Variante olimpica

Ciaspole e fondo a due passi dal Sestriere, dove è nato lo sci italiano e dove, in prossimità delle mete e dei cantieri olimpici, si stanno sviluppando interessanti iniziative per un approccio più rispettoso all'ambiente invernale.

Indice dell'itinerario

Nel 1896 giungono in Italia dalla Norvegia i primi ski: li ha richiesti Adolfo Kind, un ingegnere svizzero trasferitosi a Torino. Dopo le prime evoluzioni su quegli strani attrezzi di legno nel Parco del Valentino, Kind e suo figlio Paolo vanno a provarli sulle montagne intorno alla città; con la tramvia a vapore raggiungono i rilievi della Val Sangone, dimenticata protagonista della nascita dello sci italiano, poi con il treno si spingono fino ad Oulx e salgono, sci in spalla, oltre Sauze, per scendere su pendii allora incontaminati.
L’interesse per la nuova disciplina sportiva aumenta rapidamente: nel 1901 viene fondato lo Ski Club Torino, primo del suo genere in Italia, che organizza gite sociali e corsi di sci. L’inverno di quello stesso anno vede anche il primo corso per militari sui Monti della Luna, i morbidi rilievi che si estendono fra Cesana e Claviere. E giusto un secolo fa, il 18 marzo 1904, si svolge al Colle del Sestriere il primo “convegno di skiatori”: da Torino, Milano, Genova, Chambéry, alla stazione di Oulx giungono gli appassionati del nuovo sport, che poi affrontano le pendici del Fraiteve.
Nei cent’anni successivi lo sci ha avuto lo sviluppo che tutti conosciamo: in Valle di Susa sono nate e cresciute le grandi stazioni di sport invernali, e molte delle montagne che videro le evoluzioni di Adolfo Kind sono oggi ricoperte da una fitta rete di impianti di risalita. Sul Fraiteve convergono gli impianti di Sauze d’Oulx, Sansicario e Sestriere; altri si estendono fra Cesana, Claviere e Montgenèvre, per costituire con i precedenti il comprensorio della Via Lattea.
Ma per fortuna alcune valli a due passi dal Sestriere sono state risparmiate dallo “sviluppo”: i rilievi intorno alla Capanna Mautino, Val Thuras, Valle Argentera, Val Troncea sono rimaste praticamente intatte e permettono di rivivere sensazioni analoghe a quelli dei primi sciatori. Ma invece dei moderni sci da discesa si dovranno utilizzare quelli da fondo e da fondo-escursionismo oppure le racchette da neve, che proprio qui sono al centro di varie iniziative tese a valorizzarne l’uso.

Fondo in Val Thuras
L’esperienza più interessante è senza dubbio Montagna Viva, un progetto nato in Alta Valle di Susa nel territorio di Cesana e Claviere, che punta a migliorare la qualità dell’ambiente e della vita di abitanti e ospiti intervenendo su trasporti, idrogeologia, attività agropastorali, turismo ecocompatibile. Su quest’ultimo fronte il risultato più apprezzabile è la battitura di una vasta rete di percorsi per l’escursionismo invernale e la realizzazione della pista da fondo nella Val Thuras, rimasta miracolosamente intatta anche grazie alla sua collocazione appartata: la statale 23 corre lontana, e per raggiungerla bisogna seguire la provinciale che collega Cesana al Sestriere passando per Bousson, un delizioso paese a 1.419 metri di quota, articolato in due nuclei. Nella parrocchiale si conservano due suggestive sculture del cosiddetto Maestro di Bousson, una all’esterno in pietra, l’altra all’interno in legno, mentre il campanile gotico presenta le quattro cuspidi angolari tipiche della zona.
Poco dopo Bousson una stradina sale a Thures in 2 chilometri, ma è difficilmente accessibile ai camper; nei finesettimana è ingombra di auto parcheggiate e con un mezzo di maggiori dimensioni risulta impossibile fare manovra (non entrate fra le case: la via è stretta e ghiacciata!). Per il prossimo inverno è prevista una navetta fra Bousson e Thures, già sperimentata con successo d’estate, mentre per il momento conviene parcheggiare il camper in paese, all’inizio della strada per la Capanna Mautino. A piedi si costeggia l’abitato e si giunge a un bivio dove, calzati gli sci o le racchette, si prende il ramo di sinistra per Chabaud. Il viottolo, detto Buco Drio, sale dolcemente sul versante ombroso della valle, alto sul torrente: non ci sono binari per il passo alternato, poiché si tratta di uno degli itinerari fruibili da escursionisti e fondisti. Con qualche saliscendi conduce ai 1.665 metri del ponte di Rhuilles (3,5 km): l’antica borgata ospita un bed & breakfast e d’inverno si raggiunge da Thures solo a piedi o in motoslitta. Qui inizia l’anello di fondo che si snoda nel dolce fondovalle, fin dove si restringe bruscamente: il tracciato di rientro prevede diverse varianti, con saliscendi più o meno impegnativi (5 km). Giunti in vista di Rhuilles si segue la pista che attraversa un valloncello e sale alle baite di Losa; ora il tracciato continua a balcone sul versante solatio della valle (neve non sempre garantita) toccando i due nuclei di Gorlier: al secondo si individua verso valle la prosecuzione della pista, che scende con ripide svolte a Thures.Qui, di fronte alla chiesa, c’è il rifugio escursionistico La Fontana del Thures, che merita una sosta prima di tornare a Rhuilles. E’ una grande casa del 1714 che Mattia Colavita ha cominciato a restaurare nel 1991: all’epoca era l’unico a credere nel futuro di questa solitaria borgata e grazie alla sua determinazione la casa, che era in condizioni disperate, è diventata un esempio di restauro a regola d’arte (poi seguito in altri edifici) e di attività turistica perfettamente integrata nell’ambiente. Nelle belle camerette con 4 o 6 letti sostano d’estate escursionisti francesi, d’inverno fondisti e racchettisti, in primavera scialpinisti. E Mattia è il punto di riferimento ideale per conoscere le condizioni dei percorsi di Montagna Viva. «Gli itinerari per escursioni invernali – ci spiega – vengono tracciati con un battipista, ma non bisogna confonderli con le piste da fondo: la battitura è saltuaria, e serve solo ad agevolare l’individuazione del percorso. Si tratta pur sempre itinerari non sorvegliati, che vanno affrontati da escursionisti con esperienza e attrezzatura adeguata, evitando i tratti pericolosi o chiusi per rischio di valanghe. Inoltre alla nostra mappa al 50.000 si dovranno affiancare una carta 1:25.000 e una bussola». In effetti i dolci rilievi dei Monti della Luna in caso di nebbia si trasformano in un deserto di neve, dove è difficile orientarsi: diversi escursionisti hanno confuso il tracciato di una motoslitta con quello “ufficiale”, ritrovandosi ben lontani dalla meta. Anche per questo motivo – oltre che per l’inquinamento – le motoslitte sono state vietate e finalmente al loro frastuono si è sostituita la quiete dei tempi di Kind.

