Valle d’Itria, non solo trulli

La Valle d’Itria è nota per la presenza delle tipiche case in pietra troncoconiche, che punteggiano la piana con un candore messo in risalto dal verde dei vigneti e dal rosso della terra. Ma vale il viaggio anche per le cittadine che si contendono il primato di bellezza e di attrattiva turistica

Indice dell'itinerario

Per ammirare i capolavori barocchi di Martina Franca è necessario superare Porta Santo Stefano, ornata nel punto più alto dalla piccola statua equestre di San Martino, protettore della città. Siamo colpiti dal lindore e dalla tranquillità di Piazza Roma, un piccolo salotto cittadino abbellito dalla fontana dei delfini, sulla quale affaccia l’imponente Palazzo Ducale, oggi sede del Municipio. La seicentesca residenza estiva dei Caracciolo, costruita su un preesistente castello, vanta ben trecento stanze tra le quali possiamo visitare (ingresso libero) quelle affrescate a metà del Settecento dall’artista Domenico Carella.

Imbocchiamo la centrale Via Vittorio Emanuele con gli eleganti negozi e il susseguirsi di portali e balconi dalle elaborate architetture barocche, che fanno bella mostra di sé nel settecentesco Palazzo Martucci-Nardelli. In Piazza Plebiscito ammiriamo la facciata della collegiata di San Martino: fra statue di santi e fiaccole in pietra siamo attratti dalla grande scultura aggettante del santo patrono a cavallo che sovrasta il portale della basilica. Contiguo è il Palazzo dell’Università, realizzato nel 1478 da Ferdinando d’Aragona, chiuso sul lato sinistro dalla torre civica del 1734. Entriamo quindi in Piazza Maria Immacolata con il portico colonnato che fa da quinta alla chiesa retrostante. Qui s’impone una sosta presso il Caffè Tripoli, storico locale nato nel 1911 e famoso per il Bocconotto, un dolce tradizionale ripieno di crema e amarena o con il più attuale e squisito impasto di ricotta e pera.

Il panorama dal belvedere di Martina Franca con vista sulla basilica di San Martino
Il panorama dal belvedere di Martina Franca con vista sulla basilica di San Martino

Fra le stradine del centro storico, con portali e finestre abbelliti da stemmi e angeli scolpiti nella pietra, passiamo in rassegna i palazzi nobiliari Marino Motolese, Fanelli Torricella, Magli Lella e Casavola Marinosci, i quali d’estate diventano la location del Festival della Valle d’Itria, un evento culturale che mette in scena inedite opere liriche. Con le guide della Pro Loco visitiamo la chiesa della Purità, la cui unica navata è abbellita da stucchi dorati e da tele di Domenico Carella e Paolo de Matteis, noti pittori martinesi del Settecento. Raggiungiamo infine lo scenografico terrazzo del belvedere per godere del panorama che si estende fino a Locorotondo.

Piazza XX Settembre ripresa dal Palazzo Ducale di Martina Franca
Piazza XX Settembre ripresa dal Palazzo Ducale di Martina Franca

Ai margini della città, sulla strada per Ceglie Messapica visitiamo la chiesa di San Michele Arcangelo, situata accanto a quella della Madonna di Loreto, abbellita esternamente da una serie di statue in pietra di angeli e santi. In direzione Locorotondo una deviazione sulla provinciale 119 ci conduce dinanzi all’ex convento di Sant’Antonio dei Cappuccini, risalente al Cinquecento e costruito su una chiesa ipogea dei monaci basiliani dove si venerava l’immagine della Vergine d’Odegitria, un nome dal quale deriva quello dell’intera valle. La semplice facciata non lascia immaginare la ricchezza degli interni, con i settecenteschi altari lignei che adornano anche le cappelle laterali. Ci soffermiamo nella prima a sinistra dove, incorniciata dall’altare, si ammira l’icona originale della Vergine traslata dalla cripta basiliana.

Un balcone sulla Murgia

Come in tutta la Valle d’Itria anche la campagna che circonda Locorotondo è caratterizzata dalla presenza dei trulli
Come in tutta la Valle d’Itria anche la campagna che circonda Locorotondo è caratterizzata dalla presenza dei trulli

Da Martina Franca la statale 172 sale dritta fino a Locorotondo, e man mano che ci si avvicina la bianca silhouette della cittadina si amplia sempre più a contornare la sommità della collina come una corona dentellata. Attraversiamo Porta Napoli che ci condurrà nel borgo antico insignito della Bandiera Arancione. L’abitato deve il nome alla sua conformazione, un cerchio disarmonico di case sorte ad anelli concentrici intorno alla cappella dedicata a San Giorgio: risalente all’anno Mille e rimaneggiata nei secoli successivi fino ad assumere l’attuale aspetto neoclassico.

Locorotondo, l’interno di una bottega artigiana in Piazza Vittorio Emanuele II dove è possibile acquistare lavorazioni all’uncinetto
Locorotondo, l’interno di una bottega artigiana in Piazza Vittorio Emanuele II dove è possibile acquistare lavorazioni all’uncinetto

Si passeggia piacevolmente tra piccoli slarghi sovrastati da archi, portali sui quali è incisa l’antica data di costruzione e stradine lastricate di candide chianche, la cui manutenzione è tradizionalmente curata dagli stessi abitanti nei quali è vivo il concetto di bene pubblico. Ci inoltriamo nella vicina Via Dottor Oliva per visitare la piccola chiesa di San Nicola di Mira, recentemente restaurata: una cappella privata eretta nel XVII secolo con il diffondersi del culto del santo.

Stretta fra le abitazioni adiacenti, è costituita da un’unica navata con la tipica copertura a cummersa, chiusa sul fondo dall’abside ricoperto da un tetto simile a quello del trullo. Affreschi con figure di angeli musicanti e scene che illustrano episodi della vita di San Nicola rivestono la volta, mentre quelli del Cristo circondato da piccoli angeli ornano la cupola.

La chiesa madre di San Giorgio Martire e quella di San Nicola di Mira
La chiesa madre di San Giorgio Martire e quella di San Nicola di Mira

Raggiungiamo Via Morelli dov’è ubicato l’omonimo palazzo barocco del 1819: il ricco portale d’ingresso è decorato con figure floreali scolpite nella pietra e un mascherone apotropaico sormontato dallo stemma della famiglia. Poco oltre visitiamo la chiesa della Madonna della Greca, un tempo ubicata fuori le mura e ora in pieno centro.

Risalente forse a prima del Cinquecento, è stata rimaneggiata più volte tanto da stravolgerne l’impianto originario come il pavimento in chianche sostituito da moderne piastrelle assurdamente fuori contesto; dell’assetto iniziale restano solo le navate ornate dall’altare di San Giorgio e dal pregevole bassorilievo con il Cristo Morto sorretto da due angeli, oltre alla scultura della Madonna delle Rose col Bambino circondata dalle statue degli Evangelisti. Prima di lasciare U Curdùnn – come è chiamata in dialetto Locorotondo – suggeriamo di acquistare l’omonimo bianco Doc, frutto della pluriennale esperienza enologica delle Cantine del Locorotondo, oggi affiancate da giovani ed entusiasti produttori locali.

L’ombelico del mondo

Situata nel cuore del Bùrie, il borgo antico di Cisternino, Piazza Vittorio Emanuele II è dominata dalla torre dell’orologio
Situata nel cuore del Bùrie, il borgo antico di Cisternino, Piazza Vittorio Emanuele II è dominata dalla torre dell’orologio

Cisternino, in provincia di Brindisi, raggiunse un’insolita fama quando il 21 dicembre 2012 venne invasa da una moltitudine di forestieri arrivati lì per salvarsi dalla fine del mondo, che secondo l’interpretazione di una profezia Maya doveva verificarsi in tale data. Come la città sia divenuta simbolicamente il centro più importante di tutto il pianeta lo si deve a Lisetta Carmi, una genovese di origine ebraica la cui passione per la musica, la fotografia e la ricerca spirituale l’hanno portata in giro per il mondo. Un girovagare che la condusse anche in India dove conobbe Babaji – manifestazione terrena del dio Shiva – il quale le affidò la missione di costruire un Ashram, un centro di meditazione e preghiera proprio a Cisternino, località da lui individuata come centro dell’universo. Un invito accolto con entusiasmo, tanto che la Carmi si trasferì nella cittadina pugliese dove tuttora dimora ormai novantenne.

Architetture d’epoca lungo Corso Umberto I a Cisternino
Architetture d’epoca lungo Corso Umberto I a Cisternino

In effetti qui si respira un’aria di grande serenità che ci accompagna durante la passeggiata nel centro storico, anch’esso insignito della Bandiera Arancione. Ci addentriamo in un labirinto di stradine contornate da bianche costruzioni di uno o due piani, alle quali si accede tramite irte scale in muratura. Lungo Corso Umberto I, l’arteria pedonale dove affacciano bei palazzi d’epoca, si trovano anche tipiche attività commerciali: il punto vendita dell’azienda agricola Conte, con i suoi prodotti caseari, e la pasticceria Palazzo dove bisogna assolutamente provare il bignè alla crema e i ciuffi, mandorle intere ricoperte di zucchero glassato.

Poco più avanti raggiungiamo Piazza Mazzini, e dopo una breve visita al negozio d’antiquariato Portobello attraversiamo Porta Piccola, l’accesso a U Bùrie, ovvero al borgo. Da qui entriamo in Piazza Vittorio Emanuele II, il salotto cittadino dove fermarsi a sorseggiare un caffè presso lo storico Bar Fod; qui si concentra l’afflusso serale poiché intorno si aprono i caratteristici fornelli pronti. Si tratta di un’offerta gastronomica tipica dei comuni della Valle d’Itria, caratterizzata dalla scelta delle carni direttamente al banco della macelleria e servite, dopo la cottura nel forno a legna, nelle sale interne o sui tavoli all’aperto.

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Continuiamo il tour fino a Piazza Garibaldi, contornata dalla villa comunale, dalla quadrangolare torre normanna con in cima la statua benedicente di San Nicola e dalla facciata neoclassica della chiesa madre, eretta su una chiesa ipogea risalente all’anno Mille.

All’interno risulta di grande interesse la scultura in pietra della Madonna con Bambino realizzata nel 1517 da Stefano da Putignano, detta anche Madonna del Cardellino per la presenza del volatile tra le mani di Gesù. Da qui scendiamo lungo Via San Quirico – il coprotettore della città al quale è intitolata la parrocchiale al termine della strada – costeggiando Palazzo Amati, un’imponente struttura medioevale arricchita da un’ampia balconata e da una torre cilindrica. Quest’ultima, insieme a Torre Capece, collocata in posizione diametralmente opposta all’angolo di Piazza Marconi, testimonia l’esistenza di una cinta muraria ormai in gran parte inglobata nelle costruzioni. Ci allontaniamo dalla città per rintracciare i Giardini di Pomona, un conservatorio botanico situato nella vicina contrada Figazzano.

Dalla passione per la botanica dei coniugi Belloni è nata questa struttura inserita nella rete delle masserie didattiche del Brindisino, con l’intento di coltivare e conservare quante più varietà possibili di piante sia nazionali che provenienti da altre parti del mondo. Il piacere della visita è ampliato dalle molteplici informazioni che ci fornisce lo stesso Belloni mentre ci guida attraverso una parte dei dieci ettari del conservatorio nel quale sono state messe a dimora oltre ottocento cultivar. La collezione più importante riguarda la specie Ficus carica che ha suggerito il nome dell’azienda: qui, infatti, sono state recuperate le varietà di fico fetifero, biricoccolo, uva bizzarria e ciliegia progressiflora che, ritratte nell’Ottocento nelle tavole dell’opera iconografica Pomona Italiana di Giorgio Gallesio, si pensavano ormai estinte.

La città bianca

Un ulivo secolare presso la masseria Brancati di Ostuni
Un ulivo secolare presso la masseria Brancati di Ostuni

Ostuni deve il suo appellativo alla calce che riveste l’intero centro storico circondato da una turrita cinta muraria, anch’essa imbiancata. La parte più antica, chiamata Terra, è posta sulla cima che ospita l’intero abitato ed è percorsa da un’intricata serie di vicoletti, archi e ripide scale che collegano piani stradali e abitazioni private. Vi si accede da Piazza della Libertà, dominata dall’alta colonna barocca del patrono Sant’Oronzo, e dall’ampio prospetto del palazzo municipale, un antico convento francescano del Trecento.

Dalla piazza percorriamo Via Cattedrale dove si allineano negozi di souvenir, bar e ristoranti fino alla gotica basilica di Santa Maria Assunta, costruita tra il 1435 e il 1495 con la triplice facciata ornata centralmente da un magnifico rosone. La chiesa è affiancata su entrambi i lati dal Palazzo Vescovile e da quello del Seminario, collegati tra loro da un’elegante loggia settecentesca ad archi. Ciò che più attrae di questa città è la sua storia millenaria testimoniata dal ritrovamento di tombe risalenti a 28.000 anni fa in una grotta poco distante, che oggi costituisce il parco archeologico di Santa Maria d’Agnano.

Presso il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale, ospitato nella chiesa di San Vito Martire e nelle sale dell’attiguo ex monastero di clausura dell’ordine delle carmelitane, percorriamo un itinerario tra i reperti archeologici risalenti a quell’epoca. Ci colpisce in particolare un diorama che ricostruisce il luogo della sepoltura di una giovane donna in avanzato stato di gravidanza, ornata con un bracciale di conchiglie forate al polso e un copricapo di ocra rossa anch’esso formato da centinaia di conchiglie.

La basilica di Santa Maria Assunta a Ostuni
La basilica di Santa Maria Assunta a Ostuni

Lasciamo Ostuni per recarci a due chilometri nel Parco Archeologico e Naturale di Santa Maria d’Agnano lungo la statale 16 in direzione di Bari. Per raggiungere la grotta risaliamo l’ampio pendio sul quale insiste la ricostruzione di una capanna neolitica. Un percorso di passerelle metalliche permette l’accesso al piccolo antro nel quale si vede il calco in gesso della gestante in posizione rannicchiata con una mano sotto il capo e l’altra poggiata sul ventre. All’esterno sono state rinvenute altre tombe di probabili cacciatori, risalenti a secoli successivi. Nel parco vi è la possibilità di partecipare a visite guidate da Torre Canne a Torre San Leonardo, un percorso lungo il quale alcuni capanni permettono l’osservazione dell’avifauna di passaggio.

L’itinerario tocca infine l’entroterra alla scoperta degli ulivi secolari. Gli esemplari più rappresentativi si trovano nei terreni dell’Antica Masseria Brancati, a breve distanza da Ostuni nella contrada omonima. L’azienda conta ben mille ulivi di cui ottocento sono censiti come monumenti naturali. Da tali sculture della natura si ricava ancora un ottimo extravergine biologico da acquistare o degustare durante i corsi di assaggio che si svolgono in loco, ai quali si può partecipare anche come ospiti dell’annesso bed&breakfast.

In alternativa si può raggiungere la vicina Montalbano di Fasano dove, nei pressi del dolmen omonimo, è ubicata la Masseria Ottava Piccola, una struttura fortificata del XVII secolo in cui è presente un antico trappeto ipogeo. Qui si può concludere il viaggio tra i piaceri della tavola gustando piatti della tradizione contadina locale. 

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