Una rocca tira l'altra: 3 giorni tra Pesaro e Ancona

Dal litorale adriatico alle colline che separano le valli dell’Esino, del Misa e del Metauro, le Marche offrono un paesaggio dolce, variegato e sorprendentemente ben conservato. Da Fano a Senigallia, da Chiaravalle a Mondavio andiamo per borghi, eremi e roccheforti in un territorio d’elezione per il turismo pleinair.
Mondavio-rocca

Indice dell'itinerario

Il confine tra la provincia di Pesaro-Urbino e quella di Ancona regala luoghi suggestivi tra borghi, castelli e fori romani. Come a Fano, dove la romana Via Flaminia finisce la faticosa traversata dell’Appennino sbucando dalle gole del Metauro fino all’Adriatico. Per celebrare l’avvento dell’impero i fanesi nel II secolo dedicarono un grandioso arco ad Augusto e davanti al monumento vollero una strada che, dritta come un fuso, collegasse la loro città alla Flaminia, vera e propria autostrada dell’epoca.

Augusto apprezzò il cortese gesto, e le mura che nei lunghi secoli hanno difeso dalle guerre non solo locali e ancora si estendono attorno al centro. Purtroppo durante la battaglia del 1463 i cannoni di Federico da Montefeltro hanno distrutto la parte superiore dell’arco trionfale, ma sulla facciata dell’ex chiesa di San Michele un bassorilievo mostra come doveva apparire in tutto il suo splendore.

Fano

L’arco di Augusto segna l’ingresso in città, e da qui in avanti Fano è tutta una scoperta. Le vicine logge di San Michele nacquero nel Rinascimento utilizzando proprio il travertino rimosso dalla volta mentre la cattedrale, mutilata del suo campanile dai tedeschi in ritirata, annuncia il centro. Su Piazza XX Settembre si affaccia l’imponente mole del Palazzo della Ragione – anch’esso culminante in una torre postbellica – che conserva sulla facciata tre statue di terracotta dei protettori della città ed è tutt’uno con la Corte Malatestiana.

Fano cattedrale
Cattedrale di Fano

I Malatesta, di cui nei ruderi della vicina chiesa di San Francesco sono conservate alcune tombe imponenti, furono abbastanza a lungo i signori di Fano, e durante il loro governo la città crebbe grazie soprattutto al commercio e al porto. Marinai, venditori e pescatori erano di casa, e probabilmente dalle loro rudi abitudini deriva uno dei veri motivi che suggeriscono una sosta ai tavolini della piazza: la moretta.

Si tratta di un particolare caffè corretto con il rum preparato in piccoli bicchieri di vetro che, appena servito, conserva curiosamente il liquore e il caffè separati l’uno dall’altro a comporre strati di colori diversi. In alto, sulle prime colline affacciate sull’Adriatico, il convento camaldolese di Monte Giove si sviluppa attorno alla chiesa settecentesca di San Salvatore, e la sua terrazza offre uno splendido panorama verso il mare. Il monastero, oggi abitato da otto monaci, ha una farmacia molto fornita che propone in vendita prodotti naturali realizzati da diversi conventi dell’ordine; inoltre, se si è interessati al lento e costante ritmo dell’ora et labora, si può considerare il fatto che l’eremo è attrezzato per ospitare visitatori.

banner abbonamenti PA

Senigallia

Scendendo verso sud lungo l’Adriatica, che corre parallela alla costa, si raggiunge rapidamente la valle del fiume Misa. A due passi dalle rive del corso d’acqua (che in questa primavera si è purtroppo trasformato da un piccolo fiume che scorre placido verso il mare in un mostro ruggente che ha inghiottito case, piazze e giardini) anche Senigallia ha una storia lunga e legata alle sorti di una famiglia regnante: si tratta dei Della Rovere, e il segno della loro potenza è evidente su Piazza del Duca dove si trova la fontana dei leoni e si affaccia la mole severa della Rocca Roverasca, ingentilita dal colore ambrato dei suoi mattoni.