I tracciati di Montagna Viva
Punto di partenza ideale degli itinerari per racchette e fondo-escursionismo è sempre Bousson: ma giunti al bivio, invece di prendere per Chabaud, si continua a destra sulla strada estiva che sale alle spalle del paese toccando le colonie; dopo una curva a sinistra la strada innevata punta a sud portandosi nel vallone di Serveirettes, che risale a svolte sulla sua sinistra orografica fino al bivio poco prima di Fonte Tana (1.960 m, 5 km). Qui si stacca sulla sinistra uno splendido tracciato – purtroppo non sempre agibile per rischio valanghe – che scende al ponte sul rio, poi guadagna quota in diagonale fino al costone di Roche Courbe (2.002 m); ora il tracciato si affaccia sulla Val Thuras e procede con un panoramico mezza costa fino alle Grange Chabaud (1925 m, 4 km) per poi abbassarsi con diversi tornanti al ponte di Rhuilles (2 km). Non resta che seguire in discesa il Buco Drio per tornare a Bousson, chiudendo così uno splendido anello di 15 chilometri e 700 metri di dislivello, ideale per racchette e fondisti esperti.
Ancor più lungo e spettacolare l’anello per i colli Bourget e Chabaud, con eventuale pernottamento alla Capanna Mautino (verificate l’apertura). In tal caso dal bivio di Fonte Tana si continua sulla strada principale, toccando la fonte e lasciando a destra il tracciato per Sagnalonga: subito dopo si esce nel vasto pianoro con la chiesetta della Madonna del Lago Nero. Lasciata a sinistra la superficie innevata del lago, si segue lo stradello che sale verso ovest alla Capanna Mautino (2.145 m, 6 km da Bousson).
Il rifugio, realizzato nel 1920 dallo Ski Club Torino e ampliato nel 1948, è praticamente identico ad allora. E anche l’ambiente circostante è rimasto incontaminato: abeti ammantati di neve, tracce di sci e racchette, nessun impianto di risalita, la motoslitta del gestore come unico mezzo meccanico. Dal rifugio un’ampia traccia conduce (2 km) al largo crinale che si affaccia sulla valle di Cervières, con lo sfondo del Pic de Rochebrune. Fin qui l’itinerario è facile e frequentato anche dai fondisti; il tratto successivo richiede invece buona visibilità, senso dell’orientamento, itinerario battuto e padronanza degli attrezzi (meglio sci da escursionismo o racchette; con sci da fondo conviene tornare a Fonte Tana e seguire l’itinerario precedente). Tra il Col Bousson e il Col Bourget si lascia a destra l’Haute Trace des Escartons (itinerario transfrontaliero che scende a Cervières) per seguire il tracciato che aggira a mezzacosta la Cima Fournier sul versante francese, fino a raggiungere il Col Chabaud (2.217 m). Da qui si scende fra ampi pendii alle Grange Chabaud, dove si ritrova l’itinerario precedente che riporta a Rhuilles e a Bousson. In tutto è un anello di 20 chilometri e 900 metri di dislivello, percorribile anche in senso inverso. Prima di partire non dimenticate di chiedere informazioni all’associazione Arnica Montana o alla Fontana del Thures, anche per conoscere le altre possibilità che offre la valle. Nel progetto Montagna Viva infatti si è scelto di tracciare solo alcuni dei tanti itinerari possibili, per lasciare ai visitatori più esperti anche il piacere della scoperta in neve fresca.
Per le racchette c’è quindi la salita alla Cima del Bosco, mentre con neve sicura si può risalire la Val Thuras con racchette o sci da fondo sulle tracce degli scialpinisti. In tal caso da Rhuilles si segue il tracciato pedonale che incrocia l’anello di fondo e giunge a un bivio: si continua sulla strada militare che sale con quattro tornanti e prosegue alta sulla gola erosa dal torrente, toccando una chiesetta e contornando un valloncello; poco dopo si esce nel vastissimo pianoro con i ruderi dell’Alpe Thuras inferiore (1.948 m, 4 km da Rhuilles), splendida meta intermedia. Volendo si può proseguire oltre l’aereo ponte sulla traccia che in lieve salita porta all’Alpe Thuras superiore (2.071 m); procedendo, il terreno si fa più scosceso e adatto solo agli scialpinisti.
Dallo sci di fondo alle racchette, fino allo scialpinismo più impegnativo, il piccolo microcosmo della Val Thuras offre dunque ogni genere di opportunità per gli appassionati di una neve non meccanizzata. Ma ai principianti che si avvicinano alle racchette e al fondo consigliamo itinerari ancora più facili, come quelli offerti dal Monginevro.

Da Cesana a Montgenèvre
Prima di salire al colle è consigliabile una sosta a Cesana: la circonvallazione ha permesso di valorizzare il centro storico, allineato lungo l’antica strada ora pedonale, mentre un nucleo più antico sorge sul versante opposto, ai piedi della chiesa parrocchiale.
Anche nei centri turistici del Monginevro – Claviere sul lato italiano, Montgenèvre su quello francese – sono in progetto due tunnel in cui incanalare il notevole traffico di transito per ridare respiro, letteralmente, ai centri abitati. Oggi infatti non è facile parcheggiare a Claviere, soprattutto se si vuole utilizzare la pista di fondo (accesso presso l’ex dogana italiana).
Meglio proseguire fino a Montgenèvre, ben nota ai camperisti per la sua area attrezzata: disposta a terrazze, si trova a pochi passi dall’obelisco del colle, dalla nuova sede dell’ufficio turistico, dai negozi e dalle piste per il fondo e la discesa. Una posizione talmente bella e panoramica da far gola a molti, tanto che in un prossimo futuro qui sorgerà un quartiere residenziale e l’area di sosta verrà trasferita presso l’ex dogana francese (un po’ più lontana dal centro ma sempre vicina alla pista da fondo).
La facile Piste du Golf (4 km) si snoda tra gli ampi pendi che digradano lungo la neonata Piccola Dora fino alle case di Claviere, per poi tornare verso Montgenèvre tra il bosco e due suggestivi laghetti gelati. Completato l’anello, bisogna affrontare un tratto di un chilometro senza binari, che costeggia la partenza degli impianti di risalita del front de neige; passati dietro il deposito dei battipista si ritrovano finalmente i binari, in vista dei primi piloni della Télécabine des Chalmettes: incrociata la pista da discesa (attenzione), si entra nel fitto e silenzioso Bois de Sestrières. Qui la piatta pista blu si snoda all’andata e al ritorno su uno stradello en balcon, mentre la rossa Le Janus (6 km) se ne discosta con piacevoli varianti, fino a un punto panoramico che domina Briançon e la valle della Clarée. Nel bosco esiste anche un itinerario pedonale, ma con le racchette è preferibile il nuovo tracciato (il pieghevole illustrativo si ritira all’ufficio turistico) sul versante solatio del colle. I più pigri possono salire a quota 2.100 con la Télécabine du Chalvet: qui si calzano le racchette, si tocca la partenza di uno skilift e si prosegue verso ovest sul Grand Balcon, una panoramica pista forestale che procede in lieve discesa per 3 chilometri fino a un bivio (cartelli). Si continua aggirando un rilievo boscoso e si arriva in una deliziosa radura, dove un cartello indica l’ultima breve rampa per salire in cima al Rocher Deseur (2.063 m), fantastico punto panoramico con vista aerea su La Vachette e ancora su Briançon. Tornati al bivio con cartelli, si prende il ramo di destra che scende in diagonale fino a Montgenèvre.
L’itinerario si può effettuare anche in senso inverso: in tal caso dalla parrocchiale (bel campanile gotico) bisogna percorrere la via in salita e seguire i cartelli che indicano “Rachas” fino all’ultimo condominio: qui parte la salita in diagonale per il Rocher Deseur e il più facile tracciato del Rachas. A Montgenèvre infatti vengono battuti anche itinerari percorribili a piedi, senza racchette: il più frequentato si snoda dall’area camper fino a Claviere, costeggiando la pista da fondo (attenzione a non calpestarla!).

Pragelato e la Val Troncea
Fin qui abbiamo presentato itinerari pedonali individuabili grazie alla tracciatura con i battipista. Ma vi sono anche altre possibilità: ad esempio, al di là del colle del Sestriere la Val Chisone propone alcuni percorsi fissi con segnaletica (piccoli cartelli in legno con triangolo giallo) realizzati dall’associazione Le Ciaspole, alla quale si deve anche la manifestazione “Racchettinvalle” che in febbraio attira migliaia di appassionati. La descrizione nella guidina Ciaspolando è un po’ confusa e manca una mappa, ma gli itinerari si svolgono su terreni sicuri e, se vi sono già tracce di altri escursionisti, è facile individuarli.
Fra i quattro percorsi di Pragelato abbiamo provato il numero 2, che si snoda sul versante solatio e si può combinare con il numero 1.
Dal parcheggio di piazza Lantelme (chalet dell’ufficio turistico) si raggiunge il vicino municipio e lo si costeggia; al bar Il Teit si svolta a destra in discesa e poco dopo si gira a sinistra in Via Assietta, una stradina che sale tra antiche case e presto diventa una mulattiera che si alza in diagonale verso nord, fino a raggiungere la strada asfalta del Grand Puy in prossimità di un tornante. Qui ci sono due possibilità: il percorso 1 segue la strada per tre tornanti, poi si innalza a svolte su una pista forestale; il percorso 2 continua sulla mulattiera e raggiunge il Grand Puy (1.831 m) salendo fra le case della bella borgata fino alla chiesetta. Qui si va diritto sul sentiero estivo 328 che, con salita piuttosto ripida, porta al pianoro di quota 2.000 metri e a una pista forestale: la si segue verso sinistra (sud-ovest) con un percorso a balcone che offre un bel panorama sulla Val Chisone. Giunti a un incrocio, prendendo a destra si può fare (con neve sicura) una digressione verso l’Alpe Giarasson, proseguendo diritto si scende alla strada asfaltata (itinerario 1 a ritroso), mentre girando a sinistra si torna con piacevole discesa in diagonale al Grand Puy, da cui si raggiunge Pragelato con l’itinerario di andata.
Durante la gita si notano i giganteschi trampolini realizzati per le Olimpiadi: un’opera di notevole impatto ambientale, ma che trasformerà Pragelato nel principale centro delle Alpi occidentali per le discipline nordiche (salto in sci, fondo, combinata). Qui infatti si trova un sistema di piste davvero bello, accessibile sia dal centro abitato che dal centro fondo di Plan (bivio dalla statale presso la borgata Traverses).
Due impegnativi anelli da gara (2,5 e 5 km) con saliscendi in stile montagne russe si collegano alla frequentata pista turistica (15 km) che risale la Val Troncea: nell’idilliaco ambiente del parco naturale si tocca la borgata di Laval e si costeggia il primo tratto del torrente Chisone. La pista viene generalmente battuta fino al ponte della Tuccia, dove ritorna indietro sull’altro lato della valle. Ma se non c’è rischio di valanghe si possono seguire le tracce degli scialpinisti lungo la strada innevata che, alternando brevi rampe e ampi pianori, si inoltra nella valle ancora per 4 chilometri fino al ponte Lendeniera (1.900 m) e al vasto pianoro che precede la bergeria del Mey: un’escursione con gli sci da fondo davvero affascinante, ideale per concludere – o iniziare – la visita della Val Chisone.

PleinAir 379 – febbraio 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio