Un terno al Lot

Tre viaggi in uno: in camper, in treno e in house boat per assaporare fino in fondo uno dei luoghi più romantici di tutta la Francia: la valle del Lot.

Indice dell'itinerario

Garry Davis, un aviere americano che partecipò ai bombardamenti di Berlino e che trascorse gli ultimi mesi di guerra in un campo di prigionia in Francia, tornato in libertà e disgustato dalla guerra rinunciò alla cittadinanza e al passaporto, distruggendo i documenti davanti a un esterrefatto ambasciatore del suo paese. Era il 25 maggio 1948.
Qualche mese dopo, in una movimentata assemblea alle Nazioni Unite, sostenuto da molti esponenti della cultura e della scienza tra cui Albert Einstein, lo stesso Davis si dichiarò ufficialmente “cittadino senza passaporto”.
Dopo solo un anno, venne pubblicata la Carta dei Cittadini del Mondo alla quale aderirono più di un milione di persone di diversa nazionalità. E nel 1950 a Cahors, nella Francia centrale, cinquemila persone tra cui dieci premi Nobel, inaugurarono la Route Mondiale des Peuples, la strada dei “senza passaporto” che, dopo aver costeggiato fisicamente la valle del Lot attraversa idealmente dieci nazioni passando per Berlino, Leningrado, India, Cina e Stati Uniti.
Lo ricordano le colonnine bianche e rosse poste ai lati della strada, indicando le distanze tra la valle e le città che hanno sottoscritto l’iniziativa.
La valle del Lot, tuttavia, non fu sempre un’oasi di pace. La realizzazione nel 1870 della linea ferroviaria innescò violente lotte tra battellieri e ferrovieri per aggiudicarsi i trasporti di vino, frutta secca e carbone di legna, dall’interno del Quercy fino a Tolosa e ai porti dell’Atlantico. Le guerre mondiali sospesero la disputa. Ma mentre le peniche, tipiche barche da trasporto, vennero riciclate come case galleggianti, il materiale rotabile rimase inattivo e, senza manutenzione, in pochi decenni divenne inservibile. Poi ci fu l’avvento del trasporto su gomma, ma le strade interne, strette e tortuose, non ressero alla concorrenza delle autostrade e così i villaggi sul fiume si spopolarono… Tra gli anni ’60 e ’70, con la ripresa dell’economia e la nascita del turismo di massa, il Lot venne riscoperto e gli ex ferrovieri e battellieri si coalizzarono per un ambizioso progetto: trasformare la valle in un paradiso per gli appassionati di viaggi in treno, barca e bicicletta.
Dopo anni di sacrifici i giovani tornarono, il fiume si ripopolò e finalmente, nel 1986, entrò nell’albo delle più belle rotte fluviali di Francia. L’esito di questa storia è ben visibile seguendo la valle tra la cittadina di Cajarc e Cahors, pochi chilometri in tutto (circa 70) ma così tanto da fare, vedere e gustare che quasi non basta una vacanza.

Su strada
Piccoli abitati in pietra scura, seminascosti nella vegetazione e affacciati su spiaggette di ciottoli, caratterizzano la valle tra Cajarc e Larnacol: luoghi di relax e di riposo dove leggere un libro o fare il bagno per poi sdraiarsi al sole. Ma dopo Lanarcol la valle si restringe tra alte pareti rocciose tanto che i valligiani, già nel Medioevo, si ingegnarono a sistemare parte delle abitazioni nelle cavità naturali presenti in gran numero alla base delle falesie. Come si nota chiaramente a La Toulzanie, dove le case sono parte integrante del paesaggio, incastonate tra alberi e strapiombi.Dopo una decina di chilometri, la valle torna ad allargarsi e su un rilievo laterale appare arroccato il borgo fortificato di Saint-Cirq-Lapopie, un vero capolavoro di architettura del XIII secolo. Parcheggiato il mezzo in una delle aree di sosta situate lungo il fiume, si sale a piedi la ripida strada che conduce alle porte della cittadella. Tortuosi vicoli accompagnano il visitatore, tra muri di pietra e balconcini di legno sotto i quali si aprono negozi e trattorie, fino al belvedere che domina uno spettacolare scenario sul fiume. Lasciate le atmosfere medioevali di Saint-Cirq-Lapopie, si prosegue in direzione di Bouziès, un paesino sommerso dal verde dei boschi, base di partenza per la visita alle falesie di Ganil. Qui, agli inizi del secolo scorso, fu scavato un sentiero nella roccia a pochi metri di altezza dal fiume, per assicurare un’alzaia ai cavalli che trainavano controcorrente le chiatte da carico. Oggi lo spettacolare camminamento non è solo un percorso escursionistico ma anche un’esposizione permanente di Daniel Monnier, l’artista francese che ha scolpito sulle pareti alcune opere.
Chi non percorre il sentiero a piedi o in bicicletta, può ammirarlo dal battello turistico che da Bouziès risale il fiume raggiungendo le basse fortificazioni di Saint-Cirq-Lapopie.
Superate le falesie, a Saint-Géry, nella piana omonima, si visita il piccolo museo ferroviario del Quercyrail. Diverse littorine sono esposte sui binari della piccola stazione e, in un magazzino attiguo, alcune bacheche raccontano l’epoca d’oro della ferrovia del Lot. C’è anche un trenino a vapore che compie un breve giro nelle vicinanze.
Qualche chilometro più a valle si trova il campeggio di Vers, situato sulle sponde del fiume e dotato di scivolo di alaggio per gommoni e canoe, che offre la possibilità di una sosta per andare alla scoperta di alcune case vinicole della zona. Vers, servita dalla ferrovia, è anche un’ottima base per visitare Cahors, la storica capitale della regione, vivace e festaiola, dove si passeggia tra vicoli che improvvisamente si aprono su grandi piazze, davanti a cattedrali dalle imponenti vetrate.

Su ferro e su acqua
Il treno Quercyrail, del quale abbiamo visitato il museo, accompagna i turisti alla scoperta del Lot, abbinando soste culturali a gite in barca. Parte da Cahors o, in senso contrario, da Capdenac, nell’alta valle, e propone diversi programmi giornalieri. Qualche esempio: da Cahors, lunedì e giovedì, si risale il fiume fino a Cénevières per visitare il castello; martedì e venerdì si sosta a Vers, con pranzo tipico e ritorno in barca; sabato e domenica si visita Saint-Cirq-Lapopie. Offerte analoghe partendo da Capdenac.
Ma da Cahors è anche possibile risalire in autonomia un tratto del Lot noleggiando spaziose house boat e, volendo, anche biciclette per le escursioni a terra. Non occorrendo patente nautica, sono sufficienti un paio d’ore trascorse con il noleggiatore per capire come manovrare e superare le chiuse.
Si parte dalla base nautica di Pont-Saint- Mary, a Cahors, e già pochi chilometri dopo si deve superare la chiusa situata tra le arcate del monumentale ponte Valentre. Oltrepassato anche il viadotto ferroviario si raggiunge la chiusa di Coty e, ormai alla periferia della città, quella di Lacombe. Presto un’altra chiusa immette nel canale per il paese di Arcambal e quindi per Vers. La navigazione non è pericolosa, ma occorre prestare attenzione a non accostare troppo perché la fitta vegetazione potrebbe danneggiare l’elica.
Le chiuse di Planiols, Saint-Géry e Bouziès richiedono manovre un po’ più elaborate per l’apertura e la chiusura delle paratie, ma è un divertimento. Transitare, poi, sotto le falesie di Ganil e superarne lo sbarramento sempre in vista del sentiero scavato nella roccia, è davvero uno spettacolo.
Un’ultima chiusa, ed ecco comparire la gemma medioevale di Saint-Cirq-Lapopie con l’area attrezzata per l’ormeggio.
Qui l’escursione fluviale termina; si può ripeterla anche a ritroso, allungando la vacanza, oppure tornare alla base con altri mezzi.

PleinAir 370 – maggio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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