Un mare di maschere

Vecchio di oltre quattro secoli, il Carnevale di Acireale è una delle manifestazioni invernali più popolari in tutta la Sicilia, capace di far convergere nella cittadina jonica ai piedi dell'Etna centinaia di migliaia di spettatori per i corsi mascherati e le sfilate dei carri allegorici, con l'esclusiva di quelli addobbati di fiori

Indice dell'itinerario

“Città dalle cento campane”, così è soprannominata la barocca Acireale per la moltitudine di chiese. Ma più famosa lo è per il suo Carnevale, il più movimentato e sfavillante della Sicilia. Il primo documento che ne fa cenno risale al 1594: un mandato dell’Università di Jaci con cui si donano vino, carne e formaggi ai Cappuccini in occasione della festa di Carnelivari . Di qualche anno più tardi è un bando che vieta agli acesi di festeggiare la baldoria carnevalesca tirandosi addosso arance, limoni e uova marce. Le maschere e la satira arrivano nel 1667 quando il vescovo di Acireale dà il suo consenso all’esibizione dell’Abbatazzu, figura burlesca che irrideva ai comportamenti del clero e della nobiltà. Nel ‘700 una parte del compito passa ai Baruni, che prendono in giro l’aristocrazia e vestono indumenti carichi di quei fronzoli tanto in voga all’epoca fra i nobili. Grandi mantelli di seta nera avvolgono invece i Manti rendendoli irriconoscibili, una sorta di versione sicula dei Bautta veneziani. L’800 vede a lungo in voga la Cassariata, corteo delle carrozze dei ricchi dalle quali venivano lanciati verso il popolo confetti multicolori, dolci antenati dei coriandoli.
E’ dai primi anni del secolo scorso che il Carnevale di Acireale assume una veste più codificata, con l’apparire di gruppi mascherati e le prime figure di cartapesta montate su piccoli carri trainati da buoi: un’usanza che si è evoluta e ampliata negli anni, in particolare fra il ’60 e il ’70 con cortei satirici di grande sfarzo realizzati dal Circolo Universitario e da altre associazioni cittadine. Anche i carri sono diventati sempre più grandi e complessi, con cartapesta di fattura assai elaborata, introducendo anche l’animazione che una volta era a forza di braccia, mentre oggi si serve di sofisticati meccanismi controllati elettronicamente. Dagli anni ’30 ma soprattutto nel dopoguerra sono arrivati anche i carri infiorati, una peculiarità unica nel panorama dei Carnevali italiani: in luogo della cartapesta, alcuni artisti locali della decorazione floreale utilizzano milioni di fiori di ogni specie per dare forma e colore alla loro fantasia creativa.

Il Carnevale oggi
Da qualche anno a questa parte la manifestazione, che è divenuta la principale vetrina turistica della città e ha ormai assunto notorietà internazionale, si svolge su ben dieci giornate e arriva a contare quasi un milione di presenze. A fianco di maschere e carri di realizzazione locale non mancheranno gruppi provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero, anche folkloristici: una presenza che riscuote sempre molto successo, si tratti di coloratissimi sbandieratori toscani, di scollacciate ballerine brasiliane o di allegre bande musicali tirolesi. I carri infiorati si annunciano ancora più grandiosi, ma saranno come sempre il concorso di quelli allegorici e la loro sfilata a tenere banco lungo un tragitto di circa 2 chilometri (più del doppio rispetto a non molti anni fa) che si svolge su Corso Umberto, Corso Italia e Corso Savoia. La manifestazione passa e si conclude nella sontuosa Piazza Duomo, dove si raccolgono i carri nella tarda serata del Martedì Grasso per attendere che venga svelato il nome dell’allestimento vincitore, prima degli spettacolari fuochi d’artificio e del rogo di Re Carnevale.
La piazza, autentico salotto della città, è incorniciata dall’antico palazzo comunale, dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo e dal duomo, monumenti barocchi di estremo interesse artistico e architettonico. Non rientra invece nel circuito festivo l’attigua e pregevolissima piazza in cui sorge la basilica di San Sebastiano, certamente il monumento più importante e visitato di Acireale: oltre alle mirabilia scolpite della facciata appena restaurata, assolutamente da non perdere gli affreschi interni di Paolo Vasta e il piccolo ma ricchissimo Museo Diocesano, dove sono esposti il tesoro della basilica e numerosi oggetti sacri di straordinaria fattura.
Nelle serate di festa Piazza Duomo e Corso Umberto arrivano a riempirsi completamente di gente che vuole svagarsi e divertirsi per qualche ora, mentre i balconi diventano vere e proprie tribune sovraffollate dalle quali si lanciano coriandoli e stelle filanti, ricoprendo il selciato in pietra lavica. E anche in questo caso c’è qualche positiva novità, visto che è stata messa al bando e debellata la fastidiosa abitudine di utilizzare spray schiumosi e le famigerate, rumorose mazzette. Parola del sindaco: quello di Acireale vuole essere sempre più un Carnevale per le famiglie.

PleinAir 439 – Febbraio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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