Foro annonario Senigallia
Foro annonario di Senigallia

La fortezza fu edificata dal 1480 su disegno del grande architetto Baccio Pontelli, e si sviluppa su una pianta quadrata con imponenti torrioni cilindrici agli angoli. Una volta superato il fossato e raggiunto l’interno, si possono visitare i sotterranei e i cammini di ronda, mentre nelle murature si vedono i ruderi della torre eretta nel Trecento sui resti delle fortificazioni romane. A poca distanza da Piazza del Duca si trova Piazza del Foro Annonario, un ampio spazio in stile neoclassico realizzato nel 1830.

Chiaravalle

Ancora più a sud si raggiunge l’ampia vallata dell’Esino, che s’inizia a risalire per entrare nel cuore della terra delle rocche fortificate. Prima di Jesi, però, una breve sosta a Chiaravalle permette di scoprire ciò che rimane dell’abbazia cistercense di Santa Maria in Castagnola, una delle tre che in Italia vennero fondate dai monaci partiti dalla casa madre di Clairvaux. Oggi a Chiaravalle non risiedono più monaci e la chiesa, semplice ma solenne, è divenuta una parrocchia che conserva i resti di uno dei chiostri antichi. Dopo alterne vicende storiche il convento ebbe l’ultimo momento di prosperità quando, attorno alla metà del Settecento, diede il via alla coltivazione del tabacco: un’attività che sarebbe sopravvissuta alla comunità monastica.

Abbazia-di-Chiaravalle
Abbazia di Chiaravalle

Ostra

È ora il momento di risalire sui colli dell’interno che nel corso dei secoli sono stati popolati da borghi e protetti da grandi fortezze, erette allo scopo di controllare transito e commerci di una regione molto ricca. In alto, a dominare la Valle del Misa, Ostra venne fondata nel XII secolo e conserva lunghi tratti delle mura che racchiudono il centro antico. Nel nucleo del paese – che vanta la Bandiera Arancione per la qualità dell’offerta turistica – si trova Piazza dei Martiri dove si erge la cinquecentesca torre civica, ricostruita nel 1950 dopo i danni subiti dai bombardamenti dell’ultima guerra. Sulla piazza si affaccia anche la chiesa di San Francesco, edificata nel XIV secolo, e da qui si può scoprire il tracciato delle mura accompagnati dal tubare dei piccioni e dal garrire delle rondini che hanno scelto le cortine di mattoni rossi per nidificare.

Ostra-San-Francesco
Ostra San Francesco

Corinaldo

Sorta anch’essa su un crinale e ugualmente insignita di Bandiera Arancione, Corinaldo è celebre per la sua cinta muraria, una delle più complete e spettacolari della zona, che racchiude il centro probabilmente fondato dalla popolazione fuggita dalla città romana di Suasa dopo le invasioni barbariche. Venne costruita a varie riprese tra il 1366 e il 1490, e secondo gli storici intervenne nel progetto l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, esperto d’ingegneria militare che operò in tutta l’Italia centrale. La lunghezza complessiva delle mura è di circa 900 metri ed è possibile seguirne alcuni tratti partendo dalla torre della Rotonda.

Corinaldo
Corinaldo

Suasa

La strada ci porta serpeggiando verso il fondovalle del Cesano, dove con qualche ricerca si riesce a raggiungere l’area archeologica dell’antica città di Suasa, distrutta nel 409 dai Goti di Alarico, al cui centro spicca il basamento di un imponente anfiteatro, lungo nella sua dimensione maggiore poco meno di cento metri. Lungo la valle del Cesano si trova anche San Lorenzo in Campo, un paese che si sviluppa attorno all’imponente palazzo dei Della Rovere e alla più antica abbazia benedettina.

