Vacanze di stagione dall'Adriatico al Tirreno

L'Italia centrale abbonda di mete d'arte e di storia ideali per tracciare un itinerario in libertà anche nei mesi freddi. Come in questo lungo ma facile percorso da Ancona a Roma e ritorno, con qualche spunto insolito per visitare la capitale e abbondanti intervalli da dedicare allo sci di fondo.

Indice dell'itinerario

Ho sempre concepito il viaggio invernale sulla neve come una vacanza itinerante. Anche per un motivo pratico: vado a colpo sicuro, dove e quando so di trovare occasioni per mettere gli sci ai piedi. Ma mi piace variare e non trascorrere l’intera settimana (o più, se ci riesco) sulle piste e, non da ultimo, preferisco cambiare meta ogni volta.
Difficile soddisfare tutte queste condizioni, soprattutto se si hanno alle spalle trent’anni e più di esperienze: ma non impossibile, come è accaduto lo scorso inverno quando abbiamo deciso di ambientare il nostro itinerario nell’Italia centrale. In questi ultimi anni infatti è nevicato più sugli Appennini che sulle Alpi, offrendoci dunque un contesto ideale; fra l’Adriatico e il Tirreno, inoltre, le distanze tra la montagna e la pianura sono minori e il territorio è ricco di interessi culturali che sono fruibili anche dall’autunno inoltrato alle ultime settimane d’inverno. Abbiamo così realizzato una vacanza tra i due mari alternando visite a città d’arte e monumenti a poderose e spesso insolite escursioni con gli sci di fondo, proponendo anche una tappa a Roma, meta classica del turismo invernale non sciistico: chi dice infatti che visitare la capitale comporti la rinuncia alla neve?
Immaginiamo dunque un equipaggio che arrivi dalla A14 con gli sci nel gavone e il desiderio di curiosare per l’Italia maggiore e minore: è soprattutto a questo tipo di turista che è dedicata questa proposta.

Tra castelli e abbazie
Il nostro itinerario parte da Ancona, capoluogo di una regione quanto mai idonea al pleinair: la città, al contrario, finisce con l’essere trascurata dagli itineranti anche per le difficoltà di parcheggio e per la mancanza di aree di pernottamento nei pressi del centro. Il problema si supera – godendosi per giunta l’aria frizzante delle belle mattinate invernali al di fuori del contesto urbano – andando a dormire in un vasto parcheggio che si trova a circa 300 metri dal bivio per Portonovo in direzione di Ancona. Da qui parte un ripido ma ben attrezzato sentiero (circa mezzo chilometro di lunghezza e 200 metri di dislivello) che scende al mare del Conero su una bellissima spiaggia resa altrimenti inaccessibile dalla ripide pareti di roccia che la chiudono per tutta la sua estensione: anche in piena estate, come ci era capitato in agosto, la necessità di scendere e risalire a piedi fa sì che i frequentatori siano molto selezionati, figuriamoci dunque nella stagione fredda quando il mare, nella luce e nel silenzio del primo mattino, ha un fascino tutto particolare. Dopodiché ci si può recare ad Ancona cercando di parcheggiare più vicino possibile al porto (pur destreggiandosi tra i sensi unici) e di lì affrontare con comodo la lunga salita che attraversa la parte vecchia fino alla panoramica e splendida cattedrale romanica di San Ciriaco, che domina la città e il porto con la sua candida facciata e la cupola poligonale; notevoli il ricchissimo portale e l’interno dall’insolita struttura a croce greca. Tra le soste di maggior interesse lungo il percorso si segnalano l’originale Piazza del Plebiscito, le chiese di San Francesco delle Scale e di Santa Maria della Piazza e le rovine dell’anfiteatro romano. La salita sarebbe carrabile, ma è senz’altro da sconsigliare a un camper anche per la difficoltà di trovare parcheggio una volta giunti in cima. A piedi conviene servirsi di vari passaggi paralleli, anche su scale.
Dalla costa molte strade convergono sulla montagna, che è costituita dal vasto e pregevole parco dei Monti Sibillini: tra queste, la più veloce e al contempo la più ricca di richiami è senza dubbio la fondovalle del Chienti, alla quale si arriva facilmente scendendo via autostrada a Civitanova Marche. Qui giunti, anziché imboccare la veloce superstrada ci si immetterà sulla parallela statale 77 trovando così, nel giro di una quindicina di chilometri, due piccoli gioielli di architettura sacra medioevale: le chiese di Santa Maria a Piè di Chienti (la più antica, risalente intorno al 1125 come indicherebbe un’iscrizione all’interno della facciata) e di San Claudio al Chienti. Entrambe si fanno notare per la singolare struttura a due piani: la prima, più austera, è caratterizzata da una navata centrale, due navate laterali a doppio livello e una cripta, mentre la seconda, molto frequentata e vicina ad alcuni punti di ristoro, è invece costituita da due chiese sovrapposte e da una facciata più appariscente, al termine di un breve viale affiancato da begli edifici di contorno.
Pochi minuti di guida separano San Claudio al Chienti dalla splendida abbazia di Chiaravalle di Fiastra, cui si accede non appena imboccata la statale 78. Come noto, non si tratta soltanto di un monumento religioso ma di una vasta area protetta naturale e agricola, sagacemente predisposta per la fruizione turistica. Questa prevede innanzi tutto delle magnifiche aree di parcheggio, ideali per la sosta dei v.r. e per un risveglio nella natura davvero magico; poi una serie di lunghi camminamenti attrezzati che attraversano tutto il comprensorio, ideali per una passeggiata che si gusta al meglio nelle stagioni intermedie e in quella più rigida. Infine, il complesso abbaziale e gli annessi ospitano un museo naturalistico, punti vendita di prodotti artigianali e alimentari, un ufficio di informazioni turistiche e altri servizi. C’è tuttavia da fare una riserva sulla gestione di questo e di altri monumenti vicini, che potrebbe essere notevolmente migliorata: si tratta del resto di un problema generale di tutta quest’area delle Marche, e non solo, che riguarda sia la pianura che la montagna (vedi riquadro “Speriamo che venga qualcuno”).
Prima di proseguire verso le quote più alte, ci aspettano ancora due tappe di pregio. Una breve deviazione conduce al Castello della Rancia: facilmente visibile dalla statale, questa poderosa fortezza merlata costruita nel XIV secolo su strutture cistercensi è oggi visitabile anche all’interno ed è dotata di un comodo parcheggio. In primavera, solitamente a cavallo tra aprile e maggio, vi si tiene la rievocazione in costume di una battaglia avvenuta nel 1815.
La vicina Urbisaglia, che si raggiunge direttamente anche dall’abbazia di Fiastra, presenta un borgo di rilevante interesse cresciuto intorno a un altro spettacolare castello, e sotto il quale si estendono le cospicue rovine della romana Urbs Salvia. Sia la rocca che l’area archeologica sono però visitabili solo al prezzo di vere acrobazie tra orari, giorni della settimana e stagioni di apertura, che sembrano studiati più per scoraggiare che per richiamare i turisti; si può rimediare contattando telefonicamente in anticipo l’azienda di promozione turistica della cittadina.
Sci con vista mare
E’ ora finalmente di trovare la neve e Monti Sibillini ne offrono a volontà; ma non sempre sui Piani di Ragnolo, che godono di un’esposizione al sole invidiabile (nel febbraio di quest’anno tuttavia c’erano 2 metri di neve e le piste erano ben battute).
Lasciata la valle del Chienti e imboccando la statale 78 si giunge rapidamente a Sarnano, paese che ha molto da offrire al pleinair: innanzitutto un parcheggio davvero ideale per il pernottamento, sotto il centro storico e con camper service, poi un centro vivace e ben organizzato che consente di gustarne le bellezze architettoniche anche nella stagione fredda e, per concludere, un efficiente ufficio turistico dove potrete trovare notizie sicure sullo stato delle strade e delle piste. Quando l’innevamento è buono la strada che sale a Sasso Tetto viene sgombrata soltanto fino alla cosiddetta casa del fondo, da cui inizia un percorso a coprire tutto il vasto altipiano che dall’alto dei suoi 1.500 metri domina un panorama vastissimo in tutte le direzioni, muovendosi tra il Pizzo di Meta e il Monte Ragnolo: nelle giornate limpide si può sciare con una vista impareggiabile sul mare ad oriente e sulle intatte e maestose vette dei Sibillini a occidente. Le piste hanno uno sviluppo di una quindicina di chilometri e sono affiancate da tracciati per correre con i cani da slitta, uno sport che quassù annovera diversi cultori; per chi ama la natura, l’esperienza è veramente entusiasmante.

Borghi dell’Ascolano
Questo primo contatto con la neve fa venir voglia di sperimentare anche l’altro e più noto versante dei Sibillini, quello umbro, il che comporta di scendere nuovamente in pianura per aggirare la montagna. Lo si può fare in due modi: puntando direttamente su Ascoli Piceno o scegliendo un giro più lungo che torna verso il mare, con un’ottima opportunità di sosta nella romantica area attrezzata predisposta sotto il piccolo e affascinante borgo di Moresco. In quest’ultimo caso si arriva al capoluogo piceno tramite un percorso tortuoso ma che tocca anche i pregevoli paesi di Monterubbiano, Ripatransone e Offida.
A differenza di Sarnano, queste località risultano meno animate nella parte vecchia e si possono visitare anche con una certa rapidità (chi ha tempi più contratti può contare di arrivare ad Ascoli Piceno per l’ora di pranzo). Il raccolto e tranquillo centro antico di Moresco coincide con il suo castello, isolato su di un colle e del tutto separato dall’abitato moderno in cui si svolgono le attività commerciali; diverso il caso degli altri tre borghi, sviluppatisi attorno ai rispettivi nuclei storici che ne costituiscono un elemento rilevante. Monterubbiano, cinto dalle mura volute da Francesco Sforza e con alcune belle chiese, si raggiunge anche a piedi dalla nostra base notturna visto che la distanza ammonta a meno di 2 chilometri; come il successivo, è uno dei paesi appartenenti al circuito delle Bandiere Arancioni. Ripatransone, in cui spiccano vari musei tematici e botteghe artigianali tra cui quella comunale dedicata al vino, offre anche un corposo calendario di eventi culturali e una piccola curiosità, un vicolo che si dichiara il più stretto d’Italia con soli 43 centimetri di larghezza. Offida si fa notare in special modo per il palazzo civico porticato e per la presenza di molte bottegucce dove ancora si producono artistici ricami a mano con il tombolo, come si faceva una volta; tra i musei cittadini ce n’è appunto uno dedicato a quest’arte paziente e raffinata.
Si giunge così ad Ascoli Piceno, città piacevole e di grande spessore, che si visita comodamente anche in un solo pomeriggio perché i punti d’interesse sono concentrati in poco spazio. Non è facile trovare parcheggio (a meno di non volersi servire di una struttura a pagamento) e l’unica è puntare diritti sul centro cercando una postazione dopo aver superato il ponte sul Castellana. Il duomo, la Piazza del Popolo con il famoso Palazzo dei Capitani e la splendida chiesa di San Francesco, come pure le belle aree lungo il Tronto comprese fra il Ponte Solesta e il Ponte Nuovo si possono visitare con una passeggiata di un paio di chilometri.
E’ il momento di far rotta verso l’Umbria e il versante occidentale dei Sibillini. Una cinquantina di chilometri di strada ci separano da Norcia che, oltre ad offrire notevole animazione anche serale e un comodo pernottamento nell’area appositamente predisposta, è la base per portarsi velocemente in quota e dedicarsi nuovamente alla neve.

Da Castelluccio al Terminillo
Se c’è un comprensorio adatto allo sci di fondo è proprio quello costituito dai Piani di Castelluccio e dai vicini Pantani, pur con due incognite: la prima è quella dell’innevamento perché anche questa zona è piuttosto assolata, e la seconda è quella della battitura delle piste, fatta eccezione per un anello che si trova nel Piano Piccolo e che però non si raggiunge se non dopo una decina di chilometri di neve generalmente battuta solo dagli stessi sciatori o da qualche motoslitta. Identica situazione ai Pantani, ai quali si accede dal valico di Forca Canapine, dove c’è anche una pista da discesa (ma non l’abbiamo mai vista funzionare) e dove, tuttavia, si può sciare in genere grazie alla solita “battitura spontanea” e alla buona qualità della neve; qui in effetti l’inconveniente è rappresentato dalle motoslitte che scorrazzano per non meglio precisate esercitazioni antincendio, a dispetto del fatto che presso il rifugio delle guardie è disponibile tanto il battipista quanto chi lo potrebbe e vorrebbe adoperare. Tutto sta dunque ad essere fortunati, riuscendo a trascorrere una magnifica giornata o, al contrario, dovendo rinunciare (a noi sono capitate entrambe le cose). La bellezza del posto vale tuttavia il rischio: i Piani per l’idea di immensità dello sterminato lenzuolo bianco che, attraversato il Piano Grande, piega sulla destra sotto le pendici del monte Vettore e si incunea in un suggestivo vallone al termine del quale si trova il Piano Piccolo; e i Pantani (dove la neve c’è anche fino ad aprile) per i bei saliscendi e il panorama sui Monti della Laga che si offrono al termine del percorso. Volendo si può dormire nella panoramica piazzetta di Castelluccio di Norcia, un paese che anche nei mesi freddi e nel fuoristagione conserva una certa vivacità; con l’approssimarsi delle feste di fine anno, un acquisto da fare senz’altro in loco sono le pregiate lenticchie reperibili anche presso i produttori.
Scendendo nuovamente a valle dal valico di Forca Canapine si raggiunge la Via Salaria, che conduce alle porte di Rieti e di qui all’abitato di Terminillo (in tutto, da Norcia, sono un centinaio di chilometri). In questo agglomerato sono concentrati tutti i servizi e le attività commerciali della “montagna di Roma”, mentre nella località Tre Faggi un comodo parcheggio alla base delle piste di fondo ospita regolarmente diversi camper che vi pernottano in tutta tranquillità. Come è stato più volte scritto in queste pagine, il Terminillo è una montagna che in ogni stagione riserva molte positive sorprese a chi lo accostasse con qualche pregiudizio: difatti la natura è splendida e ben conservata, e d’inverno dal parcheggio citato partono una serie di percorsi di fondo paesisticamente eccellenti e magnificamente battuti e mantenuti, per un totale di una ventina di chilometri per tutti i gusti. Gli aspetti più rilevanti sono la qualità ambientale e la varietà del profilo altimetrico e delle vedute, tali che il tracciato non ha nulla da invidiare a quelli più rinomati del nord. Dopo un paio di chilometri scorrevoli e veloci si arriva a un grande piazzale dal quale le piste si irradiano in tutte le direzioni con divertenti saliscendi, tratti nel bosco e percorsi a mezza costa che volano su panorami vastissimi; uno di questi termina su un eccezionale belvedere che inquadra tutto l’Appennino abruzzese. Roma pleinair
Una serie di gallerie e superstrade hanno abbreviato di molto il tempo necessario a portarsi da qui alla capitale, e per i camperisti l’approccio lungo la Via Salaria è uno dei più vantaggiosi dato che, giunti all’altezza del Grande Raccordo Anulare, si trova un’area attrezzata (ma molti vanno a sostare nel grande parcheggio della vicina stazione ferroviaria di Saxa Rubra, sulla Via Flaminia) vicinissima alla pista ciclabile che da qui penetra fino al centro di Roma.
