Uno zoo senza frontiere

Al di là delle grandi città storiche c'è una Polonia tutta da scoprire, fatta di parchi e riserve che proteggono ambienti dunali, foreste millenarie, distese di laghi, rare specie faunistiche e botaniche. Una vacanza con il v.r. che ovunque trova semplici ma funzionali approdi, un viaggio nella natura che, per chi la ama, è quasi un pellegrinaggio.

Indice dell'itinerario

La maggior parte dei turisti che decidono di recarsi in Polonia si concentra sulle grandi città come Varsavia, Cracovia e Danzica, o su mete minori altrettanto note come Czestochowa e Zamosc, il cui centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità. Ma per chi viaggia in autonomia con i modi e i mezzi del pleinair questo è soprattutto un paese di entusiasmanti scoperte naturalistiche, dove sono stati salvaguardati alcuni degli ultimi ambienti di quell’Europa arcaica che si può riconoscere visitando i grandi parchi. Eccoci dunque partire alla scoperta di questa realtà, dirigendoci verso la fascia settentrionale del paese dove si trovano alcune delle aree protette più affascinanti.

In riva al Baltico
Il tragitto che abbiamo scelto per avvicinarci alle nostre mete attraversa l’Austria e la Germania, passa per Berlino e dalla capitale tedesca, superata la frontiera, si porta verso il Baltico nella parte più occidentale del vasto territorio polacco. Da Szczecin, subito al di là della frontiera di Kolbaskowo, la statale 3 ci conduce alla prima tappa: il Wolinski Park, che si estende nella zona occidentale dell’omonima isola. Quasi tutta la superficie è occupata da boschi e le imponenti scogliere, alte sino a 95 metri, fanno da limite a pinete, faggete e vaste distese erbose umide in cui svernano decine di migliaia di uccelli migratori. Nella parte orientale sei laghi e la folta vegetazione forniscono un habitat ideale all’avifauna acquatica e ad altre specie rare, ma l’area protetta ha anche inquilini di dimensioni ben maggiori, ad esempio i bisonti.
Bagnato dalla grande laguna dove si getta il fiume Odra (il tedesco Oder) prima di giungere al mare, il Wolinski richiede qualche giorno per una visita completa. Sul vasto altopiano l’unico rilievo è la Zielonka, una duna di sabbia fossile da cui si può ammirare il panorama sulla foce dell’Odra, che è tutta un gioco di canneti scanditi da casette colorate. Il resto è pianura acquitrinosa e ventosa, da visitare solo lungo i sentieri, avvalendosi dalla buona organizzazione dell’area protetta: parcheggiare infatti non è un problema, com’è tradizione per la Polonia che si mostra sempre accogliente nei confronti dei turisti itineranti. Quasi ogni località, come scopriremo, dispone di spazi per sostare in libertà o a costo modesto (a volte con un piccolo sovrapprezzo per il pernottamento) e spesso a distanza pedonale dal centro. L’importante, soprattutto se si scelgono le stagioni intermedie quando l’aria del Baltico si fa ancora più frizzante, è scegliere aree di sosta al riparo dai venti del nord, per non sentire il camper dondolarsi tutta la notte; abiti pesanti e magari un thermos con una bevanda calda faranno il resto.

