Un mito australiano

Da Adelaide a Darwin attraverso il deserto: spettacolari ambienti naturali, antiche leggende e moderne città di un viaggio avventura da veri bushman.

Indice dell'itinerario

Elegante e raffinata come non ci si aspetterebbe, qui in Australia dove l’immaginazione corre subito alle selvagge avventure nel bush o alle lunghe spiagge affacciate sulla barriera corallina, Adelaide è il nostro punto di partenza per la traversata del paese che dalla costa meridionale ci porterà a quella settentrionale, lassù fino a Darwin, lungo la mitica Explorer’s Way. La città dà subito l’impressione di essere piacevole, ha i vantaggi e il brio delle metropoli ma al tempo stesso una sana dimensione di grosso villaggio, rilassata e serena. La City pulsa di vita, ma non è un incubo attraversarla nelle ore di punta; il milione e 200.000 abitanti sono distribuiti in un’area piuttosto estesa, che spazia dalle spiagge di Glenelg alle Adelaide Hills. Giardini con lunghi sentieri per il jogging, campi da golf, parchi attrezzati per il classico barbecue domenicale, la natura penetra tra i palazzi e le case. Per capire la topografia della capitale del South Australia conviene salire sulla collina affacciata sul Torrens River, il fiume che lambisce ad ovest la City: dall’alto di quel promontorio, agli inizi dell’800, il colonnello William Light immaginò l’impianto urbanistico. Il centro si sviluppa ordinatamente, con vie parallele e perpendicolari, case coloniali che fanno capolino tra i moderni e non troppo alti grattacieli.
Fin dal primo impatto si ha la sensazione che la quinta città dell’Australia sia un buon posto per vivere, anche per il clima felice (la media delle temperature minime in gennaio è di 16,8°C). Light, insomma, aveva visto giusto quando dichiarò: «Le ragioni che mi hanno indotto a far costruire Adelaide dove si trova non verranno comprese nella giusta misura nell’immediato futuro. I miei nemici, i quali non perdono l’occasione per criticare qualche dettaglio, hanno contribuito a rendere il sottoscritto responsabile dell’intero progetto. La cosa non mi spaventa, lascio ai posteri il giudizio sulla validità delle mie idee…». Il nucleo centrale è abbastanza raccolto, tranquillamente visitabile a piedi, con i pattini – come spesso fanno i residenti – o in bicicletta, mezzo largamente usato anche per andare a lavoro. Lungo la North Terrace s’incontrano la stazione-casinò, il Parlamento e l’Art Gallery of South Australia, che ospita ricche collezioni di artisti contemporanei locali, europei e asiatici. Poco distante, in Grenfell Street, merita una visita il Tandanya Aboriginal Cultural Institute, con i manufatti, i dipinti e le testimonianze di artisti aborigeni. Se avete nostalgia dei sapori italiani, vi consigliamo di visitare il Central Market dove decine di banchi espongono prodotti freschi locali, ma anche golosità del nostro paese in vendita da Lucia’s Fine Food. Cuore commerciale dello shopping è il Rundle Mall, con la galleria Arcade, i supermercati e i negozi più trendy di abbigliamento, borse e calzature, compresi i celebri stivaletti R.M. Williams. Quest’area pedonale è frequentata solo nelle ore di apertura dei negozi, poi si spopola: allora la gente si trasferisce nei pub e nei locali della King William Street o della Gawler Street per bere una buona birra.

Cercando l’opale
Per percorrere l’Explorer’s Way in auto o in camper da Adelaide a Darwin sono necessari circa dieci giorni: un viaggio di 3.000 chilometri sulla Stuart Highway che tocca laghi salati e montagne remote, splendidi parchi naturali e paesi avvolti dal nulla. L’itinerario è dedicato al mitico John McDouall Stuart che dopo alcuni tentativi, nel 1862, attraversò a piedi il continente. Fino a una sessantina di anni fa questa importante via di comunicazione era un polveroso track, una pista di terra rossa: oggi è asfaltata (se non si effettuano deviazioni) e molto frequentata.
Da Adelaide la Stuart Highway scivola velocemente fino a Port Augusta, quindi s’inoltra nel deserto tra distese di terra rossa e paesaggi lunari, assolutamente unici. Si approda così a Coober Pedy, uno dei luoghi più incredibili e affascinanti d’Australia. D’estate le temperature possono toccare i 50°C e d’inverno scendere sotto zero, eppure qui, in pieno deserto, vivono più di 3.500 persone, di una cinquantina nazionalità diverse, accomunate da un unico obiettivo: trovare l’opale. Il minerale fu scoperto casualmente nel 1915 da due cercatori d’oro, Jim Hutchison e suo figlio William, che casualmente si imbatterono in una pietra dai mille colori. Da allora Coober Pedy richiama avventurieri e minatori da ogni angolo del pianeta: con trivelle speciali hanno bucherellato il terreno alla ricerca del prezioso minerale e creato le loro abitazioni, i dugouts, dotati di tutti i comfort a cominciare dall’aria condizionata; nel sottosuolo ci sono alberghi, negozi, un paio di chiese e qualche ristorante. L’orizzonte del Red Centre è spezzato da centinaia e centinaia di coni bianchi formati dal materiale di scarto delle trivellazioni. Con un tour organizzato si può visitare una miniera di opale ancora attiva, l’Umoona Opal Mine, e il Museum in Hutchison Street, oppure scoprire le location del film Mad Max 3.
Ripresa la Stuart Highway si raggiungono prima Marla e poi Erldunda, già nel Northern Territory. E’ inevitabile la deviazione per il piccolo centro di Yulara nei pressi di Uluru, altrimenti nota come Ayers Rock, il più fotografato e filmato monolito dell’outback. Visibile anche da molti chilometri di distanza, appare come un solitario meteorite piovuto dal cielo nel cuore di un deserto e poi lavorato da un tempo millenario: è un’architettura naturale misteriosa e imponente, anche se i due terzi della struttura rocciosa si sviluppano nel sottosuolo. Per gli aborigeni Anangu, che da sempre vivono in queste lande inospitali, è una montagna sacra.
Ad ovest di Uluru merita una visita il complesso di Mount Olga o Kata Tjuta (in lingua pitantjajara significa molte teste ). Si tratta di una trentina di grosse cupole d’arenaria, alte fino a 546 metri, formatesi 600 milioni di anni fa quando il territorio era coperto dal mare. “Sono qui sempre uguali dal giorno della loro creazione, un monumento solenne, sorto quando la Terra era giovane. Intanto il tempo, oscuro mago, vi si è accanito contro pur avendo ai propri ordini le forze dell’Oceano: il monte Olga è rimasto intatto come all’origine… riportò nel suo diario di viaggio l’esploratore Ernest Giles. Uluru e Kata Tjuta fanno parte di un unico grande parco naturale, inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco.

Un altro pianeta
Per riprendere la Stuart Highway si può tornare a Erldunda oppure seguire il Pioneer’s Path, che tocca il Kings Canyon e i rilievi di Mac Donnell Ranges: due parchi naturali meno noti rispetto a quello sopracitato, ma con paesaggi mozzafiato (da Kings Canyon la strada è sterrata e per percorrere la Mereenie Loop Road è necessario un permesso).
Quale che sia il percorso che avete scelto, in ogni caso arriverete ad Alice Springs. All’inizio del secolo scorso contava solo 200 anime, oggi ben 26.000 residenti ai quali si aggiungono i 50.000 turisti. Il centro sorge a lato del Todd River, che in genere si presenta asciutto e sabbioso, ma questo non scoraggia gli equipaggi impegnati nell’annuale Henley on Todd, una singolare gara di canottaggio su imbarcazioni con il fondo bucato, spinte da vigorosi giovanotti (quest’anno si disputerà il 28 agosto). Il Todd è anche lo scenario di escursioni a dorso di dromedario organizzate dalla Frontier Camel Farm, la cui sede comprende un interessante museo dedicato a questi quadrupedi: da queste parti, secondo una stima, ci sarebbe almeno mezzo milione di camelidi in libertà che costituiscono un problema per l’ambiente, le colture, le riserve d’acqua e la stessa biodiversità.
I cammelli furono introdotti nell’800 per la costruzione della ferrovia di Ghan, che avrebbe dovuto collegare la capitale del Northern Territory a quella del South Australia. In realtà il progetto non fu mai portato a termine perché gli ingegneri scelsero un itinerario sbagliato, che attraversava una vasta area alluvionale compresa tra Marree e Alice Springs. Al mitico Ghan e ai trasporti in genere, road train compresi, è dedicato un museo nei pressi dell’aeroporto. Dal 1982 è invece attiva la New Railway Ghan che passa più a ovest della precedente collegando Adelaide a Darwin, via Alice Springs, in due giorni di viaggio escluse le soste.
Merita una visita anche la School of the Air, che trasmette via etere le lezioni destinate ai bambini che vivono negli angoli più remoti del Northern Territory, uno stato con una superficie di 1.346.200 chilometri quadrati (circa cinque volte quella dell’Italia) e 195.000 abitanti, perlopiù concentrati a Darwin. Per saperne di più su questo ambiente da qualche anno è stato inaugurato l’Alice Springs Desert Park, un complesso all’avanguardia che consente di scoprire tutti gli habitat dell’Australia centrale e di ammirare piante e animali, anche notturni, altrimenti difficilmente visibili in natura. Infine, se amate i sapori esotici vi consigliamo il ristorante Overlanders Steak House dove potrete gustare favolose costate ma anche coccodrillo, barramundi, emù, canguro o uno splendido filetto di cammello avvolto nella pancetta (gli animali sono tutti di allevamento e non rischiano l’estinzione).

Parchi del nord
Lasciata Alice Springs, si riprende l’interminabile Stuart Highway diretta a Tennant Creek. Lungo il tragitto potete prevedere una sosta a Barrow Creek, con la vecchia stazione del telegrafo, e alla riserva di Devil’s Marbles caratterizzata da numerosi massi sferici, anche di notevoli dimensioni, formatisi più di un miliardo e mezzo di anni fa. Chiamato dagli aborigeni Warumungu Karlu Karlu, è ritenuto tra i siti religiosi più antichi del mondo; secondo la mitologia locale le sfere di granito sarebbero le uova del serpente arcobaleno.
L’unico centro abitato di una certa importanza fra Katherine e Alice Springs è Tennant Creek. La leggenda vuole sia stato fondato negli anni ’30 dai conducenti di un carro, costretti a fermarsi per la rottura dello stesso: trasportavano un carico di birra, al quale dettero fondo prima di stabilirsi sul posto. Molto più verosimilmente questa cittadina, che oggi conta circa 4.000 abitanti, nacque in funzione di alcuni giacimenti d’oro, il più importante dei quali fu scoperto da Nobles Nob e si è esaurito circa quarant’anni fa. Si possono visitare la vecchia Gold Stamp Battery, la Miniera Dot 6 e la stazione del telegrafo.
Sulla via per Darwin, dopo 672 chilometri, s’incontra un’altra significativa località: Katherine, menzionata anche nel romanzo di Jeannie Gunn We of the Never Never, ambientato nell’outback. Questa cittadina è la base di partenza per le escursioni nel Nitmiluk National Park, con le splendide gole scavate dal Katherine River in un’area protetta di 180.000 ettari. C’è la possibilità di rinfrescarsi in alcune belle pozze, a patto di osservare una certa cautela perché la zona è frequentata da coccodrilli d’acqua dolce, i Crocodylus johnstoni, anche se più piccoli e mansueti dei cugini saltie, i Crocodylus porosus.
Da Katherine la Stuart Highway prosegue diretta fino a Darwin. Arrivati a Pine Creek, dopo aver ammirato le cascate di Edith Falls, vi consigliamo di lasciare la Highway a favore della Nature’s Way per Jabiru, nel cuore del Kakadu National Park. Fra le aree protette del percorso è forse quello che più incarna l’atmosfera del Top End, il vero concetto di parco naturale dove l’ambiente dev’essere rispettato ma è godibile anche a piedi, in mountain bike, in barca e, per taluni spostamenti, in fuoristrada o in elicottero. Le distanze, del resto, sono enormi: Kakadu occupa quasi 17.000 chilometri quadrati, pari alla superficie del Lazio, e la vicina Arnhem Land (visitabile con un permesso) quasi 91.000, quanto il Nord Italia. Il Kakadu National Park, da quasi trent’anni incluso nel patrimonio Unesco, stupisce innanzitutto per la grande varietà di paesaggi, foreste, laghi e fiumi, la ricchezza faunistica, le peculiarità del paesaggio che include falesie vertiginose e vaste pianure alluvionali destinate a mutare completamente il loro aspetto durante la stagione delle piogge, da dicembre a marzo. Il territorio è affascinante tutto l’anno, ma forse lo è di più durante la wet season quando il monsone imperversa, i fiumi straripano e la natura esprime tutta la sua incontenibile bellezza. La scoperta del territorio potrebbe cominciare dal Bowali Visitor Centre, nei pressi di Jabiru, dove una mostra permanente e alcuni video consentono di scoprire gli habitat più importanti e i percorsi di trekking più belli. Kakadu ospita oltre un migliaio di specie piante, duecentottanta di uccelli, sessanta di mammiferi, oltre venti di anfibi e migliaia di insetti. Una ricchezza straordinaria che si apprezza navigando lungo lo Yellow River o l’East Alligator River (entrambi abitati dai temili saltie crocodiles), passeggiando sulle sponde del l’Anbangbang Billabong, rifugio di centinaia di uccelli acquatici durante la stagione secca, oppure percorrendo a piedi il Bardedjilidji Sandstone Walk. Il territorio del parco è abitato dagli aborigeni da ben 50.000 anni, e più di 5.000 siti testimoniano la loro presenza con straordinarie pitture rupestri: tra i più interessanti ricordiamo Nourlangie e Ubirr, con opere realizzate da 20.000 anni fa al secolo scorso.
Per un approfondimento della cultura locale non resta che visitare il Museum and Art Gallery of Northern Territory di Darwin che custodisce un’ampia collezione d’arte aborigena, sculture provenienti dall’Arnhem Land e, per la gioia degli emuli di Crocodile Dundee, un coccodrillo marino imbalsamato lungo ben 5 metri e dall’innocuo nomignolo di Sweetheart. Qui ai Tropici, nella moderna e cosmopolita capitale del Northern Territory, termina la mitica Explorer’s Way, uno dei percorsi più straordinari del Continente Rosso.

PleinAir 428 – marzo 2008

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