Una città al balcone

I suoi colli, tutelati da un parco, salgono verso le Orobie in un susseguirsi di viste a tutta natura. Nelle sue valli dormono i resti di una storia vecchia di duecento milioni di anni. Ma Bergamo è anche una grande meta d'arte tutta da conoscere.

Indice dell'itinerario

Uno degli animali più inquietanti d’Italia fa bella mostra di sé nel Museo Civico Enrico Caffi, uno dei tanti gioielli di Bergamo Alta. E’ stata una frana verificatasi nel 1971 a far scoprire in una cava di Cene, in bassa Valle Seriana, lo scheletro dell’Eudimorphodon ranzii, il più antico rettile volante del pianeta, le cui fotografie sono apparse sul National Geographic e sulle riviste scientifiche di tutto il mondo. Poiché era in grado di volare, non si può definirlo un dinosauro: per i paleontologi, infatti, questo termine si applica solo ad animali in grado di camminare eretti e non a rettili che nuotavano, volavano o si muovevano rasoterra come i coccodrilli. Le sue ricostruzioni nel museo e nei libri ricordano un pipistrello con denti e artigli affilati. Concedendo qualcosa alla fiction, lo si potrebbe definire un gabbiano mannaro.
Vista dalla Città Alta, la presenza del predatore volante sembra assolutamente normale. «Bergamo è al centro di un’area di straordinaria importanza da questo punto di vista» spiega Anna Paganoni, responsabile della sezione di paleontologia del museo. «Nelle nostre Prealpi sono state censite 1.200 località di interesse paleontologico, e molte sono sui colli alle porte della città. Cene, con quasi 5.000 ritrovamenti, resta il sito principale». I reperti ospitati nelle vetrine del museo comprendono alghe, crostacei, pesci e le più antiche aragoste del mondo, una fotografia della vita nel Triassico superiore, tra i 220 e i 210 milioni di anni fa. A quell’epoca, invece dei Colli di Bergamo c’era un mare poco profondo, e l’Eudimorphodon andava a caccia volando a pelo d’acqua. Oggi la cava di Cene, attrezzata a parco archeologico, accoglie migliaia di visitatori ogni anno. «E’ bene scoprire che nelle valli bergamasche non c’è solamente l’industria» conclude la nostra guida.
Da queste parti, però, non emozionano soltanto i rettili preistorici. A poco più di 300 metri di quota, affacciata sulla pianura solcata dal Brembo e dal Serio, Bergamo Alta è una delle più belle città della Lombardia e d’Italia. A vederli dal colle di San Vigilio o dalla Rocca, i campanili di Santa Maria Maggiore e delle altre chiese del centro, insieme alle torri e alle mura cittadine, si stagliano contro la pianura e formano un quadro di straordinaria armonia. Ma il panorama è magnifico anche quando si volge lo sguardo verso le Alpi: in alto, a portata di mano nelle serene giornate d’autunno, si alzano i primi contrafforti delle Orobie; a pochi chilometri in linea d’aria dal centro, il Canto Alto e il Podona superano i 1.000 metri di quota. Subito dopo, con il massiccio dell’Alben, la montagna bergamasca inizia a fare sul serio.
Tra la pianura e la Città Alta da un lato e le prime montagne dall’altro, la definizione di Colli di Bergamo si applica a un insieme di aree decisamente diverse tra loro, unite dalla vicinanza alla città e dal fatto di essere incluse, dal 1977, nei confini di un parco regionale che si estende su 4.050 ettari. Sul più basso dei rilievi sorge proprio Bergamo Alta, seguita dal Colle di San Vigilio che chi conosce bene Firenze non ha problemi a definire la Fiesole bergamasca . Qui le lussuose residenze della ricca borghesia cittadina si alternano a giardini e a dimore ottocentesche, utilizzate in passato per la villeggiatura, mentre sul punto più elevato si trovano le rovine di un forte oggi sistemato a giardino pubblico. Da ogni angolo lo sguardo spazia sulla Città Alta, le montagne, la pianura, e nelle giornate serene si scorge anche il duomo di Milano.
Lasciate alle spalle Bergamo Alta e San Vigilio, l’ambiente cambia rapidamente. A pochi chilometri, sul confine del parco, la cresta calcarea del Canto Alto offre un ambiente di vera montagna, innevato e potenzialmente impegnativo d’inverno, affacciato sulle vette e sulle valli delle Alpi Orobie. Ma sono gli itinerari più tranquilli a rendere di incredibile attrattiva il parco dei Colli: strette strade asfaltate, ombrosi viottoli, ripide scalinate (a volte dai nomi bizzarri, come lo Scorlazzone e lo Scorlazzino), veri e propri sentieri permettono un’ampia scelta di passeggiate con partenza dalla stessa città e dai centri vicini. In alto, oltre a San Vigilio, offrono vasti panorami la Croce di Ranica e il Colle dei Roccoli; l’assolato versante affacciato sul capoluogo ospita le ville più belle, mentre quello rivolto alle Orobie è ancora rivestito da fitti boschi di faggi, pini e castagni, conserva dei casali agricoli ed è tuttora percorso da greggi di pecore al pascolo. Tra i cespugli, in questa zona compaiono uccelli rari come lo zigolo giallo, il codirossone e l’occhiocotto, e a primavera si assiste a interessanti fioriture. L’abbondanza di chiese, santuari e monasteri (quello benedettino di Valmarina ospita oggi la sede dell’area protetta) ricorda la profonda religiosità dei bergamaschi, e l’antico acquedotto dei Vasi rifornisce sin dal Rinascimento la Città Alta: e il rapporto tra Bergamo e i suoi Colli, qui, sembra ancora più stretto.

PleinAir 399 – ottobre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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