Una valle tira l'altra

Seguendo il corso dei fiumi Chiese, Sarca e loro affluenti, costruiamo una vacanza estiva esplorando in camper, in bici e a piedi le valli principali

Indice dell'itinerario

Dall’uscita autostradale di Desenzano si prosegue per Salò e da qui per Tormini, dove un trafficato incrocio immette nella valle del fiume Chiese il corso d’acqua. Più a sud tocca le colline moreniche del basso Garda prima di attraversare la pianura e di immettersi nell’Oglio; noi invece lo risaliremo portandoci quasi fino alla sorgente, nel gruppo dell’Adamello. Il tratto iniziale lascia intravedere angoli molto suggestivi, ma è impossibile trovare un punto adatto per la sosta.A Collio il paesaggio diventa più montano e a Vobarno s’incomincia a seguire da vicino il corso del Chiese. Poco prima del centro abitato, un ponte sulla sinistra ci porta nell’unico parcheggio tranquillo del paese, che può essere sfruttato anche per la notte. Visitato il borgo, al di là del ponte chiuso al traffico, una breve escursione porta a due chiesette sui fianchi della montagna: San Faustino, chiusa e mal ridotta, e il santuario della Madonna della Rocca, posto più in alto, con tappe della Via Crucis.
Proseguendo incontriamo gli enormi capannoni della ferriera distesa lungo il fiume (tutta la valle è rinomata per la lavorazione del ferro fin dai tempi dei Romani) e il paesino di Sabbio Chiese, su cui incombe un santuario ricavato da un antico castello.
Tra Barghe e Nozza fiume e strada s’incuneano in una stretta gola. I resti di un altro castello sovrastano il borgo di Nozza, dove si segnala anche la trecentesca chiesetta di Santo Stefano. Superato l’abitato ecco un bel parcheggio sulla destra, con tanto di fontana.L’ultimo centro di rilievo prima del lago d’Idro è costituito da Vestone, dove le nuove costruzioni private e le industrie manifatturiere hanno segnato l’ambiente.

Lago d’Idro
E’ il più piccolo e il più alto dei grandi laghi lombardi. Le sue acque di un verde intenso sono pulitissime, balneabili e ampiamente sfruttate per gli sport acquatici, il che spiega le numerose colonie di olandesi e tedeschi che scelgono la località per le ferie. La sponda destra è quella meno conosciuta e frequentata perché la strada s’interrompe a metà lago circa, e il traffico si concentra quindi sull’altra sponda creando spesso ingorghi chilometrici. Il comune di Idro è composto da Pieve Vecchia, Lemprato e Crone. Per la sosta conviene puntare proprio su Crone, paesino raccolto dove non abbiamo riscontrato divieti; sia qui che a Lemprato ci sono possibilità di picnic e di balneazione. I cartelli stradali indicano ancora due località, Vantone e Vesta, ma si tratta di agglomerati turistici, il primo fatto di campeggi, l’altro di seconde case. Vale la pena semmai di fare un giro in bici, perché la strada è poco frequentata e quasi tutta sul lago.
Tornati a sud, dopo aver dato uno sguardo alla bella Pieve che dà il nome al borgo proseguiamo lungo la sponda occidentale. Ad Anfo appare il complesso della Rocca, costruito su fortificazioni nel XV secolo e oggi in fase di ristrutturazione.Verso la fine del lago la strada si innalza e offre vedute sulla foce del Chiese che s’immette nello specchio d’acqua. Proprio dove inizia la discesa che porta nella valle, all’altezza della chiesetta di Sant’Antonio si stacca la strada che risale la Val Caffaro verso Bagolino, famosa per il carnevale e la stazione sciistica del Gaver. La zona offre belle escursioni, tra cui quella nota che porta al lago della Vacca. Il parcheggio presso il bar ristorante Gaver, posto a nord degli impianti di risalita dopo un chilometro di strada bianca, è adatto alla sosta notturna.

Valle del Chiese
Ed eccoci finalmente nelle Valli Giudicarie, così chiamate in quanto date nel passato in “giudicatura” dal vescovo di Trento a un vicario. Superato Ponte Caffaro, in provincia di Brescia, giungiamo in Trentino attraverso un ponte in ferro che fece da confine tra Italia e Austria. Il paesino di Lodrone ci offre spunto per conoscere un po’ di storia del posto. I conti di Lodròn erano una delle famiglie più potenti del Trentino, come testimoniano i vari castelli lungo la valle. Il piano d’Oneda era stato bonificato dai Benedettini e una volta reso coltivabile divenne oggetto di contesa tra il comune di Bagolino e i conti, che per impossessarsene deviarono più volte il fiume Caffaro scomodando addirittura le autorità di Venezia e di Brescia. Oggi possiamo ammirare il palazzo della famiglia, di antica origine e rimaneggiato nei secoli successivi. Una breve deviazione sulla destra permette di attraversare il Piano d’Oneda e di visitare i tranquilli paesini di Baitoni (con spiaggia attrezzata, campeggio e parcheggio ottimo anche per la notte) e Bondone (a 721 metri, istoriato con murales). Prima del paese (il mezzo bisogna lasciarlo sulla strada) c’è la deviazione che porta a uno dei castelli dei Lodrone, posto su un inespugnabile sperone di roccia.Val di Daone e Val di Fumo
Per tornare sulla statale seguiremo una strada secondaria onde visitare Storo, il più popolato centro della Val Chiese che vanta origini antiche. Interessanti la parrocchiale di San Floriano, alcune belle fontane in granito e le vecchie case in legno con argani che spuntano dai solai. La statale scorre ora più veloce, lontana dai centri abitati e affiancata da belle aree per il picnic. All’altezza di Cimego, un piccolo parcheggio a destra del ponte sul Rio Caino consente di percorrere il sentiero attrezzato, che illustra la vita dei montanari nel secolo scorso e mostra alcuni camminamenti della linea di trincea risalenti alla Grande Guerra. Seguendo di nuovo il Chiese, superata Pieve di Bono si prende la deviazione per la Val di Daone, che prosegue a sua volta nella Val di Fumo in uno scenario indimenticabile. La strada è lunga 22 chilometri, ma non presenta difficoltà. Salendo si nota il bacino artificiale del lago di Boazzo, che si costeggia nella parte orientale. Alla fine della salita e della valle sorge una diga più grande che forma il lago di Bissina. Qui si può sostare nel piccolo parcheggio della rotatoria oppure in quello grande più in alto. Per la notte ci si può portare nel piazzale di fronte al ristorante “Da Pierino” (tel. 0465/674625).
Il percorso della Val di Fumo inizia proprio qui. Alcuni pannelli in legno avvertono che siamo nel Parco Naturale Adamello-Brenta, quanto di più spettacolare la natura possa offrire: rocce e foreste, laghi, torrenti, cascate ricche di acqua, per non parlare della flora e della fauna; qui vivono rare specie di orchidee e, sembra, anche l’orso.
Dopo aver costeggiato il lago seguendo una comoda sterrata, il paesaggio improvvisamente si apre. Il Chiese scorre accanto a noi, fresco e pulito (e ricco di trote), e ci troviamo in una immensa conca circondata da alte montagne; sullo sfondo, la testata della valle dove si trovano le nevi eterne e dove nasce il fiume. Fino al Rifugio Val di Fumo, che ha oltre 60 posti letto (tel. 0465/674525), il sentiero è comodo e senza grandi dislivelli; dopo diventa più impegnativo, ma sono parecchi quelli che si avventurano fino alla Conca delle Levade, alle sorgenti del fiume e sul ghiacciaio. Tante le possibilità di escursioni dal rifugio. Dal parcheggio della diga un altro bel percorso, in direzione opposta alla Val di Fumo, porta al lago di Campo e al passo omonimo, da dove lo sguardo spazia su una valle trasversale della Val Camonica e sul lago artificiale di Arno. Sulla sinistra, un sentiero porta al rifugio di Maria e Franco.

Val di Breguzzo
Riguadagnata la statale 237, imbocchiamo la deviazione subito dopo Bondo per la Val Breguzzo, più corta ma con escursioni piacevoli. Per arrivare all’ampio parcheggio in fondo alla strada si seguano le indicazioni del Rifugio Trivena (tel. 0465/901019). All’altezza del piccolo bacino dell’Enel la strada diventa strettissima, sconsigliabile ai v.r. più ingombranti, ma è un tratto breve. Dal parcheggio, su una strada sterrata che costeggia il torrente Arnò, si arriva a piedi fino al rifugio Trivena in una piccola valle verdeggiante. Vale la pena di camminare ancora un’oretta sul sentiero che arriva a Pian di Redont, dove si chiude la valle e iniziano altri sentieri che portano anche in Val di Fumo. Nuovamente in marcia sulla statale 237 superiamo lo spartiacque delle due valli del Chiese e del Sarca. Alle nostre spalle il Chiese scende dalla Val di Daone e piega verso sud-ovest; davanti a noi il torrente Arnò, che scende dalla Val di Breguzzo, all’altezza di Tione va ad affluire nel Sarca, che a sua volta piega a sinistra andando a finire nel lago di Garda.

Val Rendena
Da Tione, seguendo a ritroso il corso del Sarca, ci si addentra nella Val Rendena.
Nel Medioevo Tione fu una delle sette pievi delle Giudicarie con propri statuti, poi decaduta per le contese tra i Lodrone e i conti d’Arco e per la guerra tra Austria e Venezia. Oggi è un nodo stradale e una località di soggiorno. Da visitare la parrocchiale e la chiesetta di San Vigilio del XV secolo in riva al Sarca, sorta su una basilica paleocristiana con un alto campanile e alcuni affreschi nella facciata. L’interno ha purtroppo subito numerosi saccheggi. Da qui si gode di una bella visuale sulla cima del Carè Alto. Prossima meta, Pinzolo. Per la sosta consigliamo di proseguire fino a Carisolo (poco più di 1 km a nord) e di fermarsi nel bel parcheggio lungo il fiume, ampio, pianeggiante e con il dolce rumore delle acque in sottofondo. Una passeggiata a piedi o in bicicletta lungo una stradina secondaria interna permette di raggiungere il paese e di visitarlo. Da non perdere tra Pinzolo e Carisolo la chiesa di San Vigilio in Val Rendena, con un campanile romanico e l’affresco di una Danza Macabra, sul lato esterno, realizzato da Simone Baschenis, che ha lasciato molte testimonianze nelle chiese della valle. Vi sono raffigurati numerosi personaggi (il Pontefice, l’Imperatore, il Medico e così via), ciascuno con un’iscrizione in prosa ritmica; l’ultimo è ovviamente il Demonio, che regge un libro con i sette peccati capitali.Valle di Campiglio
A Carisolo inizia anche la Valle di Campiglio, lungo il secondo ramo del Sarca (e ce n’è anche un terzo, il Sarca di Nambrone, che corre nell’omonima valle).
La strada prende a salire vistosamente e dagli 800 metri arriva ai 1552 di Madonna di Campiglio, prossima tappa del nostro itinerario. Stante l’assenza di un’area di sosta nella località (non certo rinomata per la sua ospitalità verso i camper) ci si può rivolgere ai parcheggi: uno di recente costruzione, non molto ampio, è posto all’inizio del paese; un altro è sulla sponda opposta del fiume, lungo la strada che porta al Rifugio Vallesinella in località Palù. Un’ulteriore possibilità è l’ampio parcheggio a pagamento della funivia del Grosté, vicino al Passo Campo Carlo Magno, ma i primi due sono più comodi per iniziare le tre escursioni da noi sperimentate, di ridotta e media difficoltà.
Sentiero dell’Orso. L’escursione richiede mezza giornata. Dalla località Palù si seguono le indicazioni per il Sentiero dell’Orso, in direzione del Rifugio Vallesinella. Il tragitto si snoda tra boschi di abeti, larici e faggi. A un bivio sotto una roccia, se si prosegue verso il rifugio, le cascate si faranno in salita, in senso antiorario; proseguendo dritto si faranno invece in discesa, in senso orario. Le cascate non sono pari a quelle della Val di Genova, ma si godono di più perché sono stati fatti dei ponticelli sospesi che portano quasi a contatto con l’acqua. Tra fine giugno e i primi di luglio si trova una grande varietà di fiori.
Giro dell’Imperatrice. E’ un’escursione un po’ più impegnativa della precedente, con tratti in ripida salita, specialmente all’inizio. Il sentiero parte dietro la chiesa di Madonna di Campiglio; da qui si seguono le indicazioni per Piazza dell’Imperatrice (in ricordo di Sissi d’Austria), cui si arriva per una larga strada sterrata. La via continua a salire fino alla Malga Fevri (1958 mt) dove si aprono enormi spazi verdeggianti, in cui abbondano stelle alpine e orchidee Nigritella nigra, oltre che spettacolari vedute sulla valle sottostante e sul Brenta. Un ultimo strappo in salita ci porta al Rifugio Spinale, a 2100 metri, altro bellissimo punto panoramico. C’è la funivia, ma è in funzione solo d’inverno. Anche la discesa è un po’ ripida: si segue il percorso della pista invernale fino al Rifugio Montagnoli (ottime torte e yogurt). Da qui conviene andare sul sentiero, perché la strada ci porterebbe sull’asfalto. Superato il campo di golf col laghetto, all’altezza della funivia seguiremo le indicazioni “Sentiero delle Grotte” passando in una piccola gola scavata dal fiume. Per chiudere l’anello, si torna alla Piazza dell’Imperatrice.
Giro dei Cinque Laghi. Percorso lungo e piuttosto impegnativo, con discese e salite in un ambiente granitico, che permette di vedere cinque limpidi e bellissimi laghetti alpini (e un sesto più piccolo, il lago Nero). Si parte con la funivia e si arriva ai 2123 metri del Rifugio Pancugolo, da dove si possono ammirare tutte le cime del gruppo del Brenta. Il sentiero che porta al lago Ritorto, il primo della serie, è quasi dritto, pianeggiante e in leggera discesa. Poi si comincia a salire e in un’oretta si arriva al lago Lambin (2324 m) e dopo altri tre quarti d’ora al lago Serodoli (2370 m). Quattro salti sui massi rocciosi e il lago Gelato è davanti a noi, con lastre di neve ghiacciata a fior d’acqua.
Il ritorno è una lunga discesa, a volte non agevole, che da 2370 metri porta ai 1768 del lago di Nambino. E un comodo rifugio permette, anche qui, di rilassarsi un po’ prima dell’ultimo tratto che riporta a Campiglio.

In quella valle un po’ così…
Poco distante dal parcheggio di Carisolo inizia la Val di Genova, percorsa da una strada a pedaggio con sosta consentita solo presso i parcheggi numerati.
Il tratto asfaltato è lungo circa 16 chilometri, abbastanza ampio nella prima metà da consentire il passaggio a due mezzi pesanti. I camper tuttavia vengono bloccati poco dopo la baracca del pedaggio: il che è più una discriminazione che altro, visto che i camion transitano abitualmente fino alla cava di pietra in attività (proprio così, in un parco naturale!). Il camperista che intenda visitare la valle deve dunque contare sulle proprie gambe addentrandosi a piedi o in bicicletta, ma è impresa piuttosto faticosa. Un depliant dice che ad agosto la valle è chiusa al traffico e ci sarebbe una navetta a pagamento, ma noi non l’abbiamo trovata.
La valle inizia tra strette pareti coperte da boschi di latifoglie e conifere, poi si va aprendo, per finire nello spettacolare circo di pareti e ghiacciai che scendono sulla Piana di Bedole, dove si trova l’ultimo rifugio.
Se si intende usare la bici conviene lasciare il mezzo al parcheggio di Carisolo, evitando di pagare il pedaggio (l’inizio della valle dista solo 3 km). Con il camper ci si porterà fino al limite consentito, all’altezza del ponte; da qui si può prendere lo splendido sentiero delle cascate, che costituiscono una delle caratteristiche dominanti della Val di Genova.

PleinAir 323 – giugno 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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