Un parco tra due golfi

Questo è un viaggio speciale, classico e al tempo stesso nuovo, che parte dal cuore verde dei Monti Lattari: una giovane area protetta che merita di essere conosciuta per la sua rustica bellezza, e che si rivela una base indispensabile per visitare la Costiera Amalfitana senza incorrere nei divieti di circolazione lungo la celebre litoranea. Con la complicità dei trasporti pubblici e di un buon paio di scarpe da trekking.

Indice dell'itinerario

Alba del 14 ottobre 1877, Cava de’ Tirreni. Un giovanotto poco meno che trentenne si mette in cammino e in tre giorni percorre la lunga cresta montuosa dei Lattari, che si allunga tra il golfo di Napoli e quello di Salerno fin quasi a lambire l’isola di Capri. Quel trekker ante litteram è Giustino Fortunato, alpinista, letterato e studioso: e proprio la sua passione per i viaggi a piedi sarà uno degli strumenti che lo porteranno ad immergersi nella realtà ambientale e sociale del Mezzogiorno, diventando uno dei più attenti conoscitori della questione meridionale nella vita politica italiana a cavallo fra il XIX e il XX secolo.
Oggi è possibile ripercorrere il viaggio di Giustino Fortunato sui Monti Lattari seguendo sentieri ben segnalati che attraversano questa catena in lungo e in largo. Ma c’è anche un’alternativa più comoda, arrivando in camper e spostandosi con gli efficienti mezzi pubblici: un’ottima soluzione per non rinunciare alla visita di questo meraviglioso angolo di Campania, senza però violare le limitazioni alla circolazione dei veicoli ricreazionali che interessano tutta la statale 163 della Costiera Amalfitana.

Ingresso in Costiera
Il nostro itinerario prende le mosse da Vietri sul Mare, celebre per la raffinata produzione di ceramiche e porta d’accesso alla Costiera Amalfitana. Qui parcheggiamo alla Marina di Vietri e per raggiungere il centro prendiamo l’autobus, che parte ogni ora. Dai bicchieri ai piatti, dai vasi di ogni dimensione fino ad autentiche opere d’arte, ce n’è davvero per tutti i gusti nel caratteristico borgo, sul quale svetta la cupola della chiesa di San Giovanni Battista, anch’essa ricoperta da piastrelle multicolori. A 2 chilometri, nella frazione di Raito, si trova un grazioso Museo della Ceramica, ma la stretta e tortuosa provinciale non è praticabile dai mezzi più ingombranti.
Subito dopo Vietri inizia quella serie ininterrotta di ineguagliabili panorami che hanno reso famosa nel mondo la Costiera Amalfitana; e iniziano pure le curve, che rendono di fatto inaccessibile questa strada a camper e caravan anche a causa della ridotta larghezza della carreggiata. Faremo perciò base nell’entroterra, scendendo di volta in volta sulla costa con gli autobus di linea della Sita che transitano molto di frequente e sono piuttosto puntuali.
Prima di intraprendere il viaggio vero e proprio facciamo tappa a Cava dé Tirreni, 5 chilometri a nord di Vietri. Dal centro, risalendo una tortuosa ma agevole stradetta, raggiungiamo la millenaria abbazia benedettina della Santissima Trinità che fu a lungo sede di un ordine monastico, l’Ordo Cavensis. Sebbene sia stato più volte rimaneggiato, il complesso vanta un suggestivo chiostro addossato alla parete rocciosa e una preziosa collezione di manoscritti e incunaboli. Si può parcheggiare comodamente qualche centinaio di metri prima del monastero, ma la località dispone anche di appositi spazi per gli ospiti itineranti.

