Un tuffo tra i monti

In visita a Villach tra bagni di lago, folklore e architetture del Cinquecento.

Indice dell'itinerario

E’ la prima città dopo la frontiera tra il Friuli Venezia Giulia e la Carinzia, ma a Villach i turisti internazionali passano di fretta perché in ambito austriaco è sovrastata dalla fama di Vienna, Salisburgo, Innsbruck, Graz, Linz e di centri minori noti per l’arte e l’ambiente. Nodo di traffici, strade e ferrovie all’incrocio di due grandi assi di comunicazione (uno dall’Est all’Italia e al Mediterraneo centrale, l’altro dall’Europa nord-occidentale verso i Balcani e il Medio Oriente), sorge al confine di tre paesi e di altrettante etnie, germanica, latina e slava. Data la posizione non poteva non esserci almeno una statio romana, e infatti c’era, ma di Santicum – per gran passaggio di barbari e riutilizzo di materiali – non si sono ancora trovati ruderi. Dopo i secoli oscuri, riappare nel IX secolo e diventa grande nel Quattrocento con l’industria del ferro.
Non ci sono cattedrali famose, residenze imperiali o suggestive case di geniali compositori; questa è una città di commercianti sorta sulle rive di un bel fiume navigabile, la Drava. Il ponte del centro unisce la Nicolaikirche, sulla riva sinistra, alla Hauptplatz, sulla sponda opposta: è la tipica “piazza lunga” austriaca, cioè un tratto di strada ben larga che fu creato nel XII secolo per il mercato. Al civico 7 si nota un edificio con finestre gotiche del Trecento, ma è solo la prima tappa per chi sa girare con spirito di curiosità: l’Apotheke, ovvero la farmacia, mostra nell’arco dell’ingresso l’insegna del 1589, e altre lapidi coeve si trovano ai numeri 11, 13 e 18 (quest’ultimo era la casa del celebre medico Paracelsus). Il Cinquecento, del resto, è stato il grande secolo di Villach dopo le distruzioni apportate dai Turchi nel 1486 e la successiva ricostruzione; dell’epoca anche la Khevenhüllerhaus al 26, un tempo residenza ducale e oggi albergo, con all’interno colonne e volte gotiche e all’esterno le rinascimentali loggette chiuse che qui si chiamano Erker. Superbi, come anche in altre vie, i restauri che hanno riportato gli edifici in condizioni tali che si fa fatica a dar loro l’età che hanno.
All’estremità sud della Hauptplatz sorgono da un lato la parrocchiale di Sankt Jakob, che occupa il centro di una piazza rettangolare, e dall’altro la Rathaus, ovvero il municipio. La chiesa c’era già nel Millecento ma nelle attuali forme è anch’essa del Cinquecento, in stile tardogotico arricchito da decorazioni rinascimentali e rococò. In Burggasse c’è il Burg, sede dei principi-vescovi di Bamberg che governarono quelle terre (il cui confine arrivava fino a Pontebba) dal 1007 al 1759.
Specialità dell’Austria sono le settecentesche colonne votive: a Villach ce ne sono due, una dedicata alla Trinità nella Hauptplatz e l’altra alla Vergine nella Widmangasse (manca invece la tanto diffusa Pestsäule eretta a ringraziamento per la fine della peste, flagello qui evitato forse grazie all’aria buona della montagna e all’abitudine igienica dei bagni). D’importazione sono invece le arcate sorrette da colonne, che danno all’architettura di Villach la luminosità del vicino sud.La montagna di casa è la Villacher Alpe: arrivando dal confine italiano si profila un’enorme parete di roccia rossastra, che dalla città appare invece morbida nelle pendenze e invitante di foreste e radure sino in cima. Inizia proprio fuori dall’abitato e vi si accede con una strada a pedaggio, un regolatore di affluenza che contribuisce al perfetto mantenimento dell’ambiente e dei punti d’interesse (ad esempio l’Orto Botanico) posti a ogni parcheggio. Ci si trova tutto il buono delle Alpi, i boschi di faggi e poi di larici e abeti, i pascoli, le malghe. Dai 1.732 metri del parcheggio sommitale una seggiovia porta a quota 1.957; da qui per la vetta, i cui 2.167 metri sono siglati da una grande antenna, c’è un’ora di cammino che risulta alla portata anche di bambini e anziani, dando insomma a tutti la soddisfazione di arrivarci con le proprie gambe (e magari, a quelli più in età, con la nostalgia dell’epoca in cui salivano a piedi fino in cima direttamente da Villach).
Della perfetta organizzazione turistica si avvalgono, oltre che gli escursionisti, anche i cicloturisti: hotel a loro misura, ottime strade o piste ciclabili, percorsi panoramici tra laghi e montagne – anche senza salite – e tracciati per mountain bike. Per non dire delle terme, con sorgenti radioattive scoperte fin dall’antichità, predilette dai Romani e poi lanciate nel Cinquecento da Paracelsus (colpo grosso fu quello di avere un imperatore tra i suoi clienti).
Nel XX secolo la grande stagione balneare: alla periferia della città e nel giro di pochi chilometri ci sono una quindicina di specchi d’acqua, dai grandi laghi ai piccoli stagni color verde cupo. Mentre i fiumi che scendono freddi e talvolta fangosi dalle alte quote delle Alpi, il Gail e la maestosa Drava, se ne vanno verso est, tutti i bacini della regione hanno sorgenti autonome, sotterranee o poste su modeste colline, con acque limpide e di temperatura mite: d’estate il sole scotta, ma non ci si deve aspettare sabbia rovente bensì freschi prati alberati. I laghi adatti alla balneazione sono sei, il più esteso dei quali è l’Ossiacher See; noti quasi solo ai locali i piccoli e tranquilli Vassacher e Sankt Leonharder See, mentre verso est si trovano il Sankt Magdalener e il Silber See (che solo un argine separa dal corso della Drava). Il più vivace per le attività balneari è il Faaker See, 2 chilometri quadrati, un’isoletta, stabilimenti e campeggi: ci si naviga a vela, a remi, con barche elettriche, pedalò e gommoni, ma sono regolamentati e malvisti i motori a scoppio contrari alle tendenze ambientaliste ben diffuse da queste parti. A dominare il panorama i 2.145 metri del Mittagskogel, il “picco di mezzodì”, perché rispetto a Villach è quasi a mezzogiorno. Sulla strada per il Faaker See, un chilometro dopo un grande negozio di articoli da campeggio, una stradina e poi un sentiero portano al Gailspitz, la confluenza del Gail nella Drava; mentre a 600 metri svetta il campanile dell’importante chiesa gotica di Maria Gail, con inserimenti barocchi.
A coronare il quadro non manca il folklore che ha il suo maggior evento nel Villacher Kirchtag, grande sfilata di gruppi in sgargianti costumi, simpatici e un po’ rétro nel loro attaccamento alle radici paesane. Oltre ai carinziani e ad altri austriaci, vengono dalla Slovenia, qualcuno dall’Italia e da paesi più lontani per festeggiare la pace nella città dei Tre Confini.

PleinAir 396/97 – luglio/agosto 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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