Un'isola a spasso

Ben visibile dal belvedere del borgo, un intrico di vegetazione e di torba volteggia sulle limpidissime acque di Posta Fibreno. Ma non è l'unica rarità di questo delizioso laghetto ciociaro, che vanta anche una specie ittica endemica tutelata dai guardaparco di una riserva un po' speciale.

Indice dell'itinerario

Dall’alto sembra un punto interrogativo color turchese che si allunga tra canneti e coltivi con la liquida flessuosità delle sue acque. Acque cristalline, trasparenti a tal punto che ogni cosa sulla superficie sembra essere sospesa a mezz’aria. Acque pure, che vivificano i fondali e le sponde in un rigoglio di vegetazione e di fauna. Acque che, solo a vederle, viene voglia di bere.
Più che un lago, Posta Fibreno potrebbe essere considerato una grande sorgente alimentata dal sistema imbrifero carsico dell’alta Val di Sangro, e ancor più un fiume – grazie al ricambio veloce e alla corrente – prima che lo diventi realmente, restringendosi a valle, con il nome di Fibreno. Mediamente profondo un paio di metri, che nella Fossa Le Codigliane raggiungono un massimo di 15, questo bacino ancora poco conosciuto (forse perché oscurato dalla vicinanza con il Parco d’Abruzzo) rappresenta invece uno degli ambienti più integri del Lazio, sul versante sud-occidentale della Marsica.
Tutelato dall’omonima riserva regionale, il lago di Posta Fibreno è una fonte inesauribile di sorprese. I canneti e i boschi che lo circondano ospitano più di 100 specie di uccelli, tra cui abbondano quelli palustri. Garzette, aironi cinerini e bianchi, occasionalmente anche l’airone rosso possono essere avvistati nelle loro eleganti evoluzioni aeree, a cui fa da contrappunto il potente colpo d’ali del falco di palude. Più timidi, i tarabusini e le sgarze ciuffetto preferiscono il rifugio del canneto mentre la cannaiola e il cannareccione, piccoli e chiassosi, spezzano il silenzio con le loro strida. Sull’acqua pigre anatre dividono lo spazio con le vivaci e confidenti folaghe, la specie più rappresentativa come consistenza numerica.
«La vera particolarità di questo luogo non è sopra la superficie dell’acqua, è sotto. Solo qui vive il carpione del Fibreno, una specie affine alla trota e dall’etologia ancora poco conosciuta. Molto particolare è anche la trota macrostigma, presente in Sardegna e, nella penisola, solo qui da noi e nel fiume Ninfa» spiega Antonio Lecce, responsabile dei guardaparco in servizio presso la riserva. Un endemismo e una rarità presenti contemporaneamente in uno spazio così ristretto non è roba da poco: per questo, da anni, è in corso il progetto (gestito direttamente dai guardaparco) per favorire lo sviluppo di queste due specie ittiche. Durante la stagione riproduttiva gli esemplari maturi vengono catturati e portati nell’incubatoio dell’area protetta, dove si procede alla spremitura delle uova deposte dalle femmine e alla fecondazione da parte dei maschi; poi, mentre i pesci vengono rimessi in libertà, le uova fecondate sono poste nell’incubatoio in attesa che si formino gli avannotti i quali, una volta raggiunto un adeguato sviluppo, saranno anche loro reimmessi nel lago. In pratica, tramite questa “fecondazione assistita” (alla quale i visitatori possono assistere rivolgendosi agli uffici della riserva) si riesce a far arrivare allo stadio di avannotto molte più uova che allo stato naturale, contribuendo a reintegrare con un buon numero di esemplari la popolazione già esistente.Ma non è questa l’unica sorpresa di Posta Fibreno. Già nota ai tempi di Plinio il Vecchio che la descrive nella sua Naturalis Historia, la Rota – come viene chiamata dagli abitanti del piccolo borgo che dai suoi 290 metri si affaccia sul lago – è uno spettacolo davvero incomparabile. Formata da un intrico di vegetazione e torba di circa 30 metri di diametro, è l’unico esempio in Italia di isola galleggiante. Per trovare analoghe formazioni bisogna andare in Islanda, in Turchia oppure al di là dell’Atlantico, in Florida o in Canada. Sull’isola non si può più salire (come invece si faceva in passato addirittura per far pascolare gli animali) essendo oggi zona a protezione integrale riconosciuta dall’Unione Europea come biotopo originale. Il miglior punto d’osservazione è il belvedere del paese che domina tutta la conca: lentamente ma visibilmente, spinta dall’azione combinata del vento e delle correnti d’acqua, la millenaria isola avanza e ruota su sé stessa all’interno dell’asola ricavata nel canneto, per poi ritornare nella posizione iniziale. Tra andata e ritorno impiega invariabilmente una mezz’ora ma, precisa nei tempi, è tuttavia capricciosa: capita che rimanga ferma per giorni e poi, improvvisamente, si muove e fa la sua passeggiatina. E’ accaduto persino che rimanesse immobile per qualche anno, tanto da far pensare che si fosse ancorata ai bordi del canneto: rivederla volteggiare sull’acqua è stata una gioia per gli abitanti di Posta Fibreno, perché la Rota che si sposta è una tradizione a cui non vogliono rinunciare.
Questo, d’altra parte, è solo uno dei tanti motivi che segnano l’attaccamento della gente verso il lago, dal quale intere generazioni hanno tratto sostentamento. Ancora oggi, ad esempio, sulle sue acque è utilizzata la nàue, tipica imbarcazione dal fondo piatto che sembra derivi direttamente dal tipo di scafo usato dalle antiche popolazioni italiche: costruita con legno di roverella utilizzando come mastice un particolare impasto di muschio e farina, è capace di trasportare un carico di 8 quintali ed è impiegata sia per le attività di pesca che per la raccolta delle erbe acquatiche, utilizzate come foraggio per il bestiame. Nel museo allestito dalla riserva è possibile inoltre conoscere attrezzi come la pala, il palone, lo zappone e la faucia, che furono inseparabili compagni di lavoro sul lago e nei canneti.
La tradizione non potrebbe mancare in cucina dove il piatto forte, manco a dirlo, è il pesce. Sedersi alla tavola di uno dei tanti ristorantini con vista sul lago e gustare gamberi di fiume e trote, magari accompagnati da una deliziosa insalata di crescione, è un altro ottimo modo di assaporare la genuinità di questo prezioso lembo di natura.

PleinAir 388 – novembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio