Un porto al sole

Fuori stagione Atene ritrova tutto il suo fascino di capitale dell'Egeo: intrisa di quella classicità che costituisce il fondamento della cultura occidentale, è oggi una metropoli sempre più vitale e moderna che non rinuncia alla genuinità delle sue tradizioni.

Indice dell'itinerario

Certo, potrebbe anche nevicare. Ma se avete scelto Atene per le feste di Natale e Capodanno, non c’è dubbio che avevate in mente qualcos’altro: sole, temperatura mite e magari, in una giornata ancora più tiepida delle altre, un tuffo nelle acque dell’Egeo. Per non dire della possibilità di visitare la capitale greca, i suoi musei e il patrimonio della classicità ellenica in una solitudine quasi completa, impensabile d’estate quando torme di turisti sudati e vocianti affollano ogni angolo dell’Acropoli e sciamano lungo le strade arroventate dalla calura. Partenone, museo archeologico, cena in uno dei locali tipici della Plaka. Le tappe di una visita standard ad Atene in effetti sono sempre state queste, da almeno una trentina d’anni in qua. Eppure – complici le Olimpiadi del 2004 e un notevole miglioramento delle infrastrutture e dei servizi – l’offerta culturale della città è molto cresciuta in poco tempo, soprattutto per quanto riguarda alcuni musei minori (definizione non riduttiva, ma ovvia se le loro collezioni vengono paragonate all’eccezionale esposizione del Museo Archeologico Nazionale) che hanno completamente rinnovato e modernizzato le proprie sale. Vale insomma la pena di accodarsi, anche se in questo periodo la fila alle biglietterie sarà senz’altro breve, per scoprire epoche, storie e artisti che possono dare un quadro più ampio della complessa cultura della nazione greca.

La strada dei musei
Dalla Syntagma, la piazza del Parlamento che sigla a nord-est il perimetro della Plaka, il viale Vassilìssis Sofìas procede ampio verso la mole squadrata dell’hotel Hilton. All’angolo della Koumbari sorge il Museo Benaki, fondato nel 1930 dall’erede di una ricca famiglia greca di Alessandria d’Egitto. All’interno di uno dei palazzi ottocenteschi più interessanti di Atene, il complesso espositivo ha aperto le porte al pubblico nel 2000 e la struttura, con una caffetteria al secondo piano che offre un bel panorama sull’Acropoli, ospita anche mostre temporanee e concerti. Il piano terreno è dedicato a un’epoca piuttosto ampia che va dalla preistoria al XVII secolo: fra gli oggetti esposti nelle prime sale spiccano reperti ciprioti e punte di ossidiana, il cosiddetto Tesoro di Tebe, gioielleria in stile geometrico del IX-VIII secolo a.C. e un’anfora attica ornata da delicate sirene. Nella sala 4 si trovano quattro elmi datati fra il 600 e il 450 a.C., una figurina in bronzo di Eracle e un’erma bifronte proveniente dai Propilei dell’Acropoli. Stele e monumenti funerari sono sistemati nell’ampio atrio coperto, mentre nella sala seguente sono da notare il Tesoro di Tessaglia (scoperto nel 1929) e un notevole assortimento di gioielli d’epoca ellenistica in stile orientale, tra cui un medaglione che raffigura Atena. Al primo piano si trovano una serie di oggetti e costumi del periodo della dominazione ottomana e la ricostruzione di un’iconostasi che proviene da Arta Molte vetrine, in questo piano e al terzo, sono dedicate ai costumi delle regioni e isole greche, mentre una serie di acquerelli descrivono Atene e altre località archeologiche greche nell’800 e non manca un bel ritratto di Lord Byron. Due stanze completamente in legno, una delle quali dipinta in vari colori, sono state portate qui da ricche dimore di Kozari, in Macedonia, e conservano le finestre originali in alabastro che permetteva di far entrare la luce impedendo però la vista degli ambienti dall’esterno. Al terzo piano, infine, il tema portante è quello della lotta per l’indipendenza greca, seguito dalla Grecia dei re ellenici Ottone e Giorgio I. A poche centinaia di metri, sullo stesso viale, una cancellata di ferro segnala una nobile dimora costruita nel 1848 per la duchessa di Piacenza, che fu una strenua sostenitrice dell’indipendentismo ellenico. L’edificio ospita dal 1930 il Museo Bizantino, che è stato recentemente spostato nelle vecchie scuderie e al di sotto del corpo centrale del fabbricato. L’organizzazione della visita è strettamente cronologica: le sale sono dedicate alla transizione dal mondo antico a Bisanzio e all’epoca in cui la cultura bizantina raggiunse il suo apogeo, mentre una terza sezione è dedicata al lungo periodo successivo alla caduta della capitale d’Oriente. Fra gli oggetti esposti molti sono degli autentici capolavori: dalle sculture cristiane con elementi mitologici di sarcofagi dell’Asia centrale (III secolo) a un rilevo di Orfeo proveniente da Egina (IV secolo) fino alla statua di Isvardia che arriva da Smirne. Al periodo delle prime grandi basiliche della cristianità risalgono i frammenti di mosaici rinvenuti nella basilica Ilissos di Atene e un delicato fregio della Natività da Naxos (entrambi del V secolo), mentre balaustre antiche riutilizzate provengono dalla chiesa dedicata alla Vergine che venne costruita all’interno del Partenone. Seguendo il filo dell’evoluzione dell’arte di Bisanzio non poteva mancare un’esposizione di icone: tra queste spiccano una Vergine glikofilousa (cioè della tenerezza, opera da Rodi del XV secolo), una rara icona mosaicata trecentesca dall’Asia minore e un’icona che sul fronte rappresenta Santa Caterina e sul retro Maria Egiziaca e l’abate Zosimas nel deserto. Nella sala seguente sono esposti gli affreschi recuperati dalla chiesa della Vergine di Episkopi, sommersa dal lago creato dalla costruzione della diga idroelettrica di Kremasta. Prima di giungere agli ultimi reperti in mostra, nella sala dedicata alla caduta di Bisanzio, si trova una notevole collezione di vasellame del XII e XIII secolo trovata in mare in un relitto al largo di Alonissos.
Aperto nel 1986 a breve distanza dal Museo Bizantino (come anche il piccolo ma corposo Museo della Guerra, amato dai giovanissimi turisti maschi e annunciato da un parcheggio di aerei da caccia all’aperto), il Museo d’Arte Cicladica è composto nel suo nucleo fondamentale dalla collezione raccolta da Nikolaos Goulandris. In continua espansione grazie a donazioni e nuove acquisizioni, ha ottenuto in affitto la Stathatos Mansion, un palazzo neoclassico che si affaccia sulla Vassilìssis Sofìas e ospita mostre temporanee spesso dedicate a sottolineare i paralleli possibili tra il passato e l’arte moderna. Uniti da un patio in cui si trova la caffetteria coperta, i due edifici offrono una panoramica d’eccezione sull’arte ellenica antica che comprende reperti cicladici, greci e, grazie al recente ingresso della collezione Zintilis, antichità cipriote. Al primo piano si trova la collezione proveniente dalle Cicladi, ovvero dall’arcipelago che secondo la mitologia era nato in cerchio (kyklos) attorno all’isola sacra di Delo, dove nacquero Apollo e Artemide. La massima espressione della civiltà cicladica si colloca nel III millennio a.C. e la collezione di reperti spazia dal V al II millennio: le più celebri realizzazioni degli scultori delle isole sono certamente le figurine, soprattutto di donna, che hanno sempre colpito archeologi, storici e artisti per la loro linea essenziale e fuori dal tempo, per non dire eccezionalmente moderna. Lunghe e complesse ricerche hanno cercato di chiarire il significato e il ruolo di queste splendide immagini, ma ancora oggi non sappiamo se raffigurino divinità o esseri mortali. Il primo reperto che accoglie i visitatori all’ingresso della sezione è la figura di donna, perfetta nella delicatezza e trasparenza del suo marmo bianco, di provenienza sconosciuta e attribuita dagli archeologi a un maestro che avrebbe realizzato molti altri capolavori in un’epoca compresa fra il 2800 e il 2300 a.C. In evidenza la cosiddetta “grande statua (circa 140 centimetri di altezza, forse proveniente da Keros), mentre fra le tante altre sculture femminili spiccano le poche rappresentazioni maschili – comunque rare nella storia dell’arte cicladica – come l’uomo che brinda , risalente a un periodo compreso tra il 2400 e il 2300 a.C., raffigurato seduto su una sedia con il braccio destro alzato. Le figurine erano colorate in origine ma il trascorrere dei millenni le ha rese chiare e diafane, sottolineandone l’impressionante attualità. Il secondo piano del museo ospita invece la collezione d’arte greca antica composta da circa trecento oggetti che risalgono a un periodo dal II millennio a.C. al II secolo d.C., mentre al terzo livello troviamo la collezione di antichità cipriote e all’ultimo ancora una raccolta, intitolata a Karolos Politis, di arte ellenica dell’antichità. Delle molte altre collezioni cittadine merita poi una citazione il Museo del Ceramico, allestito di fianco all’antico quartiere dei vasai, che ospita una serie di eccezionali sculture venute alla luce durante gli scavi della nuova metropolitana. Breve ma piacevole anche la visita al Museo della Ceramica Popolare, ospitato al di sotto della cupola dell’antica moschea nel bazar di Monastiraki, con opere provenienti soprattutto dai celebri laboratori greci dell’Asia Minore. Nel nostro giro, anche se non è la prima volta che ci troviamo ad Atene, non potremo comunque mancare una tappa al Museo Archeologico Nazionale, specialmente per visitare l’allestimento delle sale micenee completamente rinnovato con eccellenti risultati, le statue della splendida kòre Phrasikleia (550-540 a.C., sala 11), la statua equestre di Augusto (24-14 a.C.) e la statua di una menade dormiente dell’epoca dell’imperatore Adriano (117-138 d.C., sala 32). Ristrutturati ma rimasti sostanzialmente simili al passato sono i musei dell’Agorà e dell’Acropoli; ai piedi della collina è stato però costruito un nuovo palazzo destinato a ospitare, qualora il governo di Sua Maestà Britannica decida di acconsentire alla richiesta, i fregi del Partenone attualmente esposti al British Museum di Londra.