La chiesa venne in buona parte costruita riutilizzando colonne, capitelli e pietre scolpite dell’antica e vicina città romana. I grandi pilastri, le volte gotiche segnate dalle nervature e il presbiterio, posto più in alto della navata centrale, si trovano al di sopra della cripta a sette navate riportata alla luce nel 1940 e al cui interno è stata scoperta la sepoltura attribuita a San Demetrio di Tessalonica. Le sue reliquie sono state quasi tutte restituite di recente alla chiesa ortodossa greca di Salonicco, che lo venera come megalomartire.

Suasa-anfiteatro
Suasa, anfiteatro

Mondavio

A dominare da settentrione la Valle del Cesano il borgo di Mondavio (anch’esso Bandiera Arancione) ha una chiara impronta medioevale, e il nucleo antico è circondato dalle mura. Fu un feudo prima dei Malatesta e poi dei Della Rovere, e la sua sagoma tra poggi e vigneti è resa inconfondibile dall’imponente Rocca Roverasca. La fortezza nacque sulla struttura di un castello più antico tra il 1482 e il 1492: il progetto fu ancora una volta di Francesco di Giorgio Martini, che lavorò su incarico di Giovanni Della Rovere e fu il progettista dell’impianto di difesa dell’intero ducato di Urbino. Il mastio imponente, con struttura poligonale a dieci facce, è collegato con due torrioni minori che sorgono ai margini del fossato.

All’interno sono state allestite alcune sale che ripropongono scene di vita rinascimentale, e nel fossato sono state sistemate le copie di una serie di macchine da assedio del XV e XVI secolo, ricostruite utilizzando i progetti originali di Francesco di Giorgio Martini.

Il teatro Apollo

Se la rocca – che ha superato senza gravi danni più di cinque secoli di storia – è il tempio della guerra, a pochi metri dal suo ingresso si trova, nascosto dietro la facciata della ex chiesa di San Filippo Neri, un tempio dedicato alla pace e all’arte: il settecentesco Teatro Apollo. Completamente rinnovato nel corso del secolo successivo, presenta sulla volta affrescata dei putti che danzano attorno al dio e sembrano irridere le imponenti cortine di mattoni della fortezza, la cui ombra merlata domina il teatro.

La musica e l’opera, che nelle gentili Marche sono state una delle ragioni d’essere delle comunità locali, hanno infatti portato alla nascita di decine di teatri che sono quasi sempre curati dagli stessi cittadini. Appassionati cultori della musica, del buon vivere e, ovviamente, dei vini d’eccezione che da secoli fanno la fortuna delle colline affacciate verso l’Adriatico.

La casa che non c’è

Corinaldo è stata la patria di un certo Scuretto, un artigiano il cui figlio, emigrato in America, inviava denaro che invece di essere investito nella costruzione della nuova casa sembra terminasse la sua corsa nelle osterie della zona. Anche se non del tutto sobrio, Scuretto fu decisamente intraprendente quando, a seguito dell’ennesima richiesta del figlio di ricevere una foto della nuova dimora, ne fece costruire solamente una facciata nel centro del paese (ancora ben visibile, con tanto di numero civico) davanti alla quale si fece ritrarre per confermare che i lavori erano regolarmente in corso. Il figlio, però, non si fece turlupinare e chiuse i cordoni della borsa.

Casa-di-Scuretto
Casa di Scuretto

————————————————————————–

Ti è piaciuto l’itinerario? Qui trovi tutte le aree di sosta in provincia di Pesaro e Urbino.

Tutti gli itinerari di PleinAir sulle Marche li puoi leggere sulla rivista digitale sul pc, sul tablet o sullo smartphone. Con un anno di abbonamento a PLEINAIR (11 numeri cartacei) hai a disposizione gli inserti speciali, la rivista digitale e l’archivio digitale dal 2015 (con gli allegati).

Con l’abbonamento a PleinAir ricevi i prossimi numeri comodamente a casa e risparmi!

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio