Vacanze di lungo corso

Dal parco dello Stelvio al Lago di Como, il primo tratto dell'Adda è il filo conduttore di un facile itinerario dai molteplici interessi, che percorre tutta la Valtellina e ne mostra la compiuta vocazione al pleinair. Fra sentieri immersi nella natura e tappe nella storia e nell'arte, andiamo a scoprire questo territorio con il v.r. e la bicicletta, che qui può contare su una pista ciclabile attrezzata a ridosso del fiume.

Indice dell'itinerario

Con 313 chilometri di lunghezza, l’Adda è il quarto fiume d’Italia: nella parte inferiore del suo corso, emissario del Lago di Como, attraversa la Pianura Padana tra Milano e Bergamo per poi dirigersi verso Cremona e gettarsi nel Po, mentre la parte superiore, dalle sorgenti all’immissione nel lago, si dipana negli scenari alpini dello Stelvio e della Valtellina prima di scendere a Sondrio e raggiungere il Lario. Bastano questi pochi cenni geografici a far comprendere che è il primo tratto ad offrire – anche grazie alla strategica collocazione delle strutture ricettive dedicate al pleinair – eccellenti opportunità alla vacanza montana nella natura: un parco tra i più belli e famosi d’Europa, un territorio che per millenni è stato crocevia di genti e di culture, un ambiente in cui è facile costruire un itinerario di grande soddisfazione, vario e articolato.

Come per tutti i fiumi, la scoperta non può che iniziare dalle sorgenti: e quelle dell’Adda, a nord-ovest di Bormio, regalano una bellissima passeggiata in un paesaggio accattivante. Per giungere sul posto, assai frequentato durante l’estate da escursionisti e cicloturisti, bisogna però valutare le alternative che si presentano anche in base al periodo e al veicolo con cui si viaggia. I primi rivoli da cui nasce il corso d’acqua, infatti, sgorgano in prossimità dei Laghi di Cancano, due invasi artificiali realizzati fra gli anni ’20 e gli anni ’60, ma salirvi con il proprio mezzo può essere complicato perché la strada, di modesta ampiezza, guadagna quota con numerosi tornanti e non è consigliabile ai camper di grossa stazza; dalla metà di luglio alla fine di agosto, inoltre, può accadere che sia proibito il transito dei veicoli privati intorno ai laghi.

La soluzione più immediata consiste nel fermarsi a valle presso il camping di Isolaccia, frazione di Valdidentro, per poi spostarsi con gli economicissimi bus navetta che funzionano per l’appunto quando vige il divieto di circolazione. Un’altra possibilità è offerta dall’area attrezzata di Bormio, raggiungendo Isolaccia in meno di un quarto d’ora con i pullman di linea che trasportano anche le biciclette. Va detto che un certo numero di camperisti decide comunque di avvicinarsi ai due bacini parcheggiando nei pressi della prima diga, ma il pernottamento libero è vietato perché ci troviamo nel territorio del parco dello Stelvio e non sempre le guardie chiudono un occhio. Il tutto, in ogni caso, è ben più difficile a dirsi che a farsi, e i pochi dettagli logistici nulla tolgono al piacere della scoperta.

Valdidentro: la strada che sale alle Torri di Fraele
Valdidentro: la strada che sale alle Torri di Fraele

Quale che sia la base scelta per il soggiorno, il primo approccio con la storia di questa valle accade proprio sulla stradina che sale ai laghi incontrando le pittoresche Torri di Fraele, la cui sagoma squadrata si erge in cima a due speroni di roccia. Menzionate in documenti d’archivio già dal XIV secolo, facevano parte di un sistema di avvistamento realizzato per tenere sotto controllo i movimenti di merci e di truppe: di qui passava la via imperiale che collegava Venezia con il Tirolo e l’Alemagna, e per lunghissimo tempo (certamente fino agli ultimi anni del ‘700) questa mulattiera poi resa carrozzabile fu un passaggio cruciale verso il Nordeuropa. L’ultimo tratto quasi verticale sotto le torri era formato da gradoni in legno fissati alla roccia, rimovibili in caso di necessità per impedire il transito. Si pensa inoltre che questo fosse uno degli itinerari dei pellegrini diretti a Santiago, e che varie chiese della zona fossero dotate di xenodochi per l’ospitalità.