Come in un’isola

Ci vorrebbe una guida intera per raccontare l’Acropoli, e perciò sarà bene procurarsi un buon volume prima di affrontare la visita del cuore storico di Atene (mettendo in preventivo almeno tre ore per un’esplorazione non troppo distratta e scegliendo, se possibile, un giorno feriale). La maestosità del Partenone, del resto, non ha bisogno di presentazioni e a chiunque, dalla terza elementare in su, il monumento simbolo della cultura ellenica ricorderà lezioni scolastiche più o meno vicine, dando finalmente corpo alle ore trascorse sui libri. In basso si stende l’intrico di vicoli e piazzette della Plaka, il vecchio quartiere rimasto praticamente intatto nella sua struttura architettonica e oggi divenuto la zona turistica per eccellenza: e al di là dell’invasione di ristoranti, caffè, taverne e botteghe di souvenir, è sempre piacevole passeggiare lungo le sue viuzze dove si esibiscono musicisti, giocolieri e artisti di strada d’ogni genere. Non mancano neanche qui le occasioni culturali, fermandosi ad osservare in special modo le chiese come quella bizantina della Rangabas, la Metochi Panaghiou Tafou di epoca ottomana e l’ottocentesca Aghios Nikodimos, oltre al curioso tempietto circolare di Lisicrate. Ma per calarsi nello spirito di una Grecia dal sapore mediterraneo bisogna tornare verso l’Acropoli, salendo nei vicoli del quartiere di Anafiotika dove si stanziarono, a partire dal 1830, gli abili muratori giunti dall’isola di Anafi per ricostruire e abbellire la città dopo la fine della dominazione turca. Bianche casette con gli infissi dipinti nelle tipiche tonalità del turchese, tendine di pizzo a schermare i vetri, terrazzini, pergolati e giardinetti che traboccano di piante aromatiche: da quassù, mentre si accendono le prime luci della sera, Atene si mostra in tutto il suo fascino di capitale dell’Egeo.

PleinAir 425 – dicembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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