Le rupi e le torri
Imboccata la A3 in direzione Napoli, usciamo a Sant’Egidio del Monte Albino e seguiamo la provinciale 2 che, dopo aver superato Corbara (sede del giovane Parco Regionale dei Monti Lattari) e il Valico di Chiunzi, ci conduce a Tramonti. Qui il nostro riferimento è un’azienda agrituristica che dispone di un’area attrezzata per la sosta rurale, mentre gli autobus di linea transitano proprio di fronte.
In mezz’ora di pullman si arriva per prima cosa a Maiori, ameno luogo di villeggiatura che offre ai turisti una lunga spiaggia, un grazioso centro storico e una bella torre, quasi una piccola rocca, facente parte dell’antica rete di fortificazioni costiere. Lungo la Costiera se ne incontrano diverse altre, fra cui la Torre Asciola a Praiano, la Torre del Capo a Conca dei Marini, quella dello Ziro tra Amalfi e Scala ed infine, a Positano, quelle di Trasita, Sponda e Fornillo.
Procedendo da Maiori in direzione di Vietri, prima di doppiare Capo d’Orso si può fare una sosta (il bus ferma proprio di fronte) all’abbazia rupestre di Santa Maria de Olearia, fondata nel X secolo probabilmente da un monaco basiliano che vi si ritirò a vita ascetica. Sorge a ridosso di una grotta e risulta poco visibile dalla strada, ma al suo interno sono conservati affreschi di grande pregio.
Volendo ancora proseguire verso est, ma con la dovuta attenzione ad orari e coincidenze per il ritorno, si può arrivare fino a Cetara (poco meno di mezz’ora da Maiori senza considerare la tappa all’abbazia; in alternativa la località è raggiungibile anche da Cava de’ Tirreni in una ventina di minuti o da Vietri in dieci). La strada procede a curve, mettendo alla prova anche i nervi dei conducenti più navigati, e constatiamo l’abilità degli autisti della Sita, autentici maestri dell’incrocio con altri autobus di linea nei tratti più angusti. Finalmente appare il borgo, con le sue case abbarbicate alla montagna e protette verso il mare dalla massiccia mole della torre saracena.
Sempre da Maiori, prendendo invece verso ovest, si può visitare Minori (pochi minuti di tragitto). Qui le forme tardobarocche dell’imponente basilica di Santa Trofimena contrastano con la raffinata semplicità del campanile dell’Annunziata, costruito in tarsia muraria nello stile arabo-normanno. E’ questo uno dei tanti segni, osservabili anche nella non lontana Atrani, che testimoniano il rapporto tra la Repubblica Marinara di Amalfi e il mondo arabo.

Le montagne del latte
Il modo migliore per visitare il tratto successivo della Costiera è fare base ad Agerola, in pieno entroterra ma ottimamente collegata con i centri della costa e provvista di un campeggio aperto tutto l’anno. Il divieto di circolazione sulla statale 163 viene in genere sospeso dalla mezzanotte alle 6.30 del mattino: tuttavia, per non sobbarcarci lo spostamento notturno, da Tramonti ci riportiamo a Sant’Egidio del Monte Albino e da qui, proseguendo per Angri e Sant’Antonio Abate, saliamo verso Gragnano e Pimonte, arrivando in circa un’ora ad Agerola.
Questa è provincia di Napoli, ma francamente è difficile stabilire a quale dei due versanti della penisola si possa ricondurre l’identità del centro abitato e del suo circondario. Il contesto montano e agricolo, caratterizzato da prati e boschi ma con affaccio sui due golfi, costituisce una realtà a sé. Ci troviamo a circa 600 metri di quota e l’altitudine si fa sentire soprattutto d’inverno, quando può addirittura nevicare, mentre l’economia ruota ancora intorno alla produzione di latticini, rinomati in tutta Italia. Il toponimo Lactarius Mons, che si riferirebbe appunto al latte, è un nome bizzarro per un territorio che sembra tutto proiettato verso il mare, ma è proprio quest’alternanza, compressa in spazi tanto ristretti, a rendere particolarmente affascinante il paesaggio. Sulle pendici del Monte Faito, inoltre, si stendono ampi castagneti che forniscono anche le lunghe pertiche utilizzate per la costruzione di pergolati nei frutteti. La tormentata orografia non sempre ha permesso la costruzione di rotabili, per cui molti trasporti vengono effettuati ancora a dorso di mulo: uno di questi percorsi è il celebre Sentiero degli Dèi (vedi a lato), che collega la frazione Bomerano a Positano attraverso uno dei tratti più belli della costiera.
Da Agerola è possibile arrivare con il proprio veicolo fino al Belvedere Fausto Coppi, dove una breve sosta consente di ammirare l’incredibile panorama che spazia da Salerno a Capri, per poi proseguire alla volta del piccolo borgo di Furore, caratterizzato da vivaci murales e dalle cupolette maiolicate di quattro chiese: Sant’Elia, San Giacomo, San Michele e Santa Maria. Un’opportunità di sosta diurna si trova in Piazzale San Michele e può essere utilizzata anche per raggiungere a piedi, seguendo un percorso che parte in prossimità di Sant’Elia, il Fiordo di Furore: si tratta di una stretta valle che incide la montagna e al cui sbocco, riparato da alte pareti rocciose, si trova un incantevole villaggio marinaro recentemente restaurato. Discesa e risalita, con un lungo tratto a gradini e alcune parti un po’ esposte, richiedono un certo impegno ma sono alla portata di chi ha un minimo di abitudine a camminare. Dal paese è possibile inoltre raggiungere lo sbocco del fiordo in pullman, scendendo in prossimità del ponte che collega i due lati del canyon; gli orari più convenienti prevedono comunque un cambio ad Amalfi per un totale di almeno tre quarti d’ora.