Il Sahara polacco
Dal Wolinski Park procediamo lungocosta, sorprendendoci nel notare qualche coraggioso che, pur a stagione conclusa, aspetta il raro sole e si bagna in condizioni climatiche per noi proibitive. Ma la meraviglia più grande si prova senz’altro quando si scatenano le mareggiate: uno spettacolo indimenticabile, con le onde che aggrediscono rabbiosamente la costa. Proprio per questa ragione, in Polonia molte cittadine si sono sviluppate al riparo delle dune, il che comporta un largo giro allontanandosi dalla costa per arrivare a Leba (da Szczecin si può percorrere la statale 6 via Koszalin, Slupsk e Lebork, a meno di non voler procedere sulle strade minori che corrono quasi parallele).
Leba è una delle porte d’accesso allo Slowinski Park, conosciuto anche come il Sahara polacco. Questo parco attira quasi un milione di visitatori l’anno grazie alle sue due maggiori attrattive, i grandi laghi costieri di Lebsko e Gardno, terreno sottratto al mare dalla natura per via dei depositi sabbiosi che hanno progressivamente chiuso i bacini. Essendo poco profondi, anch’essi sono diventati un valido rifugio per gli uccelli: se ne contano 255 specie, un vero paradiso per gli amanti del birdwatching. Ma è poco in confronto alle 830 specie botaniche, presenti in una varietà resa possibile solo dalla differenziazione degli habitat, con aree umide, foreste e l’instabile sabbia costantemente mossa dal vento. In nessun altro luogo in Europa si osservano dune mobili di questa vastità: la più alta, quella che si trova nelle vicinanze del villaggio di Czolpino, supera i 50 metri ed è ormai stabilmente coperta dai pini che, come le querce, hanno tentato di colonizzare questo ambiente, ma non sempre con successo. Qualche boschetto sopravvive negli avvallamenti, ma altri alberi sono stati inghiottiti dalla sabbia e oggi appaiono come pietrificati. Una passeggiata in questa zona può richiedere mezza giornata e comporta il rischio di perdersi (è bene dunque disporre di strumenti adatti), ma la suggestione del paesaggio è veramente unica. Una valida possibilità di sosta si trova proprio nel paese, dotato di una comoda area di parcheggio dove passare la notte per affrontare le dune di primo mattino. Per informazioni sul parco, invece, è bene dirigersi a Smoldzino dove un centro visite offre pannelli didattici e dépliant persino in italiano. Nella parte settentrionale si trova invece la Lacka Wydma, un’altra enorme duna che in certi momenti sembra una landa marziana: dista parecchi chilometri da Leba e non si può raggiungere con il mezzo, ma è ben collegata grazie a un trenino o a carri tirati da cavalli. La stessa Leba è un interessante paese di pescatori, senza troppe pretese turistiche, dove si può scoprire la cucina locale scegliendo fra i chioschi lungo la strada. Dappertutto si vedono friggere o arrostire cibarie d’ogni genere, con gli avventori che si accalcano per prendere un cartoccio da mangiare in piedi, camminando: dai classici spiedini alla griglia agli oscypki, formaggi dalle forme fantasiose, per non dire del pesce affumicato che va dalle saporite aringhe ai delicati merluzzi e agli halibut. Un piccolo avvertimento ai detrattori della cipolla: trattandosi di un ingrediente basilare di molte ricette polacche sarà necessario imparare a conviverci, perché la gastronomia tipica è gustosa ed economica e sarebbe un peccato non sperimentarla.

Saliscendi in canoa
Raggiunta Danzica con la statale 6, abbandoniamo la costa immettendoci sulla 7 e procediamo ancora verso est con la 16: siamo diretti verso i celebri Laghi della Masuria. Qui la densità turistica è maggiore ed è forse consigliabile utilizzare i campeggi, non a causa dei divieti (peraltro rari) ma perché spesso mancano adeguati spazi di sosta sulle sponde, mentre le strutture organizzate sono in ottima posizione e, oltretutto, noleggiano canoe e kayak.
Con vaste porzioni di territorio protetto fin dal 1947, la regione di Warminsko-Mazurskie comprende una parte della Polonia che viene definita, non a torto, la piccola Finlandia. Ci sono infatti circa 2.500 laghi di ogni forma dimensione, collegati tra loro da una rete di fiumi, canali artificiali e anche sistemi di chiuse, dato che non tutti i bacini sono alla stessa altitudine: è divertente noleggiare un piccolo natante, procurarsi una cartina e passare da un lago all’altro provando l’ebbrezza di salire o scendere di livello rimanendo a bordo. Una simile esperienza, tuttavia, non va presa alla leggera, perché i bacini sono molto articolati e si alternano a paludi circondate da foreste di conifere, che rendono difficile mantenere l’orientamento nonostante le chiare segnalazioni. Nelle foreste vivono alci, lupi e linci, mentre l’avifauna è composta perlopiù da aironi, cigni, anatre, cicogne, aquile di mare e falchi pescatori. Per accedere ad alcune delle numerose riserve è necessario chiedere il permesso all’autorità regionale di conservazione della natura che ha sede a Olsztyn, il capoluogo, ma per una semplice visita turistica non ne vale la pena: gli animali, dopotutto, non conoscono confini.

Incontri fortunati
Proseguendo in direzione di Suwalki, quasi al confine con la Lituania, il Wigierski Park è un insieme di foreste, laghetti e torbiere, con percorsi di visita che si sviluppano per oltre 200 chilometri. Ecco un altro parco da scoprire a piedi, approfittando dell’ottima organizzazione: molti dei sentieri, infatti, superano gli acquitrini con passerelle in legno e consentono di osservare da vicino com’è fatta una torbiera. Alcuni bacini presentano un’acqua stranamente torbida, ma niente paura, non è inquinamento: si tratta di un fenomeno naturale dovuto alla presenza dello sfagno, un particolare tipo di muschio. Su questi prati umidi amano volare farfalle di ogni tipo, facendo compagnia a una schiera di lupi che purtroppo è quasi impossibile vedere, perché non appena fiutano la presenza umana si allontanano. Un animale ancora più raro ma meno sfuggente è il castoro europeo: dopo aver rischiato l’estinzione nella prima metà del ‘900, oggi il simpatico roditore ha lentamente ricominciato a popolare alcune zone del Vecchio Continente. Abituati a considerarlo come il tipico abitatore delle vaste distese canadesi, ci riesce difficile immaginare la specie europea mentre costruisce le sue dighe sui fiumi polacchi: in questo parco, invece, le tracce del suo passaggio sono spesso evidenti e, una volta avvistato un cumulo di rami, non resta che armarsi di pazienza e teleobiettivo.
Prima di affrontare la grande area boschiva si può pernottare a Suwalki: presso la direzione del parco si trovano un’area di sosta e il centro visite, dove reperire varie utili mappe. Da qui inizia anche uno dei sentieri più belli, lungo 7 chilometri e contrassegnato dal colore verde (da non confondere con il percorso di 50 chilometri, indicato dallo stesso colore, che parte da Stary Folwark e gira intorno al lago Wigry).
Poco a sud si trova il Biebrza Park, uno dei più vasti terreni paludosi dell’Europa centrale nonché il più vasto parco nazionale della Polonia con i suoi quasi 60.000 ettari. Si tratta di un’area protetta un po’ anomala in questo contesto perché la valle del fiume Biebrza, con le sue lanche e le vaste torbiere, è inframmezzata da numerose strade e centri abitati; molti anche i punti di sosta e gli economici campeggi, pur attrezzati in modo davvero spartano. Lungo i percorsi di visita le torrette di osservazione permettono di individuare alcune fra le 235 specie di uccelli che sorvolano le aree palustri; vedere un alce è invece un colpo di fortuna, così come la lontra e di nuovo il castoro europeo. Nonostante l’apparente dispersività, il parco è percorso da 400 chilometri di sentieri ben segnalati, 20 chilometri di piste ciclabili e due itinerari per kayak, che consentono di pagaiare per altri 200 chilometri.

Un bisonte per amico
Ancora più a sud è il vero gioiello naturale della Polonia (e della vicina Bielorussia): il Bialowieza Park, che tutela l’unica immensa foresta europea rimasta miracolosamente integra per secoli. Fondato come riserva nel 1921, è diventato parco nel 1932 e consiste in una selva primordiale dove vivono circa 1.000 specie di piante, 400 di muschi e licheni e 500 tipi di funghi. Quest’ultima presenza è dovuta al fatto che molte specie fungine si nutrono di legno morto, e qui gli alberi caduti sono stati sempre lasciati al suolo. Visitare questa foresta, bene protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità e riserva della biosfera, è semplicemente impressionante. Una guida ci accompagna, impedendoci di uscire dai sentieri e quindi di perderci: camminiamo tra aceri, frassini, carpini e tigli vecchissimi, di dimensioni mai viste, in una sorta di viaggio a ritroso nei millenni che hanno preceduto l’arrivo dell’uomo.
Le ombre misteriose del bosco ci fanno pensare alle fiabe lette da bambini, ma l’emozione è ancora più grande quando, all’improvviso, scorgiamo un bisonte europeo. Questo grosso mammifero, leggermente diverso da quello americano, è stato molto vicino alla completa estinzione; piuttosto diffuso fino all’Alto Medioevo, alla fine della Prima Guerra Mondiale ne sopravvivevano circa 600 esemplari proprio nelle foreste di Bialowieza, ma i tedeschi li uccisero durante la ritirata per procurarsi cibo, pelli e corna. Sfuggirono alla strage appena dodici bisonti, grazie ai quali fu possibile salvare la specie. Oggi si contano circa 3.000 bisonti in diversi paesi, e in questo parco ne vivono alcune centinaia che scorrazzano in libertà.
La visita del museo naturalistico e del giardino botanico arricchiscono le nostre lunghe passeggiate conclusive prima di rimetterci in marcia verso casa: ma la meraviglia della grande natura polacca ci rimarrà a lungo nel cuore.

Testo e foto di Andrea Innocenti

PleinAir 447 – Ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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