Superata la stretta gola dominata dalle torri ci imbattiamo nel Lago delle Scale o di Fraele, un piccolo bacino naturale oggi riserva di pesca. Subito dopo una brevissima rampa in salita si apre la visione della prima diga, quella del Lago di Cancano propriamente detto, da cui iniziare l’escursione a piedi o in mountain bike. I gruppetti di case circostanti, il più grande dei quali venne poi sommerso dalle acque, erano le abitazioni degli operai che costruirono gli sbarramenti, mentre la chiesetta di Sant’Erasmo, edificata a ricordo dei caduti sul lavoro, fu ricostruita più a monte dopo l’allagamento.

banner abbonamenti PA

Raggiunta la seconda diga, si compie facilmente il periplo del Lago di San Giacomo e, poco dopo il ponte all’estremità dell’invaso, si seguono le indicazioni per la Valle Alpisella e le sorgenti dell’Adda. La passeggiata richiede circa mezz’ora, in un ambiente di grande suggestione tra boschi e altri piccoli specchi d’acqua, fino a scorgere le pozze da cui si forma il baldo torrentello. Spettacolari le vedute, in particolare quella del Monte Pettini e del Pizzo del Ferro, e numerose le possibilità di altre escursioni verso le vallette e i passi circostanti (qui passa anche la celebre Pedaleda, gara di mountain bike che si tiene usualmente nella seconda metà di agosto).

Livigno
Livigno

Continuando lungo la Valle Alpisella si arriva perfino a Livigno, ma se la vostra preparazione escursionistica non è delle migliori potrete farlo più comodamente sulle quattro ruote: in questo caso, ridiscesi a Isolaccia, imboccherete la tortuosa ma ben praticabile statale 301 che in una trentina di chilometri conduce alla rinomata località turistica, dove la bellezza degli scenari naturali è completata dalla possibilità di fare acquisti a buon prezzo, essendo questa zona extradoganale.

 

Aria di montagna

Piazza Cavour a Bormio
Piazza Cavour a Bormio

Dopo queste divagazioni intorno alle sorgenti dell’Adda, è il momento di seguirne il corso riprendendo la 301 verso Bormio, non senza una breve sosta alla graziosa chiesetta di San Gallo a Premadio. Di probabile origine quattrocentesca, sorge isolata fra i prati ed è affiancata da uno snello campanile: l’ameno contesto non fa immaginare che avesse la lugubre nomea di “chiesa dei morti”, come vuole una leggenda che narra di processioni notturne delle anime dei condannati alla forca sul vicino Pra de la Giustizia.

La chiesa di San Gallo a Premadio
La chiesa di San Gallo a Premadio

Ed eccoci a Bormio, dove gli ampliamenti residenziali degli ultimi decenni non hanno toccato l’antico impianto urbanistico che conserva i caratteri del villaggio alpino. Percorrendo Via Roma, la strada centrale dei negozi e del passeggio chiusa al traffico, notiamo la chiesetta di San Vitale, documentata già dal 1196, con affreschi esterni del XIV secolo e pregevoli statue lignee all’interno; dello stesso periodo la severa Torre Alberti, che nella sua lunga storia ha ospitato regnanti e principi. Da non perdere la seicentesca chiesa di Sant’Ignazio, edificata dai Gesuiti, con bellissimo interno barocco a pianta centrale e cupola decorata. Giungiamo infine in Piazza Cavour su cui affaccia il Kuerc, una sorta di loggia dove un tempo si amministrava la giustizia e si tenevano le assemblee del popolo. Alle sue spalle si innalzano la Torre Civica e la collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, con l’interno a navata unica ricco di pregevoli opere d’arte. Verso la parte alta del borgo, in Via Buon Consiglio, sorge Palazzo De Simoni in cui trovano sede il municipio, la biblioteca e il museo civico. Scavalcato il torrente Frodolfo sul Ponte di Combo, dalla bella architettura a schiena d’asino con due cappellette al centro, raggiungiamo una casa medioevale fortificata e poco lontano il santuario del Crocefisso, dall’interno interessante, e alcuni edifici seicenteschi. Percorriamo infine un tratto della passeggiata lungo il torrente, lo riattraversiamo su un moderno ponte pedonale e siamo di nuovo in centro.

Ripresa la marcia lungo l’Adda sulla statale 38, quasi subito si incontra la deviazione per il centenario Forte di Oga. La stretta stradina è sconsigliabile ai veicoli di grandi dimensioni, ma l’edificio (che dista circa 7 chilometri da Bormio e si può eventualmente raggiungere con un taxi a tariffa fissa) merita una visita per la sua storia e per la posizione ai margini della Riserva Naturale del Paluaccio di Oga, istituita a salvaguardia di un ambiente caratterizzato da una vegetazione peculiare e di estrema rarità a sud delle Alpi.

La parrocchiale di Santa Maria a Sondalo
La parrocchiale di Santa Maria a Sondalo

Tornati sulla strada principale ci dirigiamo a Sondalo, con la duecentesca parrocchiale di Santa Marta più volte rimaneggiata e la chiesa della Prepositura che sorge in posizione dominante, circondata su due lati da un portico e ricca di stucchi e dorature all’interno. Per una breve sosta ci si può fermare in prossimità del ponte a sud dell’abitato, mentre per un soggiorno più lungo è a disposizione un bel campeggio. Sulle pendici del Monte Sortenna, a 1.000 metri di quota, non si potrà fare a meno di notare i padiglioni del complesso ospedaliero, alcuni dei quali mostrano con tutta evidenza la matrice architettonica d’epoca fascista: la struttura, altrimenti nota come Villaggio Morelli, nacque infatti come sanatorio alla fine degli anni ’30 e qui trovarono cure e assistenza decine di migliaia di pazienti affetti da tubercolosi.

L'antico borgo di Grosio
L’antico borgo di Grosio

Il corso dell’Adda lambisce l’antico borgo di Grosio, che sorge a poco più di 650 metri di quota e ci accoglie con le sue famose incisioni rupestri dell’età preistorica nel parco aperto gratuitamente al pubblico. E’ invece a pagamento il museo archeologico, in uno stabile ben ristrutturato all’entrata del parco stesso. Proprio accanto si ergono le scenografiche rovine merlate del trecentesco Castello Nuovo o dei Visconti Venosta, che domina la valle dall’alto di una terrazza di roccia. Nel centro storico spicca invece l’enorme parrocchiale di San Giuseppe, con facciata bicolore e stucchi, dipinti e affreschi all’interno. Interessanti anche la chiesa di San Giorgio, eretta nella prima metà del XIV secolo, e la casa natale del pittore cinquecentesco Cipriano Valorsa, alla cui mano si devono numerose opere in molte altre chiese della Valtellina.

Il complesso del Battistero di Mazzo di Valtellina
Il complesso del Battistero di Mazzo di Valtellina

Da Grosio a scendere lungo la valle è tutto un susseguirsi di paesini da una parte e dall’altra del fiume, ognuno con la propria chiesetta e il campanile che si leva al di sopra delle case. Fra tutti merita senz’altro una visita Mazzo di Valtellina, uno dei Borghi più Belli d’Italia, con il complesso del Battistero recentemente ristrutturato e la chiesa di Santo Stefano, con sagrestia affrescata dal Valorsa.

 

Il mormorio del fiume

Un ponte dismesso a sud di Tirano
Un ponte dismesso a sud di Tirano

All’incrocio con la Val Poschiavo, Tirano è sinonimo di trenino: ovviamente quello del Bernina, che in uno spettacolare tragitto di due ore e mezzo sale dai 450 metri della cittadina ai 2.253 dell’omonimo passo per terminare il suo viaggio in Svizzera, ai 1.850 metri di Saint Moritz. Ma Tirano, dotata di un’accogliente area di sosta, vale una visita anche per altri motivi, a cominciare dal santuario della Beata Vergine nella frazione di Madonna di Tirano.

Il sentiero Valtellina a Sud di Sondrio
Il sentiero Valtellina a Sud di Sondrio

Il più importante esempio del Rinascimento in Valtellina è un armonioso edificio che si fa ammirare per le forme preziose sia all’esterno che all’interno, dove stucchi, sculture e dipinti fanno da corona al meraviglioso organo ligneo seicentesco, una vera e propria selva di raffinatissimi intagli. L’altra meta da non mancare è Palazzo Salis, costruito a più riprese nel corso del ‘600 e con belle sale variamente decorate. Se invece volete godervi un’immersione nel verde accanto al fiume e fare una distensiva passeggiata accompagnati solo dal mormorio dell’acqua, prendete la strada a sinistra prima del ponte e, superate le ultime case, vi ritroverete completamente circondati dalla natura: è questo un tratto del Sentiero Valtellina, piacevolissima pista ciclopedonale che si sviluppa lungo tutta la valle per circa 150 chilometri e può essere sfruttata anche per gli spostamenti di breve o media lunghezza fra un centro e l’altro.

La parrocchiale di Sant'Eufemia a Teglio
La parrocchiale di Sant’Eufemia a Teglio

Se il caldo dell’estate si fa sentire ci si può rinfrescare agli 850 metri di Teglio, dove i turisti itineranti trovano tranquille opportunità di sosta (ma senza fare campeggio) sia vicino all’area giochi che accanto al cimitero, qui anche per la notte. Il paese dovette avere grande importanza se dal suo nome latino, Tillium, si fa derivare quello della stessa Valtellina: a confermare l’origine preromana del sito sono invece le stele preistoriche di Caven esposte a Palazzo Besta, nell’Antiquarium Tellinum, che raccoglie remote testimonianze della civiltà e dell’arte di questo territorio. L’edificio, inoltre, vanta uno splendido cortile incorniciato da un loggiato cui fanno da contrasto le pareti affrescate. Da visitare anche la parrocchiale di Sant’Eufemia, della fine del ‘400, con bel portale marmoreo e pronao antistante.

Usciti dalla chiesa, una strada acciottolata sulla sinistra sale alla Torre de li Beli Miri, ciò che resta del Castello Lazzaroni, distrutto già nel 1265 e ancora nel 1430. Notevole anche la chiesetta medioevale di San Pietro, con campanile a tre ordini di bifore e piccola abside spartita da larghe lesene. Non da ultimo, Teglio è conosciuta per l’Accademia del Pizzocchero, associazione nata per tutelare e promuovere la gustosa specialità valtellinese e, più in generale, tutte le tipicità enogastronomiche della provincia di Sondrio.

 

In visita al capoluogo

Sondrio: Palazzo Pretorio
Sondrio: Palazzo Pretorio

Siamo a metà del nostro itinerario e l’Adda si è decisamente ingrossato: il modo migliore per seguirne il corso è la pista ciclabile, perché dalla strada non si riesce ad avere un’idea del fluire dell’acqua. A Tresenda si potrebbe lasciare il camper e continuare in sella per una ventina di chilometri fino a Sondrio, ma visto che il capoluogo è dotato di un’area di sosta facilmente raggiungibile dalla statale noi abbiamo fatto il contrario, pedalando a ritroso lungo il fiume dopo aver raggiunto la città.

Quello che era un piccolo borgo si è ingrandito col tempo per la sua posizione nella media Valtellina e allo sbocco di una grande valle secondaria, la Valmalenco, ma i quartieri storici sono ben conservati e una visita non troppo frettolosa richiederà certamente un giorno intero, meglio ancora due se ci si vuole dedicare anche ai musei. Dall’area attrezzata, che si trova in Via Vanoni presso un centro sportivo, pochi minuti di passeggiata conducono in centro dove si apre l’ampia Piazza Garibaldi, con la statua dell’Eroe dei Due Mondi: qui si trova Palazzo Martinengo, in cui è esposta la collezione mineralogica Grazioli, mentre nel piccolo slargo antistante si leva un obelisco di granito con la base ornata da figure femminili. Recenti scavi nel circondario hanno inoltre portato alla luce interessanti resti dell’epoca romana, della tarda antichità e del Medioevo.

Sondrio: Piazza Garibaldi
Sondrio: Piazza Garibaldi

Dopo una breve deviazione su Corso Vittorio Veneto, con il Palazzo del Governo realizzato negli anni ’30, si imbocca Corso Italia giungendo in Piazza Campello: di fronte al cinquecentesco Palazzo Pretorio, che ospita il Comune, sorge la mastodontica collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, già esistente nel XII secolo e riedificata nel ‘700, con a fianco la Torre Ligari a farle da campanile. Il proseguimento di Corso Italia è Via Piazzi, dove si trova un giardino con busti di personaggi eminenti e altre opere d’arte moderna; in fondo a quest’area verde è il Palazzo Sassi de’ Lavizzari, che ospita il Museo Valtellinese di Storia e Arte.

Sondrio: le abitazioni del quartiere Scarpatetti
Sondrio: le abitazioni del quartiere Scarpatetti

Svoltando ora in Via del Gesù ci portiamo nella caratteristica Piazza Quadrivio, fulcro della città medioevale in cui andare piacevolmente a zonzo incontrando fra l’altro la novecentesca Villa Quadrio, la Via dell’Angelo Custode e il Vicolo San Siro, che sale verso l’altura su cui sorge il cinquecentesco Castello Masegra. All’edificio, trasformato in centro culturale ed espositivo, si giunge anche dalla bellissima Via Scarpatetti lungo la quale si allineano tipiche case quasi tutte in pietra, con loggiati in legno, ampi androni e cantine, che ricordano la prevalente fisionomia di borgo agricolo della vecchia Sondrio. Ritroviamo infine il Valorsa tra coloro che lavorarono alla chiesetta di San Rocco, nell’omonima piazza adiacente Via Don Bosco: il luogo di culto venne costruito in segno di ringraziamento dopo un’epidemia di peste nel 1513, e proprio a questo tema il pittore valtellinese dedicò la pala che sormonta l’altare.

Sondrio: il fiume Mallero
Sondrio: il fiume Mallero

Se ancora non avete avuto modo di apprezzare il Sentiero Valtellina è questo il momento giusto per farlo, preferibilmente in bicicletta anziché a piedi. Lungo il tragitto (che in qualche punto si serve della piccola viabilità locale dividendola con le macchine agricole e pochissimi altri mezzi) si incontrano diverse aree di sosta con tavoli, panche e fontane, giochi per i bambini, strutture sportive e barbecue, ma ancora più interessante è la possibilità di godere del rilassante spettacolo offerto dal fiume. Tornando verso Tirano si attraversano piccoli nuclei caratteristici affacciati sull’Adda, e lo stesso accade procedendo da Sondrio nella direzione opposta. Peccato che dopo Forcola ci sia un’immissione obbligatoria sulla statale verso Morbegno, non molto lunga ma in grado di scoraggiare anche i ciclisti più esperti a causa del traffico intenso e pericoloso.

 

La discesa al Lario

Un balcone decorato
Un balcone decorato

Non rimane che l’ultimo tratto della Valtellina, quello che arriva fino al Lago di Como. Le caratteristiche del paesaggio sono analoghe a quelle incontrate finora, con i paesini del versante meridionale sparsi lungo la strada che corre a mezza quota ricalcando il mosso tracciato dell’antica Via Valeriana, mentre quelli del versante settentrionale sono allineati lungo la pedemontana orobica.

Morbegno si trova appunto sul lato sinistro del fiume allo sbocco della Val Gerola, dove il torrente Bitto esce da un orrido per sfociare nell’Adda: di probabile fondazione medioevale, la cittadina crebbe d’importanza dopo il XVI secolo grazie alla Strada Priula, che la collegava a Bergamo e ne faceva un caposaldo degli spostamenti tra la Repubblica di Venezia e il nord. Arrivando da Sondrio, alle porte dell’abitato si incontra sulla sinistra il santuario dell’Assunta o di San Lorenzo: conviene fermarsi subito perché in centro è più difficile parcheggiare, mentre qui ci sono dei comodi punti sosta e anche un’area attrezzata (da cui però consigliamo di spostarsi in bicicletta, perché a piedi la distanza è un po’ eccessiva). Iniziato nel 1418 e consacrato nel 1506, il santuario è un vero gioiello d’arte di suggestiva eleganza, con interno a navata unica decorato da affreschi e una grandiosa ancona lignea dorata sull’altare maggiore.

Non lontano il settecentesco Ponte di Ganda, che scavalca l’Adda con le sue tre campate: la maggiore altezza di quella centrale consentiva il passaggio delle imbarcazioni più grandi. In paese si apprezza la collegiata di San Giovanni Battista, fondata nel ‘500 e ricostruita in monumentali forme barocche a partire dal 1680. Ci sarebbe ancora Palazzo Malacrida, dimora nobiliare dai lussuosi arredi, ma al momento della nostra visita era in ristrutturazione.

L'abbazia di San Pietro in Vallate a Piagno
L’abbazia di San Pietro in Vallate a Piagno

Solitaria nella campagna poco prima di Rogolo, ecco infine l’abbazia di San Pietro in Vallate a Piagno: dopo aver lasciato il mezzo nei piccoli parcheggi a valle, conviene raggiungere a piedi i resti del piccolo convento, fondato nel 1078 da monaci cluniacensi. Giù in basso l’Adda, che dopo Morbegno era scandito da secche e isolette, forma due grandi anse all’altezza di Delebio, si ingrossa e diventa più pigro. Un ultimo salto dopo l’ultimo ponte, come se già sentisse la grande distesa d’acqua che lo attende, poi il fiume imbocca la dirittura d’arrivo: e noi, in sella alle nostre bici, lo accompagniamo a gettarsi nel Lago di Como.

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio