Una Mattinata diversa

A primavera fioriscono le orchidee del Gargano: uno spunto originale per conoscere le piccole meraviglie di quest'angolo dello Sperone.

Indice dell'itinerario

Peschici, Vieste, Pugnochiuso, Mattinata: sono queste le località più note del Gargano, famoso per la bellezza della costa, le bianche scogliere, le suggestive grotte marine, le lunghe spiagge ghiaiose che confinano con il verde dei pini, dei lecci e degli ulivi. Questa lussureggiante vegetazione, in gran parte spontanea, costituisce in realtà un importante patrimonio tuttora sconosciuto al grande pubblico, ma capace di regalare inedite emozioni anche a chi non ha particolari conoscenze botaniche. Ed è proprio la cittadina di Mattinata a essere divenuta una meta sempre più ambita dagli amanti della natura: il costante lavoro di due appassionati esperti locali, Angela Rossini e Giovanni Quitadamo, ha infatti portato in questi ultimi anni alla valorizzazione di un paradiso vegetale che si sviluppa lungo le pendici del Monte Sacro nel Parco Nazionale del Gargano. Immerso tra più di 2.500 specie censite di piante, il Sentiero delle Orchidee costituisce un piacevolissimo itinerario botanico lungo il quale, da gennaio a settembre, è possibile ammirare i piccoli e preziosi fiori spontanei che, con le loro ottantacinque varietà, rappresentano la più alta concentrazione esistente in Puglia, già detentrice del primato nazionale.
Dal centro di Mattinata, seguendo le indicazioni per Monte Sacro, si percorre la statale 89 (in alcuni tratti non troppo larga) e dopo una decina di chilometri si raggiunge l’ingresso del sentiero. Anche se l’accesso è libero, converrà far riferimento ai nostri due naturalisti per usufruire di una guida specializzata che, durante la mezza giornata necessaria alla visita, potrà illustrare le varietà più rare. Inoltre, anziché lasciare i propri mezzi incustoditi sul ciglio stradale, per una migliore sistemazione dei v.r. conviene raggiungere, poco più avanti in contrada Stinco, l’agriturismo Monte Sacro dove sarà possibile parcheggiare e pernottare a modesta tariffa.
La parte iniziale del percorso è abbastanza agevole poiché il tracciato è quasi interamente lastricato da piccole pietre piatte; il sentiero si snoda tra un mare di verde nel quale si intersecano muretti a secco a scandire poderi che si stendono attorno a vecchi casolari in pietra. Sarà solo l’attento occhio del naturalista che potrà cogliere e indicare la presenza delle orchidee, alte pochi centimetri e non facili da distinguere; solo dopo i primi avvistamenti guidati si riuscirà a notarle da soli, finendo con il mettersi carponi per poterle ammirare in ogni dettaglio e per fotografarle.
Il nome dell’orchidea deriva dal greco orchis, ovvero testicoli, per la caratteristica forma dei due tuberi che formano l’apparato radicale e che hanno funzioni diverse: l’uno serve all’accrescimento, l’altro accumula riserve per dare origine, l’anno successivo, alla nuova pianta. Le orchidee più comuni del Gargano appartengono ai generi Ophrys, Epipactis, Serapias e Orchis, differenziati dal fusto (alto da 10 a 90 centimetri), dal numero delle foglie e da grandezza e colore dei fiori che, salvo alcune varietà, generalmente emanano un gradevole e delicato profumo. In particolare, i fiori delle Ophrys sono piuttosto caratteristici poiché imitano l’addome di alcuni insetti come il calabrone e l’ape: un mimetismo evolutivo che, tramite l’impollinazione, permette la sopravvivenza e la conservazione della specie.
Con la nascita della Barlia robertiana a gennaio, il ciclo della fioritura – che ha il suo culmine fra aprile e maggio – terminerà con l’apparizione dell’ultima Spiranthes spiralis a settembre: un iter vegetativo che ha fatto di Mattinata l’indiscussa capitale delle orchidee spontanee.

Un po’ di storia
La bianca cittadina si affaccia sull’Adriatico, distesa nella piana verdeggiante racchiusa a sud dal Monte Saraceno e a nord dallo stesso Monte Sacro. Su quest’ultimo, per quanti hanno seguito il Sentiero delle Orchidee, il prolungamento della passeggiata porta in sommità, a quota 874, dove si trovano i resti dell’abbazia benedettina della Santissima Trinità. Fin dall’antichità sulla cima, chiamata Monte Dodomeo, si celebravano riti pagani in onore di Giove; più tardi, per diffondere il culto dell’Arcangelo Gabriele, i monaci della vicina Monte Sant’Angelo distrussero i simulacri pagani dedicando la cappella alla Trinità. Il successivo sviluppo dell’abbazia, che arrivò a controllare gran parte del territorio del Gargano, ne determinò anche la sua decadenza per l’impossibilità di gestire quest’enorme patrimonio: nel 1481 il decreto del pontefice Sisto IV stabilì che il complesso divenisse una dipendenza della curia arcivescovile di Siponto. All’interno delle mura perimetrali sono ancora visibili le navate in stile romanico, il portale colonnato, i resti delle celle di preghiera, l’ossario e l’insieme degli altri ambienti che occupavano un’area di oltre 6.000 metri quadrati.
Antiche testimonianze della frequentazione del territorio si trovano anche su Monte Saraceno, con la suggestiva necropoli dauna nella quale sono presenti oltre 4.000 sepolcri, scavati nella nuda roccia, che affacciano direttamente sulla città; il sito, raggiungibile dalla statale 89 per Manfredonia, si raggiunge con un’ulteriore passeggiata a piedi. Il porticciolo custodisce invece i resti di una villa patrizia romana dell’antica Matinum, con gli ambienti costruiti in opus reticulatum, nei quali sono ancora evidenti i contenitori delle derrate alimentari. Fra orchidee e antichità, oltre alla vista incantata del mare, ce n’è davvero quanto basta per trascorrere… una Mattinata diversa.

PleinAir 417 – aprile 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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