Marineria storica
Per la tappa successiva ci affidiamo ancora ai trasporti pubblici, visto che da Agerola si ritorna sulla Costiera. In questo caso il tragitto in bus richiede poco meno di un’ora, ma i panorami ripagano senz’altro del tempo impiegato negli spostamenti.
Il primo tratto del percorso passa per Conca dei Marini, con la sua fin troppo celebrata Grotta dello Smeraldo, e Vettica Minore, l’antica Bectica Minor. Giungiamo così ad Amalfi, vero punto nodale del nostro viaggio. In passato questa cittadina fu in grado di competere con autentiche potenze del Mediterraneo del calibro di Venezia, Pisa, Genova; ma è nota in tutto il mondo soprattutto per la spettacolare ubicazione in riva al mare, allo sbocco di una profonda valle che incide montagne di tutto rispetto. Autentico vanto della città antica è il duomo, dedicato al patrono Sant’Andrea e costruito nel IX secolo sui resti di un tempio paleocristiano: si erge maestoso in cima a una scalinata di cinquantasette gradini e racchiude elementi romanici, arabi, normanni e barocchi, con sorprendenti decorazioni in maiolica sulla facciata. Proprio accanto alla chiesa si apre il duecentesco Chiostro del Paradiso, dov’è ancora più evidente il tributo all’architettura araba, mentre è del XII secolo il campanile, stagliato contro le pareti calcaree e ben visibile anche dal mare. Passeggiare nel centro di Amalfi è un piacere ancora più grande nel fuoristagione: una delle tante particolarità da scoprire è il piccolo ma interessante Museo della Carta, che ricorda l’epoca in cui la valle adiacente ospitava numerose cartiere la cui produzione godeva di notevole apprezzamento. Gli amalfitani rivendicano inoltre l’invenzione della bussola, attribuita al concittadino Flavio Gioia, ma questo strumento era in uso già da secoli presso i popoli dell’Oriente e al navigatore campano se ne può forse riconoscere solo il perfezionamento.
Se la visita di Amalfi è durata a lungo, converrà rimandare al giorno successivo quella di Ravello (è questo uno dei tratti più lunghi, circa un’ora e mezzo per la sola andata). La celebre località sorge nell’immediato entroterra a picco sul mare, al di sopra di rocce traforate di grotte carsiche, ed offre due autentici gioielli architettonici quali Villa Rufolo, che sorge sulla piazza principale non lontano dal duomo, e Villa Cimbrone, raggiungibile a piedi attraverso i vicoli: parte di quest’ultima è di proprietà privata e ospita un raffinato hotel, ma il giardino e la Terrazza dell’Infinito sono visitabili e prodighi di emozioni.
Proprio di fronte a Ravello (ancora pochi minuti di pullman) è Scala, costituita da più nuclei collegati da tortuose stradine. Nel centro della frazione principale visitiamo il duomo di impianto romanico, nella cui cripta si trova il sepolcro angioino di Marinella Rufolo.

Conclusione in bellezza
L’ultima meta che andiamo a toccare sulla Costiera è anche quella che più si fa desiderare dal punto di vista organizzativo: dalla nostra base montana, infatti, dovremmo impiegare quasi due ore per arrivare a Positano, sempre con cambio ad Amalfi. Ma si può scegliere, ed è proprio quello che abbiamo fatto, una diversa combinazione: da Agerola si può seguire il citato Sentiero degli Dèi per la discesa e, al termine della visita, adoperare il pullman solo per il ritorno. La soluzione non è comunque delle più agevoli ma la celeberrima località merita senz’altro l’impegno, come ci confermeranno i numerosi escursionisti inglesi e tedeschi con i quali condivideremo il rientro. Amata da pittori, scrittori, poeti, attori e altre personalità della cultura, dello spettacolo e della politica, Positano è entrata di diritto nell’immaginario collettivo di molti stranieri, divenendo uno dei simboli del nostro paese. Aggrappato fra la montagna e il mare, il centro storico è un vero gioiello, con le due antiche chiese dell’Assunta e di San Giacomo Apostolo alle quali si aggiungono altri interessanti luoghi di culto disseminati nell’abitato.
Si conclude così il nostro piccolo viaggio fra monti e mare, con l’idea di dedicare una nuova puntata da queste parti al versante sorrentino e all’estremità della penisola che si protende verso Capri. Ma ora il tempo stringe e da Agerola non ci resta che tornare a riprendere l’autostrada per il rientro.

Testo e foto di Natalino Russo

PleinAir 448 – Novembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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