Inutile ovviamente descrivere cosa c’è da vedere e da fare in città, ma spenderemo due parole per dimostrare come la visita possa effettuarsi in maniera sportiva muovendosi il più possibile in mezzo alla natura e sfuggendo quasi totalmente al traffico e all’inquinamento. Il percorso ciclabile, infatti, inizia proprio sul Raccordo nei pressi dell’area di sosta (e altresì del parcheggio di Saxa Rubra) portandosi fino a San Pietro e a Castel Sant’Angelo o, con un altro ramo, al parco di Villa Borghese da cui si scende a Piazza di Spagna, Piazza del Popolo, Via del Corso, Fontana di Trevi, Piazza Venezia, Campidoglio, Fori, Colosseo e Piazza Navona, solo per citare le mete classiche del centro. Da ricordare, per inciso, che vaste aree sono pedonalizzate o con accesso riservato solo ai veicoli dei residenti, quindi è inutile o quantomeno improvvido tentare stressanti avvicinamenti in camper.
I primi 10 chilometri della pista hanno un’elevata valenza naturalistica, sviluppandosi su un panoramico argine che costituisce l’asse del Parco del Tevere fino allo storico Ponte Milvio. Successivamente si entra in città, ma si può evitare di trovarsi a contatto con il traffico scendendo al livello del fiume: recenti lavori hanno infatti reso praticabile a pedoni e ciclisti tutta la riva destra (quella su cui appunto corre la pista ciclabile) fino all’Isola Tiberina e al popolare quartiere di Trastevere; risaliti da qui al piano stradale ci si trova a diretto contatto con la Roma antica. E’ un percorso lungo, beninteso, ma lo si può accorciare portando il camper nel comodo parcheggio diurno del bel parco di Tor di Quinto, ricavato presso Ponte Milvio attorno a un laghetto e sempre a contatto con la pista ciclabile. Si può anche approfittare dei battelli che fanno regolarmente la spola tra le vicinanze dello stesso ponte e l’Isola Tiberina, anche se è indispensabile informarsi su giorni e orari della navigazione.

Sul tetto degli Appennini
La via più diretta per tornare sull’autostrada Adriatica dalla quale eravamo partiti è la A24 da Roma a Teramo, che perfora il Gran Sasso e offre un’ultima occasione agli sciatori su uno dei campi di neve più belli, sicuri e meglio tenuti di tutto il centro-sud.
Uscendo a L’Aquila Ovest si imbocchi la statale 17 e dopo una ventina di chilometri si salga sulla sinistra verso Barisciano e Santo Stefano di Sessanio, pittoresco paese di seconde case arroccato su di un colle intorno a una torre; sotto il paese un laghetto offre un comodo parcheggio per la notte. Da qui una strada quasi sempre libera, anche perché esposta a sud, sale in una dozzina di chilometri all’immensa spianata di Campo Imperatore. Nel mese di febbraio si tiene qui una popolare maratona di fondo che si sviluppa tra questo punto e Fonte Vetica, attraversando la piana e infilandosi in una stupenda gola selvaggia: per questo il percorso è sempre ben battuto, soprattutto nei punti dove arrivano le strade che salgono da Santo Stefano di Sessanio e da Castel del Monte. In stagione la neve è persistente e quasi sempre di ottima qualità, il panorama è singolare (ma anche assai più vario di quanto si possa immaginare) con il grande picco roccioso del Corno Grande che si staglia sul fondo della spianata. Non da ultimo, si troveranno angoli ideali per sostare e fare uno spuntino, approfittando di rocce o chiazze di terra che emergono dal manto nevoso. Infine, tornati in basso, si raggiungerà nuovamente la A24 per riguadagnare l’Adriatico.

PleinAir 400 – novembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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