si incontra un bivio che conduce ad un rifugio (chiuso) chiamato “Mare Piccolo”. Consigliamo di percorrere anche questo sentiero: proseguendo, si raggiunge un punto panoramico su tutta la valle dell’Argentino, con lo sguardo che spazia fino al Tirreno. Sul pendio sono riconoscibili alcuni pini loricati e una guglia rocciosa isolata, meta di molte escursioni. Si potrebbe poi proseguire (ma la strada è faticosa e poco praticabile con un camper) fino al bel Piano di Campolungo, ma sconsigliamo questa deviazione: da lì infatti, per tornare a valle, ci sono soltanto le strade per Lungro già citate, oppure un ritorno per la strada di andata (Campolungo-Novacco-Saracena).

Ritorno sul Tirreno
Non resta ora che completare la circumnavigazione del Parco sul lato meridionale, tornando sul Tirreno attraverso il percorso Saracena-casello di Sibari-casello di Spezzano Terme-Guardia Piemontese. Lungo la strada troviamo tre punti notevoli.
Il primo è rappresentato dal paese di San Marco Argentano, assai scenografico e ben tenuto, dominato da un’antica torre. Il secondo è invece costituito dalla vasta area protetta del Monte Caloria: si tratta di un’area non solo naturalisticamente pregevole ma anche attrezzata con numerosi spazi picnic, parcheggi, rifugi, sentieri segnati, e caratterizzata dalla presenza di molti piccoli laghetti assai pittoreschi.
Il terzo punto notevole, che conclude il nostro giro, è rappresentato dalle Terme Luigiane. Il sito è assai noto, ed è praticabile uno stupendo sentiero di circa 2 km, che penetra in una spettacolosa gola risalendo un torrente fresco e impetuoso. A circa metà strada troverete una cascata che forma una bella piscina naturale incastrata tra rocce e verde. Se per concludere gradite ancora una piccola prelibatezza sul mare, portatevi a Cittadella del Capo, paese graziosissimo che ricorda l’atmosfera delle villeggiature di un tempo. Scesi sul mare, andate a destra verso il ristorante “La Tortuga” e parcheggiate in pace: in tutta la costa tirrenica calabrese difficilmente potrete trovare una sistemazione ancora così accattivante.

PleinAir 308 – marzo 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio