Valli del Marchesato

Là dove nasce la Pianura Padana, le valli dei marchesi di Saluzzo raccontano di antichi feudi, gloriosi castelli, storiche abbazie... Ma anche di un mondo industrioso, di una terra generosa e di un'eccezionale ospitalità per chi viaggia in camper e bici.

Indice dell'itinerario

La piramide immensa e geometricamente perfetta del Monviso domina l’orizzonte della bella cittadina di Saluzzo. E’ un simbolo potente, come quel grande fiume che nasce dalle sue pendici: il Po. Metteteci insieme le multicolori distese delle fioriture di meli, peschi, susini, il verde dei prati e quello più scuro dei boschi, aggiungete lo straordinario patrimonio storico-architettonico e avrete un ambiente perfetto per il pleinair, in tutte le sue forme.
Eppure, il Marchesato di Saluzzo e la sua piccola ma vezzosa capitale sono ancora poco noti al grande pubblico, che spesso fatica anche a collocarli geograficamente. Vi aiutiamo noi: siamo nell’estremo angolo sud-occidentale del Piemonte, quasi al confine con la Francia. L’area protetta del Monviso, tra l’altro, confina con l’omonimo (ma assai più vasto) parco francese del Queyras. Qui hanno inizio e fine molte cose: inizia la Pianura Padana e finisce il territorio nazionale, iniziano le vere Alpi e finiscono gli Appennini, e secoli fa iniziò e terminò il sogno autonomista dei marchesi di Saluzzo, presto schiacciati dalla nascente potenza dei Savoia. Di quell’epoca splendida ci restano ricchi castelli (assolutamente da vedere quello di Manta affidato al Fondo per l’Ambiente Italiano), dimore storiche (come Casa Cavassa a Saluzzo), edifici religiosi (il più noto di tutti è l’incredibile abbazia di Staffarda).
Tutto ciò appartiene al mondo del concreto: c’è però qualcosa che non è possibile descrivere facilmente. Per esempio i sapori della frutta, con una gamma unica di varietà locali che solo qui è possibile gustare: tra tutte, quella che abbiamo apprezzato di più è la Mela Grigia di Torriana. E come render conto dell’incredibile tavolozza di ambienti che si susseguono in un territorio tutto sommato piuttosto ristretto’ Basti pensare che qui, dalle propaggini della Pianura Padana ai 3.900 metri del Monviso, la fauna comprende specie come la volpe, il cinghiale, lo stambecco, la lepre variabile e l’aquila reale.
E ora, finalmente, si stanno avviando progetti che permetteranno a tutti di vivere un’esperienza completa di questo territorio, con particolare riguardo per i cultori dell’abitar viaggiando che qui trovano una nuova area attrezzata proprio a Saluzzo e molti altri punti per la sosta libera sparsi nei comuni del circondario; inoltre, una bella rete di piste e percorsi ciclabili è a disposizione di coloro che amano pedalare. Ma non solo: stanno nascendo le Strade della Frutta, con punti di assaggio e degustazione per imparare a riconoscere e apprezzare i sapori, e si sono aperti al pubblico anche diversi giardini privati ricchissimi di specie botaniche, per la gioia di chi ha il pollice verde. In più, grazie al Parco del Po Cuneese (notevole, a Revello, il suo museo naturalistico) e ad una fitta rete di sentieri sul Monviso, la natura potrà essere vissuta sino in fondo. Insomma, il Marchesato apre le porte: che ne direste di accettare l’invito’

Pedalando pedalando
Il nostro itinerario utilizza una parte dei percorsi ciclabili individuati nelle Terre del Marchesato (è reperibile in loco una carta riassuntiva, pubblicata a cura dell’Azienda di Promozione Turistica) che si snodano lungo stradine secondarie, a volte sterrate, sempre molto tranquille e senza traffico. Noi abbiamo incluso anche qualche tratto di strada provinciale su cui però è bene prestare la massima attenzione, anche se di rado c’è molto transito di auto. Ovviamente la proposta, nata anche per testare i percorsi suddetti, è solo un suggerimento: ognuno, volendo, potrà costruirsi il proprio itinerario su misura.
Dopo aver visitato il gradevolissimo centro storico di Saluzzo (vedi oltre “Fra castelli e giardini”), ci si dirige verso Revello seguendo Via Piemonte fino a un piccolo bivio sulla sinistra, imboccando Via San Rocco. La stradina, prima a ciottoli e poi asfaltata, sale ripidamente offrendo una serie di piacevoli saliscendi tra boschetti, belle case e tanto verde, per poi scendere fino all’incrocio per San Lazzaro: qui si svolta a sinistra proseguendo in direzione di Martignana Po per raggiungere il torrente Bronda, che si scavalca su un ponticello. Proprio al suo termine, si va ancora a sinistra su una stradina piacevolissima che segue in parte il torrente tra campi, frutteti e pioppeti; sullo sfondo, alto sul colle, vedremo presto apparire il castello di Castellar. Raggiunto quest’ultimo (sono appena 8 chilometri), in corrispondenza della chiesetta di Santa Caterina (qui, oltre a un’area picnic, ci sono diversi punti dove è possibile sostare col camper) si va a destra seguendo le indicazioni per San Ponzio. Oltrepassato il cimitero di Castellar si entra nella Tenuta Morra, dominata dalla severa mole dell’omonimo castello (che in verità si presenta sotto forma di palazzo fortificato). In breve si giunge al bivio e alla graziosa chiesetta campestre di San Ponzio, persa tra i frutteti, in un ambiente di grande serenità.
La strada prosegue passando sotto il castello di Morra e curva nettamente a sinistra, entrando in un meraviglioso viale ombreggiato da querce secolari che scende sulla provinciale, dove si va a sinistra: facciamo così il nostro ingresso nella valle del Po. Dopo 3 chilometri, imbocchiamo il ponticello a destra che scavalca il fiume (bellissima la vista sul Monviso) e proseguiamo dritti verso Revello (il sentiero segnato gira invece a sinistra su Via Ronchi e arriva al paese su vie traverse: a voi la scelta!).
Da Revello andiamo verso Envie sulla provinciale. Il paese è molto grazioso e conserva un bel castello di antiche origini, ma rifatto in stile neogotico nel XIX secolo (non visitabile). Si prosegue quindi verso Barge avendo sulla sinistra notevoli viste sul Monte Bracco (8 chilometri; c’è anche un’area sosta per i camper). L’ingresso a Barge è in salita, netta ma pedalabile: lungo la strada si notano le numerose aziende che lavorano la pietra grigia del Bracco.
Alla successiva rotatoria si va a sinistra verso Paesana, incontrando anche il bivio per la Certosa del Mombracco e la chiesa della Madonna della Rocca: la strada offre scorci veramente suggestivi, tra fitti boschi in cui spiccano candide betulle e pareti rocciose utilizzate da secoli per ricavarne materiali impiegati nella costruzione di splendide case di pietra. Purtroppo la salita è veramente micidiale, difficoltosa addirittura in auto, quindi riservata solo a ciclisti molto allenati: conviene perciò tirare diritti affrontando un percorso che con lunghi tornanti, tra boschi e prati attraversati da limpidi ruscelli, sale decisamente di quota ma è alla portata del normale cicloturista: la fatica è compensata dai panorami e dalla bellezza dei luoghi. Si arriva così a Colletta (dove c’è anche un bar), quindi si inizia a scendere in modo veloce e divertente fino ad entrare a Paesana, dov’è segnalato un camping. Si va a sinistra raggiungendo la bella piazza del paese con la settecentesca chiesa di Santa Maria, si gira attorno all’edificio e quindi si passa sul Po, che qui è ancora giovane e scorre su ciottoli chiarissimi. La strada continua a scendere fino a Sanfront, dove si svolta verso Gambasca-Martiniana Po per andare a ricollegarsi all’itinerario dell’andata. A questo punto si può tornare a Saluzzo passando per Castellar; in totale, il giro è lungo circa 75 chilometri.

Fra castelli e giardini
Il Marchesato di Saluzzo è caratterizzato dalla presenza di numerosi castelli, alcuni dei quali visitabili: i più belli sono senz’altro quelli di Manta e Lagnasco (raggiungibili anche grazie al percorso ciclabile numero 4).
Il castello di Manta, famoso per l’importantissimo ciclo di affreschi del XVI secolo, nel 1984 è stato donato dalla contessa Elisabetta Provana De Rege al FAI che ora, curandone la gestione, lo ha aperto al pubblico. Il salone è un’autentica meraviglia cromatica: vi sono rappresentati nove eroi e altrettante eroine dell’antichità e un’allegoria della Fonte dell’Eterna Giovinezza.
Il castello di Lagnasco, in corso di recupero, colpisce invece per l’aspetto dimesso ma nel contempo affascinante. Le ampie sale vuote rivelano inaspettati tesori, come interi cicli di pitture grottesche o deliziosi trompe-l’oeil a tema alchimistico.
Imperdibile anche una visita a quella che è stata la dimora preferita dei Savoia, Racconigi (vedi PleinAir n. 319). Le origini di questo castello risalgono al XII secolo, ma l’aspetto attuale della struttura è soprattutto ottocentesco. Concepito come una vera e propria reggia, Racconigi ospita molte opere d’arte ma soprattutto curiosità legate alla vita quotidiana della corte e ambienti rimasti pressoché intatti da quando, dopo l’ultima guerra, i Savoia presero la strada dell’esilio. Nell’immenso parco, ricco di alberi secolari anche di specie rare, si possono osservare con facilità le cicogne che da qualche anno sono tornate a nidificare grazie all’intervento della Lipu. Sempre in tema di opere architettoniche, da non perdere passando per Revello l’occasione di visitare la straordinaria Cappella Marchionale, dove fa bella mostra di sé un affresco dell’Ultima Cena di ispirazione leonardesca. Nella Collegiata sono invece conservate opere di Hans Clemer e di altri grandi artisti del XVI e XVIII secolo.
Dal centro del paese si può compiere un’interessante passeggiata. Si sale in direzione della torretta con l’orologio seguendo le indicazioni per il sistema fortificato, tra vecchie mura e su uno stradello in ciottoli molto ripido; dopo circa 20 minuti, giunti a un bivio, si va a destra verso i pochi ruderi del castello (la posizione panoramica consente una bella vista anche sul gruppo del Monte Baldo). Nei pressi della torretta si trova l’ingresso del Giardino Pejrone: il grande architetto che ne è l’ideatore ha da poco aperto il suo spazio verde al pubblico.
Da vedere ancora il Museo del Parco del Po Cuneese per fare la conoscenza dei diversi habitat che caratterizzano il fiume e, poco lontano da Revello, il più insigne monumento del Marchesato di Saluzzo, l’abbazia di Staffarda, dove si può sostare con il camper (vedi PleinAir n. 326).
Rientrando a Saluzzo, segnaliamo monumenti decisamente diversi ma entrambi unici nel loro genere. In pieno centro storico vale assolutamente una visita Casa Cavassa, simbolo del Rinascimento saluzzese: oggi adibita a museo, vi si possono ammirare la splendida Madonna della Misericordia di Hans Clemer e molte altre opere di rilievo. Appena fuori dal centro è possibile visitare il sorprendente giardino di Villa Bricherasio, opera di Domenico Montevecchi che, ceduta l’attività di produttore ortofrutticolo, ha creato con migliaia di specie botaniche un fantastico ambiente ricco di varietà e colori: è lui stesso a guidare i gruppi in visita, dispensando con entusiasmo utili consigli per chi volesse seguire il suo esempio.
Per concludere, vale la pena di seguire la statale per Piasco (dove si trova la più grande fabbrica di arpe del mondo, la Salvi Harps) e proseguire per Dronero e Villar San Costanzo, dove è da vedere la Riserva Naturale dei Ciciu del Villar: nel fitto bosco svettano singolari funghi di roccia, appunto i ciciu, che regalano all’ambiente un aspetto da favola.

PleinAir 381 – aprile 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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