Val d’Ossola: silenzio, c’è il parco

Due splendide conche, l’Alpe Veglia e l’Alpe Dévero, e un’unica grande riserva regionale estesa per oltre 10.000 ettari al confine con la Svizzera. Siamo in Val d’Ossola, all'estremità settentrionale del Piemonte: un autentico paradiso di wilderness tutto da scoprire con gli scarponi ai piedi

Indice dell'itinerario

Nessuna automobile, nessun rombare di motori. Solo qualche raro trattore e i silenziosi furgoncini elettrici che trasportano i bagagli degli ospiti verso gli alberghetti della piana. Sui viottoli centinaia di escursionisti con tanto di zaino da trekking, ma anche turisti con borse a tracolla e improbabili calzature da città. E vicino al torrente un campeggio adatto solo a piccole tende. No, non siamo in un cantone svizzero o nel Tirolo: ci troviamo in Val d’Ossola, all’estremità più settentrionale del Piemonte. Qui tra il 1978 e il 1990 sono state create due aree protette, il Parco dell’Alpe Veglia e quello dell’Alpe Dévero, che dal 1995 hanno dato origine a un’unica riserva regionale estesa 10.500 ettari: un paradiso di laghi, cime, guglie, cascate popolato da camosci, stambecchi, volpi, aquile e marmotte.

Un ruscello che bagna l’Alpe Forno
Un ruscello che bagna l’Alpe Forno

L’Alpe Dévero

In origine al Dévero si saliva a piedi o con una vecchia cabinovia che avrebbe richiesto ingenti spese per l’ammodernamento: così tra mille polemiche è stata decisa la costruzione della strada, con una regolamentazione molto rigida dei transiti. I veicoli devono fermarsi poco prima dell’ingresso nella piana, in ampi parcheggi a pagamento sotterranei e di superficie. Più in basso sono disponibili anche posteggi gratuiti, da dove si sale alla piana con 45 minuti di cammino sull’antica mulattiera selciata. Sono state sufficienti queste norme per salvaguardarne la quiete e renderla una meta ambitissima nelle domeniche estive, quando migliaia di milanesi si avviano sui sentieri della conca. Ma la sensazione di affollamento è solo all’ingresso di quest’ultima.

Molti turisti si fermano subito nelle antiche osterie della prima borgata o raggiungono la latteria dove si vende un ottimo formaggio d’alpeggio; altri effettuano il periplo della piana tra minuscoli nuclei di case con i tetti in pietra (le piode) o s’incamminano sullo stradello che in mezz’ora di cammino conduce al grazioso nucleo di Crampiolo (1.767 m), con diverse locande e aziende agrituristiche. Alcuni proseguono ancora per 15 minuti per raggiungere le sponde del Lago di Dévero (1.856 m), un grande bacino artificiale circondato dai lariceti. Un bel sentiero che si snoda a saliscendi lungo la sponda occidentale del lago e il viottolo che costeggia la riva occidentale permettono di effettuare un piacevole itinerario ad anello.

Il rifugio Binntalhütte si trova a pochi passi dal confine svizzero
Il rifugio Binntalhütte si trova a pochi passi dal confine svizzero

E per trovare una tranquillità assoluta è sufficiente imboccare uno dei numerosi sentieri segnalati che salgono verso gli alpeggi e i colli intorno al Dévero. Sui pendii a oriente e a nord del lago si estendono gli ampi dossi erbosi del cosiddetto Grande Est, punteggiati di minuscoli laghetti e di alpeggi dove si produce il rinomato Bettelmat, un formaggio realizzato con il latte crudo delle vacche di razza Bruna Alpina esclusivamente in alpeggi a quota superiore ai 1.800 metri. Per visitare il Grande Est di Dévero si può salire ai laghi e all’Alpe Sangiatto, oppure effettuare l’itinerario che tocca l’Alpe della Valle, Satta e Forno per poi inerpicarsi alla Bocchetta d’Arbola o Albrunpass, storico collegamento con il Vallese utilizzato fin dal Medioevo (vedi il riquadro). Un’altra bella meta è la Scatta Minoia (2.599 m), un colle aperto sulla conca del Lago Vannino.

Un laghetto in quota all’Alpe La Satta
Un laghetto in quota all’Alpe La Satta

A ovest del Dévero si apre la bellissima Val Buscagna, di origine glaciale, ben riconoscibile per la sua tipica forma a U: per ammirarla si deve superare un salto di 300 metri di dislivello, ma l’ora di fatica iniziale è ricompensata dal bellissimo paesaggio che si apre da Buscagna, l’alpeggio dove si producono il formaggio Ossolano e dei buoni caprini. Tra i pascoli scorre con larghe anse il torrente omonimo, pareti e guglie di roccia dominano dal versante settentrionale mentre a sud fitti lariceti nascondono il Lago Nero. Volendo si può risalire tutta la valle fino alla Scatta d’Orogna, un colle da cui si può ammirare il Monte Leone, la cima che domina l’Alpe Veglia.

Molti escursionisti proseguono con un panoramico tracciato a saliscendi fino al Passo di Valtrenda, per poi scendere all’Alpe Veglia effettuando una traversata tra le più belle dell’Ossola. La gita tuttavia richiede un’adeguata organizzazione logistica: si può dividere il gruppo fra chi raggiunge l’Alpe Veglia a piedi e chi effettua il trasferimento motorizzato fino a San Domenico, da dove si sale a piedi alla cima.

Non ci sono auto sulle strade dell’Alpe Dévero; sullo sfondo la frazione Pedemonte, da cui inizia la salita per la Val Buscagna
Non ci sono auto sulle strade dell’Alpe Dévero; sullo sfondo la frazione Pedemonte, da cui inizia la salita per la Val Buscagna

L’Alpe Veglia

Se al Dévero la strada porta fin quasi alla piana, per l’Alpe Veglia si deve effettuare una camminata di circa un’ora e mezzo scegliendo fra due itinerari. Quello più panoramico e meno faticoso prevede la salita in seggiovia da San Domenico all’Alpe Ciamporino (circa 2.000 m). Qui si segue il panoramico Sentiero dei Fiori che si abbassa in un valloncello, prosegue in piano a mezzacosta tra i pascoli, si abbassa al rio Croso, risale a gradoni alla cappella di San Silvestro, poi si riabbassa lievemente scendendo all’Alpe la Balma, supera la cascata del rio Frua e arriva nella piana dell’Alpe Veglia (1.700 m, 1.30 ore).

Alpe Devero, una delle cascate che caratterizzano il paesaggio del parco
Alpe Devero, una delle cascate che caratterizzano il paesaggio del parco

In alternativa, da San Domenico si scende fino al parcheggio di Ponte Campo (1.320 m): qui si attraversa a piedi il ponte sul torrente Cairasca, trovando subito a destra la scorciatoia che taglia alcune svolte della strada chiusa al transito; la si segue con diversi tornanti e si entra nel vallone del Cairasca, profondamente eroso dal torrente che scorre giù in basso. Toccata la Cappella del Groppallo (1.723 m) si prosegue quasi in piano, alti sulla gola, fino all’ingresso della piana dell’Alpe Veglia dov’è situato il punto informazioni della Porteia (1.700 m, 1.45 ore).

Il panorama dal Passo di Valtrenda sulla Val Bondolero
Il panorama dal Passo di Valtrenda sulla Val Bondolero

Giunti al Veglia, si deve almeno effettuare il giro ad anello della piana toccando il sito archeologico che testimonia la presenza umana fin dal Mesolitico e le borgate di Cianciavero, Aione (da dove una breve digressione porta al Laghetto delle Streghe), Ponte, Isola, Cornù, la Balma, camminando per più di un’ora tra pascoli, alpeggi, cascate, alberghetti e osterie con il tetto in piode. Combinando l’accesso all’Alpe Veglia con la seggiovia e il Sentiero dei Fiori, il giro della piana e il ritorno con la strada della Val Cairasca, si può effettuare una bellissima gita di una giornata. Ma l’Alpe Veglia merita una sosta di almeno due giorni, pernottando nel campeggio, presso il rifugio CAI Città di Arona o in uno dei vecchi alberghetti in cui si respira un’aria d’altri tempi.

Solo così si avrà il tempo per effettuare almeno un paio di escursioni: ad esempio quella che porta al grande Lago d’Avino (2.246 m, 2 ore) o la salita alla Forca d’Aurona, con bellissimi scorci sul Monte Leone e l’incontro quasi garantito con i camosci. Oppure un tratto della traversata verso il Dévero. La salita al Passo di Valtrenda è piuttosto faticosa, ma la gita offre due comode mete intermedie, il Pian di Scricc e il Pian Sass Mor. Al ritorno, con le luci del tramonto verrà il momento più bello: ridiscesi a valle i molti visitatori di giornata, nella piana resteranno solo gli alpigiani a mungere le mandrie e i turisti ad ammirare l’ombra del Monte Leone che si allunga nella piana avvolta da una quiete quasi assoluta.

A piedi dal Dévero

A piedi dal Devero
A piedi dal Devero

L’anello dell’Albrunpass

Dal Dévero (1.638 m) si segue lo stradello che sale a Crampiolo e costeggia la sponda orientale del grande bacino artificiale. Presto si trova a destra il bivio del sentiero H14 che si alza in diagonale nel bosco, va a saliscendi e risale un valloncello verso l’Alpe della Valle. Al primo bivio si svolta a sinistra scendendo subito a un ponte, dove si trova un secondo bivio: anche qui si prende a sinistra sul sentiero che prosegue a mezzacosta con panoramico tracciato a lievi saliscendi, alto sul lago, poi entra in una stretta gola dove attraversa più volte il rio fin sotto l’Alpe La Satta. Senza raggiungere l’alpeggio si sale in breve a sinistra, quindi il sentiero continua verso nord in un vasto altopiano leggermente ondulato costeggiando un laghetto (2.277 m). Si prosegue con lievi saliscendi toccando un altro laghetto e in lieve discesa si arriva all’Alpe Forno Inferiore (2.222 m, 3.15 ore). Si procede verso nord seguendo le indicazioni per la Bocchetta d’Arbola e abbassandosi in una zona umida, poi oltrepassato il rio il sentiero si sale a una sella (circa 2.360 m). Si continua a balcone con lievi saliscendi fino a un bivio dove si lascia a sinistra l’ampio tracciato che si percorrerà al ritorno, e con alcuni tornanti si arriva alla Bocchetta d’Arbola o Albrunpass (2.409 m, 1 ora), dov’è posto il cippo di confine tra Italia e Svizzera; volendo, in pochi minuti si può scendere al Rifugio Binntal. Per il ritorno si ridiscende al bivio sotto il colle, dove si svolta a destra sul largo sentiero H0 che scende in diagonale e poi a tornanti al Lago Pianboglio (1.996 m), da cui in breve si arriva al Lago di Dévero. Seguendo una delle sue sponde, si torna a Crampiolo e si scende all’Alpe Dévero.

La Val Buscagna

Si attraversa la piana del Dévero sul viottolo che verso ovest porta alla frazione Pedemonte. Qui inizia il sentiero GTA che si alza a svolte fino a Buscagna (1.941 m), dove si apre l’ampia valle omonima. Il sentiero la percorre in piano fino al bivio per il Lago Nero, raggiungibile con una breve digressione nel bosco. Tornati sul tracciato principale, si percorre a lungo la valle e si comincia a salire dolcemente tra pascoli sempre più magri. Infine una serie di tornanti conduce alla Scatta d’Orogna (2.461 m, 2.45 ore), il colle che si apre sulla Val Bondolero. Pochi passi sul crinale a sinistra portano a un eccezionale belvedere da dove si ammirano le cime ossolane e l’imponente Monte Leone, con il suo ghiacciaio che sembra sospeso nel vuoto.

A piedi dall’Alpe Veglia

Il Rifugio CAI Città di Arona, situato nel cuore della piana dell’Alpe Veglia
Il Rifugio CAI Città di Arona, situato nel cuore della piana dell’Alpe Veglia

Il Passo di Valtrenda

Da Cornù si segue il viottolo che sale all’albergo Lepontino e al rifugio Città di Arona. Alle spalle del rifugio il sentiero Gta si alza nel bosco e poi prosegue in mezza costa tra i larici, alto sull’incassato rio della Frua. Si giunge così al Pian du Scricc: qui si attraversa il torrente su due passerelle successive, e facendo attenzione ai radi segnavia si continua a sinistra sul sentiero Gta che sale ripido nel bosco e arriva nei pascoli del Pian Sass Mor (2.100 m circa). Dalla conca, in realtà poco pianeggiante, il sentiero prosegue verso est e risale con molti tornanti il pendio dominato dal Pizzo Moro, quindi esce in un vallone sospeso che con moderata pendenza porta al Passo di Valtrenda (2.433 m, 3 ore). Dal colle, che domina la Val Bondolero, il sentiero prosegue a mezza costa, prima in discesa e poi in salita, fino alla Scatta d’Orogna.

La Valle d’Aurona

Si attraversa la piana dell’Alpe Veglia fino alla frazione Isola. Si prosegue sullo stradello che sale a un alpeggio, dove si lascia a destra il sentiero F24, per proseguire sulla mulattiera F26-28 che si alza in diagonale tra dossi erbosi. Il sentiero si tiene alto sul rio d’Aurona e ne risale senza fatica la valle, con lo sfondo dell’imponente Monte Leone e dei suoi piccoli ghiacciai. Con poche svolte si raggiunge una sella da cui appare la testata della valle d’Aurona e a saliscendi si arriva ai pascoli d’Aurona (2.201 m, 2 ore). Qui si abbandona il segnavia F28 per la Bocchetta d’Aurona (2.770 m) e si va a destra sull’F26. Seguendo con attenzione i segni bianco-rossi si risale a strette svolte lo scosceso vallone, frequentato dai camosci, fino a raggiungere la Forca d’Aurona (2.686 m, 1.30 ore) da cui appaiono le cime del Vallese e il versante svizzero del Sempione. 

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